Una stella in più nella costellazione dei poeti d’ogni tempo e d’ogni luogo, quella di Bettina Di Bartolo, siciliana di origini, ora trapiantata nelle brume del Nord che, di fronte al suo occhio poetico si ammantano di fasci di luce solare.
Vive ed opera nell’hinterland Milanese, impegnata nel sociale con sì fremente spirito volontaristico da abbandonare gli studi classici che, comunque, coltiva da autodidatta, e che spesso permeano gran parte della sua produzione lirica.
Il mondo mitologico di estrazione greco-latina, al quale spesso attinge non è puro diletto finalizzato alla ricerca di un’eleganza stilistica a qualsiasi costo né artificioso ortello retorico, rinvenibile in certi gineprai di versi ovunque “sparsi a bufere incessanti”, sibbene punto di transito per scandagliare i fondali della sua sensibilità poetica.
Il primo suo cimentarsi in quest’arte – astrusa per alcuni, elitaria per altri, oltremodo vibrante e coinvolgente per altri ancora – concerne raccolte, seppure episodiche, di componimenti in lingua galloitalica.
San Fratello, centro nebroideo della provincia di Messina, è il paese in cui la poetessa vive l’infanzia e la prima giovinezza.
In questo territorio di “lombardia siciliana” per usare un’espressione tanto cara a L. Sciascia ne “La corda pazza” Bettina Di Bartolo si propone e poi si impone per la genialità, l’acutezza descrittiva e la versatilità delle sue poesie vernacole.
Non le mancano, in questo iniziale iter poetico, i consensi della critica nelle varie rassegne o manifestazioni culturali cui la stessa partecipa ricevendo premi, coppe, targhe, menzioni d’onore, oltre che plausi e riconoscimenti di un pubblico che, ormai dilatato sembra attendere dall’animo gentile e raffinato della Di Bartolo un’opera che oltrepassi il confine dialettale. Ed ecco: INTARSI.

Nel mese di dicembre 2010 ha pubblicato con la Casa Editrice Montedit il libro Intarsi