Opere di

Claudio Martini


Il primo giorno: la creazione

Guarda
mi disse
sono corbezzoli
più vicino del rosmarino
ciuffi di ginepro e poi rovi
bianchi spinosi e anche
neri stormi di eucalipti volanti.

Intorno alle ginestre
il grande circo ci guarda
dal nero del suo abisso
lancia frecce smeraldine
sul granitico sanguinante
di tanto in tanto
qualche spruzzo cristallino.

Guarda
mi disse
è il battesimo della vita.


Il secondo giorno: l’alluvione

La lama tagliava sottile la’aria
in quella strana Vanezia corsa.
L’interno dipinto da Matisse
scarabocchiava gli spigoli
con grosse canne di bambù,
la finestra albeggiava di verde banano.
Con una cesta in mano
una signora dispensava lumini
che scintillavano sul pavimento d’acqua.
Quando smetterà di piovere?
Le chiesi.
Oh smetterà smetterà,
intanto gradisce dell’altro,
fuochi d’artificio o piatti
fatti di gelato?


La notte

Il cane abbaia nel buio
la notte si nasconde
dietro le tende
stese ad asciugare
ma ecco
ricomincia a piovere
la pioggia lucida
il nero della notte
la rende viva
giovane
non più color della mente.


Terzo giorno: il risveglio

La notte è scricchiolata via
il gallo ha cantato
l’aereo è passato
una sega di falegname
stropiccia un po’ la risacca
il noce però mi regala bei decori
sulle bianche tende lavorate a maglia
e il profumo di ginepro è così invitante
mi tingerò d’azzurro oggi
dicono porti bene.


Il quarto giorno: la stanza del picchio

Lo avevo detto
che veniva il sole
è tornato con il picchio
color del mare
il noce buca la luce
nella stanza la tenda
non è più bianca
un leopardo baqueriano
si muove al suo interno
nell’armadio
piegato con le ossa
un ovale si specchia
con l’alba del picchio
che non ama esser visto
così si tinge del sole
e tra le foglie si nasconde.


Il quinto giorno: l’arco

Il colore dell’arco si è disteso
srotolato sui pendii umidi e fumanti
i cani hanno latrato
i rumori timidamente si fanno sentire
il gracchiare del corpo
mi riporta sul letto di casa
invece sono in un’isola alla deriva
ma adesso che ci penso
ho sempre avuto della mia casa
l’idea di una nave
potessi solo strappare
quell’ancora incagliata.


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