Impronte di fumo

di

Giampaolo Selis


Giampaolo Selis - Impronte di fumo
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 48 - Euro 10,50
ISBN 9791259512185

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In copertina e all’interno illustrazioni realizzate con tecnica mista da Magda Selis

A pag. 39 «Terrestri in coma» – tecnica mista di Mattia Colombo


Pensando ad un mare limpido “d’argento si tinge l’onda cambiando trasparente il suo colore di cielo” in cui è nata la vita “tra profili d’onde scivola un raggio serbato per te dal sole” e giungendo ai nostri giorni con l’attuazione della fusione inerziale termonucleare per la produzione sicura di “energia pulita”, l’attenzione è posta sul tema eco-climatico partendo dalla preoccupazione data dalle cause d’estinzione di massa generate da più eventi concomitanti e pensando che, nel caso dell’umanità, l’evento è uno solo cioè sé stessa.
Il lavoro vuole essere una breve scorsa sulle conseguenze dello spingersi con tenacia oltre i limiti dei sistemi naturali del pianeta.
La stessa caparbietà e la fiducia ottimistica che abbiamo posto nel progresso, devono supportarci nel ridimensionare i gradi di sviluppo ad un livello che assicuri la vita sul pianeta se non si vuole annientare il dominio umano su Terra.
Un primo passo è riconoscere i segni di tale processo per poterlo variare in qualche modo.


Giampaolo Selis


Impronte di fumo


Da amnio terrestre scaturire di vita

tra usitati scogli e sogni dormienti di sabbia che respingono l’acqua
d’argento si tinge l’onda
cambiando trasparente il suo color di cielo dolce è la visione nell’assorbire grazia

canora risacca
il torpore accarezza col ruzzolio del vezzeggio
a cui il pensare si fonde e piace

compare dall’imponente grembo l’emerso
che in te si discioglie lento con sabbie
sospiri e mestizie graffiati dal vento

al richiamo strano di pacata insofferenza con rispetto d’amante
torno lieve agli spruzzi diffusori di gioie
a cui mi avvinco

nell’estensione invasa dal salino profumo
umide labbra
lunghe
infinite
circondano il sentire rendendolo immanente

come posso non amare quel flutto
che parla all’abbandono
oscillando il fruscio nel rinnovato seno
là sulla sabbia incantata
attendo che mi giunga
per sentirlo e toccarlo
e lasciarmi toccare
assoluto

vibra il cuore col battere dell’onda
il mio spirito
tremulo in corpo
all’oscillare d’acqua s’avvicina

io culmo
sottile ramoscello spoglio
io giunco
fuscello leggero
portato dal moto fra l’oscillar di creste

io stelo di petalo sbiadito
invisibile nella vasta essenza mi perdo
e in quell’abbraccio
mi dipingo non cosciente di vissuto sogno che ritorna

tra profili d’onde scivola un raggio
serbato per te dal sole

voluttuosa la coscienza
si distende innamorata nel seguirlo
e scivolo
scivolo
scivolo anch’io

le mani
i capelli
la pelle e gli occhi gli occhi miei
colmi di luce splendida
s’immergono nel trasparente sussulto
che ricambia il vagheggio
penetrando gentile in animo
con divina estasi serena

limpido fluido sconfina in intelletto
cingente la vita dal primario momento
in cui l’affascinante dimensione albeggia


antropocene

tra tossine e veleni un albero
nell’acido oceano si specchia
nel tempo d’orologio evolutivo
un ramo da nettare

nell’era degli umani
natura grida limite
all’albero della vita

nella distruzione dell’habitat
il troppo coinvolgente si rinnova
o il ramo umano vegeta
o in lordare estingue


osservazione

soli
affacciano lo sguardo
dove l’umano disperdersi
si perde

su cinerea neve
e granito rosa
forme di diverso aspetto
compaiono sconosciute

silenzio squarciato
galleggia
plasmando immagini
eteree
prive di linguaggio
affogato dal carbonico

lago di neve in polvere
fra granitiche cime
abbevera un muflone
e un pesce rosso

vita si avvede stranita
del cambio di calore

il silenzio si squarcia
galleggia
forma immagini
prive di linguaggio
strozzato in gola
dal carbonico


sulla cima di granito
sotto la neve in polvere
osservano
un muflone e un pesce rosso

osservano straniti
il cambio di calore


lacrime di foglia

gracile speranza verde
sottile brillare nella piana
bruciata un filo d’erba

da quando
adagio
si è oscurato il cielo
il sussurrare piegato al vento lamento tremulo

sofferenza rischiara debole sole
condensa la bruma il suo grigio
sulla foglia lacrima di passione

al suo germoglio a fianco
mormorare fioco di madre
chissà dove conduce il suo pensiero appresso


musiche

vibra il pianeta
con voluttuosi balli

roteanti sogni irti di spine
avvolgono parole
perse
in cieli senza senso

s’intreccia con l’infinito
sontuoso fiume
asciutto di sapori

nell’esistenza musiche argentate

senza più divini passi
battono ritmi strani
privi di verde sogno


cormorano

ali imbrigliate
al cielo
che nel grigio riflette
colori umani
dell’isola di plastiche

dondola sua pena
cormorano al grido
fra maglie
d’inservibile rete

e quando giunge l’eco
respiro d’acqua
impura
e nessun volo

[continua]


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