La mela

di

Cinzia Tani


Cinzia Tani - La mela
Collana "Le Gemme" I libri per l'infanzia
14x20,5 - pp. 126 - Euro 12,00
ISBN 978-88-6587-5872

Libro esaurito

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In copertina e all’interno fotografie di Pietro Scorletti

«Notes»: @massimo_g – Fotolia.com


Introduzione

Non esiste certezza scientifica che “una mela al giorno…” prevenga ogni tipo di patologia, ma il consumo di 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura rappresenta una delle raccomandazioni rispondenti ai principi di sana alimentazione rappresentati nella piramide alimentare, che sono alla base anche del modello della dieta mediterranea.

Recenti dati epidemiologici evidenziano tuttavia che la popolazione di bambini della fascia di età 8-9 anni presenta un eccesso ponderale con un 20,9% di soggetti in sovrappeso e una percentuale del 9,8% di bambini affetti da obesità.

Il racconto fantastico che state per leggere offre l’opportunità, nell’anno di EXPO, di tornare a puntare l’attenzione sull’importanza di educare in primis bambini e ragazzi ad un consumo equilibrato degli alimenti in grado di favorire la salute dell’individuo e contrastare l’eccesso ponderale che è condizione prima favorente lo sviluppo di disordini metabolici e malattie cronico-degenerative.
Avvicinare i più piccoli ai principi di una sana alimentazione non può passare attraverso la semplice imposizione di un modello, è necessario educare al gusto, alla curiosità di sperimentare la varietà dei sapori offerta dai diversi alimenti.

E allora la mela diventa protagonista forte delle sue numerose varietà, colori, sapori, un frutto per ogni stagione disponibile sulle tavole tutto l’anno a sostenere la possibilità di un consumo sensibile alla stagionalità di prodotto.

Del resto la mela è da sempre protagonista e non solo sulle tavole! Protagonista del mito e ambito premio offerto alle dee dell’olimpo, frutto proibito di un paradisiaco giardino, obiettivo della sfida mortale di un eroe d’oltralpe, strumento di un fiabesco maleficio, segno caratterizzante di opere d’arte e prodotti contemporanei di largo consumo…sempre lei al centro dell’attenzione e del desiderio… LA MELA

Per questa speciale edizione de «La mela» il filo della narrazione si arricchisce di alcune brevi schede che presentano le caratteristiche, proprietà nutritive ed i possibili utilizzi in cucina delle più diffuse varietà di mela.

E anche se il consumo di dolci deve essere solo occasionale… non poteva mancare in queste pagine la ricetta della torta di mele per cucinare insieme ai bambini, in una ricorrenza speciale, una sana ed antica merenda!
Buona lettura e mi raccomando frutta e verdura in tavola tutti i giorni!

Prof. Gian Vincenzo Zuccotti
Professore di Pediatria
Università degli studi di Milano
Ospedale dei Bambini V. Buzzi



La mela



8.00

“Marco, non dimenticare la mela!” gridò Chiara dalla sua stanza mentre si vestiva. Le veniva da ridere pensando che lei, ragazzina quattordicenne talmente attenta alla moda da precederla – con i capelli bicolore, un piercing al naso e un altro dove la madre non poteva vederlo, i tatuaggi sulle caviglie, le unghie dipinte di nero – aveva scelto per la festa di carnevale della propria scuola un costume da Biancaneve!
Si guardò allo specchio e quasi non si riconobbe per quanto era diversa con la parrucca corta e nera, un nastrino rosa tra i capelli, il vestito da bambola, azzurro, e il grembiulino bianco.
“Faccio schifo così” pensò.
“Non sarò un po’ cresciuto per fare il nano?” si lamentò Marco entrando nella camera della sorella con una bella mela rossa in mano.
“No. Stai bene” disse lei e le venne di nuovo da ridere alla vista del cappuccio a punta sulla testa del fratello. “Gli altri sei quando arrivano?”
“Intanto ho fatto fatica a convincerli… Co­munque li troveremo a scuola. Ma io che nano sono?”
“Brontolo, naturalmente” disse Chiara. “Si addice perfettamente al tuo carattere!”
Era proprio vero. Secondo Chiara il fratello, che aveva solo dieci anni, dimostrava il carattere di un cinquantenne. Aveva sempre qualcosa da ridire. Era ordinato, perfettino, pignolo, educato, saggio. Leggeva un’infinità di libri e passava il resto del tempo a viaggiare con il computer per il mondo e a imparare le lingue da solo. Poi era bravissimo a tennis, nuoto, pallacanestro e nel gioco degli scacchi. Ovvio che non studiava: non gli rimaneva tempo per studiare! D’al­tronde, anche se prendeva brutti voti, sapeva dieci volte più cose dei suoi compagni.
Chiara invece sapeva che quella mattina il fratello era arrabbiato perché per la festa di Carnevale organizzata dalla scuola voleva travestirsi da Einstein, non da Brontolo! Ma lei non aveva voglia di chiedere alla mamma i soldi per un costume che avrebbe indossato solo un paio di ore. Così se lo era fatto da sola usando dei vecchi vestiti trovati in casa e aveva cucito anche i berretti a punta, di colori diversi, per i nani.
Chiara si passò sulle guance pallidissime il fard che aveva chiesto in prestito alla madre. Si era fatta anche dare un rossetto per le labbra.
“Biancaneve ha quei pomelli rossi insopportabili, mi pare no? E anche la boccuccia rosa…” domandò al fratello con l’aria disgustata. Marco, invece, la guardava ammirato.
“A mamma piacerebbe tanto una figlia così…”
“Che vuoi dire? Che come sono non le piaccio?” chiese Chiara voltandosi verso di lui e fulminandolo con lo sguardo.
Marco rimase in silenzio, non voleva cominciare una discussione con la sorella. Tanto alla fine aveva sempre ragione lei. Partiva con la solita tiritera: tu sei più piccolo… Tu non puoi capire… Si diede uno sguardo allo specchio e sospirò. “Mi sarebbe piaciuto essere Cucciolo… l’unico nano simpatico.”
“Cucciolo è troppo piccolo, lo fa Marietto … quello della prima.”
“Allora potrei essere Dotto… almeno sa un sacco di cose!”
“Sì, tu! L’ultimo della classe!”
Marco, offeso, se ne andò nella sua stanza. Non era l’ultimo della classe… Ma neppure fra i primi… A lui andava bene così, la virtù sta sempre nel mezzo. O meglio, come diceva spesso: “In medio stat virtus!” Conosceva moltissime frasi in latino, oltre a modi di dire in diverse lingue che ogni tanto infilava nei discorsi. Per esempio amava dire in francese: “Loin des yeux, loin du cœur”, lontano dagli occhi lontano dal cuore. Lo ripeteva sempre a Chiara a proposito di Gof­fredo, il suo fidanzato, per spingerla a lasciarlo dato che non si vedevano mai.
In realtà non era colpa di Goffredo ma di Chia­ra: una vera secchiona, che preferiva passare il tempo a studiare invece che a stare con lui. Meglio così, perché a Marco non piaceva per niente! L’aveva sentito più volte entrare in casa e chiedere: “Spero che non ci sia quel saputello!” Aveva sempre sospettato che si riferisse a lui.



Prima di uscire passarono a salutare il nonno. Da quando era andato in pensione, il professor Antonio Antinucci trascorreva gran parte del tempo a leggere e a scrivere. Per tanti anni aveva insegnato storia e adesso i suoi personaggi gli mancavano. Così aveva deciso di scrivere un libro e di metterli tutti insieme in un racconto un po’ folle: Giulio Cesare e Alessandro Magno, Federico Barbarossa e Garibaldi, Napoleone Bonaparte e Mazzini…
L’altra sua passione era il cibo. Antonio era un buongustaio ed era anche golosissimo. Infatti tra l’attività sedentaria della lettura e le grandi mangiate era molto ingrassato. Ma più ingrassava, più diventava simpatico. Era un tipo allegro, giocoso, ironico. Quando le cose diventavano troppo serie, aveva sempre la battuta pronta.



Adorava i nipoti e la figlia Elena che insegnava matematica nella stessa scuola di Marco e Chiara. Elena era una bella donna di quarant’anni, incapace di stare un momento ferma. Quando tornava dalla scuola si metteva in cucina a preparare il pranzo per tutti. Poi riordinava la casa, correggeva i compiti degli allievi, usciva a fare la spesa, chiacchierava con le vicine, ascoltava i problemi dei figli. E la sera trovava anche il tempo per andare a servire i pasti alla mensa dei poveri. La sua mania per l’organizzazione e per l’ordine l’aveva trasmessa a Marco: nella sua camera da letto non c’era mai niente fuori posto. Tutto il contrario di Chiara, che viveva nel caos: vestiti sparsi ovunque, libri e quaderni sotto il letto, scarpe e calze sul tavolo. Aveva la mania delle fotografie. Non si accontentava mica di riempire le pareti della sua stanza, le spargeva nelle cornici in tutta la casa.
Il marito di Elena, Riccardo, era un uomo affascinante, molto sportivo e appassionato di archeologia. Era pilota di lungo raggio e quindi stava spesso lontano da casa. Dai suoi viaggi tornava con cimeli vari, che classificava accuratamente con dei cartellini, allineandoli in appositi scaffali. Aveva anfore e boccali, monili e statuette, brocche e calici che interessavano moltissimo sia il suocero sia il figlio Marco. Per Elena, invece, che doveva spolverarli, quei cimeli erano molto meno interessanti.
Antonio vide entrare i nipoti nel suo studio e fece il tentativo di alzarsi dalla poltrona ma il peso lo spinse giù di nuovo. “Che costumi originali!” commentò vedendo Biancaneve e Brontolo.
“Nonno, ti prego, non ti ci mettere pure tu!” protestò la nipote. “Già non mi va di andarci… Questo è il meglio che ho potuto fare. Senti, Goffredo doveva venire con noi ma è in ritardo… gli puoi dire che ci vediamo a scuola?”
Il nonno annuì e, mentre li salutava, pensava a Goffredo. Era il primo fidanzatino della nipote e lui era un po’ geloso, forse sperava che Chiara restasse bambina per sempre. Non gli pareva che Goffredo fosse adatto a lei: noioso, ritardatario, meno intelligente di Chiara. Sua nipote, invece, era speciale. A lui piaceva perché era diversa dalle altre ragazze, aveva idee sue, non si lasciava suggestionare, era brava a scuola e anche molto curiosa. Qualità fondamentale nella vita. Se solo non si fosse vestita sempre di nero, avesse eliminato un po’ di borchie e scelto un solo colore per i capelli!
Appena i ragazzi lasciarono lo studio, il professore riprese la lettura del suo libro. Ma quasi subito venne disturbato dallo squillo del campanello.
DIN DON!




[continua]





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