Il volo dei gufi

di

Gianluca Battistel


Gianluca Battistel - Il volo dei gufi
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 40 - Euro 7,50
ISBN 978-88-6037-7357

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In copertina e all’interno: fotografie di Markus Zadra


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’autore è finalista nel concorso letterario J. Prévert


La silloge di poesie Il volo dei gufi di Gianluca Battistel rappresenta la sostanza più autentica del percorso esistenziale di un uomo che, coraggiosamente e tenacemente, persegue una profonda ricerca dell’essenza del proprio Sé, nonché del significato stesso dell’esistere. Allo stesso tempo, come poeta, recupera le immagini liriche dalla molteplicità delle vicende della vita reale e dalle percezioni del mondo interiore che viene attentamente esaminato e scandagliato. Ecco perchè, per comprendere appieno le evidenze della sua poesia, non si può prescindere dal concentrare l’attenzione sui versi iniziali che compongono la lirica Altro non rimase: “Giunsi a un passo/ da me/ in questi versi/ sommersi/ l’abisso in cui mi / cercai/ mai fu tanto/ profondo” come estrema presa d’atto di quella ricerca che si spinge fino all’abisso dell’anima.
Dalle poesie di Gianluca Battistel emerge la consapevolezza che, nel cammino terreno, ci si può “smarrire nei labirinti”, si devono fare i conti con gli “oceani di silenzi”, si può cadere negli “abissi insondabili”, finire nelle zone oscure, nei luoghi sconosciuti dove è difficile trovare un appiglio, dove regna sovrana la vertigine immane davanti alla richiesta di un “senso”, davanti alla necessità di “dare” un senso alla vita.
Capita allora, come a Gianluca Battistel, di riversare “lunghe onde/ di tenebre” sui versi di poesie che penetrano o tentano di attraversare i “mondi sommersi”: le parole incidono la materia, graffiano la carne e fanno sentire il “freddo animo”.
Gli stati d’animo tornano a scandagliare le “trame di pensieri”, a salvare “almeno una sillaba” dell’amore perduto, “il nulla che emerge dal nulla”, davanti alla vanità delle cose di questo mondo, quasi in equilibrio sulla linea di confine tra “baratro e luce” mentre gli sguardi “affondano nell’anima”, ombre su ombre, nient’altro.
Un lento fruscìo nel quale dissolversi e una donna che “svanisce/ come nel buio/ l’ombra svanisce”: e il ricordo che si fa intenso “la tua anima/ era il mio corpo/ la mia anima/ era il tuo corpo” così come aver vissuto, in precedenza, la rinascita nella linfa della donna, nel “balsamo del suo respiro”.
Ecco allora evidenziarsi la temporaneità di ogni cosa: e non rimane che raccogliere i versi di poesie tra i “resti dell’animo”, in fondo, anzi, nel baratro di ogni lirica visione, fino ad oscillare, fino a smarrirsi.
Gianluca Battistel, in questi versi scarni eppure densi e impregnati di pathos, esprime questo senso d’abbandono lirico e, in definitiva, riconduce alla profondità dell’esistere, all’essenza di ciò che è stato vissuto e sofferto: non importa quanto è stato perduto, non conta se le speranze sono state deluse, ciò che rimane fondamentale è la volontà di non fermarsi mai, neanche davanti all’orlo del baratro.

Dalla prefazione di Massimo Barile


Il volo dei gufi


Altro non rimase

Giunsi a un passo
da me
in questi versi
sommersi,
l’abisso in cui
mi cercai
mai fu tanto
profondo.
Vidi il mare
smarrirsi
nei labirinti
della mia essenza:
altro di me
non rimase
che questo oceano
di silenzio.


Parvenze

Spesso sembrò
rispecchiare
il riflesso del mare
un frammento di me,
ma mai si lasciò
afferrare,
mai si lasciò
rivelare.
Danzano
tra le correnti
mere parvenze
di me:
l’onda sorresse
il mio sguardo
per un istante,
e in me sprofondò.


Il volo dei gufi

Gole di roccia
e spettri,
abissi insondabili
e spettri:
null’altro
ad animare
i luoghi a cui
appartengo.
Oscuri sono
i miei tratti
a chi l’ombra
rifugge,
come il volo
dei gufi
allo sguardo
dell’alba.


Un battito d’ala

Ghiacci di cime
intoccate,
distese d’acqua
ruggenti,
fiumi dai
mille profumi,
piogge di luce
d’aurora…
Tramonteranno,
d’incanto,
una sera
d’autunno.
Tramonteranno
con me,
in un battito
d’ala.


Rugiada

Lunghe onde
di tenebra
si riversarono
sui miei versi,
sulle parole
che tennero in vita
i mondi sommersi
in cui mi specchiai.
Di ombre tremanti
la notte colmò
il mio freddo animo
refrattario,
del mio silenzio
colmai la notte
stillante lacrime
di rugiada.


Terra

Di quel luogo
ogni pietra
ricusa
la mia presenza,
nera terra
divelta
a svelare
le mie ferite.
Scordai
quanto rimasi
a cercarvi
il tuo volto:
ricordo
che solo
il tuo volto
rimase.


Nulla rimase

Le trame
dei tuoi pensieri
tessevano
i miei desideri,
come l’intreccio
degli elementi
quando genera
nuova vita.
La tua anima
era il mio corpo,
la mia anima
era il tuo corpo.
Ma nulla di questo
rimase:
non fu la tua anima,
e non fu la mia.


Millenni

Scorsero in fiumi
i millenni
attraverso la nostra
distanza,
innumerevoli cosmi
morirono
nel tempo
che ci separò.
Non un frammento
di senso
l’eterno universo
mai generò:
soltanto la trama
di un canto,
l’istante in cui
ti sfiorai.


Viva

Invano tentai
di salvare almeno
una sillaba in cui
ti specchiasti,
fosti l’abisso
in fondo all’abisso,
il nulla che annega
nel nulla.
Eppure qualcosa
riemerse
dalla notte in cui
mi imprigionasti:
una parola soltanto,
ma viva,
fu quella che
non ti incontrò.


Mai saprò

Sfumano
i tratti sottili
del tuo volto
così lontano,
mai saprò
se ti vidi davvero,
o se furono ombre
allo specchio.
Incolmabile fu
la tua assenza,
eppure seguii
a respirare:
il tempo dissolve
il dolore,
sancendo
distanze infinite.


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