Gianluca Battistel - Abissi
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 32 - Euro 6,50
ISBN 978-88-6037-304-2

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Prefazione

Con questo nuovo libro di poesie, Gianluca Battistel si conferma cantore del mare e delle profondità marine, che sono al contempo profondità dell’io poetico, esplorazione incessante e instancabile dell’anima narrante. Questa tematica, già ampiamente affrontata nella sua raccolta precedente, “Orme1“, è qui riproposta e rimodulata secondo i paradigmi stilistici propri dell’autore, prediligendo la forma anaforica anche a livello intertestuale, in una trama fatta di echi e di continue concatenazioni di immagini che danno ai versi quell’aspetto di inconfondibile unità all’interno dell’intera raccolta.
Il libro appare chiaramente strutturato in tre parti: la prima, comprendente sette poesie, ha per oggetto il mare legato inscindibilmente all’io poetico, in una dialettica che predilige lo sguardo come canale di comunicazione e che si esprime in sequenze prettamente descrittive dall’alto valore evocativo. Si potrebbe ravvisare, in questa prima sezione, un percorso dinamico discendente che muove dalle scogliere emerse, seguendone le pendici al di sotto della superficie dell’acqua, per poi toccare fuggevolmente le profondità marine fino al raggiungimento del fondale: «ora l’abisso / è raggiunto». Immersione dalla connotazione quasi mistica indicante, se non una renovatio animae, una vera e propria necessitudo poesiae: è solo a partire dall’identificazione con il mare nella sua totalità che la poesia ha motivo d’essere, direi quasi di esistere.
La sezione centrale, costituita da nove componimenti, è inaugurata dalla poesia Riflessi che funge da passaggio necessario dal mare alla terraferma: vi compaiono, infatti, ancora le immagini tipiche del fondale sommerso, ma in relazione ad un oceano in piccolo, e cioè ad un lago. In seguito le liriche si incentrano attorno al motivo del vento che percuote la terra: l’io poetico si rinchiude in se stesso – ma ne era poi davvero mai uscito? – e tutti i topòi consueti nella poesia di Battistel, specie in quella precedente, sembrano soccombere, o per lo meno vacillare, alla furia della tempesta. Chiude questa sezione il componimento Fredda Pietra, che immette, direttamente, alla parte finale del libro, in quanto accenna al motivo della solitudine umana, impossibilitata a relazionarsi con l’altro. Quest’ultima parte, composta di tre liriche appena, è interamente dominata dalla figura femminile che con la sua assenza – nel senso di mancato corrispondere ai sentimenti del poeta – non fa che aumentarne il senso di solitudine e il conseguente ripiegamento introspettivo.
L’identificazione dell’io poetico con la Natura che lo circonda, al di fuori di un qualche sentimento religioso, è leitmotiv della poesia di Battistel: ciò che colpisce maggiormente il lettore è la sensazione di quiete assoluta che domina i suoi versi, pur all’interno di un animo rassegnato che constata, semplicemente, la dimensione essenziale del mondo. Ancora una volta, a partire da una conoscenza ferma – in quanto acquisita – , egli narra ciò che ha percepito dell’intima essenza delle cose, e ancora una volta lo fa scegliendo la forma versificatoria: in un bisbiglio che suggerisce all’umanità un senso del tempo e della vita, uno tra gli infiniti possibili, la sua poesia pulsa all’unisono con il cosmo, in un solingo, ma dolcissimo, sussurro animae mundi.

Alessandra Pace

1 Gianluca Battistel, Orme, Editori Nuovi Poeti, Milano, 2005.


Abissi


Per celia


Abissi

L’irta scogliera
sprofonda
nell’oscuro silenzio
del mare,
vedo il mio sguardo
annegarvi
con l’ultimo raggio
di sole.
Vedo i ricordi
dissolversi
nella trasparenza
dell’onda,
e nel palpito
della medusa
pulsa, profondo,
il mio respiro.


Il mare d’autunno

Il mio sguardo accarezza
la cresta dell’onda,
un caldo respiro
mi investe.
La tiepida brezza
avvolge la mente
stordendola,
dolcemente.
I riflessi turchesi
delle scogliere
discendono
verso i fondali,
finché la luce
scompare,
e l’ombra annega
nell’ombra.

Sprofondano
i miei pensieri
negli abissi
del mare d’autunno.
Discendono
verso i fondali,
sprofondando
dentro di me.


Nulla

Immense torri
risalgono
dal buio profondo
del mare,
sorvolo le cime
sfiorandole appena,
sorretto da
tiepidi flutti.
Sul baratro
trema la luce
all’oscuro cospetto
del nulla,
e con essa
ogni mio pensiero
affonda, raggiunge se stesso,
e scompare.


Profondo orizzonte

Scorre il mio sguardo
sulle distese d’alghe,
appena sfiorato
dall’ombra dell’onda.
Scivola verso il profondo
orizzonte sommerso,
e infine svanisce,
come acqua nell’acqua.

Guardo il mare,
e non vedo che me.


Rosso fuoco

Torri di scoglio
lambiscono l’acqua
di rosso fuoco
al tramonto.
Vi poso il mio sguardo
un istante,
vi poso me stesso
per sempre.


Naufrago

L’eco sfuocata
di quelle parole
ondeggia
nella mia mente,
ma ormai la tua voce
é lontana,
e nulla qui
mi raggiunge.
Fluttua il mio corpo
sorretto dal mare,
e sotto di me
l’abisso.
Il pensiero mi sta
abbandonando,
naufrago
nel silenzio.


Sommerso

Ora l’abisso
è raggiunto,
il mare è
sopra di me,
ora mi scorre
nell’animo
come nel corpo
delle meduse.
Scorrono
nelle mie vene
le sue mille,
azzurre correnti,
e nei riflessi notturni
riluce
il mio sguardo
sommerso.


Riflessi

Dalla cupola
di una grotta
pendono, a schiere,
lance di pietra,
la goccia caduta
dalle stalattiti
sommerse
il fondale di un lago:
lago e grotta
riflettono sé nell’altro,
e l’uno svanisce
nel riflesso dell’altra.

Guardo i miei occhi
allo specchio,
e i miei occhi
guardano me.


Notte

Il mio corto respiro
rincorre le scie
dei fantasmi di nebbia,
sui picchi spogli.
L’aria sospinta
da nubi nere
respira, possente,
dentro di me.
I cumuli densi,
gonfi di pioggia,
sprofondano
nelle mie pupille,
e i miei sguardi
tagliano il cielo
ricolmo di buio,
ricolmo di me.

Soffia forte il vento stanotte,
dentro e fuori di me.
Il tuono è soltanto un sussurro
del più lieve dei miei pensieri.


Il vento

I freddi soffi del vento
sibilano nella notte
intrecciando trame di mondi,
sempre uguali a se stesse.

E l’alito incerto delle parole
insegue, invano, un senso.


Scintille

Arde il fuoco nel freddo
della notte d’inverno,
salgono dalle fiamme
infinite schegge di luce.
Infinite scintille che bruciano
per spegnersi in un istante,
e delle nostre piccole vite
non resta che buio.


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