Stagioni sovrapposte e confuse

di

Franca Canapini


Franca Canapini - Stagioni sovrapposte e confuse
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
12X17 - pp. 48 - Euro 6,50
ISBN 978-88-6037-8033

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In copertina: fotografia dell’Autrice


Questa pubblicazione è stata realizzata dal Club degli autori quale primo premio al Concorso Letterario Jacques Prévert 2009 sezione Poesia.


La collana editoriale “Le schegge d’oro” rappresenta un simbolico scrigno letterario nel quale vengono custodite le opere degli Autori che hanno meritato riconoscimenti e affermazioni nei numerosi concorsi letterari.
Il Club degli autori, attraverso questi libri, intende premiare coloro che hanno dimostrato di condividere, grazie a queste opere, le loro emozioni e pulsioni, le loro aspettative e i loro immancabili sogni.
Il desiderio è di offrire un’occasione di pubblicazione per alimentare, ancor più, la passione di coloro che si sono completamente immersi in una nuova avventura letteraria o da tempo hanno perseguito tale passione: un modo semplice ed autentico per regalare la possibilità di farsi leggere.
E’ una iniziativa culturale che può essere raccolta da tutti coloro che amano scrivere, un ventaglio letterario che si apre per dispiegare le bellezze che racchiude, per rendere evidente il valore delle opere che vengono pubblicate, per confermare la qualità di un libro di narrativa o di una silloge di poesie… mai dimenticando il valore intrinseco d’ogni opera che nasce dalla dedizione e dall’impegno e, ancor più fortemente, la sostanza vitale profondamente ricercata da parte di coloro che ne sono gli Autori.



Stagioni sovrapposte e confuse

__Motivazione del Primo Premio a Franca Canapini per l’opera «Stagioni»: __

«Al ricordo dell’età dell’infanzia, in cui «Quasi niente era nostro / tranne la libertà di giocare con il tempo» (Miei cari), fa contrappeso l’incipit della raccolta in cui la poetessa si sente libera dopo aver eliminato tutti i ricordi che la incatenavano a luoghi, persone e situazioni del passato. Così può spaziare dalle origini dell’uomo, «avere / migliaia di anni ed abitare / una capanna di fronde con al centro un focolare» (Archetipi) e sentirsi libera, ma “sradicata” e scatenata, padrona della sua vita. La solitudine è vista con benevolenza se permette di immergersi nella natura ad ascoltarne le sue voci, che sono diverse dalle voci umane, anzi a tale scopo il distacco dalla gente è necessario. Esiste però una paradossale contrapposizione tra le «cornacchie svolazzanti / su case di miseria» (Cornacchie) ,che volano libere sui tetti, e la gente che si chiude a chiave nelle case per sentirsi libera. L’incomunicabilità della gente è stigmatizzata al punto da considerare un marito come se fosse una semplice statua «con in mano soltanto / delle rose di campo» e la metafora di un’auto vecchia che viene abbandonata e sostituita con una nuova, bene raffigura la situazione drammatica di chi viene abbandonato inesorabilmente per essere sostituito da altra presenza più giovane. La peggiore età della vita è terza età che con una metafora la poetessa identifica con l’autunno, quando una rosa ancora fiorita non riesce più ad attirare «l’ape che arranca / sulle foglie sciupate [...] aspettano estenuate / la gelata della fine» (Fuori stagione). V’è un continuo richiamo alla natura (“fiori di finocchio”, “campi di pastinache”, “prati di erba medica”, “festuca pallida”, i gerani, il pino e il cipresso, più volte citati) e non mancano i riferimenti al mondo fiabesco con le sue dame e cavalieri, “principi azzurri e principesse addormentate». La raccolta chiude con la poesia “La bambina che piange” che è anche un sommario della poetica della Canapini, in cui enuncia che la sua vita ora consiste nel godere le bellezze della natura e nella ricerca della parola perduta «nelle innumerevoli parole / che tessono relazioni», ma che in fondo al cuore – e questa è una chiusura circolare ed inaspettata con quanto la poetessa ci ha detto nell’incipit della raccolta – c’è ancora la bambina di una volta. È questa bambina che emerge costantemente in tutte le sue liriche ed è l’emblema stesso della poesia».

Benedetto Di Pietro Presidente del Premio Poesia Jacques Prèvert


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