Antologia di problemi cronici del Bel Paese

di

Giorgio Fioravanti


Giorgio Fioravanti - Antologia di problemi cronici del Bel Paese
Collana "Koiné" - I libri di Religione, Filosofia, Sociologia, Psicologia, Esoterismo
14x20,5 - pp. 124 - Euro 11,00
ISBN 978-88-6587-3366

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In copertina illustrazione dell’Autore


Ahi serva Italia di dolore ostello
nave senza nocchiere in gran tempesta
non donna di province ma bordello
(Dante Purgatorio VI – 76 XIV secolo)


Il Bel Paese ove il NO suona
(tentativi di liberalizzazioni nel XXI secolo)


Ai nostri discendenti nella speranza che
riescano ad evitare gli errori commessi dalla
nostra generazione e da quella precedente


Prefazione

L’attuale crisi economica globale è concordemente considerata la più grave dal dopoguerra in poi.

Per quanto riguarda l’Italia sono state individuate almeno otto cause principali, cinque esterne (globalizzazione, crisi dei mutui subprime, speculazione finanziaria, giudizi quanto meno sospetti da parte delle agenzie di rating americane, aumento del prezzo del petrolio e di altre materie prime) e tre interne (debito pubblico elevato, evasione fiscale e corruzione nel settore pubblico).

Lo scoppio della bolla speculativa dei mutui subprime negli Stati Uniti, estesosi poi in gran parte del resto del mondo, ha messo in crisi soprattutto Paesi con debito pubblico molto elevato, come Italia e Grecia, e Paesi con banche molto attive nei mutui subprime come la Spagna.

In concomitanza con una crisi economica preesistente provocata in buona parte dalla globalizzazione, le difficoltà dei mutuatari nel pagare le rate dei mutui e la difficoltà di vendere gli immobili pignorati a causa della crisi, hanno messo in crisi anche le banche.
I governi hanno dovuto intervenire per salvare le banche, e ciò ha causato un ulteriore aumento di debito pubblico, esponendo maggiormente le nazioni più deboli agli attacchi degli speculatori, i quali prima vendono e poi riacquistano massicce quantità di valuta o titoli di Stato.

Con la globalizzazione il lavoro si sposta sempre più verso i Paesi in via di sviluppo (Brasile, Russia, India, Cina e altri) a causa del basso costo della mano d’opera, e ciò mette in crisi le imprese nei Paesi già industrializzati.

Da noi migliaia di imprese sono fallite o rischiano il fallimento: le vendite calano vistosamente e la Pubblica Amministrazione paga in tempi incredibilmente lunghi, essendo a sua volta in crisi perché lo Stato in crisi riduce i trasferimenti alle Amministrazioni locali.

Per sopperire alla scarsità generale di liquido la Federal Reserve americana può stampare altra valuta (il che alla lunga genera altri problemi) la Banca Centrale Europea no.

Molti italiani si stanno chiedendo con angoscia se e quando finirà questa crisi e quali sono le cose da fare per risolvere i problemi, che non sono imputabili solo ai politici di carriera ma anche ad alcuni tipici comportamenti dei cittadini come appunto evasione fiscale e corruzione nel settore pubblico.

Lo scopo di questo libro è duplice:

– una panoramica dei difetti tipici e purtroppo cronici degli italiani

– una raccolta di analisi delle cause dei nostri difetti tipici e della crisi economica, con proposte di miglioramento da parte di politologi, economisti, magistrati, scrittori, giornalisti, storici, giuslavoristi, imprenditori, dirigenti di banca, ambientalisti, medici, dirigenti della Pubblica Amministrazione, professori universitari e altri esperti. Alcuni dei loro libri sono elencati alla fine di questo libro nella sezione “Letture consigliate”.

Mi è sembrato utile anche riportare le opinioni di alcuni amici miei ex compagni di scuola che svolgono attività completamente diverse:

– Italo è un imprenditore milanese

– Libero, originario di Bologna, insegna Lettere a Milano

– Rosario, originario di Napoli, è un funzionario del Comune di Milano

– Leonardo, originario di Firenze, è un disegnatore di vignette satiriche per i giornali.

Trattandosi di quattro persone solamente, parlare di sondaggi farebbe ridere anche i polli, però le loro opinioni, essendo completamente diverse, danno una qualche pallida idea degli eterni e inguaribili conflitti tra gli italiani.
Rosario e Libero vanno d’accordo come Don Camillo e Peppone, mentre Italo e Libero vanno d’accordo come Marchionne e la CGIL.

Nonostante queste divergenze la loro amicizia, nata sui banchi di scuola dopo che le famiglie di Libero, Rosario e Leonardo si erano trasferite a Milano durante i ruggenti anni ’30, ha resistito e anzi si è consolidata.

Con gli amici stranieri appena si comincia a parlare dell’Italia e degli italiani le prime reazioni sono entusiastiche: ah, Italia, beautiful, tres jolie, wunderbar, spaghetti, pizza, mandolino, bel canto, football, caffè, vino, volare oh oh cantare oh oh oh oh. siamo simpatici, allegri, loquaci, fantasiosi, versatili, dotati di talento artistico, spensierati, usiamo molto le mani in modo pittoresco per aiutare l’espressione verbale (Pierre Deninos, autore del famoso “Carnet del maggiore Thomson” ha scritto che a Londra il braccio ricade inerte lungo il corpo, a Parigi comincia a muoversi e a Napoli diventa l’elica del pensiero).

Ma appena il discorso si sposta sull’etica pubblica e privata le reazioni degli stranieri sono molto meno entusiastiche.

Siamo rimasti ai tempi dei Borgia e di Machiavelli. Per senso dello Stato siamo gli eredi di Brighella e Arlecchino (Franza o Spagna purché se magna). La sfiducia reciproca tra Stato e cittadini è pressoché totale.
Per il bravo italiano medio la legge va applicata quando è favorevole, interpretata quando è sfavorevole. Gli interessi privati prevalgono quasi sempre sull’interesse comune.

Siamo specialisti nell’arte di arrangiarsi, evasori fiscali, esportatori di capitali, sempre in cerca di raccomandazioni per avanzare in carriera o piazzare amici e parenti, sempre disposti a sborsare cospicue tangenti per ottenere favori da parlamentari e amministratori locali. Siamo mafiosi, lobbisti, lottizzatori, affiliati a sette religiose per ottenere benefici in carriera, nepotisti, (per esempio baroni della scuola, politici, professionisti affermati iscritti all’albo, attori, registi) maleducati, furbetti, litigiosi, individualisti. Molti giovani italiani di talento sono costretti a recarsi all’estero per ottenere posti di lavoro soddisfacenti senza una raccomandazione o la tessera di un partito o senza essere figli di personaggi affermati.

Già negli anni ’70 Luca Goldoni scriveva che l’Italia è un Paese che sta morendo di furberia.

Le leggi sono troppe, pasticciate e incomprensibili per dare sempre qualche appiglio da dottor Azzeccagarbugli agli avvocati (duecentomila in Italia contro per esempio cinquantamila in Francia), la durata dei procedimenti giudiziari è biblica. Sia per l’incomprensibilità delle leggi sia per la lentezza della magistratura gli imprenditori stranieri sono poco propensi a investire in Italia.

Gli uomini sono spesso maschilisti e prepotenti, le cosiddette “quote rosa” di donne in Parlamento, Amministrazioni locali, Consigli di Amministrazione rimangono basse nonostante le pompose promesse di modernizzazione.

Lo Stato saccheggia sistematicamente il nord a beneficio del sud nei trasferimenti alle amministrazioni locali (uno spostamento di 50 miliardi all’anno secondo le stime di istituti di studi economici).

Una croce da cavaliere e un certificato per ottenere la pensione di invalidità non si negano a nessuno.

Siamo talmente appassionati di calcio che quando gioca la nazionale si svuotano le aule del Parlamento (le leggi e il popolo bue possono aspettare).
Per i politici tedeschi rigore significa bilancio in pareggio, per molti politici italiani significa tiro dagli undici metri.
Mi ricorda un po’ quella famosa barzelletta sulla differenza tra inferno tedesco e inferno italiano: nell’inferno tedesco i dannati vengono sottoposti a martellate sugli organi genitali e poi immersi fino al collo in vasche piene di sterco. E nell’inferno italiano? La regola è la stessa, solo che un giorno non si trova il martello, un giorno non arriva lo sterco…

Essendo generalmente versatili e spesso megalomani pretendiamo di saper fare tutto.
Comici e magistrati vogliono fare i politici, critici d’arte i consulenti dello Stato per l’ambiente e l’energia, cantanti i predicatori eccetera. Sarebbe come se il portiere pretendesse di fare il centravanti e il centravanti pretendesse di fare il portiere, il tutto con risultati disastrosi.

Ma l’Italia e gli italiani sono veramente questo? In parte sì, inutile nascondere la testa sotto la sabbia.

Ma ai nostri amici stranieri occorre ricordare che l’Italia è anche molte altre cose.

Nella graduatoria delle nazioni industrializzate l’Italia si aggira generalmente intorno alla settima posizione, dinamismo, intraprendenza, fantasia e creatività dei nostri imprenditori sono meriti riconosciuti a livello mondiale, come pure a livello mondiale ci vengono invidiati personaggi di genio come Dante, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Galileo, Canova, Verdi, Puccini, Manzoni, Fermi, Rubbia e altri.
Siamo un Paese di grandissime potenzialità che spesso non vengono sfruttate per il dilagare della furberia e della corruzione. Politici e mafiosi hanno invaso tutte le attività come un cancro inarrestabile.

La fame di denaro e carriera è uno dei principali moventi delle attività umane, succede più o meno in tutte le nazioni del mondo. Ma da noi di più.

Tutti favoleggiano sfacciatamente di meritocrazia, ma poi per interessi personali si continua ad applicare le regole della furbocrazia. Chi è furbo fa carriera e si arricchisce, a chi furbo non è resta soltanto la magra consolazione di mugugnare.

In questo umile lavoro da frate certosino computerizzato, dovendo trattare argomenti scottanti che puntualmente danno luogo a feroci diatribe, comportamenti illegali e a volte anche a crimini, ho cercato di attenermi sempre a cose viste con i miei occhi o sentite con le mie orecchie, a fatti verificati e riferiti da autorevoli esperti nei vari settori considerati. Ho evitato accuratamente di includere nel testo opinioni personali, giudizi personali positivi o negativi su persone e associazioni, illazioni, insinuazioni, anche se a volte mi prudevano le mani sulla tastiera del computer.

Peraltro ho riportato anche opinioni molto diffuse di amici e conoscenti; queste vanno prese con beneficio di inventario perché potrebbe trattarsi di comuni pregiudizi.

Saranno i lettori a giudicare se l’impresa è riuscita.

Per il momento prendo in prestito una frase tipica dei Comici dell’Arte:
“Se vi abbiamo divertito applauditeci, se vi abbiamo annoiato compatiteci”.


Antologia di problemi cronici del Bel Paese


Capitolo primo
L’economia

1.1 Globalizzazione del mercato e del capitale

Durante la prima Conferenza della World Trade Organization a Singapore nel 1996 i rappresentanti di tutte le nazioni hanno riconosciuto che la deregulation globale dell’interscambio di beni e servizi e della circolazione dei capitali rappresentava un fenomeno ormai in corso e hanno lavorato per liberalizzare prodotti finanziari, agricoli, tessili e altri, software e telecomunicazioni.

Questa rivoluzione ha arrecato grandi vantaggi ai Paesi in via di Sviluppo (i cosiddetti BRIC, acronimo di Brasile, Russia, India, Cina, e altri ancora) per effetto del costo molto limitato della mano d’opera (a volte fino a un decimo rispetto ai Paesi già precedentemente industrializzati, creando grossi problemi a questi ultimi).

Molte imprese occidentali si sono trovate nella necessità di scegliere tra la delocalizzazione all’estero delle fabbriche e la chiusura dell’attività.
I problemi sono stati minori per le imprese che svolgevano un’intensa attività di ricerca e sviluppo e quindi disponevano di prodotti non ancora fabbricati nei Paesi in via di Sviluppo.

Per l’Italia, molto attiva in settori tradizionali quali il tessile, la moda, l’abbigliamento, l’automobile, prodotti agricoli eccetera, la globalizzazione ha rappresentato un importante fattore di inizio della crisi.


1.2 Crisi dei mutui immobiliari subprime negli Stati Uniti e nel resto del mondo

Agli inizi di questo secolo negli Stati Uniti si è verificato un boom senza precedenti del mercato immobiliare favorito da mutui agevolati. In precedenza le banche americane concedevano mutui ipotecari soltanto a persone e società sicuramente in grado di estinguere il debito, poi la concessione venne allargata a clienti, cosiddetti “subprime”, con alto profilo di rischio (ad esempio lavoratori a tempo determinato e famiglie povere delle periferie).
La trovata ingegnosa dei banchieri è stata la cartolarizzazione immediata del credito: la banca vende il credito a terzi emettendo obbligazioni, e con il denaro ricavato stipula subito un nuovo mutuo.

In questo modo la banca si garantisce liquidità continua e trasferisce ai contraenti terzi tutti i rischi.

Se il mutuatario ad un certo punto non è più in grado di pagare le rate del mutuo, la banca pignora l’immobile.

Con questa specie di catena di Sant’Antonio come al solito la banca ha tutti i vantaggi e tutti i rischi sono a carico del mutuatario e del contraente terzo.

Questo tipo di politica si è esteso anche al resto del mondo, riempiendolo di titoli tossici, così anche in questo caso la speculazione finanziaria ha preso il sopravvento sull’economia reale.

La catena dei mutui subprime ha funzionato bene per alcuni anni, poi sono iniziate le varie crisi economiche locali dovute in gran parte alla globalizzazione. Il mutuatario non è più in grado di versare le rate del mutuo, la banca pignora l’immobile ma non riesce a venderlo perché a causa della crisi nessuno compra, così la banca si ritrova un immobile infruttuoso e una diminuzione di liquidità.

Alla lunga la banca si avvia verso il fallimento e il governo deve intervenire per salvare la banca, aumentando così il debito pubblico nazionale.

Nonostante ciò alcune banche sono fallite. Particolare scalpore è stato suscitato dal fallimento della banca americana Lehman Brothers, che era stata definita incautamente “too big to fail”.


1.3 Speculatori e spread tra Bund tedeschi e titoli di altri Stati

Gli speculatori sono organizzati in gruppi di lavoro internazionali, in modo da tenere sotto controllo in tempo reale la situazione dell’economia pubblica in tutti i principali Stati e attaccare immediatamente gli Stati in crisi (generalmente quelli con debito pubblico elevato e forte instabilità politica) mediante spostamento di quantità massicce di valuta o titoli di Stato. Spesso alcuni di loro agiscono contro gli interessi del proprio Paese. La discesa velocissima delle quotazioni spaventa gli investitori onesti (ad esempio gestori di fondi di investimento) che si precipitano a vendere a loro volta e così il fenomeno si autoesalta.

Gli speculatori passano la maggior parte della giornata davanti ad agglomerati allucinanti di schermi di computer e sono in grado di far variare in tempi molto brevi lo spread tra titoli di nazioni più forti e titoli di nazioni più deboli.
Si dice che il famoso (o meglio famigerato) George Soros con queste tecniche a volte sia riuscito a guadagnare miliardi in pochi giorni.

La figura 1 mostra l’andamento dello spread in 4 nazioni, dal 1991 al 2011 (Italia, Spagna, Irlanda, Francia).

In corrispondenza del primo picco di spread, nel settembre del 1992, il governo Amato ha dovuto ricorrere a prelievi forzosi dai conti correnti degli italiani.

Il secondo picco si è verificato nel giugno del 1995, durante il governo Dini.

Si può ipotizzare che per l’Italia l’instabilità politica, prima durante i procedimenti giudiziari di Tangentopoli e poi dopo la caduta del primo governo Berlusconi per il famoso ribaltone, abbia contribuito a scatenare gli speculatori.

La terza ondata di speculazione, iniziata nel 2008, è probabilmente da ricollegare alla crisi dei mutui subprime.

Generalmente il picco massimo raggiunto dallo spread si verifica nel periodo estivo, poiché molti investitori onesti sono in vacanza e quindi aumenta il peso delle vendite da parte degli speculatori.

La figura 2 mostra l’andamento dello spread dei titoli italiani nel 2012.

I politici italiani di carriera sono sempre molto pronti ad attribuire a sé stessi il merito delle fasi di discesa dello spread e agli avversari la colpa delle fasi di salita. Ma le fasi di salita e discesa possono essere fortemente influenzate anche dalle politiche delle Banche Centrali e delle banche di affari.
Dato il numero e l’estrema complessità dei fattori che influenzano lo spread, il Prodotto Interno Lordo e il rapporto Debito/PIL, ogni attribuzione di meriti e colpe va presa con beneficio di inventario. Come si suol dire, ai posteri l’ardua sentenza.

Per frenare gli speculatori sono stati proposti soprattutto lo scudo europeo antispread e la Tobin tax.

La Tobin tax, proposta nel 1972 dal Nobel per l’economia James Tobin, prevede di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli, penalizzando soprattutto le vendite di grandi quantità di valuta o titoli di Stato in tempi molto brevi.

Lo scudo antispread prevede che la Banca Centrale Europea presti liquido alle banche e acquisti titoli di Stato dalle nazioni in difficoltà dietro garanzia di pareggio del bilancio.


1.4 Le agenzie di rating

Nell’Ottocento negli Stati Uniti sono state fondate le cosiddette “Agenzie di rating” che mediante modelli matematici analizzano la solidità finanziaria di Stati, banche, imprese ed emettono giudizi sotto forma di codici: ad esempio AAA significa alto grado di solvibilità, BBB significa buoni pagatori, CCC significa insolventi, D significa default (titoli spazzatura).

Il segno + o – aggiunto alle lettere indica previsione di evoluzione positiva o negativa

Tra gli azionisti delle agenzie di rating si trovano responsabili di fondi di investimento.
Questi signori con una mano emettono giudizi che fanno salire o scendere le quotazioni in Borsa, con l’altra vendono o comprano titoli. Notoriamente in termini tecnici tutto ciò si chiama aggiotaggio.

Le tre principali agenzie di rating americane, Moody’s, Standard and Poor’s e Fitch, detengono il 95% del mercato dei rating, si fanno pagare le analisi dagli enti valutati e inoltre svolgono attività di consulenza presso gli investitori per le valutazioni dei rischi.
Fra tutte e tre, mediamente in un anno incassano circa 4 miliardi di dollari.

A volte incorrono in clamorosi infortuni, come quando è fallita la Lehman Brothers alla quale avevano assegnato la tripla A.

La società di consulenza Andersen per nascondere le perdite del proprio cliente Enron, che successivamente è fallito, bruciava i suoi bilanci.

Inevitabilmente tutto ciò ha provocato e continua a provocare reazioni fortemente negative.

Nel giugno 2010 Moody’s ha declassato il sistema bancario italiano, attirandosi un procedimento giudiziario.

Venerdì 13 gennaio 2012 lo Stato italiano, unitamente ad altre nazioni europee è stato declassato a BBB+, il 19 gennaio la Procura di Trani ha perquisito la sede milanese di Standard and Poor’s e sequestrato documenti significativi. L’ipotesi di reato è “diffusione di notizie false e tendenziose”.
Mario Draghi ha dichiarato che “bisognerebbe imparare a vivere senza le agenzie di rating o quanto meno imparare a fare meno affidamento sui loro giudizi”.
Olli Rehn, Commissario europeo agli affari economici e monetari ha accusato le tre sorelle americane di non essere arbitri oggettivi.

Il mio amico Libero, che è sempre ferocemente antiamericano, ha paragonato le tre sorelle alle tre streghe del “Macbeth”, che con le loro profezie sono riuscite a inguaiare tutti.

I cinesi hanno già provveduto ad istituire un’agenzia di rating cinese.

A quando un’agenzia di rating europea o italiana?


1.5 Aumento del prezzo del petrolio

La figura 3 mostra l’andamento del prezzo del petrolio dal 2004 al 2012. Parallelamente sono aumentati anche i prezzi di altre materie prime, ad esempio la conversione di terreni agricoli per produrre bioetanolo e biodiesel ha fatto lievitare i prezzi delle derrate alimentari.


1.6 Corruzione nel settore pubblico e nel settore privato

Per corruzione nel settore pubblico generalmente si intende abuso di pubblico ufficio per interesse personale.

Secondo alcuni Istituti di ricerca la perdita economica per lo Stato italiano a causa della corruzione è dell’ordine di grandezza di 60 miliardi di euro all’anno.

Il termine “corruzione” ha molti significati, occorre restringere il campo delle possibili interpretazioni.

Nel suo libro “Atlante della corruzione” (edizioni Gruppo Abele 2012 ) il professor Vannucci distingue tre casi: conflitto con norme giuridiche, conflitto con l’opinione pubblica e conflitto con l’interesse collettivo.
Nel primo caso si tratta di deviazione dai doveri formali legati ad un ruolo pubblico, nel secondo di conflitto con il tessuto di valori sociali e di regole non scritte che qualificano l’esercizio di funzioni pubbliche, nel terzo di trasgressione dell’interesse comune a favore di interessi particolari.

Il classico esempio di corruzione fra privati è il pagamento di prestazioni di elettricisti, idraulici, falegnami, meccanici e altri: “sono 100 euro, se vuole la fattura 120”.

L’Istituto Transparency International ogni anno pubblica sul web un rapporto sulla corruzione nelle varie nazioni e assegna un indice da uno a cento.
Indice alto significa minore corruzione, indice basso significa maggiore corruzione.
L’indice assegnato all’Italia è 42 e ci colloca al settantaduesimo posto fra 174 nazioni, alla pari con Bosnia Erzegovina e Sao Tome and Principe.

Nelle figure 4 e 5 e nelle tabelle 1, 2 e 3 sono riportate le mappe e le classifiche della corruzione.

Nell’Europa meridionale l’Italia e i Paesi balcanici hanno ricevuto gli indici più scadenti.
Per inciso queste nazioni hanno subito per molti secoli rapaci dominazioni straniere.


1.7 Evasione fiscale

Nella figura 6 sono indicate evasione fiscale ed economia sommersa nelle principali nazioni europee. La stima dell’incidenza di tali fattori sull’economia pubblica è sempre molto difficile a causa della mancanza di documenti ufficiali. Per l’evasione fiscale i più ottimisti parlano di 120-140 miliardi, i più pessimisti di 180 miliardi.
Queste cifre vanno confrontate con il totale delle entrate fiscali dello Stato, che si aggira sui 400 miliardi.
Anche la stima dell’economia sommersa va presa con beneficio di inventario.


1.8 Prodotto Interno Lordo

La figura 7 mostra l’andamento del Prodotto Interno Lordo in base al potere di acquisto locale (PAL) dal 1999 al 2011. Tale indice differisce dal PIL nominale in quanto tiene conto dell’influenza dei prezzi locali sul potere di acquisto dei cittadini. Ad esempio nel 2011 il PIL nominale è stato 1740 miliardi ma il PIL in base al potere di acquisto locale è stato soltanto 1410 miliardi.

A partire dal 2006 la crescita è rallentata e si sono alternate fasi di stagnazione e fasi di recessione.

1.9 Crescita del Debito Pubblico. Tasse e disoccupazione

La figura 8 mostra l’andamento del Debito Pubblico in percentuale del PIL nominale dal 1960 al 2010.

La crescita più veloce si è verificata fra la metà degli anni ’70 e la metà degli anni ’90, sotto governi generalmente democristiani o socialisti.

L’entità del debito pubblico è soltanto una delle cause di preoccupazione, le altre sono la pressione fiscale e la disoccupazione.

I dati sulla pressione fiscale sono molto diversi a seconda delle fonti, ma generalmente si parla del 45% del Prodotto Interno Lordo.

Il tasso di disoccupazione totale si aggira intorno al 10%, il tasso di disoccupazione per i giovani fra 15 e 24 anni è arrivato al 34%


1.10 Fallimento degli Stati (default)

Forse il caso più clamoroso è stato quello dell’Argentina.
Nel 2001 il governo argentino ha dichiarato fallimento e non è stato più in grado di pagare né gli stipendi ai dipendenti pubblici, né le pensioni. Un brutto giorno gli argentini hanno trovato banche chiuse e bancomat bloccati.
La Grecia continua ad essere sull’orlo del fallimento.

[continua]


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