La bestia è uscita

di

Gianni Masiero


Gianni Masiero - La bestia è uscita
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 60 - Euro 7,00
ISBN 978-88-6037-7258

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Prefazione

Avventurarsi nella lettura dei versi dell’ultima produzione del poeta-creatore Gianni Masiero è come ritrovare improvvisamente la sensazione gioiosa di riappropriarsi del paradiso perduto. È semplicemente improbabile assaporare una tale emozione, comunemente riservate ai lettori più sensibili ed esigenti, ma attraverso le composizioni de “ La bestia è uscita”, lo scrittore riesce a farlo portando a compimento il suo personale tribolato percorso di liberazione spirituale già intrapreso con le sue precedenti produzioni poetiche. Succede così, che leggendo le liriche via via uscite dalla feconda penna del poeta di Guarda Veneta, ci si trovi a condividere con lui, umile testimone di impreviste toccanti vicende umane, la forte sensazione della rinascita di adolescenziali sentimenti apportatori di una positiva atmosfera di pura vitalità. Il concatenarsi di visioni e figure reali e fantastiche si sviluppa attraverso ispirazioni sovente talmente inusitate da lasciare il lettore sorpreso nell’avvicendarsi di atmosfere apparentemente comuni con altre dal profondo contenuto culturale e lessicale. Quello che si evince è la decisa propensione dell’autore a sfidare continuamente se stesso attraverso l’incalzare della pressione delle “parole”, continuamente soppesate e mai scelte per caso, in una armoniosa alternanza di espressioni musicali e non.
L’uso delle rime, non sempre è così semplice, come potrebbe apparire ad una prima lettura, ma il poeta cerca anzi di sfuggire le più scontate di esse, a vantaggio di un nuovo ed originale modo di far poesia, contagiato dalle classiche reminiscenze di letteratura francese ed italiana, ma anche dall’influenza di conoscenze musicali di cantautori moderni e di musica classica. È evidente, inoltre, notare quanto abbia pesato sulla produzione poetica attuale dell’autore, la recente riscoperta di un testo sacro come la Bibbia, da cui lo scrittore ha palesemente preso spunto più volte, dimostrando di considerarlo a pieno titolo “il libro dei libri”, poiché ad esso risalgono le più felici ispirazioni del suo particolare momento espressivo. Al lettore non resta, perciò, che immergersi fiducioso nel gradevole fluire delle visioni del poeta che lo condurrà, probabilmente, a sentirsi presto a suo agio nel partecipare alle emozioni prettamente umane di una persona che ha ritrovato il gusto vero della vita, prima sciaguratamente perduto, ma miracolosamente, infine, ritrovato nel semplice, umano gesto dello scrivere.

Federico Girello


La bestia è uscita


A tre grandi persone
che il “provvidenziale Destino”
mi ha permesso di incontrare:
Monsignor Lucio Soravito De Franceschi,
Vescovo della diocesi di Adria-Rovigo,
Padre Silvano Galuppi,
grande frate cappuccino francescano
e il caro amico dott. Raffaello Raboni.


“Udranno in quel giorno
i sordi le parole di un libro;
liberati dall’oscurità delle tenebre,
gli occhi dei ciechi vedranno”
- Avvertimenti – Isaia 30,18 –


A modo tuo

Lo sai
vissuto ieri ho già
guai e tempeste,
facendo a modo mio.

Lo sai
provai cocenti delusioni
in donne e feste,
facendo a modo mio.

Lo sai
gli amici mi calpestaron
per il loro tornaconto,
facendo a modo mio.

Forse
l’amor che in lor cercai
non era come il tuo,
se ora ne faccio proprio bene il conto.

Amori falsi, fasulli, sciagurati,
se in quei credetti, ora li ho abbandonati,
c’è chi mi diede per interesse, per leggerezze o sesso,
ma il vero Amor solo lo seppe dare
il Sommo che volle per noi la sua vita terrena sacrificare.

Credimi,
in me non c’è convincimento più profondo.
Ora farò a modo Tuo,
in questo mondo.

Guarda Veneta, 19 Luglio 2008 Gianni Masiero
Giampaolo Sator Verve


La bestia è uscita

La bestia è uscita,
la bestia è uscita finalmente
la maledetta belva che il cuor m’attanagliava,
invischiata da sempre nel mio profondo io,
e mi risucchiava spesso l’anima
con mille pretesti ed allettanti fascinazioni
che puntualmente si rivelavano mortali delusioni.

Ed ora vattene,
vattene per sempre altrove,
bestiaccia maledetta del peccato
e non tornar indietro a provocarmi,
di te non avrò mai più bisogno certamente.

Alle tue lusinghe di facili divertimenti
preferisco sopportar più umane tribolazioni
che mi lasciano, inver, felice la coscienza
anche se devo armarmi di quotidiana santa pazienza.

Oppure, attaccami ancor, se vuoi, diabolica bestia del male,
tanto la mia corteccia è diventata ormai talmente dura
che, a dir il ver, non ho di te nemmeno più paura.
Ed andartene ti conviene, se tu ancor non conosci
chi mi protegge,
o schiacciarti di nuovo saprà la Madre di Colui
che il mondo regge.

Vattene,
vattene da me,
vattene infin bestiaccia maledetta,
vattene per sempre bestia del male letale tentatrice,
vattene con i tuoi peccati che tanto mi hanno tolto
dal buono della vita,
con quello che mi resta voglio soltanto recuperare
tutto quel bene che avrei, dal dì che in terra son, potuto fare.

Guarda Veneta, 20 Luglio 2008 Gianni Masiero
Giampaolo Sator Verve


Riconoscenza

Dove possiam trovar la vera umana riconoscenza?
Sempre più raramente, purtroppo, se ne fa esperienza.

Essa val più d’un semplice riconoscimento,
più che dir all’altro: “ecco chi veramente sono”.

Se infatti il dialogo sincero sempre cercar dobbiamo
onde evitare malintesi ed ogni tipo di fraintendimento,
usar riconoscenza è dare prova di signorilità
quando le altre persone nemmeno ci han pensato
e dimostrare loro che oltre l’interesse tuo sei andato,
riconoscendo così anche l’altrui importanza
a discapito della più radicata egoistica ignoranza.

Un dì da un testo appresi che il riconoscimento od agnizione
potrebbero farci evitar anche la più mortale situazione1,
ora amo pensar che possa ancor di più far la riconoscenza.
Essa potrebbe aumentar nel mondo la pacifica convivenza.

Non ci vorrebbe molto ad essere con gli altri più gentili
per costruire un mondo un po’ più umano;
togliendosi parecchi degli interessi propri
per sostituirli con gesti di mutua riconoscenza
che possano ridarci, l’innegabile coscienza,
di essere tutti a bordo della stessa imbarcazion:
“La fratellanza”.

Guarda Veneta, 20 Luglio 2008 Gianni Masiero
Giampaolo Sator Verve

1 Il riferimento è al testo teatrale: “Le malentendu” di Albert Camus sulla lettura del quale svolsi (dignitosamente) la mia tesi di laurea presso l’Università di Bologna il giorno 13 Novembre di un anno ormai lontano.


Solo con la morte

Solo con la morte
si riesce a far grande notizia.

Basta osservare internet, la tele, oppure legger i giornali,
le macabre notizie son sempre ai primi posti
come se si potesse, conoscendole, cancellare
il male in esse contenute d’improvviso,
esorcizzando in pochi secondi il gran dolore
che altri, invece, dovranno per sempre tenersi nel cuore.

Poi seguon per un giorno o due, e non di più,
le solite penose cronache e storie di funebri cerimonie
di chi al lutto partecipa in massa, soltanto formalmente,
con spesso simili vacui gesti di partecipazione
che offendono, per me, color che soffrono veramente,
quando vedràn, sparir d’un tratto tanta commossa gente.

Meglio sarebbe della morte parlar meno,
darle meno risalto, darle per così dir, “meno soddisfazione”.
Scriver, invece, mi parrebbe giusto e dare più rilievo
a gesti positivi, a nobili azioni umane, a fatti più edificanti
che possano, almeno nei nostri giovani suscitare
uno spirito di sana emulazione che li spinga domàn
a meglio fare.

Il fascino della morte, su di loro, di già, è assai potente
visto che lontana la senton, e a loro non fa paura per niente,
ma non per questo si debbono così esaltarne le qualità,
per favorire solo gli interessi dei mass-media,
ai quali ancor poco importa dello sviluppo
una migliore civiltà,
di cui faranno parte, immancabilmente, anche i propri figli,
insieme alla loro irriducibil e “mortale” pecuniaria avidità.

Guarda Veneta, 22 Luglio 2008 Gianni Masiero
Giampaolo Sator Verve


Dignità

Si riesce a trasformar

problemi maledetti

in benedette vitali opportunità,

facendo il sacral ricorso

alla più profonda e umana dignità.

Guarda Veneta, 27 Luglio 2008 Gianni Masiero
Giampaolo Sator Verve


La generosità

Non v’è in una persona più preziosa qualità
di quella di dar prova di grande generosità.

La generosità ben s’accompagna al dono del coraggio
e spesso la usa colui che ama anche se proprio non è saggio,
ma un cuor di leone possiede certamente
e preferisce agli altri dare, pure quando a lui
non rimane niente.

Di siffatte persone ne ho conosciute veramente poche,
e mio padre, per fortuna, facea parte di questa schiera:
di uomini portati impavidamente a dare senza aspettarsi
nulla in cambio.

Per questo, or ch’egli più non è, io ne do pubblica
testimonianza.
Grazie per la lezion di vita! Adesso ne comprendo
l’importanza.
Grazie, ancora, padre mio, per avermi tramandato tanti
valor di libertà.
A me non resta che trasmetterli ai giovani in semplice
onestà.

Credetemi, ragazzi, il mondo s’evolve, progredisce
e tecnologico diventa,
ma la generosità, così come il coraggio, da nobili
umane qualità,
di certo non passeranno, e usarle ancor di più dovrete
nella vostra futura società.

Guarda Veneta, 10 agosto 2008 Gianni Masiero
(Compleanno di papà Pietro) Giampaolo Sator Verve


La lotta fra il bene e il male

Dal bene nacque il mondo
dal benefico piano del creator fecondo.

Poi ecco dell’uomo il tragico egoismo farsi strada;
la stupida pretesa nostra di dominare il creato
senza rispetto per i valor dell’anima che Dio ci ha dato.

Di qui l’eterna lotta fra il bene e il male, fra l’amor divino e l’amor individuale.

Eppure Egli stesso è intervenuto in forme via via nuove nelle vicende umane,
ma come sempre l’uomo, da figlio superbo, ha fatto
di testa sua
sperando di realizzarsi senza chieder a Lui soccorso,
per trovarsi poi, alla fine, come un fallito preso dal gran
rimorso.

Il male, purtroppo, lo facciamo noi, la vita me l’ha insegnato,
e il vero bene, invece, dobbiamo domandarlo al Padre Nostro.
Non è davvero sufficiente quel po’ di bene che riusciamo, talvolta, a fare
per rimediar ai più bestiali errori che nei secoli l’uomo ha saputo perpetrare.

Ma è scritto che nella Divina Parola dobbiamo confidare,
di Chi per il trionfo del bene si è immolato
e, rispettando le antiche promesse, infine ci libererà
insieme al libero aiuto degli uomini di buona volontà,
perché facendo il bene, sul suo esempio, rinascere si potrà.

Sconfitto per sempre il male, un dì, insieme a Lui vedremo
e certamente al trionfo del ben di ognun e tutti, sulla nostra tribolata terra, assisteremo.

(A mio fratello Lauro)

Guarda Veneta, 12 agosto 2008 Gianni Masiero
Giampaolo Sator Verve


Il figlio dell’aquila

Sono il figlio dell’aquila
dell’aquila reale.
Nacqui per nobil scopo:
disintegrare il male.
Mio nonno di madre fu Costantino
e moglie sua davvero fu Regina,
il padre di mio padre fu Mosè
che ebbe come compagna donna Corona.
Questi son veri nomi della mia generazion speciale
e spesso mi ritrovo a meditare
il significato che a loro potrei veramente dare.

Ora, che Bruna, madre mia ferita vedo, e anziana
già stanca e stesa sul giaciglio del tormento
sento dentro me come un luminoso avvertimento:
ella è come l’aquila che tanto e tanto in alto ha volato,
mentr’io non mi sento che un agnello abbandonato.

Pietro, genitòr e re leone che da anni te ne sei andato,
vigila su di noi, ti prego ancora, dalla casa del Padre,
chiedi la protezione dalle malefiche impreviste situazioni
che oggi dobbiamo con tanta fatica sopportare,
e, dopo tutte le maligne prove che in vita son riuscito
a superare,
che trionfi di nuovo il bene che mi avete saputo
amorevolmente tramandare.

Guarda Veneta, 15 Agosto 2008 Gianni Masiero
Giampaolo Sator Verve


Non c’è due senza tre

Oggi mi è dato di scoprire, attraverso superior intuizione,
un legame ai più nascosto, che invece eccita la mia emozione.

Per caso ho ritrovato stamane un santino della Madonna
di Lourdes,
niente di così raro, a dir la verità, ma che racchiude per me grande valore,
visto che sul suo contenuto ho riflettuto per ore ed ore.

In esso si spiega chiaramente come e quando Maria
apparve in terra Francia
e si collega quel miracoloso ottocentesco avvenimento
ad un’altra apparizion mariana succedutasi nella
vicentina Chiampo nel Novecento.

Com’è ben spiegato dalle immagini e dai racconti
Nostra Signora miracolosamente si è palesata
a Bernadette, umile pastorella,
e dopo a Claudio, ora Beato francescano, con la promessa, di certo poi mantenuta di consolare e dar vigore
ai pellegrini che l’avessero lì con fede invocata.

Similmente a tali mirabil fatti già accaduti nel passato
stamane mi assale una sorta di premonizione
qui nella chiesa dei rodigini Frati Cappuccini,
mentre leggendo tali fatti miracolosi, ti guardo magnifica Madonnina,
che dall’altare mi guardi e ad avanzar, malato
ier m’invitasti
per cui ora sembri, che son guarito, come gran
madre vivente.

E semplicemente mi son detto: “non c’è due senza tre”.
Stavolta, Madonnina di Rovigo, tocca a te!
Ecco la premonizion che in testa mi rimbalza,
ed io non posso che riportarla per iscritto, non per
incantamento e tanto men per presunzione,
ma solo per la Materna tua Direzione, qualcosa mi dice,
cara Celeste Signora mia,
che tale attrazion esercitata, da molto, su di me, tra poco anche sugli altri si propagherà
e, come nei casi miracolosi raccontati già, l’effetto benefico del tuo amore qui si paleserà
e gente di ogni devozione, chiedendoti grazie da ogni dove, per ammirar la tua bellezza arriverà.
Lo so, non son che un ingenuo visionario, che molto avendo già peccato in verità,
ora se stesso annullare sa, riuscendo ad intuir un miglior e benefico scenario oltre l’attuale realtà.

Guarda Veneta 18 Agosto 2008 Gianni Masiero
Giampaolo Sator Verve


Ammirevole Ammiraglio

Ammirevole ammiraglio, cacciatore
per me rimarrai sempre un gran signore.

Quand’ebbi un giorno voglia di scomparire
da amico vèr ti comportasti, sempre me ne ricordo,
e più di un padre mi dicesti frasi di conforto
di cui ancor oggi rammento le preziose parole:
“Dietro le nuvole c’è sempre il sole”,
proclamasti allòr così spontaneamente,
che non mi son passate più di mente.

Ammirevole Ammiraglio cacciatore
per me rimarrai sempre un gran signore.

Da quel momento in poi l’amicizia nostra s’è ingrandita
e per me resta sempre in realtà più che gradita.
Uomo dal multiforme ingegno, dì per dì, ti sei dimostrato,
che tra i mille perigli della vita sempre se la sa cavare,
perciò ti lodo, Raffaello, amico mio,
che Dio ti benedica per quel che sei, e che fare sai
e l’amicizia nostra si conservi e ravvivi da ora più che mai.

Ammirevole ammiraglio, cacciatore,
per me rimarrai sempre un gran signore.

(dedicato all’amico Raffaello Raboni)

Guarda Veneta, 19 Agosto 2008 Gianni Masiero
Giampaolo Sator Verve

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