Opere di Epittéto


L’AMORE


1 – La maglietta

La maglietta impertinente
stampa il logo cubitale
sui boccioli del tuo seno.
Or col dito, diligente,
premo e leggo ogni vocale:
sfuggi invan, colpita in pieno!


2 – Passione

Vai, su vai pensier placato
dall’andar dei lunghi anni,
ora certo in dolce quiete.
Non ti tocca più il passato,
più non senti i forti affanni
dell’amor, l’ardente sete.


3 – Incomunicabilità

Molte donne ho amato
ma lor non m’hanno amato;
molte m’hanno amato
che io non ho amato.


4 – La gemma

Sono uno qualunque
che con l’ugne e coi denti
tira a campare.
Cos’ho ancora dunque,
che con occhi ridenti
non cessi d’amare?

O gemma pregiata
dal Cielo donata!


5 – Vecchiaia

Perché torturi,
età passata,
se poi non curi
d’amar l’amata?


6 – Disarmonia

Su, dimmi cosa vuoi,
che sappia l’emozioni
da suscitare in te!

Ma ecco fra di noi
riflette nelle azioni
l’intesa che non c‘è.


7 – Delusione

Fremiti ed empiti
di voluttuosi sensi
in te miravo…

Poi pretesti scipiti,
fra sbadigli intensi,
ahimè ricavo.


8 – Altalena

Non ti voglio vedere,
perché
non ho niente da darti.
Macché,
se t’avvedo tacere
son convinto d’amarti.


9 – Passione

Vesto i colori spenti dell’inverno
e d’intimo sconforto
dolora il core e nulla più discerno
se accanto non ti porto.


10 – Le putte

Se pensi di donare alcune rose,
appena in fior le cogli o in bocciòli,
durevoli, in massimo splendore.

Così ognor le putte più graziose
scegli, se al lor piacer t’appresti o suoli
giusto replicare in forte ardore.

Gorgòni e Arpìe lascia digrignare
in triste prigion di lor sorti amare.


11 – Poppe al vento

Arroganti e in su puntute,
maramalde, al cor mirate
d’un che troppo tempo ha speso.
Dal piacer il volto acceso,
le pupille mie estasiate
tesson lodi, pur se mute.


12 – Vite diverse

Mai doma, tenti ancora
speranza coltivando,
quel guardo che m’implora
l’amor di quando in quando.
Ma sono attese perse
ché sorti abbiam diverse.

13 – Gioventù__

La pelle luminosa,
l’ovale sì perfetto,
l’età di speme ansiosa,
l’altero acerbo aspetto.
Ed io di pelo antico
in te col guardo fiso:
“Vergogna!”, poi mi dico,
“Mirar a un suo sorriso!”


14 – Senza te

Ahi, piango sempre e dolgo
l’amore tuo in eclisse,
ché più dai gesti colgo
di quanto voce disse.

E scorro giorni lenti
tra sentimenti incerti.
Di questo ti diverti
e attizzi i miei tormenti.


15 – Augurio

Di bianco vestuta, là sull’altare
promessa presti in tuo dir commossa,
tra letizia e speme.
Che possiate insieme
al novo corso dar la giusta mossa
ed in congiunto afflato i dì corcare.


16 – La padrona

Vai, vieni,
sparisci,
mentisci.
Mi tieni

confuso
tra cento,
contento
in tuo uso.


17 – Amorosi sensi

Dai silenti
tratti tuoi
colgo spenti
intra noi

gli amorosi sensi.

Questa vita
se ne more,
sulle dita
conto l’ore.

Quanto mal: non ci pensi?


18 – Come cometa

Discesa sei dal ciel, nova cometa,
di luce vestuta, in gran splendore,
di tuo venir la terra ancor s’allieta,
ai piedi tuoi prigion si dona Amore.


19 – Stranir m’è dolce

Vivo cogli occhi tuoi,
un broncio sai m’inquieta:
ogni desir che vuoi
m’avviva e in cor m’allieta


20 – Tempo d’estate

Ti cerco ansioso e poi rifuggo,
ché ogni ben d’amor distruggo.
Sì duol m’arreco, il qual m’intenta
a ripigliar quei passi;
e il cor veloce fassi,
che par di nuova lena senta.


21 – Turbamenti

Apparsa quando tutto il Sé idealizza,
acceso fui di subito tormento:
e giorno e notte tal sembiante attizza
il foco ardente che nel cor mi sento.

Ma io pur veggio il guardo distaccato
col quale sfiori queste mosse incerte
e tal freddezza mi fa corto il fiato,
doloran aspre le ferite aperte.
Lungi presto sarai, e col mio canto
del dolce sogno inseguirò l’ebbrezza,
ed offrirò all’Amore questo pianto
disciolto nel fiorir di giovinezza.


22 – Amor mio

Più bella a nova vista,
soffuso il bel sorriso:
fu tutto e un’imprevista
passione mi colpì.

Superba la figura,
l’affascinante viso
di grazia imperitura
un nume ti scolpì.

Signor fra le Cariti
il genio tuo s’è assiso
e degli antichi miti
la fama incenerì.

Al fior di giovinezza
appar l’ecomio inviso
e il sol che a te s’avvezza
fu tuo dal primo dì.


23 – Timidezza amorosa

Sì dolce pare, sì cortese aspetto
va donna mia in suo cammin mostrando,
che il capo chino al suo gentil cospetto
e lingua pronta mi s’arresta muta.

Giacchè d’ardir amor per amor non oso,
sospiri intensi in ogn’intorno spando,
e pur m’impongo un agir scontroso
che mia donzella non capisce e scruta.


24 – Morbosità

Fanciulla in fior, dal volto di bambina,
il corpo a nuovo incerta vai mostrando,
acerba dentro in tal sbocciar veloce.

Stupita al fatto, non ti sottrai, sbarbina,
al guato altrui che su te spiando
malizia trae da tal formar precoce.

Desìo morboso, che cessar non sape,
e par ronzarti attorno a mo’ di ape.


25 – Di beltade ornata

Fremente giochi questi verdi anni
di gran beltade ornata,
sfidando il sol del giorno.
Tra pochi lustri schiariran gl’inganni,
ghignante il teschio in brutal risata,
né più sarà ritorno.


26 – Monica

Com’eri bella Monica!
Al tuo spuntar il dir faciasi frale,
pulsava notte e dì, da liceale,
la mia passion platonica.

Talor la vita è ironica:
ti vinse alfin la corte d’un rivale,
sposasti quegli, brutto, provinciale,
in coppia disarmonica.

Memoria in gran perfidia
il cor ancor m’insidia.


27 – A Camilla

Negli anni trascorsi con noi
compagni salimmo la via,
tessendo certezze e speranze.

Imenèe s’apran le danze:
che sposa felice tu sia!
Ricordaci sempre se puoi…


28 – Mal sottile

Parea un pulcin bagnato,
le forme così acerbe,
sperduti gli occhi in viso.
Fu amor a prima vista.
Ma non seguì conquista,
ché sorte avea deciso:
er’io ancor imberbe,
lei col respir minato.


29 – Luglio in bus

Sbarazzine, sbarazzine,
lo splendore delle gambe
con malizia voi mostrate.
Le piegate, son snodate,
mentre urlate cose strambe.
Questi corpi son di Frine.

E se ora gli occhi chiudo,
dentro ancor mi balla il nudo!


30 – Gelosia

I tratti
di radioso aspetto.
Cospetto!
In bellezza batti
una, dieci, cento.

E’ vero,
al tuo dir faceto
m’allieto:
un piacer sincero?
Ahi, nel cor son spento!


31 – L’affetto

Il tempo ha setacciato
severo il nostro affetto,
mutando pur l’aspetto
che fuori ci ristà.

Se pur è giunta sera
pei nostri corpi annosi,
il dì che andammo sposi
eterno in noi vivrà.


32 – Sull’ Etna

D’un giunco al par flessuosa,
stiravi le tue membra
stagliantisi nel cielo.

La grazia tua sinuosa
il cor ancor rimembra,
vaga, come in velo.


33 – La suffragetta

Ferma, il guardo mio sostieni
col tuo guardo, soppesando.
Poi l’abbassi, più non tieni
forza in cor. In tuo scusando,
cose sceme vai spiegando.

Con sospeso a mezzo il fiato,
vo leggendo in quella testa:
“ Cosa crede l’insensato,
di volermi far la festa?
Ma se poco ancor gli resta!

Vecchio, brutto, sporcaccione,
pur sdentato e lumacone…”.

Scatta allor la mia vendetta,
sempre in capo rispondendo:
“ O mia bella suffragetta,
da scoppiare sto ridendo
nel sentir che vai dicendo.

Certo a me puoi esser figlia,
ma nessuno ancor ti piglia! “

Pur d’ammetter v’è una cosa
che sovrasta il dir a iosa:
luminosa è la tua pelle,
di profilo il tratto eccelle,
il ritratto sei d’Apelle!


34 – Gli occhi

Son sol due occhi, ’l so,
lucenti verdi e belli
e in loro mi sprofondo:
giammai ne tocco il fondo.
Stregato son da quelli,
nè più difese c’ho.


35 – Destino

Trafigge il guardo scuro,
leggero il sopracciglio,
color di pesca il volto,
bei lineamenti, fini.

Col giovin corpo sfidi:
le voglie altrui conquidi.

Il dì dei bianchi crini,
dai troppi affanni colto,
vedrà mutar quel giglio
in cranio muto e duro.

E’ questo il vil destino
del tuo terren cammino.


36 – Violenza virtuale

Anche oggi ho usato violenza,
per fortuna con far virtuale:
ho incrociato con gli occhi una donna,
l’ho trafitta, e bene le sta!


37 – Il vecchio e la fanciulla

In tremor curioso
fremon le tènere
carni di fanciulla.

Con frugar bavoso
nel pel di Venere
beato si trastulla.


38 – Tacchettio

A terra gli occhi porto,
le foglie numerando.
E’ autunno. In guai assorto,
invan li metto al bando.

Poi in ticchettio di tacchi
una femina s’appressa.
Sul lastricato a scacchi,
le gambe: assai ben messa!

Ed ogni affanno cessa.


39 – Il rifugio

In compagnia dispersa su al rifugio,
sfinito, in respir corto a terra indugio.
Vicin donzella in finto suo pudore,
cambiando la maglietta pel sudore,
si spoglia nuda fino alla cintura.
Negli occhi ancor mi balla la figura…

Splendor più alto inver dell’alte vette:
un pizzicore strano in cor mi mette!


40 – Stordimento

Mi si parò dinnanzi,
per caso, camminando.
Stordii al sol vederla!
Fuggii al gran galoppo:
sentii che qual tiranna
m’avria legato a sè
per sempre, sotto i piè.


41 – Fascinazione strana

Fascinazione strana
suscitavi in me.
Ma la tua mente insana
sfuggiva ai miei perché…


42 – O donna

S’anco fossi la più bella al mondo,
e di virtute alta in tutto ornata,
in saper versata e molto dotta,
piacente e cara in conversar cogli altri,
coperta in terra di pregiati doni,
in miracol madre d’un secondo Cristo;
se pure tal, mi volessi opprimere
in tuo poter ridotto a schiavo prono,
ebben non vi sarìa per te salvezza
a che serrassi quel tuo collo infame
e ti mozzassi e capo e piedi e mani,
e tutto il tronco sezionato a pezzi
esposto a fiere in lontan deserto,
a forte esempio ed uman memoria.

Attenta quindi a quel che dici e fai,
per non dover patir peggiori guai.


43 – Tradimenti amorosi

Così volle il volator Cupido,
che dardi scocca in suo andar bendato.


44 – La presenza femminile

La presenza femminile
in mia vita errabonda
un problema sempre fu.

Nacqui un tempo in modo vile
senz’aver materna sponda:
un nessuno e nulla più.

Poi menato senza pièta
da megera in tutto infame,
il fanciullo in me morì.

Si sposò l’analfabeta
con un vecchio, le cui brame
eran basse: e mal morì.

Poi, da grande, un tal balletto
di spostate attorno attorno,
in ricerca, senza amor.

Vinse alfine il minuetto
chi mostrò e giorno e notte
d’aver fede e forte cuor.

Ma purtroppo, il credereste?,
sempre in duol io vivo e a lungo,
chè l’intesa mai fiorì.

Lei non cinge l’alta veste
dello spirto, né mai giungo
ai suoi dir a dir di sì.

Una cosa è certa e so:
nacqui, vissi e sol morrò.



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