Cromie

di

Claudia Nicchio


Claudia Nicchio - Cromie
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 68 - Euro 10,00
ISBN 978-88-6587-3472

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In copertina e all’interno illustrazioni dell’autrice


Prefazione

Esistono giorni in cui ci si sente lontani da tutto, da tutti gli esseri umani, facendo giravolte intorno al proprio io, osservando le lacrime scivolare via come sul vetro di una finestra e ci si ritrova a fare il “ritratto della solitudine”. Alcune volte si scrivono poesie e, in quelle poesie, sgorga il sangue stesso della nostra vita come nel caso di Claudia Nicchio con la silloge dal titolo “Cromie”.
Nel continuo disvelamento e nel volontario smascheramento come ad abbattere ogni diffidenza esterna, si illuminano le “cromie” del vivere e si espandono all’inverosimile i gesti d’amore lasciati in disparte o celati agli altri, eppure, emerge il desiderio di lasciare indizi, segni e tracce da decodificare: d’altronde è un sottile piacere preservare l’alone enigmatico sulla propria identità.
La semplice verità non è affascinante e le finzioni, come l’avventura umana, seguono un comando segreto, mentre l’interazione con il mondo circostante comporta un lento proliferare di pensieri e un’inesauribile apertura di nuovi sentieri che convergono nel cerchio vivido di un ammirevole cuore: il nostro “cuore mortale” che deve superare le sofferenze e i nodi gordiani, fino ad un taglio netto con fendente di spada.
E lei non ha paura di lasciarsi andare all’abbandono lirico, alle evanescenze di visioni del mondo naturale e non fugge davanti all’artiglio della verità.
La sua poesia può essere paragonata metaforicamente ad una “nave che parte all’alba” e viene inghiottita dal mare mentre il mondo si interroga sulla sua destinazione: solo lei, che conduce e si trova al comando, conosce le “notti bianche” di dostoewskijana memoria, annienta la patetica esistenza della banalità, ricercando le infinite variazioni dell’esistere e sa molto bene che “ogni incontro è una sorgente”, anzi, la possibilità di aprire una nuova porta sul proprio mondo interiore.
Nella sua visione lirica le parole creano un’autentica “pioggia” di immagini, un cielo costellato di pensieri con imprevedibili immersioni in paesaggi interiori e nel groviglio inestricabile dell’esistenza: come a fluttuare tra le inquietudini e le malinconie, come a dibattersi tra le tempeste sentimentali che feriscono e l’immagine di una donna che, guardandosi allo specchio, si sente “libera da legami”, dopo le rivelazioni che squarciano il cuore, oltre il rumore della vita e le suggestioni della Natura che alimenta il suo essere donna quasi in una fusione totalizzante (e, poi, anche riferimenti alla selvaggia bellezza di un quadro di Vincent Van Gogh), superando gli incantamenti dell’animo che segue il “ritmo infinito” d’una miracolosa e ricercata “sostanza silenziosa” perché nel silenzio ci si avvicina all’autentico.
Lei, enigmatica e stupefacente, lascia credere ad ognuno di poter capire e conoscere il suo universo, illude che sia possibile un avvicinamento al suo rifugio estremo ma non è così perché occorrono grande dedizione, capacità di andare oltre le apparenze e per sapere districarsi nel labirinto esistenziale: non a caso, lei scrive e confessa “A volte mi sento così fuori dal mondo”, ma, se si è capaci di entrare nel suo universo emozionale, ci si rende conto che lei “ama le cose trasparenti”, apre la porta della sua fragilità e lascia naufragare negli occhi verdi di una donna, lei stessa riflessa nello specchio, quegli stessi occhi verdi che incantano, che attorcigliano le vene, simbolo stesso di una libertà dello spirito, profonda ed inattaccabile.
Nella lirica “Gocce di sole”, Claudia Nicchio offre il suo sguardo in una dimensione eterea: “Quando l’ombra traghetta altrove/ il profumo del gelso/apre il mio piccolo giardino/così che il cielo possa entrare in gocce.” E non pensiate che sia un caso aver scelto il gelso, simbolo dell’albero del diavolo, così come ci ricorda una credenza inglese che narra la caduta di Satana da un gelso e che, poi, abbia maledetto le spine dopo averle macchiate del suo sangue.
Se “la vita è un viaggio così vero che urta ogni angolo”, cosa c’è di più vero in uno stato d’animo che nasce dal profondo dell’essenza femminea con il desiderio ardente di deflagrare nel sangue di colui che legge?
(La silloge di poesie è corredata da alcuni disegni a pastello, opere di Claudia Nicchio, che rappresentano la sua visione artistica, direi, la sua stessa “essenza”. La figura della donna diventa simbolo universale della Madre Terra, la donna si protende, si plasma, si avvinghia alla Natura e si fa albero, foglia, fiore e radice, fino a raffigurare la donna come linfa vitale, seme di natura, eterna generatrice.)

Massimo Barile


Cromie


SOGNI E ORCHIDEE

Ci sono laghi di parole cadute sul fondo,
colline con la punta piegata dall’ombra,
finestre aperte per lo sconfinamento del mare.
E i miei sogni che a volte sembrano orchidee.


IL LAGO

Nella profondità nebbiosa,
ninfea adorno capelli
tra il fluttuo del fiato.
Più grande del silenzio,
luna contorna il volto
lastra di pietra sul lago.
Immersa nel fluire
di un blu straordinario
non desidero asciugarmi.
Non so mai di chi è
l’acqua che mi arriva tra le mani.


DIALOGHI

Non riesco a placare la necessità
di puntare spilli
per ogni pensiero che cade.
La mattina è su tutto il paese
stanca di vivere
faccio finta che non ci siamo incontrate.
Sento l’aria fresca
stringermi forte tra le braccia,
gli uccelli passano da una tempia all’altra
scheggiati dai colpi della pioggia.

Cammino tra i dialoghi,
complice un pallido giorno.


NEL VENTO

Mi hai dato due baci sulle guance
e mi hai fatto una carezza
quando durava tanto la vita.
Sto qui ad aspettare un complimento
con dentro alla testa un po’ di vento.
Mi dici di fare un passo indietro
[pendevo come la torre di Pisa].
Prendi il cuore mortale
e mi spingi verso il precipizio.
Le lettere
dalla celeste cima
navigano il vuoto.


GOCCE DI SOLE

Ho colto un fiore tra le onde di un campo
quando le mani erano pronte.
Il suo stelo si leva
come prisma d’arcobaleno
mentre l’erba fiorisce volto
apostrofato dalla luce.
Il ranuncolo e la viola
s’immergono nel mare del mattino
da est a ovest mentre la stagione vira
ed il silenzio arriva con i fiori settembrini.
Quando l’ombra traghetta altrove
il profumo del gelso
apre il mio piccolo giardino
così che il cielo possa entrare in gocce.


VIAGGIO

Osservo il profluvio copioso
seduta sotto un albero quando
rallentato dalle foglie cade irregolare.
La finestra dei viaggi è il cromatismo
di una campagna nel volto indefinito
concimato da malinconie e nodi.
Non c’è rumore più di quello che ho perduto
con la pioggia, batte sulla rena di un cielo nudo
nota ritmica all’infinito.
Offro al vento uno stato mentale autunnale
di paesaggi interiori e picchi d’inquietudine.
La vita è un viaggio così vero che urta ogni angolo.


IL POMERIGGIO

Il pomeriggio mi veste degli sguardi per strada.
Il pomeriggio si taglia la legna del cervello.
Il pomeriggio, soprattutto il sole.


DA QUESTA ALTEZZA

Tra il verde dell’intenso pensare
un albero mi cinge.
Squarcia il cuore
quanto è alto.
Mi gira il mondo
da questa altezza.


IL CERCHIO DEL CIELO

Tagliare la forma dell’aria
con forbici di mani
cercando un’idea di blu.
Aprire con il compasso
il cerchio nella testa del cielo basso
fitto di grovigli inestricabili
per far entrare gli uccelli.
E tutto si sospende
per volare da ora in poi.


CI SONO GIORNI

Ci sono giorni in cui il sole non trasforma niente
e allora osservo il volo degli uccelli come il sole.
Ci sono giorni che prendo tutti i venti che passano,
mi sento un turista che gira su se stesso.
Ci sono giorni lontani da tutte le sponde,
dagli uomini, dallo spirito,
in quelle sponde manca l’intelligenza degli alberi.
Ci sono giorni che farei il ritratto alla solitudine
e lo metterei nel posto migliore per la serenità della mente.
Ci sono giorni così lisci dove la pioggia cade senza bagnare,
aumentando d’intensità quando una lacrima lascia l’altra
fradicia di pensieri che evaporano all’alba.


MATTINO

Ogni mattino apro un sorriso
piego la coperta dei sogni
leggo dentro un cielo denso
e lo trasformo in pioggia.
Colgo i fragranti rumori
dei fiori sbocciati
vengono ogni giorno
nei loro abiti di petali.
Dalla finestra che cresce
osservo il silenzio
che sta per unirsi al suolo
colmo di colori.


[continua]


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