Un etto e mezzo di poesie

di

Enea Trivardi


Enea Trivardi - Un etto e mezzo di poesie
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 92 - Euro 8,80
ISBN 88-6037-123-6

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Questa nuova raccolta di Enea lascia intravedere un possibile giro di boa nel vicino futuro. Per ora, tuttavia, la nave continua a procedere con l’orizzonte a prua.


Un etto e mezzo di poesie


1

Sono un certificato di creazione
fragile vuoto a rendere
effimera cauzione
sono l’occhio che vedi
il cuore che a tratti batti
il passo liscio dei gatti
sono dentro al maglione
per dovermi scaldare
sono un composto chimico
anzi un nervoso matematico
sono la voglia di essere
la doglia di esistere
la foglia raminga che va
sono qua. Mentre tu mi ascoltavi.


2

Dovrà arrivare prima o poi
quel momento in cui
tutti i frutti cadranno
le condanne si estingueranno
come anche
i debiti nei bar
i ricorsi al tar
le plastiche alle star
i furti nei bazar
l’ultimo rifiuto verrà smaltito
l’ultimo smalto verrà rifiutato
la palletta incartocciata
superstite
la butterà un bambino sorridendo
il presbite
userà soltanto occhiali da sub
per tuffarsi in un pub
parlando il suo idioma
dovrà arrivare prima o poi
quel minuto in cui
si uscirà dal coma
si toglierà la soma
si innesterà il boma
salpando navigando via
sulle onde del cielo marino,
quell’istante io ti sarò vicino
finalmente
per il nostro sempre
per il nostro ovunque
per il tuo mio rinascimento
per il di tutti
mai più spento
infallibile eterno momento.


3

In ogni persona c‘è una piazzola
con tutt’intorno un’aiola
abbellita di rugiada
una piazzola di autostrada
ogni persona
è un tratto di autostrada
con una piazzola rada
ma quando a un tratto
viene occupata
da un’altra persona
ad esempio preoccupata
o comunque agitata
in cerca della colonnina
dell’sos la più vicina
ecco la salvezza
il miele del tempo che si ferma
si pulisce il parabrezza
si ripara il motore
passano le ore
che bello uscire fuori pista
quel soccorso è stato
a prima vista
amore.


4

Ho i calzoni di quand’ero adolescente
e la camicia di quando invecchierò.
Cammino freddoloso tra la gente
celando caramelle nel paltò.
Ho timbrato il biglietto alla stazione
ma il treno è già partito già lontano
rimango con le mani in mano
le tue dolci necessarie mani
che mescolano l’oggi nel domani
non posso più lasciarle non si può.
Ho gli occhi di quand’ero appena vivo
e le rughe di quando me ne andrò.


5

Piangere
è bello piangere
quando piangi senti che nel mondo
c‘è di nuovo posto per te
mentre piangi sei più eterno
sbocci all’esterno
sciacqui via l’inverno
lo stendi al sole
con mille mollette colorate
belle le tue lacrime gelate
e intanto
ritorni palmi e piedi
attaccato alla terra in cui siedi
quando piangi incedi
procedi ti concedi,
a mali estremi
il prodotto dei medi
e degli estremi diventa
identità uguale
lamento proporzionale
e adesso la tua mano è tesa
più non paventa
non vibra nell’attesa
la tua mano ormai presa
con le mani nel sacco
perché il migliore attacco
lo sai è la difesa.


6

Siete come globuli rosa
qualsiasi cosa accada
vi riversate per strada
non c‘è settimana
d’inverno d’estate
festiva o feriale
che non feriate
l’epidermide urbana
pedoni emorragici
sostanze fluviali
che giorni magici
quelli vuoti nel viale
col ronzio delle bici
le prime cicatrici
tappezzano l’asfalto
e voi chiusi in casa
sulle punte delle dita
si contano gli umani
la città è guarita
dai tagli quotidiani
ma tornerete domani
a rispaccare la pelle
a nutrire le chiazze
di chiome paonazze
in vicoli e piazze
sulle strade più belle
riemergerete lenti
a fiotti a onde
dalle arterie profonde
sgorgherete contenti
non più nella rete
di domestiche piastrine
silenti chiostrine
non più zoologici
schiavi animali
i vostri immobili bilocali
domani violenti
ancora
domani violerete.


7

Un carro attrezzi porta via
la macchina lasciata in mezzeria
da un patentato spavaldo
disgraziato baldo
intanto un carro allegorico
sfila non distante
in stile dorico
il pubblico euforico
estrae coriandoli insipidi
necessitato li getta
e all’interno di quattro mura
un carro armato sfigura
divora il teleschermo
il nucleo familiare è fermo
guarda curioso avanzare
la guerra in diretta.
Ho finito mancherebbe solo
come del resto ci si aspetta
il carro
più nero più vero più mero
ma non ne parlerò
sì qui la penna tace
calmissima giace
si tiene per sé
quell’unico segno
di pace.


8

Stamattina per sbaglio
intorno alle sei
tra sonno e risveglio
ho premuto play
la tua voce magnetica
è trascorsa nel letto
sai quel brano perfetto
di musica pop
che starà ascoltando lui
coinvolto sconvolto
ho premuto stop
il nastro si è sciolto
liberandoti i capelli
per tutta la stanza
in momenti come quelli
gli altri momenti bui
sono solari oasi
di vacanza.


9

C‘è chi arranca sul lastricato
col freno a mano tirato
distratto senza fiato
chi scalando in seconda
con giudizio asseconda
una discesa immonda
chi va fischiando in quarta
anche se sulla carta
ci vuole occhio da sarta
chi con speranza marcia
rifugge in retromarcia
dal cielo che si squarcia

io prima non ingranavo
preferivo andare a folle
poi frenavo troppo molle
assorbito dalle folle
un giorno ho intravisto
sotto la cloche un tasto
diceva pilota automatico
sembrava guasto
pulsante senza peso
ma ecco si è acceso
che bagliore simpatico
che rumoretto aulico

com‘è sano e salutare
ora correre sfrecciare
col sistema satellitare!


10

A volte mi sembra
che manchi la terra sotto i piedi
diventi acqua e su questa
il remo s’affanni perché
non la sa assecondare
essa è troppo vacuolare
sempre più frammentaria
cosicché diviene aria
allora la provo a respirare
ma in pochi batter d’occhio
essa si rarefà diventa vuoto
rimango immoto
guardo ingordo nel buio
col battito fioco

ci vuole così poco
per scivolare dentro alla realtà.


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