Meditazioni riflesse

di

Damiano Fina


Damiano Fina - Meditazioni riflesse
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Narrativa
12x17 - pp. 94 - Euro 8,00
ISBN 978-88-6037-7517

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Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’autore è 5° classificato nel concorso letterario Il Club dei Poeti sezione narrativa


In copertina elaborazioni fotografiche di Damiano Fina


Ringraziamenti

“Ringrazio in primo luogo i miei genitori per credere in me; ringrazio le mie care e preziose farfalle mannare per avermi condotto a sfruttare questo inchiostro vivendolo macchia dopo macchia (respirando diamanti e argento, quarzo e musica, fluendo con il mio stesso vento); ringrazio coloro che mi vogliono bene per il privilegio che mi offrono nel loro cuore e nei loro pensieri; ringrazio i miei più cari amici per l’affetto e per sopportarmi –che Bizet, un pizzico di egocentrismo e il sorriso siano con voi e con tutti coloro che sanno fabbricare la felicità [chi può, intenda]-; ringrazio chiunque legga questo libro per l’onore che mi ha concesso nell’accogliere questa parte di me; infine ringrazio l’editore per la splendida opportunità.
Questo libro racchiude fra le sue pagine prose scritte fra il 2007 e il 2008 (per la precisione “zen” è stata ultimata il 03/01/09); un percorso che riassume momenti e orizzonti sondati da indimenticabili emozioni.
Già il vento mi chiama, passo e chiudo”.


Meditazioni riflesse


LA LUCE INCATENATA

“Capire … l’umano presume di poter capire … creatura illusa; cosa può capire se gli è tanto difficile conoscere se stesso? … patetico.
L’umano presume, cerca di rispondere a grandi domande senza prima conoscere risposta a quelle più semplici, l’umano cerca di amare qualcuno senza prima occuparsi di se stesso, l’umano aspira all’immortalità senza sapere quanto è straziante l’eternità.
Forse sono io il presuntuoso? Non credo proprio, tu non sai cosa sia lo strazio, no! Ne sono sicuro, non lo sai!
Riflettici: l’umano immagina ma non sente, non prova; anzi ricerca sentimenti come sogni irrealizzabili, li rincorre ma in realtà non può afferrarli e così si accontenta di sfiorarli con la fantasia.
Ma io lo so, oh lo so bene! Ricordo … è passato già quello che tu consideri infinito e che per me è solo un semplice frammento dell’eternità …
Dopo un vortice di spirali fra le nuvole venivo sepolto nell’acqua che avvolge e rimanevo sospeso fra le bolle di zaffiro solo con i miei pensieri.
La mia storia, come la luce del sole, non inizia e non finisce, non l’ho fatta iniziare e non posso farla finire; posso ricordarla, viverla e prevederla ma mi ha stancato.
Ero come il vento libero e sereno ma ora, come un’onda che s’infrange per voler finire ma subito ritorna perché non può svanire, esisto.
Ho cambiato il futuro ma a cosa serve? Posso fare qualsiasi cosa con un battito di ciglia ma per l’eternità? Forse è troppo anche per me …
Non compatirmi! L’uomo è così sdolcinato! Dopo poco ti affezioni e quando la sua vita deve spegnersi da montagna di gioia il tuo dolore diventa voragine di disperazione, un baratro che né urla e né lacrime possono riempire.
Certamente anche un animo di ghiaccio si scalda con l’amore umano e quando si spezza come fragile petalo quella creatura ti ha saputo donare molto più di qualsiasi altro mortale; allora la lacrima sorride in una dorata scintilla e si ricorda quella persona facendola vivere nel proprio profondo …
Ma questi sono soltanto romanticismi orribilmente lirici che si aggrappano ad una poesia come ad un’ancora senza ricordarsi di essere solo memorie …
Il vento soffia in molte direzioni e nonostante vi troviate nella stessa corrente con vostri simili è comunque di intensità diversa a seconda di cosa c’è attorno a voi, inoltre anche se l’intensità è uguale per un numero di elementi, è sentito in modo diverso da ognuno … così siete tutti unici ed irripetibili e questo è un privilegio che fino ad ora è concesso anche se non siete in grado di comprenderlo appieno … forse è questo il vantaggio più grande: la parziale ignoranza, il poter sognare qualcosa che non è conosciuto, e proprio ciò penso sia la mia più grande fonte di invidia; quindi perché tutti allungate disperatamente le mani verso un conforto superiore a voi? Perché cercare il “miracolo” in un corpo lontano e non credere che il divino si nasconda nell’umano più realizzato?
Quanto vorrei volteggiare anche solo per un istante come farfalla fra la purezza di un canto soave …
Sei proprio incapace di non volermi consolare vero? È nella tua indole … no! Non voglio cambiarti perché è la cosa più orribile … ora basta! Non ho più tempo ma, anche se è contro i miei principi, voglio darti un consiglio; una volta una cascata mi disse: “meditare dona le ali; non per scappare lontano ma per volare dentro se stessi” …
In fondo non so perché parlo ancora qui con te, tuttavia … se un giorno ti capitasse di arrampicarti su di una montagna ed assaporare l’essenza della libertà … potresti dirmi cosa vedi?”

E così volò via, ora sbatte le ali argentee nel cielo limpido ma la speranza è ancora intrappolata negli abissi.


RICORDI

“Ti ricordi quando assieme salivamo le scale, ti fermavi a metà sul pianerottolo e girandoti dicevi che dovevo sbrigarmi? L’immagine di quando sorridevi al mondo con semplice ingenuità, anche quando incontravi persone alle quali sembrava persino dispiacere giocare …
E le risate che riuscivi a far esplodere dal mio più profondo, solo per il desiderio di gioire …
Ti ricordi quella panchina accanto alla chiesetta in montagna? Fra le verdi valli, come cagnolini stanchi di rincorrersi, ci riposavamo.
Era bello osservare le nuvole e confrontare le immagini che ci suggerivano.
Ricordo che, quando andavamo a trovare la signora del mulino, guardavamo i campi infiniti di quei gialli fiori che si diceva non perdessero mai di vista il sole, quanto ti piacevano …
E ricordi il suono del vento che accarezzava le fronde del salice che ci piaceva ammirare nel suo dolce oscillare? Dove ci addormentavamo e poi, come sotto l’effetto di un incantesimo, ballavamo sul rosso del tramonto, immersi nei suoni dei flauticelli, come quelli dei satiri?
Allora anche per me diventava musa la voglia di sorridere …
Ricordi quando litigavamo per le cose inutili, ci guardavamo per qualche istante e scoppiavi a ridere?
Credevo fosse facile leggerti l’animo, tuttavia non capivo tutta quell’ingenuità che solo ora ho compreso non serviva essere studiata …
Pensi ancora al nostro primo volo in mongolfiera? Quando io avevo paura di guardare il vuoto sotto di noi e, dopo che tu mi apristi gli occhi, osservai meravigliato il cielo?
Quel il viaggio ci piacque così tanto che promettemmo di fare il giro del mondo con quell’affascinante mezzo.
Mi capita spesso di ripensare a tutte quelle avventure fra città di vetrati grattacieli che riflettevano il cielo per marcare il loro distacco dalla natura, fra foreste impervie e brulicanti di voci tropicali, fra orizzonti di verdi colline che sembravano curate come campi da golf …
Mi racconti una storia? Tra queste immagini c’è tanto silenzio … non riesco a non pensarti.
Oh! Dimenticavo, questo girasole è per te, giusto?

Guarda, piove!”


UN SALTO

Quando scorre il tempo, fluisce l’acqua dei ruscelli, sfilano le bianche nuvole in cielo, agli occhi giungono crepuscolo dopo crepuscolo monti e colline o valli sempre tinte di svariate sensazioni.
Ho capito che, quando si corre fra posti sconosciuti e si viaggia alienando la consuetudine dei giorni: la mente si schiarisce, il respiro si purifica e si regolarizza ma la cosa più importante è che corpo e anima gioiscono in una calma perfetta, membri della stessa entità libera da catene.
Ogni tanto osi un salto più lungo del solito e, nel momento in cui atterri leggero senza cadere, tutto sembra stare sotto i tuoi piedi e potresti fare qualsiasi cosa.


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