Racconto di Domenico Livoti

Con questo racconto Domenico Livoti ha vinto il settimo premio all’edizione 2007 del Premio La Montagna Valle Spluga.


UNA DIMORA TRA LE MONTAGNE

Per certi versi l’inverno non ha pudori.
Svela segreti che la primavera e l’estate si sforzano di mantenere celati col rigoglio della natura.
Poi arriva l’autunno e la Valle si spoglia affidando la vento le sue storie estive.
Fu così che lui un giorno, scorrendo con il cannocchiale le sponde della valle di fronte, quella più abituata all’impudicizia perché aperta e offerta ai raggi di sole, si accorse di un occhio chiaro nell’ormai prepotente primavera.
Tra i pini e gli abeti già i larici inverdivano e i castagni cominciavano la loro gloriosa marcia verso la bella stagione.
Era lì, quell’occhio solitario, che aveva assistito all’affannato caos invernale tra case nuove, strade emergenti e traffico sempre più frenetico.
Appariva e scompariva proprio sopra allo squallore di una frana che aveva fatto tremare più volte la valle.
Gli occhi degli uomini si erano volti verso l’alto molto spesso negli ultimi tempi tenendo sotto controllo lo sconquasso di quello squarcio.
Ma raramente erano andati più su, su quella macchia di verde che poi si arrampicava impavida verso una cima tormentata.
Lì il terreno era più solido e il granito emergeva più compatto.
Forse qualcuno conosceva la storia di quella che un giorno, da un punto privilegiato dell’altra sponda, risultò essere una baita solitaria su brevi terrazze rubate al bosco.
Divenne un’ossessione per lui.
Scrutava col binocolo tutti gli anfratti, la linea degli abeti, l’ampia distesa rocciosa a sinistra della frana, alla ricerca di un filo invisibile che doveva aver legato quella baita al mondo sottostante.
Un accenno di sentiero, un’acrobatica illusione di aggancio alla montagna, un’invisibile segreta via per camosci o greggi di capre selvatiche.
Niente.
Si intuivano passaggi aerei, forse funi ormai rose dal tempo o scale artificiali sgretolate dalla ruggine.
Un giorno che riuscì a trovare una postazione privilegiata, e le braccia fermarono il loro naturale tremito e l’occhio mise a fuoco quel sito selvaggio, vide una porta e due finestre sbarrate.
Cosa c’era al di là, quali esistenze avevano dipanato la loro matassa dentro a quelle mura?
Da quanto tempo se ne stava solenne e ignorata su quel brevissimo terrazzo?
Ci sarà stata quando orde di lanzichenecchi sciamavano per la valle alla conquista del tesoro rinascimentale italiano?
Senz’altro sarà stata un rifugio quella baita per tremanti creature sfuggite all’orrore della bestialità delle soldatesche svizzere e tedesche.


2

Quel bianco- grigio occhio ammiccante tra abeti e larici divenne l’ago di una bussola interiore.
Dovunque andasse nella Valle il viso dell’uomo si girava per cogliere altri particolari, altre prospettive, come un geometra che prende nota del percorso del sole nel cielo, dei venti, delle ombre della sera, della luce rosata dell’alba e del manto di neve che si posava ogni inverno su quel breve pianoro.
Stava a volte in mezzo alle vie e alle case della cittadina con gli occhi in su, e la gente si fermava e cercava di capire l’insistenza di quello sguardo.
Forse l’inizio di un evento catastrofico?
O la comparsa di un mitico animale sulle balze della montagna?
O un Ufo nella gloria del giorno o una scia incomprensibile nel cielo nell’accorrente sera montana?
O un gioco di luci, di arcobaleni, di aurore boreali?
O la terribilità di un fuoco che divora e che distrugge?
Lui aspettava un momento ben preciso.
Sarebbe certo salito lassù per erti sentieri che non esistevano, per passaggi aerei che certo ci dovevano invece essere.
La mappa di quella costa era ormai disegnata nella sua mente.
Ogni giorno si aggiungeva un particolare che il giorno prima era invece risultato insignificante.
Quello spigolo poteva nascondere una serie di scalini di granito che la pazienza dell’uomo aveva creato con indomabile e feroce cocciutaggine.
Oppure quell’abete che si elevava gigantesco contro il profilo della montagna poteva rappresentare un punto di riferimento magnifico per non perdersi in quel caotico assembramento di rocce, alberi, cespugli e valloncelli insidiosi.
Chi era il proprietario di quella baita?
Esisteva oppure la proprietà si era disfatta, per così dire, nella miriade di eredi finchè i millesimi ormai erano diventati polvere?
Mai nessuno era stato visto inerpicarsi lassù.
Aveva cominciato discretamente a fare delle indagini e quel sito selvaggio e pericoloso era scomparso dalla memoria anche dei più anziani. – Sì, forse ho sentito parlare di una baitella da quelle parti!
Ma è stato tanto tempo fa!
Ormai lassù non ci va più nessuno! – - Lassù? Sei matto, ragazzo! Lassù non c‘è niente!
Neanche le capre ci vanno!
Non vedi come si è sgretolata la montagna sotto quel posto che indichi tu?
Ah, lascia perdere! Di passeggiate belle è piena la valle! –

Ormai quell’antica costruzione era diventata per lui sempre più un’ossessione.
L’immaginazione si ampliava all’infinito e tutta l’ebbrezza della potenza creatrice lo percorreva come una scossa inebriante.


3

La notte i sogni sapevano cosa proporgli e all’alba faceva fatica a rimettere assieme tutti i pezzi degli effetti e delle scene che il pazzo regista dell’inconscio riusciva a girare.
La porta della baita si apriva e la Storia perdeva la sua essenza di dominatrice del tempo.
Passato, presente e futuro si fondevano e scenari apocalittici o più semplicemente di estrema frugalità o di apparente sussistenza comparivano.
Oppure misteriosi Stargate si materializzavano per proporre nuove e sconvolgenti dimensioni.
O tesori dimenticati dagli eventi giacevano sparsi nei meandri oscuri di quelle stanze che non avevano più visto il sole chissà da quanto tempo.
Antica dimora che se ne stava immota e silenziosa, ma che un giorno aveva raccolto la sua sfida!
Gli impegni, le intemperie, le infinite e giornaliere manomissioni a una regolare previsione impedivano e rimandavano il tentativo di salire lassù e svelare alfine il mistero.
Sembrava che qualcuno si divertisse davvero a mandare all’aria i programmi dell’uomo.
Ma non la sua immaginazione, che correva, correva e si ubriacava sempre di più espandendosi come nel deserto della creazione.
Possibile che sia stata la dimora di un eremita?
Di un mitico Homo selvaticus, che nell’alternarsi delle stagioni aveva trovato il senso della propria esistenza?
O di un santo che non era più riuscito ad abbandonare quel famoso “piano superiore” che aveva conquistato con la sua sapiente e per certi versi divina comprensione del messaggio evangelico, pur nella contraddittorietà di una vita solitaria?
Come se i quaranta giorni di isolamento nel deserto di Gesù fossero stati presi a modello per una vita ideale.
O di un pazzo, segregato dalla società e costretto a vivere lì dove forse solo le aquile tentavano un volo temerario?
E c’era una sorgente che allietasse quella dimora montana?
Una fontana d’acqua limpida e cristallina che bastava da sola a lavare via tutti i sensi di colpa di una personalità intaccata da false interpretazioni?
Scoprire il senso della vita a volte è questione di angolazioni.
Lui era alla ricerca della prospettiva perfetta, affinché potesse scoprire altri particolari su quella “baita” che compariva e scompariva a seconda dei capricci della giornata.
Fu così che si accorse della forza poderosa che emanava dai muri di quella casa come se fossero i fianchi di un fortino.
Sul tetto, che a malapena si intravedeva, colse l’effetto di una certa ricercatezza barocca.


4

Riuscì persino a percepire la bellezza chiesastica di due finestre con l’arco a sesto acuto.
Il cuore gli balzò nel petto.
Allora quella non era una semplice costruzione di contadini che volevano sfruttare un alpeggio estivo.
Lì forse altri destini si erano intrecciati trovando alfine la loro giustificazione.
Cercò allora notizie in Biblioteca, in archivi polverosi e nella memoria ancora viva di selezionate personalità.
Sentì così parlare del 1486, quando i Grigioni tentarono una scorreria in valle e un arciprete forse cercò rifugio lì con il tesoro della chiesa.
Venne a conoscenza di un ufficiale lanzichenecco, abbandonato insieme al suo attendente nel logorio di una terribile malattia nel 1626 e rifugiatosi in quell’eremo, lontano da tutto e da tutti.
Qualcuno fece il nome in codice anche di un capo misterioso della Resistenza che di quella costruzione aveva fatto il suo covo imprendibile, da dove calare a valle come il volo in picchiata di un rapace.
Il tempo perse la sua esclusività e si ampliò.
La sua percezione dilagò nella Storia come una marea montante, come un’inondazione che allunga i suoi tentacoli, come uno tsunami che travolge e si impone al predominio della terra.
Ma crebbe anche l’ossessione, perché quello che aveva scoperto aveva persino sconvolto le sue più ardite fantasie.
Ancora una volta il gioco degli avvenimenti l’aveva avuta vinta sulla forza dell’immaginazione di un solo uomo.
I limiti allora esistono?
Forse è proprio lo studio dei limiti che riesce a far capire qualcosa in più della nostra umanità!
Adesso non gli restava che andare.
Basta con i sogni, con i programmi, con le ricerche, con gli studi!
Adesso doveva uscire, per così dire, fuori da sé.
Doveva agire.
Sentì tutta la forza della sua determinazione, la bellezza di fare una scelta, la libertà di prendere un’iniziativa senza l’angoscia di tutte le altre possibilità che venivano scartate.
Fu così che la sua avventura ebbe inizio.
Si sciorinò come un gomitolo sul terreno, sull’erta semisconosciuta di una montagna spiata ormai solo dagli elicotteri.
Aveva finalmente una meta.
E dopo tentativi, indecisioni e pericoli volanti, si ritrovò davanti a un massiccio portone borchiato.


5

La mano si avvicinò incerta al grosso battente a forma di serpente per un rigurgito di strana riverenza e di pudore arcano.
E il portone cigolando cedette sotto la pur timida, involontaria spinta e si aprì...


Torna alla homepage dell'autore

Il Club degli Autori - Concorsi Letterari - Montedit - Consigli Editoriali - Il Club dei Poeti
Chi siamo
La Rivista
La voce degli Autori
Tutti i nostri Autori
Per iscriversi
ClubNews
Il notiziario gratuito
Ultimi inserimenti
Homepage
Avvenimenti
Novità & Dintorni
i Concorsi
Letterari
Le Antologie
dei Concorsi
Tutti i nostri
Autori
La tua
Homepage
su Club.it