21 Nomi di Donna

di

Emanuele Stochino


Emanuele Stochino - 21 Nomi di Donna
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 64 - Euro 9,00
ISBN 9791259512475

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Copertina a cura di Miguel Angel Acosta Lara


L’Autore propone una raccolta di poesie dedicate alle Donne e all’universo femminile con le molteplici manifestazioni del vivere: attraverso numerosi Nomi di Donna che compongono alcune liriche, si sviluppa la visione poetica attraverso una versificazione breve e sintetica, capace di fissare fedelmente l’intenzione lirica.
Nelle varie poesie dedicate, tra cui una al ricordo della madre e una alla poetessa Alda Merini, si ritrova il processo lirico attraverso alcuni versi emblematici, come questo che viene riportato, breve ma estremamente significativo: “La poesia mi ha salvato” (anche titolo di una delle liriche) e, poi, quasi fosse una confessione, il poeta aggiunge “dal male di vivere”.
Altre poesie, con diverse tematiche, compongono la silloge che risulta interessante non soltanto per la versificazione corretta, ma anche per lo stile, in quanto la Parola lirica, precisa e penetrante, alimenta la visione del poeta.


Prefazione a cura di Antonio Barracato

Secondo un proverbio cinese le donne sostengono la metà del cielo.
Scrive la giovane pakistana Malala Yousafzai, vincitrice del Premio Nobel per la pace:
“Nessuna lotta può concludersi vittoriosamente se le donne non vi partecipano a fianco degli uomini. Al mondo ci sono due poteri: quello della spada e quello della penna. Ma in realtà ce n’è un terzo, più forte di entrambi, ed è quello delle donne.”
Le donne, “entità straordinarie”, sono nel cuore della silloge di Emanuele Stochino, che con eleganza e sensibilità d’animo ne costruisce un affresco ricco di grande contenuto.
Il nostro autore, con grande sapienza, in questa sua nuova pubblicazione scrive liriche di pregnante valore, dedicandole a personalità femminili che hanno lasciato, sicuramente, un segno importante nel suo percorso esistenziale.

I versi che seguono sono tratti dalla poesia dal titolo: “Alda”:

“…Nonostante tu
Sia passata sotto la fresa
Stritolata, schiacciata
Dentro a un imbuto
Ci hai mostrato tutto da quel buco…”
In questi pochi righi, in maniera alquanto eloquente, l’autore riesce a raffigurare l’anima di Alda Merini, tracciando l’essenza della sua tormentata esistenza ed entrando con abilità nella personalità irrequieta della poetessa milanese.

E ancora, nella lirica intitolata “La madre”, il poeta scrive:
“…Sulla stessa via, quand’ero
Imberbe tutto filava all’avanguardia
Adesso ormai non più: retrocede
Eppure, ogni tanto si affaccia ancora sulla tua
Figura decana l’ombra della nostra spremitura…”
Il ricordo della madre è la linea guida di questa composizione, scritta utilizzando un linguaggio efficace e carico di un forte sentimento da dove si evince il legame profondo e l’affetto che lega l’autore alla sua radice affettiva.

In conclusione, è importante leggere questa raccolta di poesie con grande attenzione, entrando nel significato profondo delle sue parole, cercando di far proprio lo spirito dell’autore che porterà il lettore a solcare il mare delle emozioni, non solo le proprie ma anche suscitate al momento.

Antonio Barracato


Introduzione

C’erano una volta, delle gigantesche entità straordinarie: si chiamavano Donne. 
Dotate di forza epica, resilienza e con la duttilità necessarie ad inventare un nuovo materiale indispensabile: elastico, plastico, morbido al tatto e indistruttibile.
Queste poche righe sono dedicate proprio a voi.
Che siate: emozionanti, intelligenti, lunatiche, belle, fantasiose, simpatiche, intense, originali, imprevedibili, romantiche ma anche pragmatiche e calcolatrici, e pure, a volte ciniche, poco importa.
Anche nell’universo femminile sono infatti incluse tutte le sfaccettature possibili, comprese quelle poco edificanti e solo all’apparenza più sfumate, e non sempre, rispetto a quelle del nostro atavico mondo maschile.
Siete le Donne che tutti noi abbiamo conosciuto, apprezzato, amato o detestato. Quelle incontrate anche solo una volta per caso, viste ad un angolo di strada, per cui ci siamo incantati un momento, in un attimo fugace della nostra vita. Ci siamo fermati ad ammirarvi o chissà. Chissà perché vi abbiamo letto la vostra, di vita, in quel momento, neanche fossimo dei mentalisti. Oppure vi abbiamo seguito per anni, magari a distanza, forse nell’ombra della vostra indifferenza o disattenzione. Colpiti dal vostro incedere così elegante, oppure coinvolti dalle vostre straordinarie convinzioni, così rassicuranti o rapiti dalle vostre battaglie campali. Oppure, semplicemente ci avete fatto sognare, o disperare. Alcune di voi le abbiamo solo ascoltate, sinceramente, per infondere loro sicurezza, la stessa che mancava forse a noi in loro assenza. Donne amiche, donne amanti, donne materne, donne sante. Donne, donne. Una gentile mano di donna ha sicuramente carezzato la nostra testa, almeno una volta. Sarà difficile non ricordarsene.
Ognuna di voi è individuata dal proprio nome, unico e speciale. Vi caratterizza in modo totalizzante: da tutta la vita lo portate alto sulla vostra figura.
Ho raccolto questi nomi per voi, cucendoli tra i versi.
Troverete numerosi nomi che riportano a voi, a voi, e ancora a voi, disseminati ed evidenziati in vostro onore, e dedicati alla vostra essenza e alla vostra consistenza così pregnante.
La filastrocca dei vostri nomi è una musica meravigliosa che si ripete in suono ogni volta che vi voltate, e voltandovi non fate altro che confermare ciò che improvvisamente resta impresso nei nostri lineamenti ed espressioni, noi che stupiti dobbiamo ancora una volta riconoscere la magia insita nei vostri appellativi, che richiamano alla natura e alla realtà più spettacolare.
Fiori, colori, oggetti meravigliosi o preziosi, ma anche sentimenti e stati d’animo.
Si tratta dei vostri nomi, così evocativi e dannatamente belli.
Care Donne, non sono proprio tutti, ma sono proprio i vostri nomi.
Si chiamavano e si chiamano ancora oggi: Donne.
E così sempre sarete.

Emanuele Stochino


21 Nomi di Donna


Letizia

Sorriso acerbo, che attende il sole
Che languore
Pensare a che tono sceglierai
Per sfumare ogni umore
E per rendere più buono
Il mondo immondo
Un po’ più mondo
Senza frastuono

Gioia Divina
Birichina, insolente
sin da quel tuo primo sguardo
Assente
Improvviso, inaspettato
Indolente a chi
Ti prese, con mani esperte
Dal tuo guscio ovattato

Ma ancora prima
La tua ritrosia
Era ben nota per altra via
Quando trasformavi il formoso
Cocomero che ti accoglieva
In un tappeto onduloso
Mobile, intermittente e
Cavernoso, carnoso

E tu, sempre tu
Senza indugi
Al momento opportuno
Ti ritraevi
In nascosti e inarrivabili
Pertugi

Meraviglia dunque
In chi ti prese
Per i tuoi progressi inaspettati
Malgrado la sorpresa
Dei tuoi primi fiati
E il tuo gran sgomento lento

Aurora più non fu
Da quel momento
Ma notti fonde e sol pretese
Di arrivare fino in fondo
Con ogni vento

Angelica e ancor di più
Era invece la tua pelle
D’alabastro
Così chiara e delicata
In contrasto col tuo capriccio
Insieme ai tuoi capelli
Scuri, issati a riccio
Ma così belli, ribelli

Che dire poi de’ tuoi occhi?
Due scurissime
perle rare e due rintocchi
Per il cuore
Di chi ha la fortuna
Di ingaggiare la tua luna

A tutto tondo, io ti dico
Saltella, saltella pure
Mia Diletta
E percorri così il tuo cammino
Senza anticiparlo
Ché non c’è un modo giusto
Per attraversarlo se non
Per renderlo più vicino

Bianca è l’atmosfera
Che porti con te
Come una magica sfera e
Che ti accompagna
Sempre di bontà vera
Lo scriverò anche alla lavagna
E se me lo chiedete
Lo potrei plasmare pure con la cera

La tua voce iridescente
Potrebbe cullare ogni gente
E la fantasia che dirompe
In ogni tua creazione
Gemme rare, preziose
Diventa pura emozione
E mai pretenziose
Che donerai, sono sicuro
Senza mai ostentare

Perciò che siano tuoi
Non già fama e Gloria
Ma solo se lo vorrai
Almeno una bella storia
Da raccontare ai più
Sulla scelta che di te fu il tuo nome
E nessuna, dico nessuna se non te
Fu mai più propizia
A portar con sé
Tanta Letizia.


ChiaroScuro

Questo
Antro
Strambo
Cullato, vivo
Operoso e schivo
Che è il mio cuore
Stanco
Pulsa, geme e mi riconduce
A fasi asincrone
Di Luce
Fioca.

Gioca a fare
Il duro
Oscuro e imperituro
Gendarme coraggioso e appassionato
Che mi schernisce ogni volta con
Ipotesi, congetture
False paure
Sul male che mai potrai farmi
Provare.

Ripiega di nuovo
Su sé stesso
Smentendo
L’aura e
Le ali di Luce.


Costanza

(dedicata al Maestro Giovanni Costanza)

Precipitevolissimevolmente
Cadrete
Pensando in apparenza

Che questo tributo
Sia dedicato a Costanza
Non vi sbagliate
Ma non aspettatevi
Smancerie o calze a rete

Non dubitate però
Della sua Maestria
E della sostanza
Di nome e di fatto
Che ha rappresentato

Per me
In un momento vago
Tanto tempo fa
Tormentato, strano
Infantile e pur felice
Tutto insieme, che mi appartiene
Fu il faro
Lo spago che mi ha
Attorcigliato
La mente
Cucendola col
Presente

Indelebile
Molto devo a Lei
Alla sua Anima così umana
E così autorevole
Al tempo stesso
Solida, quercia
A cui tenersi
Altissimo
Come un cipresso

La Sua chioma
Che ormai è anche la mia
Non mancherà mai
Dal viale
Che percorreremo
Sempre
Assieme

Solo una cosa, se possibile
E ti do di nuovo del tu
Come allora
Non ti posso contraddire, Grande Guida
Come Te, Non cade
A volte
Chi troppo in alto sal
Non sempre, non sovente, ma
Raramente
Ascende


La poesia mi ha salvato

La poesia mi ha salvato
Da che la conobbi solo
Leggendola di primo acchito
Non ho più smesso e mai smetterei di entrare in loop
Per ripetermi le sue frasi così perfette cantilene dell’anima.

La poesia mi ha salvato
Malgrado abbia cercato invano
Quell’ermo colle su cui trascendere
Da me
Che da sempre indissolubilmente ad esso l’ho avviluppata.

La poesia mi ha salvato
Dal male di vivere che ho incontrato, variamente
Su questa terra devastata dalla continua guerra
E riconoscendolo, non sono riuscito ad evitarlo sempre
Ma così spesso ad osservarlo da lontano.

La poesia mi ha salvato
Illuminandomi di un’immensità tale che però
Potrei rischiare un’autocombustione
Ogni volta

Malgrado il pericolo corso
Resto tuttavia sereno poiché da ultimo
Sento tirarmi indietro, acchiapparmi, mantenermi sospeso

Poco prima che passi quel treno che potrebbe travolgermi
Mi sono dunque raccolto dall’angolo buio dove
Salvo posso osservare un missile che mi sfiora
Ancora una volta

Continua a girare veloce in tondo
Il convoglio che non si ferma
Coi versi nella mia testa
La poesia che mi ha salvato
Una volta ancora
La Vita


Dicono che

Dicono che 
Oggigiorno
Bisogna scrivere moderno
New Modern style per intenderci
Tutto al futuro al massimo all’odierno
Per stare al passo coi tempi
E ad alto livello

Al top direbbe qualcuno
Me l’ha twittato un uccellino
Ieri sui social
Ero un po’ impallato
E lui da impallinato
Mi ha consigliato il cazzeggio

Che non è “pazzeggio”
L’Accademia direbbe
Appunto
Questi volatili mangiano burger
E patatine, non certo Crusca
E forse neanche il Giappo/fusion
Né una sana squisiliziosa
Cucina vegetariana/vegana

Ma se proprio devo spoilerare
Vi dico subito che non so 
Dove dovrei andare a parare
Per il mio obiettivo
Ops, meglio la mia fissa
O ancora meglio le mie pare!

D’altro canto
Non vorrei diventasse virale
Un certo cinguettio sul
La mia immagine da finto-giovane
Che whatsappa in giro
Come un boomer-ang-lo negato
Che inizia a sclerare
Eppure, devo dire 
Potrebbe essere divertente
Per una volta
Parlare a vanvera senza azzeccare 
Un congiuntivo
Finalmente libero da queste 
Bizzarre regole della grammatica
E per farmi blastare

Potrei
Sedermi in un trono
Virtuale non tanto
Reale ed essere
Bersaglio degli hater
Di turno
Sputare rospi amari trollando
A tutto spiano
A mia volta percorrere
I miei percorsi, tanto non c’è bisogno
Dei sinonimi.

E se proprio 
Sarei fortunato
– Vedete mi sto adeguando –
Potrei collezionare
Tanti bei like 
Da diventare ludopatico
In un istante
Di questo azzardo mediatico

Adoro i giovani smanettoni
Sono così immediati e padroni
Della rete, o meglio del web
– Sempre meglio essere
Internazionali –
Mi piace anche quando raccontano di sé
In terza persona con obsistenza
Sono così saggi
Ricordano i vecchi regnanti
Che parlavano allo specchio
Per esercitarsi
Senza schiavi e
Senza astanti

Ops
Forse sarebbe meglio dire senza badanti
Devo avere usato una parola obsoleta
Ops, di nuovo
Forse potrei dire desueta ma non antiquata
Ché il correttore post-new-age mela corregge
Facendomi sentire vintage

Che bello
Posso usare amaka con la cappa e
Non mi devo preoccupare 
Di ortografia e punteggiatura
Dalla solita kultura
Che liberazione
E anche degli spazi!

E perché no?
Forse potrei usare 
Qualche bella parolaccia
Tipo Bufu, molto fire
Per infarcire meglio la questione
Credo sarebbe cosa gradita
Non cringe per i miei follower
E con un giusto grado d’evasione

Però
Non devo esagerare 
Quella mela scorretta di prima potrebbe diventare
Un frutto avvelenato 
Non si sa mai poi che qualcuno 
Pensi ad una PUNT – eggiá – TURA
E così di questi tempi
Crederebbero tutti ad un nuovo
Pericolo letale e
Universale
Insorgerebbero subito sia i complottisti che
I terrappiattisti, per non parlare dei No-vax
Coi No-global, negazionisti vari
E tutte le tribù
Di nuovi indiani
Per non dire cerca-rettiliani

Che poi dire indiani non sarebbe 
Neanche a sua volta giusto, per rispetto
A quelli d’America e anche ai Bolliwoodiani, forse 
Sarebbe meglio dire perseguitati o illuminati
O disadattati, o svitati chi lo può dire?
Ma tornando al discorso iniziale
Non è per skippare

Devo trovare
Appunto 
I migliori nomi 
Da battezzare 
Per le nuove generazioni
Di future Donne skillate
Post millennium bug

E allora da una rapida ricerca
Ecco cosa avrei rimediato:
Soraya, Jasmine e Zahra
Non Zaira come una mia zia buonanima
Sharon, Guadalupe e Sawana
E perché non Forest o Ocean?
Poi Lilibeth, Amabel, Hester e Fleur
Li ho dovuti scrivere
Ognuno tre volte
Il sistema ancora non li digeriva, perché?

Quindi 
Ricapitolando
Dobbiamo essere aperti e progressisti
Farci travolgere dall’avanguardia 
E pensare lontano come dei nuovi terroristi
Del linguaggio
Far scoppiare a bomba 
Il sistema attuale
Di parlare
Per creare un nuovo catenaccio
Ops, feel enslaved 

Detto questo
Niente di nuovo sotto il sole, quindi
Adesso basta
Stop col contact tracing
Voglio fare anch’io
Un po’ di ghosting
Per oggi mi avete killato
Exit, non esisto
E poi non cercatemi
A Chi l’ha visto?
Puf

[continua]


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