Errante notturno

di

Cinzia Ciani


Cinzia Ciani - Errante notturno
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
12x17 - pp. 32 - Euro 7,00
ISBN 978-88-6587-7968

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In copertina: fotografia dell’autrice



Silloge segnalata nel concorso letterario Ebook in… versi 2015


Questa la motivazione della Giuria: «Come Saffo, Cinzia Ciani affida al remoto vento del tempo le sue memorie di amore perduto, il respiro di un’infanzia assorta, e quel particolare dialogo con ciò che si è smarrito nei meandri della vita, e non può essere recuperato.
Nelle sue rime si scorge una bellezza eternamente condannata e fuggitiva, o un anelito dolente a varcare le soglie dell’indicibile, oscuro territorio del poeta.
Nulla riporta alla pienezza dell’attimo, che è destinato inesorabilmente a svanire e a diventare polvere.
La poesia, per la poetessa, ha vita propria, inevitabile, destinica, perché, come lei afferma: “…non scrivo poesie ma esse si scrivono da sole, mi rincorrono, mi afferrano e mi costringono a prenderle in grembo come una madre…”». Alessandra Crabbia


PREFAZIONE

Nella presente raccolta Cinzia Ciani descrive con grande sensibilità le emozioni che invadono cuore e mente. Decide di coinvolgere chi per un tempo ha tralasciato la dolcezza delle poesie.
Usa uno stile chiaro, veloce, seppur intenso. Intenso perché descrive momenti di vita, di sogni fugaci, dei nostri tempi, di una vita contemporanea.
Nascono percezioni istintive del vissuto, con malinconia e nostalgia dell’amore lasciato, del passaggio di terre e culture, avvertendo una grande ricchezza vitale.
La poesia può tornare all’uomo come grande momento di riflessione. Aprire la porta emozionale che interrompe la quotidianità stimola il prendersi cura del proprio cuore e della vita futura. Un grande gioco di colori che racchiude sensazioni di ombra e passaggio nella grande luce. Dolore trasformato in speranza, desideri e sentimenti di grande profondità anche divina.
L’anima qui si nutre degli eventi per portare all’evoluzione e al distacco dalla fredda realtà.
Cinzia è determinata, vera e questa sua verità la confonde in questa società che non ama la concretezza e la chiarezza.
Svolge ogni sua mansione con impegno e volontà, è dotata oltre che di sensibilità e sincerità, di un’elevata intelligenza pur rimanendo una persona semplice e queste sue caratteristiche si rispecchiano in ogni suo pensiero e sua opera.

Caterina Davanzo


Errante notturno


L’AMORE DI VETRO

Un giorno di festa
viaggiator mi ritrovo
di sentimenti obliati
in amara compagnia

gli uccelli migratori invitano
a partenze mai osate
sgorga una goccia cristallina
da sotto le ciglia

dentro un vetro molle sui miei occhi
mi appari lontano
di spalle tra i vigneti

l’arancio sfuma al viola tra campi e frutteti
si spegne in luce di stelle
il tramonto del nostro amore.


ANTICO MIRAGGIO

Provenivi da un altro tempo
quando ti presentasti al mio mutismo immobile.
D’intimità violata mi assalirono pensieri:
anni volati con la lentezza di un piccione ferito
divenuti pochi giorni.
Il tradimento annidato tra i nostri mille anni di vita
da solo era bastato
a spezzare ogni speranza
di ricongiungere le nostre anime.

Tu semplicemente sfoggiasti
il sorriso beffardo dell’impunità.

Provenivi da un altro tempo
quando il cuore tuo gelido
accerchiò il mio
come lupo affamato, nella notte senza quiete,
succhia il calore per nutrirsi d’anima.

Sono nel mio tempo ora
dopo mille primavere
e nella luce della libertà riesco a dirti infine:
non sei più mio.


SE UNA SERA

Se una sera ti vedessi arrivare
da lontano
tanto da sembrare un’immagine sfocata
che schiarisce innanzi ai miei bisogni,
mi lascerei andare all’abbraccio più totale
ancor prima di toccarti,
ancor prima di baciarti,
ancor prima di vederti sfuggire,
tra le nebbie avulse dei miei sogni.
Ma non ti vedo arrivare da lontano
né mai ti ho visto così vicino
da poterti toccare,
da poterti baciare,
da poterti abbracciare,
poiché tu solo sfuggi
e rifuggi nelle pieghe ombrose del mio destino.


DANZA AFRICANA

Si apre il sipario
raggi colorati lambiscono
corpi in posa
facendone apparire parti
mani di cuoio colpiscono il Djembè
suoni di sole
e di tamburi
risvegliano quei corpi
elastici
che prendono vita
che si ricompongono
che saltano
che piroettano
senza sosta
in una frenesia di movimenti
primordiali
fino all’ultima nota
di fuoco.

Silenzio,
attimi infiniti
scanditi
da cuori impazziti
da vene pulsanti di sangue
da muscoli di terra
intrisi di sudore
mentre sguardi dipinti
sprofondano
nel buio senza stelle
cercando volti che non sono
e mani di ombra
che gridano e plaudono
l’estatica visione.


DELIRIO NOTTURNO

Inseguita da essere diabolico
con sembianze di serpente
invano
cercavo tra la gente
la comprensione del pazzo senza speranza.
E risalendo sentieri sconosciuti
mi addentravo in spazi informi
dove solo le angosce aprivano le porte
di infinite ombre.
Come un amico il serpente
mi seguiva fedelmente.
Non aveva denti e con sguardo
penetrante, da far rabbrividire,
vagliava tutti i volti
intuendo il teatro dei pensieri
di uomini senza occhi.
Lacrime amare piansi
quando seppi della sua morte
poiché l’amico di sempre
aveva lasciato quest’anima senza sorte.
Inutilmente cercai di riporlo sul mio cammino
ma poi vidi riflesso il mio destino:
stanca di errare nella notte senza quiete
agognavo da tempo l’incontro con la luce
ripudiando l’amico serpente.
Intesi a questo punto
che ad ucciderlo ero stata io.


HO SOGNATO DI TE

Ho sognato di te
il profondo dell’universo nei tuoi occhi
sulle tue labbra l’ansia della perdita.
Ho sognato di te
saggia, altera, quasi ultraterrena
ma infinitamente umana.
Ho sognato di te
del tuo sorriso bambino
dell’estate vestita di abiti mancanti
dell’affannoso risalire le vette
per ridiscendere le pendici
di quel tuo antico dolore ferito
inciso nel cuore
di figlia prima
e di madre poi.

Ho sognato di me
ormai ebbro
di volti, di nomi, di paesi, di nazioni, di tante ricerche.
Ho sognato di me
blindato nella gabbia delle paure.

Vedi… ora posso spiccare il volo
e venire al tuo cospetto
e sciogliere la mia mano nella tua
intrecciare i tuoi capelli di luna con i miei
fondere i nostri sorrisi
in acque di luce
per fare rotta verso approdi lontani.


IL FARO

Turbine di nubi e tenebra
ti accerchiano nella notte
a coprire il tuo intermittente bagliore.
Altero baluardo di impetuose onde
rimani saldo
nel tuo pietroso immobilismo.
Sferzato da schiuma di marina violenza
tu non arretri dall’umile scoglio.
E il tuo bagliore continua
ad attraversare la fitta nebbia:
i marinai lo inseguono
per aver salva la vita,
gli amanti lo temono
devono celare il loro segreto.

Nella visione estatica
della tua immutabile esistenza
colgo la perpetua solitudine
della tua essenza.


[continua]


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