Opere di

Carmelo Parisi


Le brevi ore felici

Sono dolci momenti a sublimare tanta gioia
laddove il cuore induce tenerezza,
il sentimento parte verso mete ardite,
ed il pensiero naviga solcando l’infinito,
quando ciascuno vive felicemente quelle ore
e può toccar con mano il sogno d’ogni suo sperare

non è dato frequente nel viver d’ogni uomo
trascorrere felici quelle ore, o quei minuti, o quei momenti,
perché nascosta vige, e non concede venia.
l’ombra del malanno, del danno e del veleno
che inattesa giunge a ricoprire il ciel sereno,
e lascia amaro in cuore e, in bocca, gran sapor di fiele

in terra il turbine sovrasta ogn’or la quiete,
e per l’umano, vano sarebbe contrastar gli eventi
ove privar volesse vita, di quei dolci momenti
attimi di felicità conquistati al mondo di dolore intriso
che ,se pur brevi, regalano ogni uomo esser contento,
anima e cuore unisce un sol pensiero: sentor di paradiso

saggezza giunga ognuno a far capire l’essere felici
conceda al proprio cuore conoscere cos’è l’amore,
in quei momenti, cogliere suo miglior fiore, e con ardore
cacciare il male e degustar del bene ogni sapore,
correre il tempo e suoi frammenti, con la mente e il cuore,
e in fin gioire, vivendo intensamente, felici quelle ore!


La lepre e il cacciatore

Buongiorno lepre, son io, il cacciatore
com’è che ancora non sei sul posto di lavoro?
ricordi bene, io, col trascorrere delle ore
dovrò darti la caccia con i cani in coro

di certo mi ricordo, è l’intervallo che mi concede siesta
ho corso tanto ieri quando sbagliavi mira
e sono giunta ad oggi sana, privandoti la festa
perché in velocità ho vinto chi mi tira

su su, non darti arie di sveltezza
se non ti ho beccato è proprio un caso
è vero che di quell’andare veloce sei all’altezza
ma non durare a lungo a prendermi pel naso

io sono buono e caro ,ma se divento pazzo
so correre veloce e starti addosso
e se mirando fo cilecca e m’imbarazzo
quando ti acchiappo, te le suono a più non posso

voglio proprio vederti, oh cacciatore, a galoppare
con l’ansimare del fiato dietro ai cani
quando avrò guadagnato la mia tana, io so aspettare
finché, il cacciare tuo ,defletta tentativi vani

corro a sinistra, a destra, sopra e sotto
ed il mio cuore accetta senza pene l’avventura
ti vedo ,e poi m’involo al pari d’un passerotto
e, con palmo di naso, rientri a casa mesto in andatura

tu dici bene, oh lepre, astuta e furba più d’ogni bestiola
io corro avanti e indietro e non ti becco spesso
ma sono certo, prima o poi, cadrai nella tagliola
e cesserai, lo sento, di chiamarmi fesso

lo so mio inseguitore, la lepre corre, si suole dire, a perdifiato
e, al pari d’una saetta, insieme a te trascina i cani allo sfinire
tu invece hai per missione ,di lepre uno stufato
e quando il mio correre sarà lì per finire
ed il tuo schioppo avrà ragione della mia pelle,
tu riderai ed io, ahimé, sarò nel sugo, sulle pappardelle!


Pensiero, armonia di vita

Nel silenzio dell’alba è grato l’abbandono
lasciando che il chiarore dei velati raggi
squarci il grigiore di quel finir di notte
e silenzioso inondi il tenue rifiorire della vita

è quanto si risveglia nell’incedere imperioso
di quel sole illuminante che tacito compare maestoso
sugli esseri viventi e sul creato con la sua luce piena,
e il nostro cerebro ravviva ed acquisisce anima,
lascia che il canto dei pensieri ,armonia di suoni intensi,
s’incroci e si rincorra senza guida come a danzar
per gioie o per dolori a riveder gli eventi;
poi, il suon d’ogni intelletto freme, si muove e invita
ad ascoltar le note delle sua musica sommessa

voce dal tono evanescente prima e poi concreto
fluido solfeggio a richiamar l’udire in quanti
a recepir si pongono di musica il respiro
quando l’udire quella melodia, ai cuori infonde frenesia

e allor che prende posto il giorno pieno
ed ogni umano vivere accende il suo vigore.
d’improvviso muove, le azioni che la vita impone,
sono i doveri tanti ed i piaceri rari che all’uomo
danno senso dell’onore, piaga del dolore ed il piacer d’amare,
‘che d’animal pensante sono pane, non per sfamare il corpo
ma per nutrir cosciente il suo pensiero, sovente volto all’infinito
quando il profondo blu richiama, mirar lo sconfinato cosmo

è la magia del nostro immaginare, che con il sole naviga e fiorisce,
che ognuno crede collegata al nascere e morire d’ogni vita,
e invece si perpetua con il mostrarsi o scomparir di quella stella
unica fonte del calore che, d’ogni umana vita, pensiero pasce e muove!



Il Club degli Autori - Concorsi Letterari - Montedit - Consigli Editoriali - Il Club dei Poeti
Chi siamo
La Rivista
La voce degli Autori
Tutti i nostri Autori
Per iscriversi
ClubNews
Il notiziario gratuito
Ultimi inserimenti
Homepage
Avvenimenti
Novità & Dintorni
i Concorsi
Letterari
Le Antologie
dei Concorsi
Tutti i nostri
Autori
La tua
Homepage
su Club.it