Opere di

Eros Nava


Il Falco

là sui declivi
della Valtrusa
volteggia il falco
la preda cerca

celesti spire
sul dolce vento
più chiaro è il nembo
nel piano asperso

d’un tratto un tuffo
nella radura
travolge lesto
un’altra vita

nell’aria preme
potente l’ala
sull’aurea serpe
il ferreo artiglio

poi giù radente
all’infinito
tenace geme
a valle un nido

e fu un presagio
che al cuore disse
chi mai sarà
la vera preda?

Poesia seconda classificata nel concorso “Grappolo d’oro 2015” Bardolino (VR)
e prima classificata nel concorso “ Premio riviera 2018” Bardolino (VR)


La luce

la Luce
sovrumana ed eterna
mi chiama mi dice
fermati combatti
come singola cellula
di vita primigenia
fatta d’acqua e di luce
proliferata in branco
nemica e diversa
di un’altra cellula
che rapida evolve
in un nuovo branco
accogli zelante
la legge più antica
la natura nascente
per un momento arresta
l’immane frenesia
di pensiero spoglia
invoca e ridesta
le virtuali menti
l’immutabile uomo
al pericolo sordo
troppo veloce e stolto
che raggiungere vuole
la Luce

Poesia prima classificata nel concorso “Premio riviera 2019” Bardolino (VR)


La beccaccia

Son freddi i fiordi è l’ora di migrare
superba come gallo di foresta
lasciai la Scozia per l’alpina cresta
un volo a stormo sul notturno mare.

Cullai la dolce piuma del pittore
planando con la foggia del serpente
miraggio rubicondo della mente
e vissi da Regina senza amore.

Elusi ancora l’unghia del rapace
tramonti ed albe nella posta infame
la morte finsi per salvar la vita.

Eccelso fu chi mi donò la pace
da quando un Re saziò l’eterna fame
al mondo non vi è carne più ambita.

Dedicata a Giancarlo Pellicioli

Poesia seconda classificata nel concorso “La carica 2013” – Pastrengo (VR)
e nel concorso ”Ariodante Marianni 2013” – Borgo Ticino (NO)


A Sabrina

dove predò l’altero fiorentino
donò la sabbia all’Arno un bianco fiore
a Dante l’alloro di Campaldino

solo la treccia del crine senese
il drappo umiliò al guelfo signore
pianse la torre sull’ermo paese

sui fieri leoni cadde l’oblìo
mitrie e corazze nei foschi conventi
ma una madonna non mosse all’addio

dai fonti del Falco come una squilla
scese nel mare tra magici accenti
e il sole baciò la verde pupilla

Dedicata a Sabrina Corazzesi


Vipera

Il tuo veleno scorre
nel cantico rupestre
degli errabondi fauni
e dona all’enfie labbra
due calici sgargianti.

Ridonda nelle spire
di madide falangi
sui grevi flauti eburnei
che inebriano le tube
e i frigi corni aspersi.

Trasmuta le papille
col miele dei sambuchi
di aruspici silvestri
librando le vestali
tra gli organi celesti.

Santifica le pene
dei fulvi astati inermi
nelle orfiche sorgenti
ridesta virginali
le menadi fiammanti.

Munifico sciaborda
cangiante come nube
lavanda delle grotte
e nutre le prigioni
di eterne libertà.

Poesia seconda classificata nel concorso “Wilde 2009” Vercelli


Le tre fonti

Fonte oscura dell’abbandono
laconica e impetuosa
dal destino vituperata
nel lustrale limo disciolta
che non sa rinverdire
la dolente golena.

Aurea pioggia della vittoria
nelle vene del lauro
e dell’ermo asfodelo accolta
dalla pisside sublimata
per nutrire d’idillio
le romantiche spore.

Acqua di monte mai sognata
riversata nel sangue
di remotissimi ruscelli
che macinerà con il grano
l’ineffabile eco
di un’altra eternità.

Poesia seconda classificata nel concorso “Anime e luci 2006” – Padova
Poesia quarta classificata nel concorso “Arte città amica 2006” – Torino


Scrivo

nessun sospiro riso oppure pianto
accolto fra le nebbie della storia
vorrà donare un attimo di gloria
a chi deforma il vero con il vanto

e quando del sapere il passo è privo
ritorno all’onda serva d’ogni scoglio
o a lordare invano questo foglio
se al mondo non importa ciò che scrivo

Poesia quarta classificata nel concorso “L’anima del bosco 2008” – Cairo Montenotte (SV)


Quarnaro

Da Nona e da Promontore
sull’aurea costellazione
dai miti d’Argo plasmata
declina l’urlo grecale.

Solari ignude le mura
esangui piaghe terrestri
nel vespro serbano i clivi
e l’erme torri leonine.

La roncola dell’Ossero
risveglia l’onda ammansita
l’agnello nella ginestra
le darsene di Lussino.

Respira il faro e la vela
l’aroma d’Arbe e di Pago
lo slavo rovere oppresso
dal rude istriano nocchiero.

Rimpiange il fiore degli anni
il glauco delta fiumano
eccelsa fonte di canti
d’eroiche vergini carni.

Poesia Seconda classificata al concorso “Emozioni e magie del Natale 2004” – Piacenza


Altamira

Per fame per timore
la tua mano acerba
ha trafitto una creatura.

Il fuoco hai rapito al cielo
per vincere il freddo
per inventare un dio.

Hai divelto radici
asperso ogni seme
sulle piaghe della terra.

La tua colpa sulla roccia
impressa è di rosso
nel ventre della storia.

Mai pago lorderai
tutta l’acqua e l’aria
senza più alcuna vergogna.

Poesia prima classificata nel concorso “Kronstadt 2006” – Pavia

Premio “Ambiente” nel concorso “Carla Boero 2006” – Chivasso (To)


Leonessa

Cidnea rupe a lungo resistemmo
fregiando di rose valli e graffiti
Cenòmani antichi dentro i castelli
sui lidi sebini e sopra i navigli.

I marmi di Roma fieri acclamammo
i fori i templi le alate vittorie
i litui nei cardi e nei decumani
forgiando sul Mella aratri ed usberghi.

Le orde degli Unni qui combattemmo
serbando il sacro carroccio a Legnano
nel cuore le croci di Desiderio
i falchi i gastaldi il trono di Carlo.

Il sacco del Garza atroce subimmo
le spose offese dai gigli angioini
fidando nel motto insigne di Marco
nell’evo sereno prima del Corso.

I rostri d’Asburgo torvi sfidammo
noi impavidi figli della leonessa
le brame le idee estreme e globali
solcando i deserti le steppe e i mari.

Ma nulla potemmo contro i fratelli
illusi signori ebbri del mondo
vassalli di un solo fatuo villaggio
venali sementi prive di terra.

Poesia seconda classificata nel concorso “Gabriele D’Annunzio 2004” – Gardone Riviera (BS) – Città di Brescia


Europa

figlia di Fénice infamata terra
dall’Ade serba i berlinesi tigli
il nettare della fraterna guerra

libra con l’ala i bicipiti artigli
le baltiche lupe ad Atlante avvinte
sull’ebbra luna di colli vermigli

mille città furono d’oro tinte
d’infanti colme e di vegli sapienti
le insegne al vento e le barbare vinte

madre di Dante e di Cartesio senti
dagli Urali al Tago i flebili salmi
le acute lapidi gli alti lamenti

forse i più prodi godranno gli scalmi
cirillica stirpe tu dei Balcani
irrisa Cassandra dai nudi palmi

ermo nel foro ammorbato dai cani
dissolvi Parmenide l’orda e il mito
di mosche oscure e di falciate mani

fonte del Tauro propizia il tuo rito
le menti solari le ardenti croci
retaggio di Storia dal mondo ambito

orba è la torre d’orgoglio e di voci
magione di sudditi e di lenoni
i savi immolati da piombi atroci

presto nel cielo del despota i tuoni
il lauro di Malta il vindice afferra
risorti nel cuore i nuovi leoni

quanto fosti amata perduta terra

Poesia seconda classificata nel concorso “Gabriele D’Annunzio 2003” – Gardone Riviera (BS) – Regione Lombardia


Maremma

I procellosi nembi invano
s’avventano sui granducali scanni;
l’Ombrone arranca e il maestrale
fra vele cale e tolde turbinando,
le prore arrugginite morde
al glauco arcipelago abbandonate.
Più in là le impermeate fratte,
di nobile mirto e d’anéto sfrondano
i grufolanti verri e languono
percosse da ferri e da mandrie brade.
Nell’ombra soffusa dei pini,
risolcano i butteri disadorni
tamerici e ginepri mondi.
Garrula sopra i poggi la ghiandaia
vola tra gli ondeggianti lecci
e nel mare vicino e più lontano,
il nomade glabro pagùro
pavido dal guscio appare e scompare.
Albeggiando i dirupi e i tumuli,
sacelli d’Etruria coi tufi s’ergono
su fortezze falesie e sproni
nello specchio di vulcaniche fonti.
Oh quanti scirocchi e ricordi
di rutilanti tirreniche prode!
E quando ti lascio, e quando
nell’occaso argentato sotto Cosa
all’ardua tagliata ritorno,
un aculeo lancinante di tràcina
l’anima mia trapassa e di te
nuovamente m’avveleno Maremma.

Poesia seconda classificata nel concorso “Calastoria 2005” – Valdagno (VI)



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