Cose comuni

di

Chiara Scrobogna


Chiara Scrobogna - Cose comuni
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 50 - Euro 7,50
ISBN 978-88-6587-245-1

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In copertina: «Notturno sul mare» dipinto di Chiara Scrobogna


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto la silloge è finalista nel concorso letterario Jacques Prévert 2012


Prefazione

Nella silloge di poesie, dal titolo così semplice come “Cose comuni” eppur significativamente esplicativo, Chiara Scrobogna desidera conquistare la salvazione delle emozioni e la sua penetrante visione, con genuinità e soavità, illumina i ricordi dei giorni vissuti, i momenti felici e quelli tristi, che sono disseminati lungo il cammino dell’esistenza.
Chiara Scrobogna si mette in ascolto del silenzio fertile, in costante osservazione delle meraviglie della Natura e, senza infingimenti, si inoltra nella dimensione più profonda del proprio essere ed esalta il profumo stesso della vita.
La sua forza è nella capacità di confessare “ancora m’incanto a guardare”, dopo aver percorso sentieri sconosciuti, dopo aver superato paure e dolori, come una donna che osserva il percorso in solitudine e fa appello alla pazienza: una donna che si sente “ancora straniera a se stessa”, sicuramente “provata” e un po’ stanca, ma capace ancora di affrontare la vita con molto coraggio.
Nonostante gli smarrimenti ed il senso di abbandono che, a volte, hanno frantumato i sogni, fatto dimenticare le speranze e condotto a raccogliere le delusioni, il percorso compiuto è stato un rimedio alle pene dell’animo: in una lenta immersione nelle trame sottili della vita, sempre intenta a decifrare segnali che affiorano alla soglia della coscienza.
La sua Parola è sempre viva e pulsante, capace di dissolvere la superficiale patina della vita, sempre protesa a frantumare la maschera che nasconde la verità e rendere evidente che il suo universo emozionale è sospinto da una “forza misteriosa”.
I pensieri sono intrecciati con le “cose di sempre”, nel lento susseguirsi dei giorni della vita e le parole “danzano lievi” nei versi delle sue poesie, tra le “cose comuni” del quotidiano “fragile/incerto/smarrito” vivere: e, infine, raccoglie le sue “ore preziose”, le ammanta di ricordi ed evocazioni, fino a giungere alla consapevolezza che “le cose più importanti/ son quelle che m’accadono” e, ancora, “le cose più importanti / son quelle che ho vissuto”.
Le parole di Chiara Scrobogna scavano nel profondo e catturano i sentimenti, in un’alternanza di poesie cercate e desiderate, stemperando le sensazioni che nascono da una dimensione lirica: per non dover più “consumare d’inutile pena i momenti sereni” e attingere il segno salvifico alla fonte delle occasioni quotidiane.
Le “ardenti passioni” che navigano nei suoi pensieri non saranno più “smarrite e irrisolte” e l’immagine di una donna con “l’anima delusa e ferita” diventerà figura luminosa capace di affermare con decisione: “la cosa più importante/rimane la mia vita” con le “piccole gioie” delle amate “cose comuni”, simbolo di armonia e pace interiore.

Massimo Barile


Cose comuni


In fitte gocce leggere
la pioggia d’autunno
silenziosa la polvere calda
impronta e dissolve pian piano.
Più nitido brilla il fanale del porto
nell’aria piangente.

Incombono ancora nel cielo brumoso
le nuvole sparse a guardare
lo sfascio del genere umano.

Lo stillicidio s’arresta,
il vento sferzante raggruma quel pianto
irrompono i fulmini
in frecce lucenti
a ferire l’ammasso
che romba lontano
poi forte.

Esulto alla pioggia battente che gronda furiosa
a spazzare, a lavare, a pulire la terra
con rivoli gonfi di fango e marciume
che scorrono con prepotenza.

Poi basta.

Indifferente la gente,
i rumori, le luci i colori
ritornano quelli di sempre.
Grandioso quell’urlo potente,
quell’attimo di ribellione feroce, orgoglioso
si è spento.

Ritornano fiacche e sgradite le cose di sempre.

02/10/2009

Poesia 2^ classificata al Premio Club dei Poeti 2010 – Montedit


Ancora m’incanto a guardare
le luci del pino là in piazza
che quasi la cupola della chiesa
vuol superare.
Son ora le sei del mattino
la notte è finita per me
ma il buio ancora governa
nel cielo e dorme la gente
ch’è giorno di festa.
Trascino dei sogni il ricordo
in cucina mentre faccio il caffè
poi vengo a guardare la notte
che piano d’azzurro e di rosso si tinge
quando al giorno s’arrende
ed eccolo, è là, di nuovo quest’anno
a brillare, migliaia di luci
s’accendono e spengono lente
più in basso, più in alto, poi insieme
rivestono i rami un po’ spogli
che alti sovrastan le case.
Da sempre ricordo quel pino
da quando piccina col babbo
lo andavo a guardare
scandisce il Natale, le feste
e splende maestoso.
Adesso illumina il mio panorama
conferma mi dà dell’attesa
dei doni e dell’allegria
del cibo più buono, gli auguri
il riposo ed un anno ancora sperare
d’avere la pace e la serenità.

8/12/2009


Nel WEB

Parole versate nell’etere
parole turbate
parole allegre
parole sgarbate.

Parole per pensare
parole per gridare
parole per non piangere
parole per non chiamare.

Parole inutili
parole care
parole già consumate
parole lasciate andare.

Parole chiare
parole attorcigliate
parole storpiate
parole a lenzuolate.

Parole di sempre
parole cercate
parole che scorrono
parole regalate.

Parole in vetrina
parole studiate
parole che m’opprimono
parole analizzate.

Parole lontane
parole lasciate
a sopravvivere.
Parole non comunicate.

21/02/2010


Colori, profumi, risate
paure, dolori;
gli amori, le litigate
il mare ed i fiori,
le cene, i libri, gli amici,
bambini, dottori,
le corse, i doni, le feste
sapori ed odori.
Le musiche da riascoltare
le nuove canzoni
le grandi fatiche
le gioie, le forti passioni.

Ancora straniera a me stessa
trascino ogni giorno una forma
incompleta di donna
più stanca, provata
intanto che scorrono i giorni
che stritolo le incomprensioni
frantumo anche i sogni
spezzetto speranze
raccolgo le delusioni.

Percorro sentieri già noti.
Immergersi nelle abitudini
stempera le sensazioni
che adesso più intense, pesanti
attaccano la trama sottile
che lacera pende a brandelli
dal corpo che sento nemico
eppure ch’io sono.
Poi penso ch’è strano
che un giorno io spero lontano
la luce si spegne, finito:
il corpo si ferma e non resta più niente d’umano.

11/03/2010


Cade incessante la pioggerellina
che il cielo spande brumoso;
non canto d’uccelli che tacciono
stretti nei nidi tra gli alberi
ancora un po’ spogli.
Rapido scorre sul mare imbronciato
il traghetto che torna da Ponza
si staglia su un orizzonte
confuso, opacato dal grigio.
Nel pomeriggio immobile, stanco
sonnecchiano i gatti qua in casa
avvolti nel caldo pacifici, grati.
Eppure s’avverte un curioso brusìo
un parlottare leggero
un laborioso instancabile affanno:
è Natura che vive
ed il tramestìo dal terreno, dai vasi
dagli alberi, dai cespugli
prepara il trionfo d’odori e colori
che porta poi primavera
ancora quest’anno.

domenica 18/04/2010


Pallido questo giorno s’apre
sulle cose di sempre
che limite e rimedio alle pene
dell’anima delusa e ferita
affogano il tormento.

Eppure il pianto stringe la gola
e la tua voce ancora risuona stizzosa
nella mente.

Inesorabile ai miei sentimenti
il tuo viso si chiude in smorfia astiosa.

Non giorni, non anni, non gioie
m’appare d’aver mai condiviso
controllata, fronteggiata, amareggiata
dal tuo beffardo fare
che accusa di colpe non dette
che greve disdegna un semplice moto
di tenerezza.

28/05/2010


RISVEGLIO

Ardenti passioni navigano
smarrite e irrisolte tra le onde
dei miei pensieri.
Sto decifrando segnali
di lotta e di pace che affiorano
alla soglia della coscienza
ancora sopita.
Avanzi di sogno si disperdono
in una nebbia grigia
intanto che stordita
m’afferro alle travi dell’essere
qui e ora che ancora incerto
emerge confuso.

29/05/2010

Poesia inserita nell’antologia del Premio “Il federiciano” 2010- Aletti Editore


La sera spande sul mare
le luci della città.
Brillano sulla liquida superficie
come migliaia d’occhi di un gigante
disteso a lordare la trasparente purezza
dell’acqua che già culla e nutrice
invasa imputridisce
e si trasforma in bara.

11/06/2010


Beato tra le mie lenzuola
sereno il mio gatto dorme
godendo l’odore di tenerezza
di coccole lievi, sicuro d’amore.

Goloso d’affetto la mia carezza
grato raccoglie, felice
si stira e gorgoglia leggero,
profuma di pace.

12/06/2010


A Roma

Centinaia di facce ho visto stamani
nessuna m’ha raccontato niente.
Una folla d’automi ho visto stamani
indifferente.

Nella metro un ragazzo suonava
cantava su e giù per il treno.
Un signore seduto leggeva isolato
indifferente.
Per la strada una donna piangeva
trascinando le gambe
nel sole di Giugno cocente.
Turisti a centinaia ho visto stamani
nessuno di loro s’è accorto di niente.

Le foto, i gelati, i negozi, i colori,
e uomini incravattati
alberghi di lusso coi fiori.

Poi un barbone è salito sul bus
il suo corpo aggrediva l’aria
d’odore graveolente.
Al suo fianco un ragazzo
guardava pensoso la strada.
Una donna ha chiesto la sua fermata
e se n’è andata via
indifferente.

17/06/2010

[continua]


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