Opere di

Francesco Mavelli


L’ansia del giorno!

Tra le acque che violente spumano
ed il fragor che alla mente sale
vedo degli Avi gli antichi fasti.

Ed in cotanta larga stasi
mi trae una musical voce
e, mi prende l’ansia del giorno!

Sulla sponda delle acque spumanti
ritorno verace nel dolo mordace
e di cristalli è il pianto!


Ricorre

Quando della terra scende la perfusa armonia
e dei cuori l’assordante scompiglio.
Alla morte rigonfia la vorace fauce.

Quando della terra scende la perfusa armonia
e dei cuori rigonfia lAmore,
all’Uomo riprende l’eterno giro.

Quando della morte e della vita è il dì,
ricorre l’esteso ampio sospiro e …
ricorre … ricorre … ricorre.


Al bivio

Sbagliando, nella vita, il significato eterno.
Ho continuato a non scindere, dall’animo, il reo perverso.
Giungo così, ora, alle soglie del bivio Erculeo.

Qual mi apparterrà, del male, la funesta forza?
Che tutto, di botto, rompe e falsamente ravviva
con intricati colori. In argentea tinge l’avversa riva.

Qual mi apparterrà, del bene, la mite calma?
Che nulla promette .E non colora
di falsi amori l’apice di vita?

Propongo, nel bene la mia forza verserò.
Or più non cerco e con l’ingannevole
s’allontana la turpe tentazione.


A San Francesco

il dirotto scroscio del vento
tra i verdi e curvi rami
diede all’ira la calma.

E … fu la vera vita!

Favolosa, delle visioni il miracolo
i tristi occhi beò e intinse
di nuove inusitate compagne.

Per Lui Iddio scelse con calma
delle genti la rara menzione
e … nella calma parlò il vento.


La vetta

Forza! Ancora pochi passi
e vedrò la disiosa vetta
ove la solitudo è eletta
e li nostri mondi son bassi.

Lassù v‘è la candida neve
e il puro e bianco cielo
giù il freddo e cupo gelo
e la terra nera e greve.

Anima mia, pochi passi
e vedrai la bramata vetta
non rinunciar al tuo, e getta
sul tuo passato molti massi.


Senza motivo (passione)

Giorni d’ansia interna. Ho visto
un Uomo piangere sulla collina.
Maestro di lacrime, un ghiacciaio sciolse.

Dimensioni umane non terrene.
Intravedono i miei occhi un lago,
dalle lacrime versate, formato.

Centrale di sospiri e grida,
contorti corpi, tesi nello spasimo.
Ultimi battiti di cuori oscuri.

Giorni d’ansia interna. Ho visto
Uno spirito languire sulla collina.
Insigne, superbo nell’aspetto.


In rimembranza

Chi pianse la caduta del Dio?
Chi della di Lui sorte s’adombrò?
Chi prese in soma il pensiero?

Perché a gran calca s’appressan?
Perché,con giubilo, sparve l’Icone?
Perché avvampò del saggio la pena?

Oh! ... Ma! ...
Fu …un falso Dio!


Per le… gemelle!

Il canto diffuso del giorno
improvviso si rompe di grida,
di urla, schianti e sconquassi.

Lento passa lo scandir dei secondi,
quasi di eterna festosa danza funesta,
trema e stride l’amata, nera, terra!

E, la “ bianca Casa”
ammantata di rossi sudori
trema con l’amata, nera, terra.

Nel canto diffuso, improvviso,
lo schianto e le urla rompean la terra
e, nella terra affossaron i lunghi sudori!


L’infelice

ho visto un Infelice
tutto solo era nel viale
e a nessuno par che cale
la vita di quell’Infelice.

La vita misera ch’ei porta
è povera e par che grida
il duolo che in Lui s’annida.

Come dal fiume trasportato
Il ramo cade nei fondi
Così l’Uomo è portato
Dall’umanità nei profondi.


L’odio

Tempeste burrascose e, incubi
al mio giovane cuor non danno pace.
Raggiante di terror è il mio viso.

Dei suoi stridori siam succubi!
Grigia mente,da sol si compiace
render l’amico all’amico, inviso.

Tu,addensi il mal e tutto rubi.
Gioisci della tua ferocia e, vorace
il Tuo alito diffondi e… ognun è diviso!



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