La luna nel pozzo

di

Concetta Onesti


Concetta Onesti - La luna nel pozzo
Collana "I Gelsi" - I libri di Poesia e Narrativa
14x20,5 - pp. 56 - Euro 7,50
ISBN 978-88-6037-9962

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In copertina e all’interno immagini dell’autrice


Prefazione

La raccolta di Concetta è dedicata alla figlia Lidia, un piccolo fiore, una bambolina con pelle di porcellana, vispa e preziosa, un raggio di luce per i suoi genitori. La gioia di Concetta per la nascita di Lidia esplode, coinvolgendo noi tutti. La poesia dell’autrice attraversa vari temi, non solo personali ma anche di interesse sociale: l’eros, l’amicizia, l’integrazione di chi vive ai margini della società. Ella volge il suo occhio attento verso gli oppressi, verso chi viene offeso e rifiutato, stilando versi densi ed efficaci. Il suo poetare è attento ed acuto anche quando osserva la natura, i suoi paesaggi coincidono con quelli dell’anima. Con la sua “voce” rende bene l’armonia dei luoghi che osserva ed ama serenamente, tendendo all’infinito, facendo espandere il nostro animo assieme al suo. Ella mostra grande dimestichezza quando gioca con le parole e con esse forma degli acrostici con il suo nome e con quello dei suoi cari. Traduce in versi i sogni, i desideri, le passioni, poiché ama cantare ogni splendore, ed ogni moto del suo io. Nel testo ci offre una bella definizione della poesia, scrive: “…è un volo di gabbiani che si libera nel cielo sorvolando sul mare illumina il tuo giorno”. La sua poesia è descrizione, pensiero, metafora, anche monito verso gli uomini che in zone di guerra hanno reso vuoti gli occhi dei bambini innocenti e puri. I suoi versi ramificano legandosi alle nostre sensazioni in un intreccio di desideri, valori e ideali. I versi esortano a riflettere con tersa introspezione, è un testo delicato e di grande impatto emotivo.

Rosa Messuti
Laureata in Materie Letterarie


Note dell’autrice

Questa raccolta è la mia seconda opera, racchiude liriche edite ed inedite. Poesie che sono state gratificate come Perversione premiata in Spagna attraverso l’antologia Donna Mistero Arte edita dal Centro Culturale Studi Storici di Eboli, O Gatt premiata nella sezione vernacolo al dodicesimo concorso internazionale Il Saggio con anche un secondo premio In Movimento sempre al seguente concorso. Anima che non vuole morire Premio Dante Alighieri targa e diploma al quarto concorso internazionale Alfonso Grassi ecc. ma vi ho inserito anche alcuni pezzi in prosa, pubblicati tramite antologie. Amo scrivere da tempo indefinito è una forza trascinatrice a cui non so resistere. Anche declamare è bello, sentire il calore umano che ti arriva da un applauso o da un complimento che senti sincero non ha prezzo. Recitare è una mia passione recondita, la vita soprattutto in passato mi ha messo dinanzi a dure prove, ora che ho trovato una certa serenità mi sto dedicando alle mie passioni e spero di poter continuare il cammino intrapreso. Da giugno 2009 sono mamma di una stupenda bambina ringraziando Dio, non è facile conciliare i suoi bisogni con la vita ricca di impegni che ho scelto di fare, naturalmente lei ha la priorità su tutto però con la buona volontà, un po’ di sacrificio e l’aiuto prezioso di mia madre ed il sostegno di mio marito riesco a fare tanto. Sono socia dell’accademia Alfonso Grassi a Salerno, stimo la professoressa Lella Grassi che mi ha fatto presentare nel suo elegante ed accogliente salotto culturale questo mio libretto poetico venerdì 19 marzo 2010 alle 18 e 30 circa, accompagnata da una musica tenue e gradevole suonata da personaggi illustri della nostra provincia. Voleva scrivere lei la mia prefazione, la prossima volta non mancherò di invitarla a farlo e con sincero piacere. Ringrazio la dottoressa Angela Furcas per le belle parole dedicatemi nella lettura di alcune mie liriche pubblicate tempo addietro: La solarità delle sue opere è da catalogare tra i passi della Bibbia dell’anima, di quella sete di disperato amore e senso di giustizia a cui da sempre anela l’umanità.
Ricordo di aver esordito nel 2007 con la raccolta poetica Angelo Azzurro, donata al mio matrimonio anche se ho iniziato nel 2002 a pubblicare su di un’antologia, però per motivi lavorativi che non mi permisero di avere tempo per me cessai la mia attività poetica ripresa nel 2007 e mai più conclusa. Nel 2008 ho aderito all’associazione Arte e Sociale di Bellizzi e con loro sono stata declamatrice ufficiale al primo concorso internazionale di Bellizzi di poesia, narrativa, pittura aderendo anche alla presentazione di alcuni testi narrativi. Vi saluto e spero vivamente di potervi offrire momenti giocosi ma nel contempo carichi di pathos e di riflessione, al giorno d’oggi ce n’è bisogno ancor più che in passato, grazie.


La luna nel pozzo


Dedico questa raccolta a mia figlia Lidia


Acrostico per Lidia

Luminoso il tuo sorriso
Immenso il nostro amore per te
Dai gioia al nostro vivere
Irradi poesia bella come sei!
Amorevole bambina,
Meravigliosa figlia.


Straniero

Solo te ne vai per le strade del mondo,
cerchi fortuna in una terra che speri ti sia amica.
Alle volte sei fuorviato,
altre più incentivato.
Straniero ti accogliamo:
alle volte ti rispettiamo
altre ti maltrattiamo.
Spesso ti sfruttiamo
o, solo al tuo destino
ti abbandoniamo.
Alcuni diventano dei mascalzoni,
altri dei gran lavoratori
non disdegnando
lavori usuranti
per noi, oramai ingombranti.
Donne affascinanti
dal passato osteggiato,
intoppo per quelle
che nascono qua!
Uomini di altri colori
pregiudizio per tanti di noi.
Ricordi ancora italiano
quando fosti tu emigrante?


La poesia nel cuore

Nel mio cuore sbocciano d’improvviso tante rose,
d’un tratto è primavera.
Amore in te vorrei destare
risvegli e girasoli
per ruotare intorno al sole.
Parole emozionanti
non ci rendono avvilenti!
Ristoro il mio animo
alleggerendolo con l’arte.
Felice mi sento in questo momento.
Parole di vita, amore e dolore,
fan parte di noi.
Rinnegare non puoi
la vita che è in noi!
Coltiva il tuo fiore
morire non puoi.
Sei ancora in tempo è questo il tuo momento…


Perversione
(o pedofilia)

Lungo è il mio cammino,
la mia strada
è lastricata di pietre,
insano il tuo interesse,
malato il tuo amore.
Le mie carni come un divano per te,
la mia bocca vuoi diventi la tua,
sembra che mangi te stesso
mentre rubi la mia innocenza
insozzandola col tuo sudiciume.
Candido fiore spezzato sul nascere,
bocciolo di rosa,
ormai senza spine.
Vana è la mia difesa,
acuto il mio dolore,
silenzioso il mio dramma.
Tacito, il mio quotidiano morire…


Amicizia

Amicizia che bel dono
da elargire a chi lo brama
col cuor!
Essa ci aiuta nel dolore
e ci fa sorridere in ogni dove.
Di ricordi ci delizia il core,
di felicità e di libertà
irradia il nostro dì.
Senza confini,
senza tempo,
non crea mai tormento.
Amicizia da coltivare,
amicizia da non abbandonare.
Che strazio quando
ci delude,
pare che il mondo non abbia più colore.
Tutto è grigio se un amico
ti toglie il sorriso.


Euridice e Orfeo

Io mi chiamo Euridice,
tutti dicono che sono bella
ma io mi sento una trovatella!
anche se ninfa sono.
Amo Orfeo
mio uomo da tempo.
mi ha conquistata
e io ne sono innamorata!
Or mi trovo nel mio bosco
incantato,
qua tutto pare fatato…
tutto è incontaminato,
ahimé il serpente mi ha morso:
la mia anima vola via dal mio corpo.
or nell’ade mi trovo,
luogo triste e assai remoto.
Ma i miei occhi tornano a brillare
quando i suoi riesco a incrociare!
È giunto sino a qui,
ha cantato a squarciagola
ha commosso mari, monti e dei!
ma egli non mi guarda.
cosa ho fatto al mio amore
per meritare questo dolore?
Dopo mille tentativi
ecco finalmente
che mi guarda con ardore
e io impazzisco per l’emozione!
Ma che succede finalmente
mi sta guardando
e mio Dio:
aveva ragione,
sto scomparendo
da ogni dove…


La forza della vita

Era una giornata spenta e uggiosa, proprio come sentiva il suo cuore in quel momento la dolce Camilla. Erano giorni che camminava per strada o che si muoveva per casa in uno stato di sonnambulismo puro. Aveva trentacinque anni, era carina, aveva un tenore di vita discreto, un marito diligente e due figli sani: in fondo cosa poteva desiderare di più dalla vita? Spesso in passato cercava di farsi coraggio pensando a queste cose o erano altre persone intorno a lei a ricordarglielo ogni volta che provava a confidare in minima parte i suoi malesseri interiori. Si sentiva sola, inetta, incompresa, alle volte stupida e irriconoscente nei confronti della vita e così subito ritornava in sé solo che da un po’ di tempo a questa parte dentro di lei qualcosa stava cambiando…
Aveva iniziato a vivere la sua esistenza vedendo intorno a sé tutto grigio, le sue azioni erano svolte in modo autonomo senza nessun reale entusiasmo, camuffava bene i suoi stati d’animo che venivano percepiti solo da chi la conosceva a fondo e che forse per pigrizia e superficialità non analizzava. Matteo lavorava tanto e Camilla rimaneva a lungo da sola con la sua gatta Fufy e il figlioletto di pochi anni. La figlia più grande aveva tanti impegni e spesso rimaneva dai nonni materni disponibili a coccolarla e viziarla. Il piccolo di casa era la gioia di tutti però dava da fare perché la sua vivacità e la sua costante richiesta d’attenzioni sfibrava la madre che non aveva tempo per se stessa da troppo ormai e questo peggiorava il suo stato emotivo. Voleva tanto ritornare a suonare il pianoforte come faceva da ragazza ma anche questo desiderio era avvolto in una nube grigia, nessuno stimolava questo suo interesse eppure un tempo era stata brava, aveva ricevuto consensi, plausi, riconoscimenti. Si era sentita viva e felice nonostante gli invidiosi e falsi che costellavano la sua vita e quell’ambiente. Certo che la sua famiglia, la sua stabilità ed equilibrio che derivava dalla loro presenza non erano mai passati in secondo piano, erano anzi la sua forza e nonostante qualche momento di sconforto l’energia ritornava ben presto.
Col tempo tutto era cambiato in lei anche se non se ne capacitava, in passato aveva superato dure prove e sofferto tanto in molti campi ma alla fine ne era uscita vincitrice e più forte di prima, nonostante qualche momento riusciva sempre ad avere la meglio sui problemi, adesso però si domandava cosa le stesse realmente accadendo. Il pianoforte ormai scordato e impolverato guardandolo non riusciva a comunicarle nulla se non desolazione, i ricci capelli le scendevano ribelli sul bel viso spento, il bimbo piange e lei gli va incontro, lui vorrebbe attenzioni premurose ed ecco che la madre gli regala freddezza e dovere non di sicuro piacere nell’atto di accudirlo. Camilla non è stata una bambina molto amata, le è stato dato un amore sbagliato, ad alternanza, alle volte permissivo altre autoritario e dentro di sé porta vuoti e carenze indicibili.
Quando ha iniziato a capire cosa volesse, ad amarsi e a fare le cose che davvero le interessavano, insomma quando ha capito chi davvero lei fosse e le sue potenzialità ecco che in lei è maturato anche il desiderio di avere una famiglia sua, dei figli a cui pensare e alla fine, dopo tanto dolore ma anche gioie e soddisfazioni si è d’improvviso come persa, come se le sue energie momentaneamente fossero finite. Ma nessuno le era accanto disposto e disponibile a comprenderla, nessuno capiva o voleva realmente capire i suoi stati d’animo anzi veniva biasimata se provava a lamentarsi, alla fine aveva tanto, aveva vinto lei, cosa voleva di più dalla vita? Irriconoscente! Si puniva chiudendosi in un muto silenzio dove la sua anima restava imprigionata nella nube grigia che la stava soffocando giorno per giorno in un’agonia senza conforto…
Se solo qualcuno l’avesse guardata veramente con occhi del cuore aperto e disponibile all’ascolto reale e non fittizio, se solo la pazienza, il rispetto, l’amore disinteressato, non superficiale, non egoista avesse attraversato la sua esistenza ella lo avrebbe accolto a braccia aperte, ma ogni cosa la portava a far sì che ella si chiudesse nel suo orgoglio, nel castello che si era costruita per non soccombere e che invece la logorava quotidianamente, silenziosamente. Camilla dall’infanzia negata, Camilla donna forte ora persa negli specchi del suo io che rischia di frantumarsi. Questo giorno per il suo cuore pesa troppo, è un macigno ingombrante e lei vuole liberarsene: il bimbo finalmente sta riposando, lei ha in tasca il suo rosario, le tante preghiere che recita non sono state ascoltate, si reca in cucina e accende il gas, piano piano la sua testa inizia a girare, i pensieri sembrano divenire più dolci e rassicuranti, un torpore in tutto il corpo e poi null’altro, il vuoto.
Si risveglierà in ospedale non sa quante ore più tardi, e con lei il marito e la madre ai due fianchi del letto, il suo pensiero istintivamente corre a suo figlio domanda come sta, viene rassicurata, il suo animo gioisce per qualche secondo. la madre dice alla figlia che hanno contattato uno specialista perché se lei per caso quel pomeriggio non avesse deciso di passare per casa sua sarebbe potuto accadere il peggio… e le rinfaccia che lei neanche era d’accordo a lasciarle le chiavi del suo appartamento. Camilla scoppia in un pianto liberatorio, finalmente riesce ad urlare tutto il male che porta dentro di sé da anni alle persone che le sono più vicino ma che in verità l’hanno lasciata sola nella sua disperazione. La madre le dice che se lei non parla come fanno a capirla? Camilla dibatte che sono anni che invia messaggi restituiti al mittente senza una risposta!
Alla fine Matteo interviene e promette alla moglie di non lasciarla più sola, di trascorrere più tempo insieme, di dedicarle maggiori attenzioni e sostegno. Mentre parla i suoi occhi brillano di luce nuova, le parole si sente che sgorgano dal cuore come acqua dalla foce, Camilla lo abbraccia felice ed emozionata, promette di andare sotto cura da un esperto perché con l’amore vero al suo fianco e la forza di volontà che la contraddistingue da sempre lotterà per allontanare ’il male oscuro’ che l’attanaglia e per raggiungere la serenità rendendo felici per primo se stessa e di conseguenza i suoi amati figli e chi la ama e le starà davvero vicino, nel bene e nel male. Pare che il gesto estremo non andato miracolosamente a buon fine abbia fatto entrare nel cuore di Camilla: La forza della vita! Quella sera Matteo e Camilla hanno pregato insieme con il Rosario tra le dita, poi hanno abbracciato i loro figli con grande calore e riconoscenza.


O gatt

O gatt mijo è na cosa grand p me,
m ten na compagnia ca nisciun sape capì.
È trop spassus c t’aggia dì!
Affettuoso certo,
ma mai scucciant.
Sape capì da isso
quand’è o mument e senej.
Quant’è bel da guardà
grigio perla, occhi smaltati
verdi e gialli no, dorati!
Iss o’ sape cà è bel
e pirciò t’a fa rannà!
Si m’arrabbio sai che fa?
M ven vicin, m guarda nu poco
e par ca m dice “Che t’arrab a fa
i stò cà, fa com’a me, ca i facci
arrabbià senza de i pensà!”


[continua]

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