Opere di

(Emiliano Giubbilini) EloZ


ALTRI TEMPI

ci sono stati tempi
in cui camminavo per i prati
le terre fertili in cui sbocciavano
le rose e il profumo penetrava
nel cuore che sapeva parlare…

ci sono stati tempi
nei quali ho ammirato l’arcobaleno
e i colori vivaci della meraviglia
quando ogni porzione di cielo
raccontava la bellezza di vivere

perché adesso queste nubi?
mi spingono i venti verso
le rotte casuali dell’accidia
non scorgo le isole all’orizzonte
improvvisi barlumi di speranza
navigo senza remi e a vele abbassate


E LE NAVATE CENTRALI

ora che sei entrata
con forza prepotente
nei sogni miei
ora che mi hai dato l’illusione…

ora che gli occhi aperti
ricordano fissa l’immagine
e fantasie ti celebrano
ora che il tuo sorriso m‘è passato
accanto sfiorando i brividi
quando già t’avevo appesa
come un giubbotto invernale
nell’armadio delle mie memorie
sei ascesa alle vette del pensiero
da dove non andrai più via

ti saprò aspettare
annaffierò come una pianta
in piena estate la nostalgia
perché è così che cresce l’amore


ULTIMO PENSIERO

ultimo pensiero…
stavolta davvero
premeditando il tragitto
col peso sulla sinistra
proprio dove batte la vita
e trovare il coraggio
quello che non mi manca
il ponte e le mani
che cercano e trovano
si chiudono e s’aprono
occhi che accompagnano
il tuffo a perpendicolo
vedono sparire i tre pesci
nell’oscuro fiume dell’oblio
per non riemergere mai più

ultimo pensiero…
stavolta davvero


PIOGGIA ANOMALA

pulsano piene le fondamenta
dell’acqua depositata nei giorni
piovosi e allagamenti sotterranei
che chiedono la via di disimpegno
lungo i vasi naturali di contenimento

la pioggia anomala per la stagione
il climatico mutamento delle leggi
antiche delle perfette stagioni
apre le porte all’era sconosciuta
lo specchio d’acqua che riflette
concede il sapore denso d’egoismo

libero dalle convenzioni terrene
navigo sulle acque ubriacato
dall’oscillare delle maree
e la forza dei venti che sferzano
residui della mia antica dottrina


CASA AL MASCHILE

crescono unghie e capelli
che il pettine da un po’ non liscia più
ingialliscono i denti e si spezzano
mordendo i legni amari
che leniscono a fondo la rabbia

le pieghe sui soliti indumenti
lenzuola arruffate, solitarie
il frigorifero vuoto
espedienti riesumati nelle dispense
oggetti che non trovano
collocazione certa e definitiva
tapparelle sempre alzate
carte da fare e progetti rimandati
una chitarra che prende polvere
una casa al maschile


SPICCHI

spicchi di questa notte inusuale
rintuzzano le velleità d’ascesa
coprendo le serafiche illusioni
aspergendo di luce delle stelle
lo sguardo che lontano, spaesato
ruzzola tradito dall’immensità
fallisce i tentativi di ripresa

spicchi di luna indicano
una corsia preferenziale sgombra
dall’ingorgo perenne che stanzia
sul fianco esposto alla manovra
nessuno percorre, nessuno segue
libero, avanzi ingranando le marce
passi i limiti della realtà calibrata


DOMINIO

nego i miei umani desideri
nego qualunque coinvolgimento
la sommessa trasferibilità della volontà
spengo le pulsioni barbare
salgo i gradini sulla scala dello spirito
e nego la provenienza, l’origine
nego ogni addebito, ogni attributo
ogni mescolanza con la sorte segnata
nego il soffio del vento entro i confini
dell’orizzonte opprimente, scarno
no, no, la pioggia cade e no
non la vedo, nego e non la vedo
mi bagno e nego l’acqua che m’inzuppa
sono quello che nego di essere
la realtà non mi tocca, scivola altrove
nego e scompaiono i miraggi
svaniscono come il vapore le leggi
dei cinque sensi, spiazzati rimpiazzati
sradicati dai processi involontari
nego e non resta altro che la mia follia
la mia pura negazione dell’esistere


BATTITO D’ALI

le ali che portano a planare
sui prati soffici dell’incanto
genuino apprezzamento per un fiore
e la leggera brezza che ne muove
i petali sgargianti di luce piena
irradiata oltre l’apparente timidezza
profumano gli anni della provocazione
ora che corteggio l’alba ed il tramonto
l’attimo che inspiro l’aria
il fascino della seta frusciante al vento
che scuote le palpebre socchiuse
aperte ad ammirare il peso d’un battito


la vista degli anni
appannata oltre misura
nelle nebbie della saggezza
che non teme lo scarto passionale
impronta indelebile della fiducia

lasciare uno spiraglio a parlare la mia lingua
uno solo per poter credere ancora alla vita
quella semplificata pur d’assecondare l’aurora


Se il coraggio sorte
improvvise, meditate risposte
con l’ingerenza del cuore
è il segno della maturazione del frutto
o la brocca che trabocca?
In ogni caso vado oltre
manco il sapore della primizia.
Ambisco alla notte serena
lasciando cancellarsi i sogni:
materializzo le ambizioni.



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