Natura fresca - Rime

di

Emanuele Racchi


Emanuele Racchi - Natura fresca - Rime
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
12x17 - pp. 86 - Euro 9,00
ISBN 978-88-6587-3670

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In copertina illustrazione di Giuseppina Pioli


Prefazione

Nella silloge di poesie, dal titolo “Natura fresca”, che risulta decisamente perfetto, Emanuele Racchi offre, a piene mani, la sua visione lirica, spaziando su varie tematiche con un ventaglio emozionale che sorprende ed illumina l’animo, cattura le suggestioni del mondo della natura e scalda il cuore, riuscendo ad inventare nuove prospettive nell’indagare il mondo che è davanti a noi.
V’è da dire che la Natura stessa diventa presenza quotidiana e costantemente osservata fin nelle più labili manifestazioni: l’intenzione è spingersi verso una percezione-attrazione che rivela la sacralità e la meraviglia dell’essenza stessa della vita.
Le sue parole rimandano a numerose immagini legate al mondo naturale e ai suoi elementi: ed è un turbinio di rivelazioni “sole, cielo, pioggia, neve, nebbia, brezza, vento, temporale, notte” e via dicendo, in un costante susseguirsi, fino alle rappresentazioni di atmosfere che sembrano avvolgere l’esistenza umana, proprio come ho appena ricordato.
Ecco allora che la Natura diventa dimensione dell’animo, si espande la consapevolezza del poeta nel constatare che tutto ciò che ci circonda è importante, anzi, direi assume un valore primordiale: la capacità di riuscire ad assaporare il profumo della natura, la sensibilità nel percepire i suoni e la musicalità degli eventi naturali, accompagnano l’immediatezza e la freschezza della sua visione.
La sua Parola evoca, allo stesso modo e in misura più intensa, stati d’animo ed emozionali percorsi che si intersecano tra di loro, aiutando a far affiorare anche rappresentazioni potenti della figura della moglie Roberta: al solo pensiero del momento dell’incontro con lei, emergono parole che illuminano il cuore “E ora che sacro/ per tutti risplende/ l’amor di mia vita/ che in cuor mi sorprende” e, ancor più, quando tale incontro viene paragonato all’aurora, sigillo d’una storia d’amore puro.
È importante sottolineare anche il profondo rispetto che Emanuele Racchi esprime nei confronti della Poesia e della figura del poeta: e, nella sua dimensione, vi è una musa ispiratrice che, come un miraggio in questa vita di materiale abbandono, con la sua forza “seduce, conduce, prende e sorprende” colui che scrive versi, colui che si lascia cullare dalla sensibilità estrema e racconta ciò che ha vissuto, tentando di indagare il Vero con un linguaggio trasparente ed una purezza lirica che riesce a districare il “groviglio di intense parole”.
La sua tensione a scrutare oltre le apparenze si esplica anche nelle composizioni che affrontano i temi dell’amicizia, del rapporto e del desiderio di incontro con gli altri, del ricordo delle persone care, oltre al profondo senso religioso e alla Fede, vissuta come “dono” e relazione con Dio, con un riferimento al viaggio in Terra Santa, fino a giungere ad alcune considerazioni esistenziali sulla necessità da parte dell’Uomo di una ricerca della pace interiore e della libertà.
Emanuele Racchi, con mano sapiente, tratteggia le immagini a lui più care, rappresenta le meraviglie del mondo naturale, propone la dominante ed efficace presenza di figure umane che diventano colonne portanti della sua visione, che è sempre prima esistenziale e, poi, lirica.
V’è da aggiungere, infine, che non mancano certamente le fulminee penetrazioni nel mondo interiore, che si alimentano anche dei brevi commenti dell’Autore che precedono tutte le poesie, creando una sorta di commentario esplicativo delle emozioni riportate nella silloge.
Il suo slancio poetico è positivo, grazie anche ad una facilità e limpidezza nell’utilizzo della rima, che sarà sicuramente, in seguito, accompagnato da un lavoro di ricerca e limatura lirica.
Emanuele Racchi propone, con invidiabile onestà, la sua passione ed il suo impegno, riuscendo ad essere costantemente evocativo nelle “manifestazioni del vivere e del sentire” la vita intorno a se stesso e dentro se stesso, supportato dalle visioni liriche che “allargano il cuore” e, anche se, a volte, nascono dal silenzio o dal “muto sguardo”, tendono, infine, ad una deflagrazione emozionale che restituisce la gioia di vivere.

Massimo Barile


Natura fresca - Rime


METRO

Caldo spesso di pensieri
molti gravi, altri leggeri
sguardi persi e ridondanti
accomunan tutti quanti

Le fermate son ritorni
al da far di tutti i giorni
sale il nuovo scende il vecchio
cambia il tempo nello specchio

Poi riparte il mio vagone
dentro un nero d’impressione
e la mente fa tutt’uno
con quel viaggio di nessuno

Ed infin le sparse idee
son rapite dentro un fischio
s’apre ancora quella foce
d’altra gente mi rimischio.


SVEGLIATI PARIGI

Parigi di nebbia
in un grigio torpore
un’eco hai di guerra
ch’annienta il colore

Ricerco in te l’arte
e m’accogli sopita
di tutto mi parli
all’in fuor che di vita

Poi sorgono tetti
tra alberi stanchi
sovviene il ricordo
e da qui già mi manchi

Finestre son palchi
al grandioso balletto
e come alla prima
ho qui fiero il biglietto

Ma dove hai nascosto
gli artisti di strada
dove la gente
e i pittor di contrada?

Prologa pronta
e fedele la Senna
tu indugi ancor
come attor che tentenna

Parigi che dormi,
Paris, tu es là?
ti voglio, t’attendo
Paris, réveille-toi!


BALLATA GITANA

Ballata gitana,
un po’ triste,
un po’ piana

tu porti i pensieri nascosti
di gente che ha visto più posti

porti un suon che sonnecchia discreto
tutto assorto in quel tuo gran segreto

segue il vento e le sue dissonanze…
ma è lì pronto ad aprire le danze.

Tutto a un tratto in te si riaccende,
ha una forza che tutti sorprende:
ora parli di gioia e di amore,
di cultura, emozioni, calore,
della vita, del tempo presente,
di speranze di questa tua gente.

O ballata di questi gitani,
cosa mai ci riserva il domani?
Forse il ritmo con cui cominciasti,
messaggero di eterni contrasti?

Ma il diletto di questa tua fine
par che superi ogni confine
e la musica col suo calore
è una luce che parla a ogni cuore

O ballata dei Rom e dei Sinti
con i volti di terra dipinti,
canta l’uomo
sia lieto sia triste
“la vera ed unica razza che esiste”.


ECCO, LA NEVE

Ecco che cadi,
neve,
col tuo silenzio
breve;

per poco ancora
la gente riposa,
poi su di te
si dirà ogni cosa:

stupore, uno sbuffo,
la gioia, il furore,
tutto attutito
in quel tuo candore,

per chi ti vede
greve,
per chi ti guarda
lieve.


OTTO DI SERA

Otto di sera
ch’è ormai primavera,
un tuorlo di sole
mantiene il chiarore

non scende, non cala,
non vuole partire,
è signore del tempo
e alla terra vuol dire

che l’ama e d’attenderlo
senza paura
poiché al suo ritorno
ancor ne avrà cura

e a pegno le manda
leggera una brezza
che tiepida e accorta
il suo volto accarezza;

e lei di risposta,
devota e silente,
distende i suoi campi
d’un bianco dormiente

perché in quella tela
l’amor suo v’imprima
ombrosi sigilli
d’affetto e di stima.

Tacita gioia
in cuor mi sovviene,
poiché si svela ancor
ciò che infin tutto sostiene:
sì, quanta passione
ispirò il Creatore!
e in me sussurro un grido
…siam vivi per amore.


SPROVVEDUTO

Sprovveduto,
come lo sguardo nel cielo perduto
di un uomo sdraiato su assi inchiodate
d’una zattera muta già alle cascate

come il piede che sale un sentiero
senza che lo conosca davvero
poiché il volto è rivolto lontano
alle case raccolte giù al piano

come il bimbo che cambia rapporto
pedalando per strada un po’ storto
tutto attento a quella catena
che sua madre farà stare in pena

Così ancora una volta mi avvio
all’incontro con grandi questioni
e la fretta non è il modo mio
accarezzo le mie sensazioni

Poco umile, poco cosciente
non comprendo il tempo che vivo
ma una lama con secco fendente
farà un varco a ciò che impedivo

Sarà tutto un cadere, un capire
un istinto celato a fuggire,
lunghi vuoti fra troppe parole
d’un orgoglio che ceder non vuole

Sarà infine soltanto l’amore
tornasole che non lascia errore
a svelare da i miei scarabocchi
verità pure, senza ritocchi
Sprovveduto e me ne vergogno
a un incontro che temo e che sogno…
è la vita che chiama a raccolta
che trionfi ancora una volta.


[continua]


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