Viaggio nell’anima silloge poetica

di

Barbara Barone


Barbara Barone - Viaggio nell’anima silloge poetica
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 54 - Euro 8,50
ISBN 978-88-6587-3137

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In copertina: «Ninfa bianca vagante» illustrazione di Erica Bertarini


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto la silloge è finalista nel concorso letterario Jacques Prévert 2010


Prefazione

Nella poesia di Barbara Barone è presente tutto ciò che interessa ed è fondamentale, logicamente in una dimensione lirica, quando si vuole affrontare un “viaggio nell’anima”, per parafrasare il titolo della silloge.
Il suo percorso tende ad esplorare le zone più segrete dell’animo ed alimenta la necessità di arrivare al nucleo vitale, sovente, utilizzando versi brevi, sempre attenta ad esprimere il significato/essenza delle sue percezioni, come a voler fissare velocemente l’impressione fuggevole, l’impulso momentaneo, lo stato d’animo che emerge all’improvviso, quasi in una sorta di fulminazione lirica.
Vi sono l’intensità emotiva, il palpito estremo del cuore, il soffio intimo dell’anima, che si accompagnano ad una malinconia di fondo, collegata a “nostalgie antiche” e “nuove speranze”: le sue parole sono come “foglie” agitate dal vento, si contrappongono al silenzio che “macera”, al ricordo delle tempeste che scuotono l’animo, alle voci legate ai ricordi che si fanno “ragnatele esistenziali”.
Nella poesia “Ho spento il lume” parla di sé, mette a nudo la sua anima in una sequenza lirica avvolta da “denso” recupero del ricordo e da “cupa intensità” che nasce da lacerante consapevolezza dopo le tempeste , fino a scendere “dentro il cuore”:
“Nell’ultima stanza umida, / fredda e densa di ricordi / mi sembrava ancora di essere fragile, / paurosa e pavida come bambina/mentre nel gesto della mia mano / scorreva il sangue dell’anima accesa, / ferita e riversa nelle tempesta placata / che porta con sé ogni cosa. / E nel mio pianto, nella mia voce / c’è ancora il segno di quella luce/ma non vi è freddo e non altre lacrime / nel ricercarla, perché ho spento il lume”.
La sua visione lirica è generata da percezioni che “scuotono e bruciano”, che regalano “sublimi estasi” e gettano nel “limbo delle incertezze”, tra cuore pulsante e anima dolente: il “mulinare dei sensi” in atmosfere silenti conduce in costanti introspezioni, tra dolci ricordi d’amore e visioni in chiaroscuro, illuminanti sogni e amara consapevolezza.
Non v’è dubbio che permangono momenti da decodificare come nei versi: “Nel mio profondo magico mondo… c’è un lento e caotico labirinto…”: in quella dimensione si ritrovano “occhi per sognare” e “lacrime di fantasia”, palpiti del cuore e “mute dolcezze”.
Barbara Barone percepisce la poesia come “sostanza nell’aria”, come “effluvio di sentimenti” che sgorgano dal cuore agitato che pare fuscello al vento: “Nulla dentro il mio cuore/malato d’amore e di solitudine: / nel mare vuoto che mi trastulla/sento le voci e l’eco degli alberi…”, che diventano limpida fonte, “fragili forme d’amore” come messaggi nella bottiglia da lanciare nel mare o soavi nostalgie che conoscono la chiave che apre la porta del cuore.
Lei è ermetica e, al contempo, sensuale. Lei è malinconica e, al contempo, lucente ed inebriante.
Barbara Barone accompagna, nella sua poesia, verso l’offerta cosciente al “gioco eterno”, che tutto crea e tutto dissolve, come a sentire su di sé il senso di dispersione, la sensazione di dissolvimento d’ogni cosa terrena.
Emerge la sensazione di trovarsi davanti a poesie che pulsano lente, quasi “sussurri trasportati nel tempo”. Rappresentano, in fin dei conti, risvegli da un mondo ignoto, dopo miracolosa veglia in attesa di fantasie, incanti sognanti e chimere: “Sono un elfo nascosto nel taschino/delle mie emozioni, / muta farfalla sgargiante nell’aria…”
Il mistero stesso della vita che, prima o poi, si deve rivelare: non a caso Barbara Barone confessa “navigo e cerco la mia essenza intorno”.
La limpidezza del suo “viaggio nell’anima”, grazie alla sua visione lirica, è come acqua di sorgente: creatrice di vita e, quindi, salvifica.

Massimo Barile


Viaggio nell’anima silloge poetica


La Poesia è Musica…


A chi ama la Verità e la Bellezza


Angeli persi

Vestiti di vento
in vegliardi e taciti sogni
che ardono:

palpiti eterni di cuori agitati,
membra irrequiete
nell’immenso vibrano.

Voli pindarici in auree spirali,
mitiche forme che nel
cielo spaziano…

Docili e fredde
essenze immote suonano,
pudiche voci nell’aria balzana.


Anima nuova

Dolce, ferita,
cerbiatto e cucciolo in
un bosco ombroso

Anima lesta,
fulgida e accesa di
vive correnti
e grigi temporali

Chiasmo di psiche
e di sinestesie più lente e
sfumate, impavide
e mosse…


Autunno

Volano le foglie morte,
secche si torcono e cadono giù
fragili e docili al vento gelido
che con un turbine le porta via

Trepide e immote forme di vita,
inargentate scie d’Eternità…
Flebili orme e lenti sospiri
in una scia cullate e poi disperse.


Ciliegi rosa a primavera*

Filastrocca della sera
per la bimba ninnananna:
ma siam sicuri che poi se la dorma?

“Ciliegi rosa” voglio cantare
e la piccina ballando cullare.
ninnananna ninna-oh, tatatì, tatatò.

Zitta zitta la bambina
dormirà fino a mattina…

Ninnananna ninna-oh,
quando si sveglia un bacio le dò!

(* Il testo fa riferimento a una nota canzone italiana
Confonderò l’amore nella notte…)


Confonderò l’amore nella notte…

Lo scriverò su una pergamena
e una bottiglia lancerò nel mare
che nei suoi abissi perderà ogni cosa

Ed oltre al lume della lanterna
non una fata parlerà al mio cuore:
solo il ricordo di una mano tesa, di
una canzone mi sorreggerà.


Dissertazione

La bolla di sapone è perfetta e lucente
traboccante e tonda, sensuale e plastica,
innocente e fulgida, morbida e viscida,
reverenziale, ma non è per me.

Pesante con grazia, presente con garbo
è un moto di gioia frizzante nell’Etere;
Misura, Estetica e Fantasia concorrono
a vincere un premio sì ambito.

Nobile dama sorride e volteggia
portando con sé un profumo inebriante…
Mi stuzzica il naso, mi fa sospirare,
mi strappa un sorriso, ma non è per me.


Dolore

Distilla lacrime amare,
goccia a goccia le sento bruciare
con una cadenza regolare e lenta,
terribilmente marziale e rigida.

È un ritmo macabro e sensuale in
cui masochismo e tristezza si annullano;
come una piaga scuote ogni fibra e
genera fitte che il Silenzio macera.


Fantasia

Persi e agitati nella notte scura,
colori e suoni vivi si intrecciano
ed accompagnano voci e ricordi
nel cielo nitido che chiama stelle.

L’aria pungente e più chiara genera
nostalgie antiche e nuove speranze;
stormi di uccelli inneggiano al sole
immersi in bagni infiniti di Luce.


Fiori

Essenze mute
nell’innocenza pura
di uno stelo

Dolci chimere,
cromatiche atmosfere
di perfezione dal
divin sigillo

Stemmi regali
di meraviglia
dalle corolle vivide
e laccate

Sfacciate vergini
immortalate
fragili e altere,
candide preghiere

Miti ed austeri
angeli incompresi
in cui il Mistero stesso
si rivela
senza una macchia
e senza paura,
come ogni dolce
anima che spera.


Ho spento il lume

Nell’ultima stanza umida,
fredda e densa di ricordi mi
sembrava ancora di essere fragile,
paurosa e pavida come bambina

mentre nel gesto della mia mano
scorreva il sangue dell’anima accesa,
ferita e riversa nella tempesta placata
che porta con sé ogni cosa.

E nel mio pianto, nella mia voce
c’è ancora il segno di quella luce
ma non vi è freddo e non altre lacrime
nel ricercarla, perché ho spento il lume.


I gatti della sera

Ecco che nicchiano sotto una pergola:
uno sbadiglia, l’altro dorme già;
un terzo guarda la Luna da sul tetto

e l’occhio aperto riceve il flusso arcano
dell’amica bianca salvifica e silente,
matrona della notte e di magiche creature.

Veggente e complice un felino bazzica
l’orma felpata, muta e consacrata…
Un micio passa indisturbato e lento
tra le viuzze della città dormiente.


Il cuore e l’anima

Scuotono e bruciano
l’intelletto
come la folgore:

cupa intensità e
odiato mulinar dei sensi

addosso al limbo delle
Incertezze.


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