La fabbrica di poesia

di

Eleonora Buompane


Eleonora Buompane - La fabbrica di poesia
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 36 - Euro 6,30
ISBN 978-88-6037-7845

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In copertina immagine dell’autrice_


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’autore è finalista nel concorso letterario «J. Prévert» 2009


Prefazione

Nelle innumerevoli visioni che rendono vibrante questa silloge di Eleonora Buompane, le poesie così sentite ed intense, deflagrano in una costante energia che fa necessariamente i conti con la condizione esistenziale dell’Autrice.
Le parole nascono dalle contraddizioni e dalle inquietudini d’una donna tremendamente consapevole che non è semplice né facile “stare a guardare”, vivere “nell’ombra del ricordo” o rendersi conto che la propria anima “continua a cercare”.
Nel cammino della vita, dolce e lento, determinato e reale, v’è un momento in cui ci si deve “staccare” dal sogno ricorrente, dal pensiero continuamente rivolto all’amore che veniva offerto: davanti vi sono giorni senza fine, le lacrime scivolate via, la disperazione sempre in attesa di impossessarsi del cuore, le notti segnate dal pianto e la mente che vaga nei ricordi fino a “guardare dentro la stanza d’ombra/dei primi turbamenti”.
Ne emergono le figure delle persone amate e si ammantano del silenzio e della quiete dell’anima: il senso della perdita è forte e la loro mancanza avvicina ad una senso di abbandono.
Eleonora Buompane quasi celata nel “fiume delle probabilità”, come rinchiusa nella sua solitudine a ricercare uno spiraglio di luce che riporta alla mente la “cantina buia” dove i sensi si sono uniti, dove ha tremato davanti ad uno sguardo, ripercorre il cammino con passi a ritroso fino a scrivere “non conosco nulla di davvero puro perché sempre e solo il buio ho voluto guardare”.
In questo cammino lirico, faticoso e lacerante, tra le immagini che tornano in superficie, poesia dopo poesia, continua a scavare nel tormento, nelle pieghe della vita, vissuta e rivisitata, tenta di “staccarsi dalle illusioni” come a disperdersi nell’incapacità di risvegliare ciò che sente veramente.
Naufraga del “triste cuore”, ricercatrice delle parole abbandonate, avvolta nella sua “impenetrabile” essenza, come “anima di solitudine muta” che travolge con lo sguardo penetrante e sconvolge nel delirio, Eleonora Buompane offre la visione che viene fissata dai suoi occhi “fiduciosi” per non aver paura: in un luogo dove le ombre sono numerose, dove le emozioni possono condurre alla vertigine, dove una donna afferma “senti l’odore della mia tristezza”.
Fino al limite delle tensioni, quando tutto è possibile, in una veglia continua sull’orlo di una spietata lucidità che deve fare i conti con la vita che passa, giorno dopo giorno… come a chiedere: perché non si può annullare il tempo?
Ma quel “male di vivere” è legato al passato perché ora Eleonora Buompane sente dentro di sé che “l’anima di solitudine muta” si è risvegliata, metabolizzando la richiesta di “annullare il tempo”, e non chiede altro che alimentarsi d’un nuovo impulso vitale.

Massimo Barile


La fabbrica di poesia

Dalla porta

Mi hai fatto entrare dalla porta d’ingresso
e ho sentito subito quell’odore
l’odore della passione
questa volta più forte
la sensualità dei nostri movimenti
metteva in imbarazzo gli oggetti della tua stanza
così è iniziato il nostro discorso senza fine
senza un fine
senza una fine
il tempo si era bloccato su un giro di parole
che portava a volerci ancora
e ancora gli sguardi si amavano
mentre il resto del corpo rimaneva pensieroso
ora siamo amanti
il desiderio di incontrarci
è forte quanto il desiderio di allontanarci
ma l’attrazione che ho per te
è una magia
non riesco a vedere da che parte del corpo nasca
esce così velocemente che è gia da te
sarà dal cervello?
sarà dal cuore?
o da dove?
ho un pensiero tuffato in te
e ora sta affogando


Arrivederci

Ho dato baci
ho detto parole prosciugate
dal silenzioso potere di stare zitta
ho messo la ballerina nella scatola blu
l’aria si appoggiava sulle lacrime
senza penetrarle
zia Fortuna cantava una canzone per noi nipoti
odorava della mia crema rosa
intorno a me dozzine di parenti dallo stesso naso
la luna pareva un ombrello
la temperatura era morbida
io e mia cugina nel viottolo di mille segnali stradali
guardavo quel cielo che era anche mio
seduta su quella terra verde
continuavo a disegnare cuori spezzati
la tranquillità sarebbe emigrata
e io con lei


Non ho più freddo

Chiudi la porta
stenditi contro le pareti della mia anima
e cambia il nulla
ascolta la voce
profonda
tanto profonda da essere lontana
lontana dall’udito
ma così vicino al sentimento
insapore inodore e incolore è questa melodia
un susseguirsi di palpiti e di carezze al cuore
chiudi la porta
sento freddo
un freddo scolpito qui
dentro al petto
una miccia
un’immagine ardente scalderà l’emozione
un turbamento che arriverà con la luna
la notte sentirà di non essere sola
sveglio qualcuno l’accompagnerà in tutta la sua freschezza
la passione per la luce che trema fra le dita
cogliere il petalo del ricordo
e trasformarlo in un dolce raccoglitore di armonie
sparire nel bagliore dell’essere stupiti piacevolmente
davanti a qualcosa di indiscutibile
svegliarsi accanto ad una creatura che sente
tutto ciò che è vero
chiudi la porta
perché sento che stavolta non mi serve nulla
tutto quello che ho è gia grande
l’ingenuità di amarsi un po’


È arrivata la bambola

In queste nuvole di velluto
mi sembra di piangere a crepapelle
invece vige la paura di essere eliminata
divorata dai malpensanti
mandata via dall’ignoranza
portata via
staccata da quell’illusione e poi?
non busso alla porta di queste persone
preferisco disturbarle
con il mio modo di camminare di sorridere
di presentarmi
voglio vedere i loro occhi tremare
per le mie rughe d’espressione


Il sonno dell’argomento

Immobile
su questa terra d’ombra
scheggiata
bruciata
impazzita di speranza
la vista offuscata
davanti a questa acerba realtà
cammino veloce
mi nascondo nell’ocra d’oro
di questo giovedì pomeriggio
e tra le mani stanche
leggo le carte delle streghe
e sento cantare nell’assenza di stagione
di quella ragazza
che fumava troppo
e parlava poco


Mani addormentate sul tuo cuore

Grido in faccia all’istante
che non è avvenuto
voglio il tuo corpo senza carne
per guarire quell’ebbrezza impenetrabile
abbandonandosi al chiarore
di questo originale amore
apri la mia finestra nella notte
per guardare la luna
dietro a quella presente ruota
dentro lo spazio stellato
delirio per la tua voce che urla
che per me sussurra
naufrago del mio triste cuore
delle mie parole arrugginite
del mio amore che ha ormai ragnatele
la mia anima affronta la scalata
anima di solitudine muta
le mie mani non affonderanno mai
nel tuo odore
volevo diventare la potenza
sulla tua incertezza
ma posso solo camminare nell’autunno
e pensare allo sguardo di ieri


Fragile

Gli occhi del colore bagnato
di infiniti tempi
il sorriso delle mie lacrime
che portano alle fossette più profonde
senti l’odore della mia tristezza
parli con chi ho sempre implorato di essere
parli e abbracci il gelo
una punta aguzza e tagliente
infilata nel calore ormai dimenticato da me
non conosco nulla di davvero puro e bello
perché sempre e solo il buio ho voluto guardare
e in questo sangue
continua a scorrere veleno
e solo con l’aiuto dei tuoi occhi
lo posso fermare
voglio rimanere impigliata in questo nuovo sentimento
e questa volta voglio guardare
perché in quel buio non ho mai capito
mi hanno sempre fermato
mi hanno sempre impedito
quello che ormai mi spetta


9 Aprile

Sempre lo stesso percorso
tra il buio le foglie dell’inferno
cammino
guardandomi tra le immagini
con occhi dilatati alla paura
scavo tra il tormento
di questo lungo staccarsi dall’illusione
e corro
corro nell’ambiguità
sento di aver intorno gente
schifosamente felice
spettralmente serena
maledettamente in armonia
e per quanto io cammini e corra
a cercare quella stanza
non ho il coraggio di entrarci da sola
e non ho la forza di risvegliare
la parte più bella di me
che si è suicidata per amore
amore per chi la odia
e chi la odia
ora si nutre e vive di me


Denti

Ho scoperto il desiderio di scrivere per te
hai occhi neri e furbi come la più bella volpe
labbra sporgenti che s’intrufolano fra le tue parole sempre stimolanti
catturi la mia attenzione
e la tieni fra le mani
come un cucciolo a cui vuoi dare affetto
un affetto con poco zucchero
fai sapere alla gente la tua scoperta
vuoi mostrare la diversità di chi orgogliosa
passa la penna sul foglio
parlando di questo centauro dalle maestose ali
che vogliono proteggermi
da questo mondo sedotto da vento caldo
è inverno e io mi sento bruciare
questo fuoco di cui ti sei cosparso mi ha assimilato
finchè tu sarai con me
avrò meno timore di essere viva
la tua pelle è cosparsa di tagli
e segni di pugni raccolti e lanciati nella tua vita
io ti darei una carezza colma di fiducia
sono solo una ragazza
che ha davanti un ragazzo particolare
a cui vuole raccontare le stranezze e la paura
che ha nel cuore
ho trovato un uomo che non ho bisogno di amare


La luna blu

Seduti nella nostra camera blu
riesco a vedere i tuoi occhi nella penombra
sono lucette sensuali che fotografano
tutti i miei più bei momenti
sono scolpiti nell’aria fredda di questo inverno
sono sorrisi che non inaridiscono nonostante il tempo
la lucetta blu è sempre accesa
e tu sei sempre davanti a me
la musica ci scorre dentro
la sinfonia ci unisce
unisce due amanti
che armoniosamente scoprono la bellezza di sentire la voce
di odorare la pelle e di toccarla
di gustare la passione
ti guardo
e ti scopro sempre diverso
l’emozione di vedere le tue morbide e dolci sfumature
fuori c’è il vento e la luna piena


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