Letizia
Sorriso acerbo, che attende il sole
Che languore
Pensare a che tono sceglierai
Per sfumare ogni umore
E per rendere più buono
Il mondo immondo
Un po’ più mondo
Senza frastuono
Gioia Divina
Birichina, insolente
sin da quel tuo primo sguardo
Assente
Improvviso, inaspettato
Indolente a chi
Ti prese, con mani esperte
Dal tuo guscio ovattato
Ma ancora prima
La tua ritrosia
Era ben nota per altra via
Quando trasformavi il formoso
Cocomero che ti accoglieva
In un tappeto onduloso
Mobile, intermittente e
Cavernoso, carnoso
E tu, sempre tu
Senza indugi
Al momento opportuno
Ti ritraevi
In nascosti e inarrivabili
Pertugi
Meraviglia dunque
In chi ti prese
Per i tuoi progressi inaspettati
Malgrado la sorpresa
Dei tuoi primi fiati
E il tuo gran sgomento lento
Aurora più non fu
Da quel momento
Ma notti fonde e sol pretese
Di arrivare fino in fondo
Con ogni vento
Angelica e ancor di più
Era invece la tua pelle
D’alabastro
Così chiara e delicata
In contrasto col tuo capriccio
Insieme ai tuoi capelli
Scuri, issati a riccio
Ma così belli, ribelli
Che dire poi de’ tuoi occhi?
Due scurissime
perle rare e due rintocchi
Per il cuore
Di chi ha la fortuna
Di ingaggiare la tua luna
A tutto tondo, io ti dico
Saltella, saltella pure
Mia Diletta
E percorri così il tuo cammino
Senza anticiparlo
Ché non c’è un modo giusto
Per attraversarlo se non
Per renderlo più vicino
Bianca è l’atmosfera
Che porti con te
Come una magica sfera e
Che ti accompagna
Sempre di bontà vera
Lo scriverò anche alla lavagna
E se me lo chiedete
Lo potrei plasmare pure con la cera
La tua voce iridescente
Potrebbe cullare ogni gente
E la fantasia che dirompe
In ogni tua creazione
Gemme rare, preziose
Diventa pura emozione
E mai pretenziose
Che donerai, sono sicuro
Senza mai ostentare
Perciò che siano tuoi
Non già fama e Gloria
Ma solo se lo vorrai
Almeno una bella storia
Da raccontare ai più
Sulla scelta che di te fu il tuo nome
E nessuna, dico nessuna se non te
Fu mai più propizia
A portar con sé
Tanta Letizia.
ChiaroScuro
Questo
Antro
Strambo
Cullato, vivo
Operoso e schivo
Che è il mio cuore
Stanco
Pulsa, geme e mi riconduce
A fasi asincrone
Di Luce
Fioca.
Gioca a fare
Il duro
Oscuro e imperituro
Gendarme coraggioso e appassionato
Che mi schernisce ogni volta con
Ipotesi, congetture
False paure
Sul male che mai potrai farmi
Provare.
Ripiega di nuovo
Su sé stesso
Smentendo
L’aura e
Le ali di Luce.
Costanza
(dedicata al Maestro Giovanni Costanza)
Precipitevolissimevolmente
Cadrete
Pensando in apparenza
Che questo tributo
Sia dedicato a Costanza
Non vi sbagliate
Ma non aspettatevi
Smancerie o calze a rete
Non dubitate però
Della sua Maestria
E della sostanza
Di nome e di fatto
Che ha rappresentato
Per me
In un momento vago
Tanto tempo fa
Tormentato, strano
Infantile e pur felice
Tutto insieme, che mi appartiene
Fu il faro
Lo spago che mi ha
Attorcigliato
La mente
Cucendola col
Presente
Indelebile
Molto devo a Lei
Alla sua Anima così umana
E così autorevole
Al tempo stesso
Solida, quercia
A cui tenersi
Altissimo
Come un cipresso
La Sua chioma
Che ormai è anche la mia
Non mancherà mai
Dal viale
Che percorreremo
Sempre
Assieme
Solo una cosa, se possibile
E ti do di nuovo del tu
Come allora
Non ti posso contraddire, Grande Guida
Come Te, Non cade
A volte
Chi troppo in alto sal
Non sempre, non sovente, ma
Raramente
Ascende
La poesia mi ha salvato
La poesia mi ha salvato
Da che la conobbi solo
Leggendola di primo acchito
Non ho più smesso e mai smetterei di entrare in loop
Per ripetermi le sue frasi così perfette cantilene dell’anima.
La poesia mi ha salvato
Malgrado abbia cercato invano
Quell’ermo colle su cui trascendere
Da me
Che da sempre indissolubilmente ad esso l’ho avviluppata.
La poesia mi ha salvato
Dal male di vivere che ho incontrato, variamente
Su questa terra devastata dalla continua guerra
E riconoscendolo, non sono riuscito ad evitarlo sempre
Ma così spesso ad osservarlo da lontano.
La poesia mi ha salvato
Illuminandomi di un’immensità tale che però
Potrei rischiare un’autocombustione
Ogni volta
Malgrado il pericolo corso
Resto tuttavia sereno poiché da ultimo
Sento tirarmi indietro, acchiapparmi, mantenermi sospeso
Poco prima che passi quel treno che potrebbe travolgermi
Mi sono dunque raccolto dall’angolo buio dove
Salvo posso osservare un missile che mi sfiora
Ancora una volta
Continua a girare veloce in tondo
Il convoglio che non si ferma
Coi versi nella mia testa
La poesia che mi ha salvato
Una volta ancora
La Vita
Dicono che
Dicono che
Oggigiorno
Bisogna scrivere moderno
New Modern style per intenderci
Tutto al futuro al massimo all’odierno
Per stare al passo coi tempi
E ad alto livello
Al top direbbe qualcuno
Me l’ha twittato un uccellino
Ieri sui social
Ero un po’ impallato
E lui da impallinato
Mi ha consigliato il cazzeggio
Che non è “pazzeggio”
L’Accademia direbbe
Appunto
Questi volatili mangiano burger
E patatine, non certo Crusca
E forse neanche il Giappo/fusion
Né una sana squisiliziosa
Cucina vegetariana/vegana
Ma se proprio devo spoilerare
Vi dico subito che non so
Dove dovrei andare a parare
Per il mio obiettivo
Ops, meglio la mia fissa
O ancora meglio le mie pare!
D’altro canto
Non vorrei diventasse virale
Un certo cinguettio sul
La mia immagine da finto-giovane
Che whatsappa in giro
Come un boomer-ang-lo negato
Che inizia a sclerare
Eppure, devo dire
Potrebbe essere divertente
Per una volta
Parlare a vanvera senza azzeccare
Un congiuntivo
Finalmente libero da queste
Bizzarre regole della grammatica
E per farmi blastare
Potrei
Sedermi in un trono
Virtuale non tanto
Reale ed essere
Bersaglio degli hater
Di turno
Sputare rospi amari trollando
A tutto spiano
A mia volta percorrere
I miei percorsi, tanto non c’è bisogno
Dei sinonimi.
E se proprio
Sarei fortunato
– Vedete mi sto adeguando –
Potrei collezionare
Tanti bei like
Da diventare ludopatico
In un istante
Di questo azzardo mediatico
Adoro i giovani smanettoni
Sono così immediati e padroni
Della rete, o meglio del web
– Sempre meglio essere
Internazionali –
Mi piace anche quando raccontano di sé
In terza persona con obsistenza
Sono così saggi
Ricordano i vecchi regnanti
Che parlavano allo specchio
Per esercitarsi
Senza schiavi e
Senza astanti
Ops
Forse sarebbe meglio dire senza badanti
Devo avere usato una parola obsoleta
Ops, di nuovo
Forse potrei dire desueta ma non antiquata
Ché il correttore post-new-age mela corregge
Facendomi sentire vintage
Che bello
Posso usare amaka con la cappa e
Non mi devo preoccupare
Di ortografia e punteggiatura
Dalla solita kultura
Che liberazione
E anche degli spazi!
E perché no?
Forse potrei usare
Qualche bella parolaccia
Tipo Bufu, molto fire
Per infarcire meglio la questione
Credo sarebbe cosa gradita
Non cringe per i miei follower
E con un giusto grado d’evasione
Però
Non devo esagerare
Quella mela scorretta di prima potrebbe diventare
Un frutto avvelenato
Non si sa mai poi che qualcuno
Pensi ad una PUNT – eggiá – TURA
E così di questi tempi
Crederebbero tutti ad un nuovo
Pericolo letale e
Universale
Insorgerebbero subito sia i complottisti che
I terrappiattisti, per non parlare dei No-vax
Coi No-global, negazionisti vari
E tutte le tribù
Di nuovi indiani
Per non dire cerca-rettiliani
Che poi dire indiani non sarebbe
Neanche a sua volta giusto, per rispetto
A quelli d’America e anche ai Bolliwoodiani, forse
Sarebbe meglio dire perseguitati o illuminati
O disadattati, o svitati chi lo può dire?
Ma tornando al discorso iniziale
Non è per skippare
Devo trovare
Appunto
I migliori nomi
Da battezzare
Per le nuove generazioni
Di future Donne skillate
Post millennium bug
E allora da una rapida ricerca
Ecco cosa avrei rimediato:
Soraya, Jasmine e Zahra
Non Zaira come una mia zia buonanima
Sharon, Guadalupe e Sawana
E perché non Forest o Ocean?
Poi Lilibeth, Amabel, Hester e Fleur
Li ho dovuti scrivere
Ognuno tre volte
Il sistema ancora non li digeriva, perché?
Quindi
Ricapitolando
Dobbiamo essere aperti e progressisti
Farci travolgere dall’avanguardia
E pensare lontano come dei nuovi terroristi
Del linguaggio
Far scoppiare a bomba
Il sistema attuale
Di parlare
Per creare un nuovo catenaccio
Ops, feel enslaved
Detto questo
Niente di nuovo sotto il sole, quindi
Adesso basta
Stop col contact tracing
Voglio fare anch’io
Un po’ di ghosting
Per oggi mi avete killato
Exit, non esisto
E poi non cercatemi
A Chi l’ha visto?
Puf
[continua]