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aggiornato il 20-luglio 1997

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Filippo Cecere

Filippo Cecere ha trentacinque anni, è nato e vive a Napoli. La sua poesia, prevalentemente a sfondo psicologico e di fede, rimane sempre fedele al principio che un libro ben scritto è un libro ben letto dall'autore (Edmond Jabés). Nasce quindi essenzialmente dall'introspezione, mezzo per indagare i luoghi profondi del mistero dell'uomo e di Dio.

Ha ottenuto i seguenti riconoscimenti: primo premio sezione poesia al concorso "M. Yourcenar 1993", Cernusco sul Naviglio; premio speciale della giuria sezione poesia al concorso "J. Prèvert 1994" con la silloge inedita "Norbertiana"; premio speciale Città di Poggiomarino 1997 alla 9° edizione del premio nazionale di poesia religiosa dott. Gennaro Scetta Città di Poggiomarino; premio speciale della giuria al Città di Pompei XXIII ed. per il libro "Linea di confine"; oltre a varie segnalazioni e menzioni.

Il suo primo libro edito di poesia ispirato alle teologie di Antonio Maione ed Eugen Drewermann dal titolo "L'occhio di Cristo", Montedit 1994, otteneva la segnalazione della prestigiosa rivista internazionale teologica Concilium. Il suo secondo libro edito dalla Montedit si intitola "Linea di confine Norbertiana e il libro de L'Unità ritrovata."

Filippo Cecere è redattore della rivista di poesia "La parola abitata", redattore della rivista di teologia "Il tetto", fondatore del periodico "Il Caffé" (rivista di cultura in Napoli) e ha collaborato alla rivista delle chiese protestanti Riforma.


Ecco alcune sue poesie

 

Mistica negativa *

 

Ritengano gocce di rugiada i rami offesi della profezia
prendendo forma in quella voce chiamata a partorire:
la piana dal monte è destinata al giogo
il cielo dalla terra inverso
in ombra, dal crepuscolo effatato, il sole;
fondato al vento, oppresso dal terreno verbo, è luce
fiaccola sospesa tra l'aldilà e lo specchio
grana di sabbia per l'iride di mezzo
giuoco del riflesso tra concavo e convesso
l'uno all'altro fronte suicidato
 
vezzo del tramonto
 
* ovviamente il termine mistica negativa è da intendersi in accezione poetica e non dottrinale
 
 
La piscina
 
Apocalissi della mia luna, poche stelle
caddero come da un canovaccio torto
mentre l'erba si falciava e ti spiccavo
dall'eclissi del mattino nel moto inverso
alla parabola che incrocia la polare.
Ti persi. E mi persi
nel giuoco del villaggio che presi a costruire
perché ti avevo perduto. Eppure giace
un lago al centro della stanza
del palazzo che mi aveva sostenuto
e in fondo al lago una piscina
in cui ti bagni ogni volta che il tuo corpo
si porta al precipizio

 

Clicca qui per leggere la prefazione del libro "Linea di confine"


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