Fisso le stelle con gli occhi - per questo non cadono

di

Fabiola Bucci


Fabiola Bucci - Fisso le stelle con gli occhi - per questo non cadono
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
12x17 - pp. 32 - Euro 7,50
ISBN 979-1259510921

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Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’opera è Segnalata nel concorso letterario Jacques Prévert 2021


Presentazione

È difficile trovare il proprio posto nel mondo. Ancor più difficile è mantenerlo dopo averlo trovato. In un mondo in cui le nostre certezze vengono prese d’assalto, non dobbiamo tradire i nostri valori; dobbiamo rinforzare ad ogni attacco i nostri punti saldi e non lasciarci fuorviare da compromessi e facili felicità. Ognuno di noi deve costruire un’identità così forte da riuscire a non perdersi mai.
Non dobbiamo voltare le spalle a noi stessi per promesse lontane. Se il mondo chiede di rinnegare noi stessi, dobbiamo a gran voce rispondere NO, anche se questo a volte significa perdere le persone che amiamo. Non si può essere felici senza rimanere fedeli a sé stessi.


Fisso le stelle con gli occhi - per questo non cadono


La trama di un uomo
è il modo in cui sono cuciti
i suoi errori.


Aquilone vagabondo
perso nella foresta
ferito e strappato da rami ostili
non riusciva a prendere il volo.

Giocò con le parole
e i rami divennero rima.

Quella fu la sua libertà.


La salvezza stava in quel libro,
in ogni C’era una volta,
in ogni E vissero per sempre felici e contenti

Distanti come il vapore del tè sul comodino

E tu, bambino,
quante volte hai provato ad afferrarlo
quel fumo?


Il cassonetto era schienale
di una vecchia marionetta
Il cappello a terra vuoto
elemosinava vita.
“Un senso” sul cartello
Pidocchioso burattino
negli occhi di una donna.

La bambina si scoprì fata.


Mi muovo leggera
senza legge
nella speranza di essere letta
eletta
capo di me stessa.


COMPRENSIONE

Nel verde
Da un lato sfuma fino al giallo
dall’altro si vede il blu
Se chiedi: Dove sono?
Rispondo: Da dove osservo?


La tacca dell’altezza sul muro
misurava il nostro allontanamento
Felici segnavamo ferite incurabili
Quando non restò che calcare l’ultima
morimmo.

[continua]


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