A CIF
Il pescatore getta la rete
nel lago effervescente.
Il sole placido
si sposta lentamente.
A pesca di sardine
esce di casa tutte le mattine
quando la “frega”
a riva le avvicina.
Il giugno tanto atteso
arriva col fragore
degli oleandri in fiore.
Si attende che la sera
gli porti quel che spera.
Prende la barca
ed esce nel lago che
promette bonaccia.
La rete non è lontana,
con calma la raggiunge.
Sono cinquanta chili
di sardine fresche
che al libero mercato
valgon gli euro che mai
avrebbe sperato.
ACQUARI DI PIETRA
In acquari di pietra
nuotano pesci di terracotta;
le bianche membra
delle insegnanti
accendono il fuoco
in valli stagnanti
e le oscure stazioni
dei bassifondi
dispensano lezioni
con il filo spinato
e tolgono le corde del vicinato.
Alle frontiere
i doganieri fumano toscani
con le bandiere,
simboli di persuasione,
dove l’inganno è pura illusione
e solo le luci non hanno pensieri
ma sono veloci
e procurano casti piaceri
a chi sollecita il loro intervento.
AGOSTO, ORE 14.00
Senti che pace quando tutto tace.
I tuffatori stanno riposando e
solo nel tardo pomeriggio torneranno.
Un cane abbaia senza un perché,
ma solo per poco, l’afa lo induce
a ritornare nel suo canile ombrato.
La spiaggia è deserta e le strade
sono vuote; tutto il paese riposa
o è al riparo dove c’è la frescura.
Sono giorni di vacanza e di rumore,
ma sino alle cinque questo piccolo
mondo non esiste.
AIUTIAMO LA NATURA
Su due sedie di nebbia mi sdraio nel nulla
che cresce nell’ombra di crepe profonde.
L’audace calura tormenta i fermenti che
agitano il vento e io non riesco ad usare i
veleni gettati nel lago da un mago di legno.
Ho visto tre teste cadere nel fiume; sull’acqua
scendevano tre donne distese su piume, un soffio
di vento le fece volare oltre le dune.
Una ciurma di frati non invitata, giocava col saio
sgranando il rosario e io ritornavo a cercare il mio avo.
Se il destino mi aiuta con denti di iuta scavalco le pietre
che i figli vedono ridere sul trono mancato.
Mi sono destato e il desiderio è ritornato come se fossi
appena nato.
Forse domani, con platani nani vivrò la pausa
annunciata
dai cani che corrono seduti sull’ombra di un prato
che mai piede umano ha calpestato.
ALL’ALBA CANTA IL GALLO
L’amore e la vendetta
sono sentimenti
inventati da fotografi disarmati
che alloggiano in pensioni
costruite con spreco di passione
e senza coerenza.
All’alba canta il gallo
della disperazione,
le curve si alternano
ai restauri dei quadri
imposti
dalla pubblicità elettiva
fatta con discrezione.
Il pomeriggio è afoso e
le visite dei cardiologi
procedono a rilento;
le squadre di soccorso
si perdono nel vento
portato
da frombolieri orientali
senza senso critico.
La notte copre la polvere
adagiata
su treni proiettati
verso fenomeni in esaurimento
e le biciclette pedalano
su piste di cemento
mentre i pedoni
protestano in silenzio.
ALL’IMPROVVISO
Sono movimenti
che conservano il sapore
degli abiti rosa
dipinti dal vento
che parla la propria lingua
scrivendo i
versi in prosa.
Sulle pareti, i quadri
respirano con precisione,
coperti da aquile inserite
nelle risposte che gli studenti
cantano di notte ai pettirossi
nascosti nei paradossi
della polemica.
All’improvviso, con un sorriso,
gli edicolanti vanno in pensione
e una gentil parentesi
soffre di un senso di enfasi
a tre dimensioni.
AL SONNO ABBANDONATA
Quando t’osservo
al sonno abbandonata
sogno di essere
una lama affilata
che rapida
ti penetra nel cuore
e scopre di essere
il tuo vero amore.
Ti sorrido e con scarpine
di raso rosso
mi poso sul tuo
ventre rosso;
guardo il cielo e scorgo
brillare una stella,
ti risvegli e risento
ridere una stella.
Mi sveglio e ti vedo
accanto al mio corpo
e scorgo ciò che io tanto
desidero del tuo corpo
racchiuso in una
illibata foresta.
Per saziare il mio
infinito amore,
vorrei piluccare
scampoli del tuo cuore:
quello che ho sognato
non si è mai avverato.
AL TERZO APPUNTAMENTO
Gli interpreti sonnecchiano
sulla riva di un canale;
la rappresentazione ha perso
lo spazio sul giornale
stampato sulle labbra
di un giovane ufficiale.
Le nuove sensazioni
spingono verso l’ignoto;
i fotografi di moda
puntano l’obbiettivo
sui modelli che verranno dopo.
La candida eleganza
delle modelle scelte
attira l’attenzione
di nuvole impazzite
e sparse nelle grotte
di città impoverite.
Al terzo appuntamento
si muove il temporale
preceduto da venti
che rimembrano agli assenti
di essere puntuali.
AMO IL MARE
Dal nostro nido sei fuggita
quando per me incarnavi la vita.
Io ti cercavo e tu lo sapevi:
ma a un nuovo amante tu sorridevi.
Ti ho attesa un anno intero,
ma tu il mare hai privilegiato,
poi fra le fredde onde sei scomparsa
e il flutto azzurro ti ha sommersa.
Ho raccolto i granelli di sabbia
dove si era posato il tuo corpo,
ho cercato il tuo dolce profilo
nel caldo agosto dorato dal sole.
Ho invidiato il mare placato
che ti aveva fornito ricetto,
ho pregato la luna che si specchia
nell’acqua di venire a baciarti.
Ho riempito un vascello di mare
e l’acqua l’ho fatta evaporare;
ho lavato le ferite con il sale:
ma non ho provato alcun male.
Ho detto al vento che sei un fiore,
di non inseguirti se fai l’amore,
ho detto ai nembi che sai amare:
io, da quel giorno amo il mare.
AMORE E DOLORE
Amore mio, sei la più bella e ti amo.
Amore mio ritorna, il tuo cuore
è solo mio. Senti il lamento
che esce dalle mie labbra innocenti.
Ti vedo vestita di nero, piangi.
La nonna è morta alle undici.
Trilla il telefono, il mio sogno
si interrompe. “È morta” hai detto.
Piangevi, volevo darti sostegno;
il pianto mi ha serrato la gola.
I miei occhi erano stanchi e bagnati.
Eravamo divisi dall’oceano
ma avevamo un solo cuore. Per
confortarti mi son messo a pregare.
[continua]