Anoressia

di

Davide Gorga


Davide Gorga - Anoressia
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Narrativa
14x20,5 - pp. 48 - Euro 5,16
ISBN 88-86957-62-9

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Prefazione

La trash tv ci ha da tempo abituato ed assuefatto a tremende trasmissioni verità dove signore dallo sguardo lucido e compunto pongono domande che neanche un prete nel confessionale avrebbe il coraggio di fare, mentre gli intervistati non stanno più nella pelle dalla voglia di mettersi in piazza con le mutande abbassate esibendo al pubblico il loro passato di tossicomani, anoressici, alcolisti, travestiti eccetera; al di là dell’evidente squallore, a ridosso del morboso, di simili dibattiti vien da pensare che l’inconsulto esibizionismo dei secondi e l’appiccicosa bonarietà delle prime nasconda, sotto sotto, la medesima incapacità (o non volontà) di analisi, di lavoro su se stessi, di ricerca di cause ed effetti. Cioé, se ne parla tanto per non parlarne affatto. O meglio, per parlarne solo dall’esterno: con abbondanza di dati e statistiche e mancanza assoluta di sincerità. Dote, per la verità, che mal o per niente si concilia con il mezzo televisivo, che è finzione per eccellenza.
Anche la letteratura è finzione, ma di tipo diverso. Intanto perché stabilisce un dialogo individuale, privato, tra autore e lettore; e poi perché possiede strumenti di analisi e ricognizione della realtà visibile e invisibile che, inutile dirlo, la televisione commerciale manco si sogna. Perché la letteratura entra nel problema, non lo mette in mostra.
Entrare nel problema è esattamente ciò che fa Gorga con questi racconti. Prima dichiarandolo esplicitamente, nelle brevi note premesse al testo, e poi calandosi in prima persona nella preannunciata “notte dell’anima”: una notte fatta di situazioni estreme, di giovani in preda a deliri non solo artificiali e di scelte impossibili. Una galleria di personaggi colti nel momento cruciale dell’esistenza, fatto concreto o pensiero che sia; una catena di eventi, perloppiù drammatici, che mette a nudo la follia e la fragilità, ma anche la forza invincibile, di ogni essere umano impegnato nella battaglia, come scrive l’autore stesso, contro i demoni della mente e del cuore.
Ciascuno dei personaggi, poi, la combatte in modo diverso: il vecchio di Earth, uno dei pochi soppravvissuti di un martoriato mondo post-atomico, parte alla ricerca degli Elfi delle montagne, immergendosi nel bianco e nell’azzurro delle cime incontaminate; la vergine dell’omonimo racconto si muove tra sporcizia e purezza e, non avendo più la forza di cercare la seconda, consapevolmente si distrugge con gli stupefacenti più micidiali; Giulietta fugge, e in questa fuga si accorge, forse, di non avere più bisogno di togliersi la vita; Matteo, per non fare che un ultimo esempio, è anche lui in viaggio, ma dentro se stesso, e non si risparmia nessuna vertiginosa capriola mentale per assecondare il fuoco che lo brucia e che infine lo porterà a trovare la sua via.
Anoressia e tossicodipendenza, in questi racconti, non sono che diverse manifestazioni del medesimo vuoto, della medesima solitudine: quella stessa che fa dire a uno dei personaggi, con spietata lucidità, che “Auschwitz e Hiroshima sono luoghi di speranza paragonati a simili cortei di solidarietà” (uno di quelli contro la pedofilia con striscioni e slogan); quella stessa che porta alla morte, la resa per eccellenza. Ma questo è momento di battaglie, Gorga l’ha detto fin dall’inizio: e pertanto in molti racconti, soprattutto quelli dal finale più drammatico, compaiono creature ultraterrene, elfi o angeli, che in qualche modo rappresentano un’arma, uno strumento a disposizione di chi abbia ancora orecchie e cuore per dar loro ascolto. Tanto che il volumetto si chiude con il racconto “Oltre la morte”, resoconto di un viaggio, come dice il titolo, ultraterreno, ricco di metafore e simboli che, in qualche modo, funzionano da chiave di lettura per l’intera raccolta: l’anziano professore affronta molte prove alla fine delle quali entra, finalmente, in una splendente luce. Luce e buio, con tutti i loro attributi e corollari in termini di colori e sfumature, rappresentano gli opposti nuclei tematici intorno a cui si sviluppa tutto il discorso di Gorga, che dà il meglio di sé proprio quando, eliminando drasticamente troppo precise delimitazioni spazio-temporali, lascia fluire liberamente immagini e parole: ciò che gli consente sia di dare ampio respiro alle sue doti di narratore sia di cogliere aspetti e frammenti di sensazioni e pensieri nel loro farsi.
La lettura di questi racconti – che può non occupare più di una sera, vista la loro brevità – lascia però un’ombra, o forse sarebbe meglio dire una lama di luce, molto lunga; come la scia del messaggio nella bottiglia, in attesa che sempre più persone lo raccolgano. Infine, è sempre bello incontrare qualcuno che sa scrivere: e Gorga, indubbiamente, lo sa fare.

Olivia Trioschi


Introduzione dell’autore

In Italia, nell’ultimo anno, 340 persone si sono suicidate per delusioni affettive. Le patologie mentali, prima fra tutte la depressione, hanno conosciuto un aumento vertiginoso.
Tutto questo testimonia, come se non bastasse guardarsi intorno per accorgersene, che il nostro paese e la nostra cultura stanno vivendo un momento di grande crisi. Forse anche per questo nei racconti che compongono questa raccolta tanto risalto è stato dato alla “notte buia dell’Anima” che i personaggi attraversano e spesso raccontano in prima persona; perché è qualcosa che sento pulsare intorno a me.
Il disagio esistenziale di questo particolare momento storico non può essere affrontato né da ideali antiquati, né da una psicologia fatta per topi da laboratorio o austriaci inibiti del secolo scorso.
Tutto questo è passato, ha fatto la sua storia, non è più in grado di fornire risposte valide.
Le risposte vanno cercate nell’Eternità. Lì le troverai – le troveremo insieme.
Non è impossibile superare questa crisi. Non è più il tempo di esorcizzare o di fuggire davanti ai demoni che si annidano nella mente e nel cuore dell’uomo. È tempo di combatterli e vincerli. È il tempo della battaglia.

San Remo, 8 novembre 1997
Davide Gorga


Anoressia


EARTH

Funghi atomici sbocciano come papaveri sulle città distrutte. L’aria infernale di cento sciami di demoni spazza il cielo nero; da uno squarcio dell’atmosfera s’intravedono le stelle scintillanti e serene.

Petali di cigno si staccano dalla corolla di diamante venata di zaf firo. Cadono come una pioggia di piume d’angelo.

Al di sotto della folla radioattiva, si muovono i sopravvissuti. Intes sono inganni per sopravvivere; ingigantiscono ideali, costruiscono castelli in filigrane d’argento. Il passato che non torna, che non è mai esistito, è vissuto nel presente.

Il cielo sereno in cui volava nell’alba il mio cigno! È svanito anche lui. Il sorriso di Sabrina.
La purezza delle nevi eterne. Un vecchio appoggiato su un bastone nodoso le valica alla ricerca di Elwe – lo ritroverà? – Quel vecchio sono io.
Sto cercando la reincarnazione degli Elfi nelle foreste.
Immagini ricche di ambrosia avvelenata attirano i reietti assetati di vita. Noi che siamo partiti siamo l’unica speranza per loro.
Riusciremo ad arrivare in tempo?


VERGINITÀ

“Newton ha edificato le ville, ha comprato gli psicofarmaci.”

Ho appena finito di prendere la mia dose quotidiana di benzodiazepine. Il mio essere fluttua leggero e freddo nella luce giallo arancio della stanza.
Chiari e freddi i contorni del mondo. Lontani e distanti i ricordi.

Prima Iris mi aveva iniziato all’uso della marijuana e della coca, ma non mi piaceva. Roba troppo forte per me. Le visualizzazioni psichedeliche, i ritmi di tamburo nei locali dei sobborghi giapponesi mi sfiancavano senza tranquillizzarmi.
Al risveglio, i fantasmi del passato erano più incalzanti che mai. – Un angelo castano mi ridesta con un solletico di foglie sulla guancia dal mio riposo sul prato alla sommità della montagna. Il suo sorriso splende come il cielo. – Il vento fresco rischiara il mio viso, le ali dell’Eterno ci trasportano fra le brume marine dell’alba.
Non ero abbastanza lontana da me stessa.

Da quando Francesco mi aveva lasciata per andare a letto con Stefania, non era più stata vita.
Si era giustificato dicendo che non eravamo mai stati insieme.
Forse non eravamo mai andati a letto.
Ero vergine; per questo non potevo stare insieme a lui, avrei sporcato la nostra amicizia.
Sono vergine.

Sono solo una sporca vergine.
Chissà se tra un secolo le vergini le metteranno al rogo.

È un vero peccato che tanti giovani si rovinino con la droga e il resto; – che non si aprano a questo mondo fantastico e straripante delle luci degli ipermercati di carne umana, viva, sudata, gocciolante liquido vaginale, – o sperma.
Oh, quanto è triste il funerale di noi poveri drogati, che abbiamo giocato al pallone con il nostro cervello – Signori, almeno siamo stati intelligenti a sufficienza da imparare a giocare a calcio. – Il vostro cervello, invece, sarà perfettamente conservato al momento dell’autopsia, ma non l’avrete mai usato.

Mi sto addormentando sotto lo scrosciare della doccia. Le piastrelle bianche risplendono come neve.

Se solo riuscissi a ritrovare il mio angelo!

“Il mio angelo è rinchiuso in una tetra bara di fumo.” – Sono stata drogata, e probabilmente lo sarò ancora. È il metodo più facile per sfuggire a un mondo che non amo più.

Sì, lo so che molti altri hanno smesso di fuggire. So anche, però, che per la stragrande maggioranza si sono arresi.
Soltanto pochi stanno ancora dando battaglia, hanno trovato in sé la forza per continuare a lottare.

Ma io non riesco a trovarla. E non voglio arrendermi. Preferisco morire. Seppellitemi in terra sconsacrata.

- Io voglio soltanto ritrovare il mio angelo.


Postfazione

Il limite maggiore della nostra cosiddetta civiltà è che ci costringe a pensare in termini di statistiche, numeri, dati, anche quando si tratta di esseri umani. L’individuo, la sua storia e la sua volontà non sono minimamente presi in considerazione.
Archiviato Dio tra le superstizioni, gli uomini hanno imparato a considerare se stessi delle macchine, un mero effetto di circostanze ambientali, e si sono affrettati ad oliare gli ingranaggi.
Tutto questo non poteva durare. E infatti oggi sono in molti a mettere seriamente in dubbio le presunte conoscenze scientifiche sull’uomo e sulla sua psiche. Movimenti come la New Age sono la riprova di un sia pur lento e tardivo risveglio delle coscienze. Un risveglio che incute paura al sistema.
Ecco allora che questo reagisce bollando ogni forma di ribellione come malattia mentale, incapacità di comunicazione, disadat tamento… E lo fa con dati alla mano, esibendo grafici e tabelle a riprova non dell’idiozia di chi li ha compilati, ma a conforto di tesi aberranti pronunciate con l’arroganza di chi si barrica dietro la presunta infallibilità della scienza.
Questo perché le stesse “scienze sociali” sono state costruite per il mercato, e non per l’uomo.
Questo perché negli studi sull’uomo è stato dimenticato l’uomo stesso, la sua meravigliosa e irripetibile unicità – nel senso più assoluto del termine.
Non tutto è perduto. La natura più intima dell’uomo si rivolta contro chi vorrebbe ridurlo a un burattino. Lentamente, sta sorgendo una nuova alba.
Sappiamola cogliere!

San Remo, 22 novembre 1997
Davide Gorga

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