I passi della luna

di

Carlo Bramanti


Carlo Bramanti - I passi della luna
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 54 - Euro 6,00
ISBN 88-6037-227-5

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Ai miei genitori

Ho avuto in dono una porzione di cielo,
ci ho messo dentro i pensieri più neri
e ora aspetterò che diventino stelle.


I passi della luna


Ogni passo una conquista

il mandorlo
è in odore
di nuovi petali,
foglie curiose
vi girano
attorno.
per te
c‘è il mio braccio,
ed è per sempre:
niente può
scalfirlo quando
ti appoggi,
e ridi.
ogni passo
una conquista,
da fare assieme.

tranquilla,
un peso tu
non lo sarai mai:
anche oggi i tuoi occhi fari
nella notte incessante
dei miei,
non scordarlo,
come io
non scordo
le tue mani – rose bianche aperte – e l’alba,
che mi scoprì
a imperlarle.


Dillo Mamma

Dillo Mamma e ti do il mio ginocchio la mia vita
alle prime luci dell’alba alle ultime del crepuscolo
e quando luce non ci sarà più, dillo Mamma e ti
coglierò la rosa più bella dopo aver tolto tutte le
spine, dillo e farò le veci del vento soffiando tutto
l’amore che posso, dillo e andremo sotto i rami
carichi di nespole a succhiarne il sapore
e buttarne
l’osso, dillo e stenderò il lenzuolo bianco sulla
ringhiera arrugginita dove il passero ti guardava
senza timore, dillo e chiamerò quel passero fosse
in capo al mondo, e la nostra vita
inizierà da capo
e stavolta ti terrò io in braccio finché
non avrai sonno.


Oggi

Farei
jogging al tramonto
oggi,
sulle rive
del fiume Mersey,
trovando
nelle acque dorate
i nostri profili
vicini,
in un bacio mai dato.
Sentirei il sapore del mare
oggi,
John Lennon
che canta
“Sopra di noi
soltanto il cielo”.
Sarei con te
l’astro nascente
accanto a quello
che muore,
conterei le piccole onde
e i miei anni
come fossero
viaggi di un uomo
che non conosco:
saprei renderti
felice
oggi, credimi,
rubando
le ali spiegate
e la brezza
di ignari gabbiani.


Stelle cadenti

Stelle cadenti
raccolte
in una botte di vino a metà
bevute
dal desiderio espresso
di prati sconfinati
dove cielo è tramonto
e io ti bacio
mio sogno dalle labbra più morbide
e rosse
da mordere quando mi chiedi
se sono felice


Disarmato

Non riuscivo più a capire,
distinguere i visi,
ma volevo andare al di là
delle mie mura bianche,
volevo uscire dalla trincea – dopo un secolo – disarmato, stanco della fame,
delle stelle e di occhi amici.
Senza fucile,
volevo correre
verso quel nemico invisibile
che mi aveva impaurito,
scagliarmi contro di esso
e con furia abbracciarlo,
con tutto me stesso.


L’uomo che dipinse l’amore

Forse avrebbero parlato di lui, dopo la sua morte, forse le cose sarebbero
cambiate… Ma a cosa sarebbe servito?
Egli non avrebbe potuto più sentirli, né vederli, non avrebbe potuto più
dipingere, né vedere i suoi amati papaveri, gocce di sangue, del suo sangue,
in sterminati campi di nulla.
Quanti quadri aveva dipinto!
Quadri che non valevano la tela, tutti gli
dicevano… ma in quei quadri
c’era il suo animo, e tutto l’amore che un
essere umano può provare, come
potevano – egli si chiedeva – non valere niente?
ci sono forse vite che valgono e altre no?

Egli amava dipingerla tra quelle gocce di sangue, completamente nuda, sotto
i colori di un’alba di quiete e fili d’erba appena mossi dal vento, sulla
punta dorati come i suoi lunghi capelli.
E quando non dipingeva, il giovane soleva ascoltare il silenzio, la terra
e le ali bianche delle farfalle.

Sognava notte e giorno.
Sognava una vita senza stenti e piena di colori.
Sognava di dipingere le ali di quelle farfalle, vicino alla veste
trasparente del suo amore,
gonfia all’improvviso di fili d’erba e di vento.
Avrebbe voluto incastonare quella splendida ragazza in un ritratto eterno, e al tempo stesso sentirsi utile e importante,
per la prima volta nella sua vita.

Tra ansie e paure, giunse il giorno più lungo dell’anno.
Il sole giocava a nascondino ed egli si angosciava; aveva provato a ritrarre il suo amore, ma la sua mano ora
non riusciva più a dipingere.
Arrivò a sorpresa un tuono, il fragore del
mare lontano.
Un brivido gli percorse tutta la schiena;
si sentì di colpo sollevato, rinato, buttò i pennelli e la tela e sentì
solo il bisogno di correre.
I papaveri del campo sparirono ad uno ad uno, il sole riapparve in un lembo sconosciuto di cielo, capace di illuminare
la sua corsa sui fili d’erba adesso interamente d’oro.
Sotto uno di essi, si posò una bianca farfalla, e i fili divennero capelli,
i disegni sulle ali lineamenti:
la ragazza dei quadri, lentamente apparve, dinanzi ai suoi occhi increduli.
Lui si sentì finalmente importante, l’artefice di
quell’incanto, e lei non chiese nulla, solo di essere amata e ascoltata per
sempre.


Nido caduto

Giù, seghe e asce
lavorano alacremente.
Un uomo si arrampica – e si specchia – nel profumo
dell’erba tagliata.
Il nido caduto ora è fango
e i rami, un tempo
scossi dal vento,
sono immobili a terra.
Su, due ali vagano, scure,
nel cielo spalancato.


Vivere

Vivere vuol dire scegliere,
istante dopo istante,
nelle piccole e nelle grandi cose,
e spesso ci ritroviamo ad agire,
a prendere una determinata strada
senza pensare davvero alle conseguenze che questa comporta:
mi è capitato in passato di scegliere una via solo
perché
la vedevo affollata,
o deserta,
illuminata
o buia,
quella che più si confaceva
allo stato d’animo del momento,
ma sempre la via più facile,
quella che sembrava arrecare meno danni,
dolore e fatica.
Non è così che si può arrivare
a un equilibrio interiore,
ora lo so e,
immerso nella speranza (illusione?)
che nulla per me sia compromesso,
adesso torno,
seppure con un senso di pungente estraneità,
a guardarmi attorno,
e lo faccio con occhi diversi.

Spesso, per sentirsi vivi,
si deve osare la direzione che pare più
travagliata,
lontana dai tranelli dell’immobilità,
e se si finisce per cadere,
bisogna rimettersi in sella,
tornare indietro e ritentare,
anche quando tutto sembra perduto.
Soltanto così si cresce.
Spero di riuscire ad avere più coraggio in futuro…
Diamo sempre la colpa al destino,
ma nella maggior parte dei casi
quel che siamo è solo il risultato delle nostre vili scelte.


Questo sarò

Una lacrima di gioia
tra i tuoi seni nivei
questo sarò

e non dovrò scrivere
più niente
in una cesta
di nuvole
non servirà

Radioso ruscello
sul respiro
amato
sarò il peccato
la purezza, l’abbandono

Sorridimi

posami sul palmo metà
del tuo sogno
Dalle mie labbra lo riavrai
per intero


Soffio di luce

Spazzerà via le ombre…

Un sogno m’ha detto
che sulla rosa infangata,
sull’ala recisa
ai confini del cuore,
un soffio di luce
dalle stelle cadrà
............................
e nel profumo del mare
al collo avrò le tue braccia.

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