Opere di

Ermano Raso


CONTEMPLAZIONE

Di aria oggi voglio scrivere,
di cielo di mare e di montagne,
di questo fiume debole impetuoso e forte
e lento alla pianura
che ammicca parla e racconta
e mai s’arrende se non al mare.
Voglio scrivere di questa pioggia
che arriva da lontano,
che carezza gli alberi e le foglie
e rapida avanza sopra i boschi
con fruscio crescente che sa di vento
di quiete e di silenzio.
Dirò del monte che buca il cielo
con fare quasi assente,
con la calma che è dei forti
e la fierezza di chi
ha già in pugno la vittoria.
Del mare canterò l’immenso
ma più ancor l’ardire,
ché là all’orizzonte sale
fino a baciare il cielo.
Che dire poi del cielo
che dall’alto della sua dimora scende
ad incontrare il mare?


RIMANI

Rimani ancora un po’ questa sera
e insieme spazzeremo via
l’inutile coda di vuoto
lasciata dalle feste fuggite,
quel sapore di tedio amorfo
che pare affondare le radici
nel pantano fangoso delle strade
figlio della candida neve
là dove si perse il canto
che fu del Natale e dintorni.
Anche si spengono le luci della città
e la solitudine riprende la sua danza
là fuori nel buio che l’assedia,
anche riappaiono gli spettri di prima,
riaffiorano le asce sotterrate.
Rimani, e insieme soffieremo
sulla debole fiamma che già un poco
ci riscalda
e che domani diverrà l’incendio
che dipana i grumi, i lacci e le catene.


L’ABBRACCIO DELLA NOTTE

E’ grande questo giorno
che ora splende nella sera
e lievi le tue parole si posano
sull’ombra dei miei silenzi
nell’ora in cui si affacciano
le prime stelle
e il cielo stende sui prati
la rugiada.
Meravigliosa questa felicità
che un concerto di campane diffonde
nell’aria nera della notte,
nelle valli sconfinate
della mia quiete,
sui picchi estremi
di questa gioia alata.
Splendida la notte quando s’alza
il vento tiepido dell’amore,
quando affonda le braccia
nell’alba blu cobalto
che profuma di cielo e poesia,
che ci vedrà ancora sbocciare
in una nuova infinita fioritura.
E non sarebbe giorno
il domani senza te.


ALEA IACTA EST

Vivo qui
in un tempo scaduto
con le ali raccolte
ma pronte al volo
nella lentezza dei giorni
a tentare ancora luce
rinchiuso in una bolla
di ricordi
unico baluardo
a questo male di esistere.


SOLITUDINE

Si procede spinti
da forze sconosciute
senza soste o ritorni
talora vele in mare aperto
senza vento
sorretti soltanto dall’istinto
di sopravvivenza
naufraghi in oceani
privi di acque.


IL CALICE

Vorrei riempire il calice
della felicità che mi hai regalato
per poterne sorseggiare
nei giorni vuoti di te,
possedere le ali delle rondini
per volare tra i tuoi pensieri
dove confondermi,
e sostare soltanto
là dove si posano i tuoi sogni.


OLTRE LA STAGIONE DEL SOLE

Ho tracciato il percorso del nostro cammino
con la pazienza dei piccoli passi,
ch‘è del passero nell’edificare il nido.
Ho ricamato le rime più belle,
le ho soffiate negli anfratti più reconditi
dei tuoi silenzi
ed una stella è fiorita nel mio cielo.
Per il ponte gettato sulla tua riva
non ho usato cemento né legni
ma raggi di luce di sfavillanti colori.
Ora, nell’accento vespertino del mio tempo
con la paura in agguato ovunque,
l’inverno alle porte,
ancora i nostri giorni non sono mai stanchi,
né lo saranno oltre la vita,
nell’appartenenza all’eternità.
Allora tu sarai onda che gioca sul mare
ed io, fatto di vento,
sarò carezza d’ali che sfiora
la tua perenne corsa
di eterno delfino innamorato.


AI CONFINI DELLA REALTA’

Bosone di Higgs, positroni, antimateria,
neutrini che insidiano la barriera estrema
della luce,
intuizioni che ventilano ipotesi
di viaggi nel tempo,
poi l’idea ardita di una realtà senza tempo.
Multiverso e nuove dimensioni
dove leggi aliene entrano in campo,
realtà speculari dove altri noi reclamano
l’identico mancato sapere.
A tratti la speranza ci avvolge
come in vortice di spirale,
un soffio effimero, un miraggio che si perde
nel silenzio degli anni luce
e ci lascia soli nel mare nero dell’immensità.
Ma se possedessimo davvero
un’anima immortale in universi paralleli,
se la scienza fornisse alla saggezza antica
inattesi riscontri?
E corre la fantasia tra le stelle.


NELLA QUIETE DEI MONTI

Nel lento respiro dei monti
le ore danzano lievi
sulle ali del vento
che scivola giù dalle vette
e corre libero per le spaziose valli.
Nell’alba blu di cobalto la luna
color bianco cenere
parcheggia sui vertici
per l’usuale sosta
prima del tuffo nella nuova notte.
Cascate argentate baciate dal sole
mormorano la quiete montana
graffiata appena dal grido dell’aquila
che disegna cerchi in planata
tra guglie che paiono castelli incantati.
Il sole è muto
e parla soltanto coi raggi;
cancella il buio voluto dai numi
e affida all’aria il calore dorato
che soffia la vita sul mondo.



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