Opere di

Elio Lunghi


Cara Rosita,

TI AMO
Rosita ti amo e ti penso sempre.
Quando ti vedo mi rassereno e
l’anima mia, in lotta con il vento
si placa.
Che gioia sublime, piena e distesa
mi metti, Rosita, nel rivederti.
Sei la più bella di tutte le donne
che Cupìdo innalza all’estremo
splendore.
Vi è fortuna più grande che
estraniarsi dal mondo, allorchè
affaticati da lunghi viaggi si torna
dall’amata Rosita.
Rosita che è bella come il sole mi
accoglie nel letto profumato.
Sotto gli ulivi i defunti riposano in pace;
qui la natura è bella come Rosita.
Le notti e i giorni trascorrono sereni
sono a Sirmione accanto alla mia Rosita.


NON SIAMO NATI POETI

Non siamo nati poeti,
ma scriviamo versi
per trasmettere alle genti
le nostre sensazioni.
Sulla nostra pelle viviamo
le emozioni, ma tanti, troppi
ci tolgono il piacere
di avere nuove visioni.
E’ sempre lo stesso giro
che percorriamo, soli,
ma ora siamo poeti
e ricerchiamo il bello
e l’utile per dare giorni più lievi,
anche a chi non crede nella poesia.


GLI ANGOLI DELLA SERA

Sgualdrine a mucchi
sugli angoli della sera
spiccano da manifesti bui
incorniciati di seta
in ambiti percorsi da impulsi sordi.
Gallinelle sfarzose
con orologi antichi
misurano i battiti del vento
sdraiate su cordoli di iuta
illuminati col silenzio da semafori ciechi.
Spigolose beltà
bloccano gli incroci squadrati
da strisce pedonali di carta
inzuppata in torrenti
di inchiostro indelebile.
Con gli occhi cerchiati
da occhiali impenetrabili
notti sonnacchiose indugiano
abbagliate da riflessi orizzontali
e con stivali filanti
lame di metallo luccicano
sotto ombrelli dilatati dalle tenebre.

Poesia pubblicata nell’antologia del Premio Letterario ‘Fonopoli, Parole in movimento’, 1998.


CARNEVALE AMBROSIANO

Il Gatto cantiniere braccato dalle scale
dei pompieri, gioca a mosca cieca con i topi.
del quartiere sugli orli dei bastioni,
dipinti negli androni di case di ringhiera.
Miriadi di falene in doppiopetto lanciano
petardi di cristallo su gruppi di ciclisti,
sorpresi a pedalare, con cerchi di rugiada,
su cornicioni di grattacieli nani.
Sotto le finestre di filovie inguidabili
servi di cavalli con code di paglia
riscaldate saltano su trampoli, viottoli
cosparsi di semi calpestati.
Dalle feritoie di castelli medievali,
servi ciechi, suonano mandibole di
astici, mangiati da giganti infreddoliti
coperti con scatole di datteri canditi.
Illuminate da una processione di fanali,
macchine di servizio senza luci, controllano
serafiche,licenze di soldati dispersi tra
i profumi di coriandoli zuccherati.
La Madonnina, nel suo immancabile lucore,
come una mongolfiera alla quale sia stato
pesato il cuore,immobile sorride, se nella
piazza e nella poesia qualche ruota stride.

Questa poesia si è classificata al primo posto nella speciale sezione di poesie ispirate al carnevale del Premio Nazionale di Poesia ‘Viareggio Carnevale’ del 1998.


GOCCIA DI RUGIADA

Sei una goccia di rugiada
che m’illumina la strada,
sei una goccia di sudore
che imperla fronte e cuore.
La tua bocca è una mimosa
che si imporpora di rosa,
la tua bocca è di corallo
affrescato con il giallo.
Le tue labbra di broccato
sono il regno del peccato,
le tue labbra molto piene
sono il lievito del bene.

Poesia pubblicata nel ‘Poetico diario Il segreto delle fragole’, Agenda 2001.


AMO IL MARE

Dal nostro nido sei fuggita
quando per me incarnavi la vita.
Io ti cercavo e tu lo sapevi:
ma a un nuovo amante tu sorridevi.
Ti ho attesa un anno intero,
ma tu il mare hai privilegiato,
poi tra le fredde onde sei scomparsa
e il flutto azzurro ti ha sommersa.
Ho raccolto i granelli di sabbia
dove si era posato il tuo corpo,
ho cercato il tuo dolce profilo
nel caldo agosto dorato dal sole.
Ho invidiato il mare placato
che ti aveva fornito ricetto,
ho pregato la luna che si specchia
nell’acqua di venirti a baciare.
Ho riempito un vascello di mare e
l’acqua l’ho fatta evaporare;
ho lavato le ferite con il sale:
ma non ho provato alcun male.
Ho detto al vento che sei un fiore,
di non inseguirti se fai l’amore,
ho detto ai nembi che sai amare:
io, da quel giorno amo il mare.

Poesia finalista al Premio Internazionale ‘Agenda dei Poeti’ 2006 inserita nell’antologia del premio.


FORTUNA

L’onda ribelle accarezza la scogliera,
due file di cipressi parlano con i
gabbiani nell’imminenza della attesa
primavera. L’upupa molesta si avvicina,
ma la luna brilla sempre in cielo
per mia fortuna.


LILLY

Ti ho visto brillare una sera di
agosto tra variopinte fanciulle,
sembravi un mistero orientale
con labbra di giada e occhi vividi.
O colta Lilly cupa e incatenata,
il nuovo padrone ti fa aspettare,
“non t’amo ti devi rassegnare”,
dice, dopo averti ingannata.
Ho pianto, mia signora avventata,
la tua esistenza già sperperata
ti riserva una vita affannata.
I tuoi vent’anni son solo dolori,
ti scordi, o testarda, che vivere
significa rimanere liberi.

Poesie pubblicate nell’antologia delle più belle poesie del Premio Letterario ‘I Poeti dell’Adda’ 2007.


DONNE IN CARRIERA

Donne in carriera, straziando ombre
di creature impiccate al corno
di Pluto avete agganciato
le ovaie, e a vostro discapito
avete nascosto le giarrettiere
in gelidi tuguri governati
da astrusi robot cibernetici.
Mammelle abbandonate nel fondo
di crateri, reclamate rispetto
per fanciulli mai nati, fontane di
acqua tiepida fondate fabbriche
a forma di capezzolo con sorrisi
nascosti da maschere sconsolate.
Su praterie di seta fiorivano
fantastiche visioni, ora femmine
agghiaccianti bramano con estasi
lampi pulsanti e lasciano sfuggire
dai seni rotolanti brandelli di
scheletri emersi dalle tenebre
con le dolenti bandiere al vento.
Donne in carriera, sulle celebri
piazze scoprite un impensabile
piacere, ma, in un mare pieno di
specchi, è proibito, se non si vuole
apparire accattoni, chiedere
favori, vantando solo diritti.

Poesia pubblicata nell’antologia ‘Le più belle poesie del Premio Letterario Il Club degli autori 2007-2008’.


ARTE IN MOVIMENTO

Cosacchi fasciati da divise nere
ballano sui tavoli agitando le bandiere,
danzano attorno a un trono abbandonato
che il Don in piena ha loro regalato.
Forse si è sdoppiato  o forse è un sogno,
su quella sedia c‘è un re
con un occhio solo, guarda la cattedrale
che brulica di corpi bianchi.
Una civetta beata e solitaria
prega compunta sui banchi della chiesa,
una coppia di preti scombussola le vele
e si intravede il frammento di un ricordo.
Sul frontone si erge una barriera,
e neppure la porta aperta aiuta
i diavoli acrobati a distruggere
l’immagine che ci riporta all’arte severa.

Poesia pubblicata nell’antologia del Premio ‘G.L.G. Byron – Città di Terni’ 2008.


FIORE NERO

Fiore nero con il sorriso bianco,
io ti guardo.
Sei il più nobile dei colori,
sei il colore più vivo della natura:
quando tu appari tutto scompare.
Con le tue mani di maiolica
in una candida coppa di cristallo,
mi servi freschi e delicati
succhi di simpatia.
Tu sei la nave che mi conduce in porto
e io mi annego nei tuoi capelli
colmi di ulivi e di magnolie.


IL DESTINO

Nei tempi lunghi l’anima segue
il suo immutabile destino; ossa
morsicate, ricoperte da muffe
colorate, si ammucchiano sfatte
ai bordi dei fossati. Della scelta
la sorte avvisa prima, ma dopo
il tonfo la via è sempre aperta
anche se erta.

Poesie pubblicate nell’antologia del Premio letterario ‘Poeti dell’Adda’ 2008.


NEL CAVO DELLE TUE MANI

Nel cavo delle tue mani
ho sorseggiato le acque
più limpide e ricercate,
nel cavo delle tue mani
ho percorso gli abissi
profondi e disabitati,
nel cavo delle tue mani
ho bruciato il mio cuore
con il calore di bianche
e note sabbie africane.
Le dita delle mie mani
hanno sfiorato le ciglia
di occhi seri e fulgenti,
le palme delle mie mani
hanno lambito le guance
di un viso puro e dolce.
Con le labbra infuocate
ho pascolato i prati
di lineamenti perfetti,
rigogliosi e profumati.
Il tempo si è smarrito,
lo sguardo  è assopito,
ma la mia nuca riposa
nel cavo delle tue mani.

Poesia pubblicata nell’antologia del Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa ‘Città di Salò’ 2008 con la seguente nota critica della giuria: «Il potere di una carezza riposa nel cavo delle mani di chi la fa e di chi la riceve: l’idea viene al poeta in un vortice di sensazioni, tutte riferite a questo gesto d’affetto e di possesso, in cui le sfumature sensoriali si mescolano a quelle interiori. L’ambientazione esotica e l’accesa sensualità che pervade i versi, sono strumenti efficaci di suggestione, mentre il fatto che le impressioni siano lasciate sospese, leggere ed evanescenti, e che il ritmo sia agile e musicale, fa si che la liricità acquisti fascino e maggior consistenza».


LE API FELICI

Io ti seguo come un’anima persa
che cerca risposta a una domanda mai posta.
Ti seguo perché sono stanco
di stare lontano dal mondo.
Fermati, e aspetta che io ti raggiunga:
così potremo unirci e sentire
i suoni che giungono a noi
da chi ci sta attorno.
Se ci sarà accordo
riusciremo a stupire
chi considera la vita un male,
retaggio di anni bui e mai illuminati.
Tutto sarà più dolce
se berremo una coppa di miele
prodotto da api felici.
Sorseggiandolo con maestria
le nuvole lasceranno filtrare
un raggio di sole
che darà luce ai nostri pensieri
e alle nostre parole.

Poesia pubblicata nell’antologia del Premio Letterario ‘Il Cub degli autori’ 2009-2010.


ISTANTANEA

Dove si incontrano le montagne
le nubi sono sovrane;
questa mattina sono bianche e
nascondono il verde degli abeti
fitti sulle creste taglienti che
discendono e si celano dove
imprende un altro monte.
Sullo sfondo virente si intravede
una chiesetta con il campanile aguzzo.
A noi non giunge il suono delle campane
perché l’immagine è troppo lontana.
Siamo, tuttavia, contenti di aver goduto
questa visione anche solo per un istante.

Poesia pubblicata nell’antologia del Premio di Poesia ‘Ottavio Nipoti-Ferrera Erbognone’ 2009.


NIDI DI FARFALLE

Non voglio più vedere case di riposo,
voglio vedere solo visi di farfalle,
non voglio più vedere volti tristi,
voglio vedere solo visi di farfalle.
La metamorfosi si è compiuta,
da piccolo uovo sei diventata bruco,
poi la natura in crisalide ti trasformò
e con l’ultimo mutamento
una farfalla sei diventata.
La quarta è l’età più bella,
ora risplendi come una stella:
di giorno distendi le ali
per volare sui fiori
nel chiarore del sole.
Non voglio più vedere case di riposo,
voglio vedere solo visi di farfalle, 
non voglio più vedere volti tristi,
voglio vedere solo visi di farfalle.

Poesia pubblicata nell’antologia del Premio Letterario ‘I Poeti dell’Adda’ 2009.


QUELLO CHE VOGLIAMO

Quello che vogliamo è che la gente onesta
viva serena.
Siamo stanchi di applaudire i morti.
Quello che vogliamo è che i disonesti
siano messi in galera.
Quello che vogliamo deve essere fatto
da persone oneste e capaci.
Quando la natura viene rispettata l’acqua
è amica dell’uomo. L’uomo stesso è
acqua per tre quarti.
La gente deve poter vivere dove è nata,
se così vuole; non deve vivere sfollata
negli alberghi o ammassata nelle roulottes.
La natura offesa si è vendicata rovesciando
sui paesi fango che tutto inghiotte e travolge.
Ci vorranno anni per risanare tutti i guasti
mortali e ambientali causati dall’uomo.
Ma quello che vogliamo è che si cominci
subito e vogliamo che i responsabili
paghino per le loro nefandezze.

Poesia classificata al decimo posto nel Premio ‘Il Club dei Poeti’ 2010 e inserita nell’antologia prevista dal premio.


AGOSTO, ORE 14

Senti che pace quando tutto tace.
I tuffatori stanno riposando e
solo nel tardo pomeriggio torneranno.
Un cane abbaia senza un perché,
ma solo per poco, l’afa lo induce
a tornare nel suo canile ombrato.
La spiaggia è deserta e le strade
sono vuote, tutto il paese riposa
o è al riparo dove c‘è la frescura.
Sono giorni di vacanza e di rumore,
ma sino alle cinque questo piccolo
mondo non esiste.

Poesia pubblicata nell’antologia del Premio Internazionale di Letteratura ‘Toscana in poesia’ nel 2010.


MANERBA IN LUTTO

Dal sagrato assolato sento i singhiozzi
di una madre disperata giungere dalla
chiesa colma di ragazzi e persone
mature vestiti di nero. Gli amici rimasti
nella piazza sono tristi e attenti, hanno
le lacrime che stillano dagli occhi
arrossati e non trovano il coraggio
di guardarsi in viso.
Le macchine passano lente davanti
alla chiesa e i conducenti
capiscono che tutta Manerba è in lutto.
Il destino benigno con gli altri due amici
ha colpito duramente Mattia.
Ragazzi, questa è l’età nella quale
si fanno progetti. Le automobili sono
vostre nemiche e non vi perdonano
il minimo errore.
Alle undici in punto finisce la funzione.
Tutti escono dalla chiesa in silenzio e
i loro visi addolorati fanno capire
quanto Mattia fosse amato.
Esce la bara,i genitori e i parenti sono
abbracciati per darsi forza e la seguono
pieni di dolore.
Tutti si accodano e vanno verso il
cimitero dove Mattia avrà una
dignitosa sepoltura.
Una vita è stata spezzata ma in cielo
un’anima è salita.

Poesia pubblicata nell’antologia del Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa ‘Città di Salò’ 2010 con la seguente nota critica della giuria: «E’ morto un ragazzo in uno dei tanti incidenti automobilistici che funestano le notti; è morto colpito dal destino, mentre i suoi amici si sono salvati; ha lasciato sconvolti i genitori e tutti gli abitanti del borgo gardesano. Il poeta assiste lacerato dall’angoscia al compimento di una giovane vita e ammonisce i coetanei alla prudenza e alla consapevolezza. Una composizione a sfondo sociale, ma che si avvale delle forme della poesia lirica per l’intensità del sentimento ispiratore».


Nelle tre nuove poesie che vengono inserite il poeta diventa cronista 
e si ispira ai fatti e alle persone di Manerba del Garda, dove lui stesso
 risiede, per dare il resoconto di ciò che scorre davanti ai suoi occhi. 
Quello che percepisce, anziché tradurlo in articoli, lo trasforma in poesie. 
Oppure sollecitato da amici e conoscenti mette in versi le richieste che 
riceve. Ma prima di parlarne e di far conoscere i testi delle tre liriche
 il poeta vuole ricordare il suo “iter” di “giornalista in versi”.

La prima poesia scritta “su commissione” si intitola “Nidi di farfalle”,
 su richiesta del sig. Pier Battista Berta direttore del complesso, il quale 
per l’inaugurazione della Casa Albergo Residence Le farfalle,
 casa di riposo di nuova concezione, desiderava un componimento sulla 
“quarta età”, tema emblematico per gli utenti della struttura. La poesia
 è inserita tra le opere che compaiono tra le opere della sua Homepage. La poesia “Fiore nero” anch’essa inclusa tra le liriche precedenti gli
 è stata ispirata da una meravigliosa signora senegalese sempre
 disponibile, sorridente e cortese nei rapporti con “le farfalle” ospiti
 della Casa Albergo dove lavora dal giorno dell’apertura.
 Anche la lirica “Manerba in lutto”, che nessuno mai avrebbe voluto
 scrivere e che descrive il funerale del povero Mattia, deceduto in un
 incidente stradale, è una composizione già presente tra i testi 
pubblicati.
 E ora dedichiamoci alle tre nuove poesie che in unione con le tre sopra
citate potrebbero costituire un piccolo ciclo poetico dal titolo Manerba in Poesia. 
Nel novembre del 2009, i manerbesi di nascita e di adozione nati nel 1939, 
per festeggiare i settant’anni di vita, chiesero al poeta che è loro coetaneo,
 di scrivere una poesia a suggello della serata da trascorrere in allegra brigata.
 Il componimento intitolato “I maginifici venticinque” fu poi stampato su 
carta pergamena e offerto ai partecipanti prima della cena.
 Con l’aiuto della dea Minerva l’elaborato presenta una sua dignità stilistica.


I MAGNIFICI VENTICINQUE



Amo la dea Minerva che di Manerba è l’eterna serva,

protegge la città che si è fatta grande e la conserva

giovane e immortale, anche se i moderni usano troppo cemento

perché non c‘è coerenza tra pensiero e paesaggio. Neppure il vento

riesce a disperderne l’odore. Manca il coraggio di pianificare

e di far sorridere la natura che con forza dobbiamo conservare.



Minerva ad Atene, Atena veniva chiamata e la dea

dai nemici la difendeva, e di inventare *l’olio di oliva ebbe l’idea.

Dobbiamo riconoscenza ai greci e agli antichi romani;

i primi l’olio hanno creato e i nostri remoti nemici, ora italiani,

venti secoli orsono sulle rive del Lago l’ulivo hanno portato

e di questa ricchezza i cittadini di Manerba ne hanno beneficiato.

Noi coscritti del ’39, oggi 14 novembre i settant’anni festeggiamo

e forse per volontà divina al Ristorante Minerva** andiamo, e lì ceniamo

con piatti squisiti e una grande orchestra che con bravura

renderà la festa più piacevole e plastica come una scultura.

La riunione verrà ricordata come una memorabile serata

nella quale “I MAGNIFICI VENTICINQUE” in allegra brigata

si ritroveranno e coloro che sono in altri luoghi sparsi

faranno conoscenza con i nuovi residenti da poco comparsi.

  • Alla dea Atena la mitologia greca attribuisce l’invenzione dell’olio di oliva

  • Ristorante Minerva. Il nome del Ristorante Minerva non è lasciato
 nella poesia a fini pubblicitari. Non spetta al poeta stabilire la graduatoria 
dei ristoranti di Manerba. Ma per il motivo che Manerba ha origine dal nome della 
divinità latina Minerva.
 Due poesie sono nate al porto Torchio. La prima in ordine di tempo, 
è intitolata “Gli uomini del pedalò” che nella vita reale corrispondono
 ai simpatici Emanuele e Giulio. Durante la stagione turistica offrono ai clienti un servizio
 che si trasforma in uno svago nella calda estate di Manerba. 
La poesia è poi stata pubblicata nell’antologia del Premio di Poesia 
M° Raffaele Burchi nell’anno 2010.



GLI UOMINI DEL PEDALO’



Gli uomini del pedalò

con vigoria e talento

si oppongono alla furia

dei boreali venti e spingono

nel lago fanciulle sorridenti

quando ritengono che le onde

non siano travolgenti.

I pedalò sono rossi, guardando

verso l’isola, a bordo si scorge

una sirena con il costume bianco.

Manca poco allo sbarco e un gruppo

di ragazzi nascosti tra i cipressi

la guardano entusiasti.

Dopo una breve sosta ritorna verso

il porto, dove l’addetto più maturo,

che di sirene nordiche ne ha già avute

tante, gioca con i cigni che girano

lì accanto, mentre il giovane scudiero

aspetta la sirena con i piedi già nell’acqua

per aiutarla a scendere.

Le stringe il braccio sinistro

guardandola negli occhi e sogna di

portarla in un luogo che solo lui conosce.


L’altra è dedicata al “Caronte” del Torchio e si intitola “A CIF”,
grande amico del poeta. Ma questa poesia non descrive Cif nella sua
 consueta attività di traghettatore dal porto all’Isola di S. Biagio, 
conosciuta anche come Isola dei Conigli, e viceversa, bensì nel 
suo nuovo impegno nella pesca professionale.
La poesia sarà pubblicata nella primavera dell’anno 2012 nell’antologia 
del Premio di Poesia M° Raffaele Burchi.


  A CIF



Il pescatore getta la rete nel lago effervescente,

il sole placido si sposta lentamente.

A pesca di sardine esce di casa tutte le mattine

quando la frega a riva le avvicina.

Il giugno tanto atteso arriva col fragore

degli oleandri in fiore.

Attende che la sera gli porti quel che spera.

Prende la barca ed esce nel lago che promette bonaccia.

La rete non è lontana, con calma la raggiUnge;

sembra generosa.

Sono cinquanta chili di sardine fresche

che al libero mercato valgono gli euro

che mai avrebbe sperato.



Manerba, il cui toponimo è Minerva, è un “borgo gardesano” situato
 nell’anfiteatro morenico della Valtenesi, terra ricca di castelli,
è famosa per la Rocca di Manerba distrutta nel XVI secolo per la 
pericolosità dei briganti che vi si erano installati.

Dal luogo dove si trovano le rovine delle costruzioni fortificate è 
possibile ammirare quasi per intero il panorama del Lago di Garda.

A Manerba è particolarmente curato l’arredo urbano che è costituito
 da molte piccole piante e da migliaia di fiori che “inondano” le 
moltissime rotonde e da pini marittimi e oleandri che costeggiano le strade.
 Perché, molti si chiederanno, il poeta ci parla di fiori?
 La risposta è semplice. In greco la parola antologia significa raccolta di fiori
da “‘anthos”, fiori e “légo”, io raccolgo. 
Inoltre a Manerba esistono un Borgo dei Poeti e l’Osteria dei Poeti. 
Quindi, Manerba è ricca di poesia, ma non tutti lo sanno, perché
 in pochi la cercano. 



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