L’ABITUDINE
Notte. Fruscia negli occhi
il guanto della sera
e le dita disserrano cassetti.
Tintinna tranquillizzato l’oro
e le regole si tormentano,
quasi che il torto non venisse
distribuito, in rapporto al merito.
Sogno. C’è una profonda
intuizione alla base dei desideri.
Senza studio la lotta è involuzione
e scontro di aerei privi di potenza.
La pioggia cade e bagna con il
minio ali di uccellacci di alluminio.
Fuori si spengono le lampadine.
Un suono mi invita a scendere
dal letto.
Sveglio. È l’abitudine.
LA CIBERNETICA
Santi presunti
hanno occupato
le rotative del vicinato,
le belle maniere
sono scomparse,
per un periodo limitato
ci lamentiamo
seduti nel bosco.
Senza i discorsi
del giorno prima,
il tempo controlla
l’incarico
di sorvegliare
i biondi fenomeni
e le pastiglie
di matematica infinitesimale.
La cibernetica
ha preso possesso
della stampa scientifica
e del progresso,
specializzandosi a costruire
i mostri di acciaio
all’imbrunire.
Sotto la barca
nuota un indiano,
un fiume di perle
e un arcobaleno
sposato di fresco
senza il permesso
dei genitori
e del re di fiori
urlano invano.
LA CORDA DEGLI IMPICCATI
Un pesce in padella
nuota nell’olio
che brucia la pelle
e le ginocchia.
Non chiedono aiuto
gli indiziati,
la voglia di fiori
non crea problemi.
Il direttore del tribunale
ha vuotato le tasche
dei dipendenti
che si introducono,
cambiando le lenti,
nei cortili fioriti
nel mese di maggio.
Sputando nel piatto,
dove si mangia,
ho l’impressione
che i nervi di acciaio
siano imbevuti
di pietre angolari
e di ricevute inviate per posta
ai consiglieri che vincono
spesso il montepremi.
Articoli lunghi e ben preparati,
comperano la corda degli impiccati
e dicono che Cesare era un mortale;
oggi alcuni credono di non essere tali
LA DONNA DI CUORI
Il giovane principe
sfoglia le foglie
e spoglia le immagini
con argomenti fondamentali;
il sole sorge e illumina
i principì
pronti a iniziare
una partita attesa da sempre,
ma sotto la cenere
cova un serpente.
I detenuti sono fuggiti
e anche i leoni
si sono impauriti;
le dune di fango
hanno rilasciato dichiarazioni;
le lingue di fuoco
si sono annerite
e celebrano gli inconvenienti
di giornate torride e senza vento.
Seduti su sedie rinascimentali,
bicchieri di peltro
sono convinti
che la donna di cuori è destinata
a una vita intensa e disordinata.
LA DONNA IN GIALLO
Spuntano i funghi
dopo ogni acquazzone
se questo succede
nella giusta stagione.
Quando le pere
sono mature
le raccogliamo
con una mano.
Il vintage
è solo una moda;
per gli sportivi,
non c’è gallo che cova,
ci vogliono le galline
per fare le uova.
Non mi aspettavo di vedere
donne mature
con la guepière.
Questo è il progresso,
non sbadigliate,
la donna in giallo
fa sempre peccato.
LA FEBBRE DEL SABATO SERA
Nelle osterie di mezzo mondo,
i contadini, con il pensiero
ritornano al loro passato
quando gli oleandri
erano adulti
e respiravano antichi discorsi.
Sulla scrivania dell’avvocato
sale la febbre del sabato sera,
che con manovre spericolate
annulla la volontà dell’imputato.
Le collane brillano sulle colline,
quando i pastori scendono a valle
limpide acque bagnano i boschi
di caprifoglio agitati da fremiti
senza riserva.
Quando gli ordini verranno dal basso,
la gioventù che è impreparata
con colori di nebbia
verrà ripagata.
LA SFERA D’ARGENTO
Gli strani propositi
di curve instabili
ci suggeriscono di comporre
esposti anonimi
per tutelare i beni immobili.
Foreste di anime
senza capelli
violano le regole
di un uomo ribelle
che ammira le giovani
dotate di pelle
e di sorrisi sereni
che giungono a praticare
borseggi di strada
con il dito medio
e con la spada.
È sera inoltrata,
portateci,
almeno una camomilla;
abbiamo sete
e le vostre mani
si muovono stanche
ma con talento,
uscirà come al solito
una sfera d’argento.
LA LUNA E IL SOLE
Se glielo chiedo
mi faccia un sorriso
perché sono triste e
non sono più il sole.
Se accendo la luce
il giorno comincia,
il chiaro compare
e la notte scolora.
Se spengo la luce
il giorno finisce,
la luna ritorna e
la notte risplende.
Il suo viso è un grande cuore
io lo cerco sopra il sole,
ma non sento alcun bruciore
perché sono io il
sole.
Elio.
LAMPI DI POESIA
Le bifore del tempo
dividono i giorni
trascorsi
a parlare in isolamento.
Sui campi di frumento
si posano salsedini
portate dal vento innocente
che spinge le aquile
a cercare gli armenti
di fittavoli spenti e
a baciare il cemento
con la colpa nel mento.
Pilastri di gomma
trangugiano
enormi bandiere,
ma è un nonsenso.
Partigiani di metropoli
sconfinate, si spingono
altrove,
per cercare il consenso
che turba i profani
e attendono l’avvento
se scoppia un incendio
di gente ferita.
Sento un lamento
fischiato da lupi in fermento.
Lampi di poesia perpetuano il tempo.
LA NEVE SPORCA
Valli bieche si coprono di fango,
il liquame disciolto nella falda
tra le meningi subdolo s’infolta
e non trattiene il becco che le lacera.
Fanali di mercurio intossicati,
bevitori di ganghe officinali
con unghie rotte grattano oroscopi
in alberghi di cartone calcinato.
Percossi da raptus geometrici sciami di
pidocchi intirizziti ondeggiano su
croste di formaggio rattrappite e sputano
funghi velenosi nelle notti livide.
Anime frolle frustrate dagli inganni con
maschere eliotropiche solfeggiano note
indeclinabili su piazze misere colme di
neve sporca.
[continua]