Opere di

Francesco Deiana


I miei libri.

Oggi i libri da me scritti e disponibili in commercio sono tre: il primo da me pubblicato è “Luci barbaricine”, che nella sua prima pubblicazione era intitolato “Apologia di Orgosolo”. Il secondo si intitola “il manoscritto di un re bambino”. Il terzo, “Guardavo un altro cielo. Racconti.” Un quarto libro, “La rosa di Bisanzio” è stato da me terminato da poco, ed è ancora inedito, non ancora dato alle stampe.
Luci barbaricine è la storia di un uomo, di un’isola, di una comunità. E’ una storia molto intensa, dove non mancano situazioni e fatti anche drammatici. All’inizio il titolo era “Apologia di Orgosolo”. Poi decisi di intitolarlo diversamente, “Luci barbaricine”. Nei toni a volte drammatici e tesi al pessimismo, in ogni riga di questa opera e in ogni personaggio è presente una tensione, una ricerca di dignità e di benessere: la speranza è il filo che mantiene unita la narrazione; speranza che dona, infine, una vita dignitosa al protagonista Andrea. Dignità ottenuta però a caro prezzo. I termini “Luci barbaricine” indicano questo aspetto, la ricerca e la speranza.
Il secondo dei miei libri pubblicati si intitola “Il manoscritto di un re bambino”. Diverso il tipo di narrazione, diversa l’ambientazione. Un militare della Brigata Sassari ci narra, in questo libro, la storia di un Tenente del Corpo dei Marines americani. E narrando una storia vivace e a volte non del tutto rispondente ai fatti storici avvenuti pochi anni or sono in Terra Afghana, il libro non intende dare giudizi sulle guerre, sulla domanda se esistano o meno guerre giuste oppure no. Questo giudizio spetta al lettore. Il libro si limita a mostrare, attraverso la narrazione, come a fare i conti con le guerre non sono solamente i soldati oppure i reduci delle stesse. Tornato in patria, il Tenente dovrà assistere alle terribili conseguenze della “sua” guerra, in ambito personale e soprattutto in ambito familiare. La fine del romanzo spiega questo concetto e il suo perché.
Il libro “Guardavo un altro cielo. Racconti” è composto da racconti più o meno lunghi. Già dal titolo si intuisce che i protagonisti dei racconti non sono persone che amano il conformismo. Lontano da qualsiasi velleità rivoluzionaria, la narrazione ci presenta persone che puoi trovare ovunque, e che hanno una storia personale che esula dalle regole del “branco”, dai dettati di una società, la nostra, dove tutto, o quasi, è omologato e lascia poco spazio a una vera libertà, soprattutto individuale. Tutti hanno storie diversissime fra di loro, storie comunque da raccontare.
Il libro ancora inedito dal titolo “La rosa di Bisanzio” è un romanzo che si ambienta nei giorni della dolorosa fine di Bisanzio, ovvero l’Impero Romano d’Oriente. Un Imperatore, l’ultimo dell’Impero d’Oriente, dal nome Costantino XI Paleologo, subisce a seguito di una prova di coraggio, delle ferite e dei traumi che lo rendono non più abile e adeguato a guidare l’Impero: viene quindi sostituito, in grande segreto con il popolo di Costantinopoli, o Bisanzio, con il fratello a lui molto somigliante nei tratti fisici e nel volto. La storia ovviamente non è quella vera, viene cambiata per narrare una storia che è frutto di fantasia. Con il suo vagare nella Bisanzio dei cittadini e lontano dalla Corte egli scopre il suo lato di uomo che a Corte era presso ché atrofizzato da mille protocolli e ipocrisie. E di questa condizione egli si innamora fortemente. La fine del libro è la narrazione, a tratti drammatica, della caduta dell’Impero Romano d’Oriente.



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