Opere di

Carmen Togni Daviddi


Dalla raccolta “Piccolo Charlot che se ne va…”


Il postino di Massimo Troisi

Quel volto struggente
nel sorriso fiorì e nello sguardo
quasi fosse un giardino
un messaggio ultimo d’amore
alle nubi passeggere ed alla vita
prima del viaggio senza fine
col fagotto ed il bastone sulle spalle
da piccolo Charlot che se ne va.


Poesie per Richard

Luminoso è Padre Richard
egli apre le porte delle stelle.
Un’anima di piccola donna
corre felice alle finestre del cielo
a sbirciare nel verde laggiù
loro che non sanno la purezza
dell’amore caldo che attende
nelle ambrate braccia di Dio.

Han versato sale alle radici
nei tracciati sentieri di Padre Richard.
Eran morbido guanciale per un’anima
che supina riposava con sul volto
il battito d’ali degli angeli.


Lezione d’ascolto… (canto corale)

Lascia che i miei sogni seguano
il canto selvaggio del vento
l’abbracciato incanto delle nevi
alle cime perse nei prati del cielo
ove si libra il volo dell’aquila
in una struggente danza fra i cirri.
Voglio stupire al lento ascendere delle nubi
dai boschi signori della notte
nei loro compunti verdi vestimenti.
Ed eccomi, or sorseggio il gioioso nettare d’un rivo
tuffato a capofitto dagli zitti crinali
ad inseguire la vita che prorompe ad ogni istante
in ogni goccia di luce, in ogni scaglia di roccia
in ogni sperduto granello di polvere.


Poesie d’un sogno

I

E se il canto del vento
si fa notte ed acuto sibilo
è nella terra che un’orma gigante vorrei
per adagiare svelta le mie paure
e coperta di ranuncoli gialli
o di calde castagne d’autunno
finalmente cullare le vertigini dell’anima
in un lungo sonno al calore d’una madre.

II

Ed oggi che il sole risplende
lasciami errare tra sentieri ormai vecchi
voglio godere di mille albe argentate
al limitare dei boschi
ove il tuo passo s‘è fatto più greve
sognando l’ultimo raggio di sole
lì affonderò il bulbo della mia anima
nella terra del tuo sorriso.

III

Ai piedi d’un arcigno castagno
i passi affondi tra i frutti spinosi.
Or che passa l’ora più strana e più bella
il tuo corpo leggero e i tuoi sogni
su di un giaciglio abbandoni di foglie
dall’odore forte di muschio.
Chissà se una mano leggera sarà
a colmare le visioni più belle del cuore
a rialzare il tuo sorriso spezzato
dalle scaglie appuntite del giorno che muore?

IV

È azzurro il tuo sorriso
errante fra i sentieri di nostalgica terra
prigionieri delle sinfonie del silenzio
ove le verdi onde del lago della solitudine
gelosamente rincorri, quasi fossero
l’ultimo bagliore di vita che si annuncia.


… e i sogni ancora

I

Solo un torrentello di sassi e d’erbe
tra i tuoi passi folli del più spietato silenzio.

Lo sguardo perso nell’arco del cielo
rimirerai gli stormi sui rami in attesa
e sognerai la Venezia Degli Angeli.

II

Quali albe e quali tramonti vedremo
calare nelle nostre anime abbracciate
alla nebbia dei campi arati per la semina
alla vita che mai griderà il nostro nome?

E dimmi chi cullerà il mio sorriso?
Giacciono esausti in fondo a legni ormai vecchi
i remi consunti dall’arcigno sciabordio del tempo.
La nostra celeste ingenuità non avrà la luce
dei mulini a vento sotto il sole.

III

E quando sotto il tetto raccoglierai le stelle
quali acque verserai nei loro profondi abissi?
E lo sguardo spezzato avrà il suo tracciato sentiero
il suo morbido giaciglio per riporre le ossa ormai rotte?

Vorrei vederti con un cesto di fiume
raccogliere ciottoli e candidi sassi
come fossero ciclamini sfuggiti
all’ultima neve di primavera.

Finalmente gli stormi planeranno felici
e lascerò che l’inverno ghermisca
tutte le zolle della terra.


Meditazioni e commenti

I

L’acqua della mia fonte
goccia a goccia
ha attraversato le tue carni
prigioniere del deserto.
La mia terra or conosci
nei suoi campi addormentati
nell’attesa del giorno
con le nebbie su tirate
come coltri nell’ultimo attimo
a scacciare il gelo ladro
delle sementi della vita.

II

Mi sussurri il cielo negli orecchi
gridi di rondini abbiamo in petto.
Rose seminerò sul tuo cammino.
Saranno le nostre coltri broccati di stelle.
Un profumo d’ali attraverserà
il magico silenzio della notte.

III

Rinverdire vuoi le tue stagioni.
Metterai in ogni piaga un dito ed un bacio
affinché per sempre riposino
le loro bocche di fuoco.


Paesaggi

I

Sotto i miei passi
affascinante si stende il cielo.
Là vivono cantando i brividi dell’anima.

Le vigne or giacciono
a ricevere il sole.
Danzeranno i grappoli
le ali baciando delle libellule.

II

S’inchina un azzurro fiume
in questa stellata notte
a baciare la terra.

Nelle sue odorose acque
intingo capelli e pensieri.

Tutti i figli del creato
cantano gloria al giorno che avanza
s’accendono le sue luci
alla vita che pulsa generosa.


Focolare

Il tuo attizzare la fiamma
nel camino dei sogni
è risentire nella tua carne
il dolce calore di tuo padre
è rincorrere il cammino degli avi.
Così la mente s’innalza
intorno si stendono viottoli
un candido paesaggio t’illumina:
è dolce e bello e grande vivere.


Ascolto… e nel silenzio…

Da un filo di voce
sento sulle labbra
il turgore caldo della vita.

Volano candide colombe
verso i rami stesi
nel lenzuolo di gennaio.


Sentiero fiorito

Il lago era calmo e disteso e tu
giacevi tra le onde pago del giorno
che da lontano giungeva
con i suoi raggi di celeste visione
ad illuminare il tuo regno
di principe del sorriso.

Tra le mani stringevo
l’arboscello della vita
leggera la mia mente vagava
pellegrina per sponde e ruscelli
da paure e fantasmi sgombra
sul palcoscenico luminoso dell’alba.

Sui bianchi rami del ciliegio
s’adagia la mia pelle
a ricevere la vitale carezza del sole.
Il tuo sguardo fra le mie dita
è un giardino nel sonno
fra le braccia della luna.


Quale nome?

Quando gli dei
si congiunsero nell’amore
ululò il vento per giorni e notti
la sua folle gioia
e sulla pietra ridente al sole
un nome rimase scolpito per i secoli
che attraversarono il tempo
fino alle corolle dei giorni nostri.


E quando il fiume

prigioniero della terra
nel suo alveo accogliente
liberò la sua possenza
rifiorirono valli e armenti
tutt’intorno planarono voli
poi tutto s’acquietò
nella certezza che il respiro del mondo
s’era fatto più limpido lungo il cammino.


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