Sueño fugitivo

di

Francesco Sinibaldi


Francesco Sinibaldi - Sueño fugitivo
Collana "I Gelsi" - I libri di Poesia e Narrativa
14x20,5 - pp. 130 - Euro 11,00
ISBN 978-88-6587-6923

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In copertina: «Red hair woman and strange mirror» © captblack76 – Fotolia.com


Francesco Sinibaldi arricchisce la personale antologia poetica con il nuovo libro dal titolo evocativo, “Sueño fugitivo”, che raccoglie componimenti lirici e alcuni brani di narrativa scritti negli ultimi due anni.
La visione del reale e la sensibilità verso le più labili percezioni da parte del poeta si accompagnano ad un primigenio sentimento di stupore davanti agli incanti del mondo e, nel suo processo lirico, diventa fondamentale l’estrema attenzione alla sonorità del verso, la “costruzione del suono”, come la definisce lo stesso poeta, ma assume un ruolo importante anche l’espansione e l’esaltazione del mondo emozionale.
Il canto lirico sinibaldiano erompe con tutta la sua luminosità e le consuete raffinate atmosfere, ormai consolidate negli anni, risultano sempre alimentate da nuova linfa con ricercati richiami al mondo naturale, scrigno di suggestioni ed incanti, simbolico sentiero che il poeta vive e percorre, nell’armonia dei sentimenti puri ed autentici, nella grazia di una visione lirica memoriale eppur capace di illuminare anche evanescenti tracce “d’infinito pensier”.
Totalmente immerso nel “sospiro antico” di una poetica dell’Universo, Francesco Sinibaldi persegue e rivitalizza la sua ricerca del ritmo nella versificazione e nella sonorità del canto lirico, affinché siano specchio fedele d’una rappresentazione armonica del sentire intimo del Poeta.

Massimo Barile


PREFAZIONE

Tra le composizioni presenti nel mio primo libro, “I Pensieri”, alcune assumono un significato particolare non solo per le modalità con cui viene applicata la “costruzione sul suono” ma anche in relazione alla presenza in esse del fattore emotivo.
Tra queste “Cantilena per Elena” e “Tempesta” (scritte nel mese di gennaio 1992), e “Ritorno al passato” (scritta nel mese di febbraio 1992).
“Cantilena per Elena” è il racconto di un’esperienza personale che si traduce nella descrizione di un idillio giovanile e che rappresenta uno dei momenti più felici della mia prima gioventù.
Il tormento interiore provato di fronte all’immagine della purezza e dell’incanto femminile mi colpì nel cuore facendo nascere in me un sentimento di stupore e sorpresa, con la conseguente volontà di esprimere tale sensazione vincendo l’innato timore ed un senso di profonda inquietudine “(…e il fremito antico di eterna baldanza nasceva nel sogno, “…e domani, domani saprà…”)”.
Nella seconda parte del racconto vi è la descrizione delle circostanze relative all’immagine più significativa dell’intera narrazione.
Una sera d’estate, dopo aver girovagato per l’intero paese ed essere giunto nei giardini di Santa Maria Maggiore, stanco e tranquillo mi sedetti su di una panchina situata proprio davanti a due altalene scarsamente illuminate dalla fioca luce presente in quel luogo ove ero solito trascorrere le ore liete della giovinezza.
Ad un tratto, col pensiero invaghito nella soavità di un istante di quiete, alzai lo sguardo ed in quel momento vidi Elena che dondolava sull’altalena guardandomi e muovendo leggermente il viso su di un lato.
Un sussulto di emozioni pervase il mio animo regalandomi nel contempo un sentimento di meraviglia e di incanto, con la certezza che quell’immagine sarebbe rimasta impressa nella mia memoria (…“la pura romanza che ‘l dolce tuo andar sull’altalena di sera… donava al mio sguardo la scena più bella e più triste di vita mia d’amor…”).
Nella parte finale del racconto esprimo la nostalgia provata nel ricordare tale evento portatore di gioia e turbamento.
Nella poesia “Ritorno al passato”, allo scopo di rendere attuale l’immagine espressa e di immedesimarmi in quanto descritto ho deciso di iniziare la composizione con l’utilizzo del passato remoto per poi proseguire con il tempo presente (“Tornai sul laghetto che brilla il turchino per l’aer festoso e miro sereno, che il guardo ridonda, beltà de li augelli che corron per l’acque…”).
Nella parte centrale della poesia le luci morenti del tramonto e la quiete della valle mi riportano al passato facendo rinascere nella mente alcune immagini dell’adolescenza (“…e mi rammento il buio, e li morti ricordi, l’eterno, il fior di gioventù…”).
Nell’immagine finale l’emozione provocata da un leggero fruscio mi spinge a chiudere gli occhi esprimendo col pianto rivolto al sole un profondo rimpianto (“Mirando solo fruscio di quiete per la vallata, chiudo l’occhi e l’allegria e piango al sol lo mio rimpianto”).
In “Tempesta” ho cercato di descrivere quello che accade in un paesaggio di campagna nel momento in cui scoppia una tempesta, la conseguente sensazione di paura ed il ritorno della gioia e della serenità quando essa si conclude ed il sole riappare.
Dapprima vi è l’immagine dello sgomento provocato nella natura (“Scoppia la tempesta: odo i fior strillar timore e s’alza là, d‘un esil chiaro, vociar d’affanni gl’augelli a trilli”).
A questa prima fase segue la descrizione di diverse immagini conseguenti a tale fase di smarrimento (il timore della ragazza che scappa nella via, le voci d’attesa d’invito al sole, la corsa del micio nell’orto).
Nella parte finale della composizione esprimo la felice e ritrovata sensazione di quiete all’apparir del sole e della calda luce (“Tintinna e balza pe li campetti sonar d’augelli, incanto e gioia”).


Sueño fugitivo


L’ultimo respiro
(In ricordo dell’attrice italiana Laura Antonelli)

Quel soffio di
solitudine appar
nell’arietta donando
l’incanto di un
istante perduto,
col suono del mare
e un raggio di
sole che penetra
incerto nella stanza
assopita: l’ombra
svanisce nel mesto
torpore di un
momento di quiete
ed anche quel fiore,
baciato dal pianto
del cuore spossato,
tramuta il sorriso
nel triste richiamo
dell’eterno respiro…


Toi, ta jeunesse…
(Composizione scritta nel Centro del Fondo di Santa Maria Maggiore in data 16/7/2015)

La finesse de
l’esprit qui chante
la douceur d’un
regard fugitif,
le charme pénétrant
d’un sourire lumineux
et encore, sur les
lèvres, la douce
sensation d’une
étoile solitaire: toi,
ta jeunesse, la
lueur qui revient
dans l’aube de
tes yeux…


The rose in the Chapel
(Composizione scritta nella Pineta di Druogno in data 16/7/2015)

Silence and a
feel of mystery
in the frail
atmosphere of
a magic place,
where the light
of a candle shines
with a superb
intensity calling
the care of a
moment of faith;
on the altar, hidden
by a painful sensation,
a beautiful red rose
gives a refulgence
that appears in
the air with a
lovely behaviour
while a graceful
desire is reflecting
the youth: and
sadness returns
on your harmonious
face, and even a
light tear covers
the eyes with
an intense emotion…


La rima del sol
(Composizione scritta nel Centro del Fondo di Santa Maria Maggiore in data 16/7/2015)

Siento una voz que describe un suspiro
lleno de garbo y en el lento caer de una
hoja cansada veo la tristeza de una mágica
rima; el bosque aparece silente, la mano del
sol cubre los setos donde vive la gracia y
después, sobre la rama, el dulce pájaro gorjea
contento: y una luz resplandece, como el soplo
del viento cuando viene la noche regalando
el amor.


Un rumore nella quiete
(Composizione scritta nella Pineta di Druogno in data 16/7/2015)

Dolce ed armonico
bosco, odo il tuo
canto vociar per
l’arietta e quinci
vagar nel cuor
dei sentieri; quel
mite uccellin,
quando il sole si
desta e danza
gioioso nel chiaro
mattino, par quasi
fuggire e poi
prendere il volo
nell’azzurro creato,
ridente e veloce
a coglier la grazia
e la festa del cielo.
Così, nel mio pianto,
ritrovo la luce che
parea sconsolata
ed il suon della
vita rinasce fiorente
vociando la rima
dell’ala felice.


La voz del silencio
(Composizione scritta nel Centro del Fondo di Santa Maria Maggiore in data 20/7/2015)

Como una hoja que regresa en el llanto del
poético verso, como el canto del sol cuando
viene el silencio y una voz candorosa invita
las almas a pasar suavemente donde el vivo
candor se convierte en tristeza…


Luci del mattino
(Composizione scritta nella Pineta di Druogno in data 20/7/2015)

Respira la quiete
nel muschio odoroso
bagnato dal canto
del fresco ruscello
onde un raggio di sole,
posandosi mesto
sull’erba umidiccia,
risplende nel grembo
dell’aperta campagna;
il mite pastore, al
suon di un allegro
versetto, percorre
il sentiero mirando
il sospiro dell’antico
querceto e lesto e
gioioso saltella
il cerbiatto correndo
nel prato come il
pago fanciullo al vociar
dell’estate: fa festa
il mattino, rinasce
nel soffio del vento
esitante.


Nature song
(Composizione scritta nel Centro del Fondo di Santa Maria Maggiore in data 20/7/2015)

The deep silence of the pinewood reflects
the meaning placed in that harmony while
a breath of serenity lies on the ground near
the torment of a dying leaf; a distant sound
calls the atmosphere of a forgotten memory,
the crying of a blackbird runs in the air with
the delicate voice of an elegant sorrow: and
I live in the sunshine, in the youth of a fine
thought now becoming a dream…


La première lueur
(Composizione scritta nella Pineta di Druogno in data 20/7/2015)

En un instant
la nuit termine
en donnant la
dernière obscurité:
le premier rayon
du soleil éclaire
les jardins, les
prairies humides
de rosée et les fleurs
lumineuses qui
remplissent le matin.
Les couleurs brillent
dans la jeunesse
de la vie et alors,
en ce chant, je
rappelle l’émotion
de ses yeux fugitifs,
la lumière retrouvée
après l’affliction
et ainsi, subitement,
la tristesse disparue
dans l’aimable sourire.


For her heart
(Composizione scritta nel Centro del Fondo di Santa Maria Maggiore in data 27/7/2015)

And now, in my mind, the verse of a sweet
leaf invites me to cry calling the care of
a graceful appearance; but this is the rhyme
for the song of the new day, for life that
escapes giving the smile of a pleasing present,
for the beautiful sadness placed in her heart…


Gli occhi del vagabondo
(Composizione scritta nella Pineta di Druogno in data 27/7/2015)

Onde un raggio
di sole rischiara il
mattino brillano
grati d’incerto splendor
gli occhietti del
vagabondo; quindi,
rimando il dolore
dell’eterno sconforto,
paion quasi morire
e poi spegnersi
mesti nella fioca
movenza del perduto
passato.
Codesto vissuto
riapparmi nel canto
del mortale cammino,
la gioia ridente
della giovane luce
che lascia il bagliore
per fuggir desolata
nell’afflitto richiamo
del perpetuo rifugio.


[continua]

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