Come uno scultore - Comente unu iscultore

di

Andrea Scano


Andrea Scano - Come uno scultore - Comente unu iscultore
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 68 - Euro 6,50
ISBN 88-8356-970-9

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Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’autore è finalista nel concorso letterario “J. Prévert” 2005


Prefazione

In questa raccolta di poesie di Andrea Scano v‘è una sorta di recupero memoriale della propria terra di Sardegna per cercare di combattere l’indifferenza della gente e sperare di fermare il tempo che cambia le cose e tornano alla mente le strade e i vicoli dove è cresciuto, l’amore dagli occhi color smeraldo mai dimenticato: l’amara constatazione è che ormai solo i sogni attenuano il dolore.
Nelle sue parole v‘è tutto l’amore per la propria terra, la fierezza di appartenere a quell’isola lasciata con dolore, il ricordo dei volti degli amici, dei profumi, del calore del sole. A volte, prevale l’amarezza nel vedere come è stata traformata e cambiata, deturpata e martoriata, e Andrea Scano pare elevare un canto sommesso per spronare la sua gente a ritornare nella terra d’origine per cercare di salvare quello che ancora la rende meravigliosa.
L’anima di un uomo si impregna delle sue radici, il suo vivere e scrivere odora delle zolle di terra dove è nato, il suo sangue è come racchiuso nel succo di quei frutti: le emozioni della vita si risvegliano, si inizia a sognare e pare di immergersi nell’acqua cristallina del mare e quel fluido fa penetrare nella pelle i ricordi, le parole d’amore sussurrate, i sogni d’un bambino.
I pensieri volano liberi come folate di vento che accarezzano ogni angolo del cuore e Andrea Scano sogna una rinascita per quell’isola lontana, per la sua gente, per il suo mare.
La forza e la bellezza aprono il cuore e il desiderio di fondersi con quegli elementi naturali è incontenibile, quasi un estatico svanire nelle onde di quel mare schiumoso.
Tremenda la nostalgia che attanaglia come una morsa e l’odore di salsedine che viene da quel mare azzurro penetra nella pelle e scatena un “amore silenzioso” che si rivolge al tempo perduto, urla di un amore che a occhi chiusi scrive le sue poesie per la terra lontana capace di far svanire le pene, annientare le paure, dissolvere la malinconia.
Il vero tesoro d’un uomo è custodito gelosamente e offerto con onestà nei versi di poesie che sprigionano un vortice di passionalità e, al contempo, una nostalgica rivisitazione.
“Nudda non ba nudda” eppure “come è bello questo paese” “Finalmente posso dormire”. Con la speranza che, dopo innumerevoli e travagliate lotte, il meritato riposo dell’antico guerriero possa ridare nuova forza al sogno d’un popolo orgoglioso. Hoc est in votis.

Massimo Barile


Come uno scultore - Comente unu iscultore

Il settimo giorno Dio creò il Paradiso Terrestre, gli diede il più bel nome che gli venne in mente, Sardegna. Gridò il suo nome nello spazio infinito. Il suo urlo regalò una coperta di stelle alla nostra amata Terra.
Se stiamo in silenzio e chiudiamo gli occhi possiamo sentire la voce di Dio che pronuncia il suo nome. Sardegna.

Andrea Scano 5 giugno 2005


Come uno scultore

Dolce acqua dal colore di smeraldo

Con le tue onde accarezzi i corpi dei bagnanti
schiumosa e fresca ti infrangi contro la scogliera
come uno scultore modelli la roccia
creando nuove forme strane e curiose per i nostri occhi
che ti guardano con timore e amore.

I nostri corpi si sentono abbracciati da te
come un bimbo sente l’abbraccio della mamma.


Comente unu iscultore

Abbas druches colore de ismeraldu

Chi sas ondas tuas toccas delicatamente
sos chi vana a si bagnare
achenne ispruma e frisca ti toccas a sos iscoglios
comente unu iscultore trasformas sos montes de mare
in ormas istranas e chi achen ridere pro sos ocros nostros
chi abbaidana cun timoria e amore.

Sa carena nostra si intennete affranzada da tene
comente unu pizinnu dae sa mama.


Abbandono

L’albero sradicato dal vento
abbattuto in quel campo, muore tutto solo.
Il vecchio stremato dagli anni
Si sdraia sul letto e muore.
Tutte e due hanno visto scorrere il tempo
in compagnia
l’albero dei giovani che sotto di lui si riparavano dal sole
coccolandosi con grande amore
il vecchio, prima coccolato dalla sua mamma e il suo papà
poi dai figli e nipotini.
Tutte e due hanno avuto lo stesso destino.
Sono morti soli, senza una carezza, senza amore
uno nel campo, l’altro nel letto.
Due querce secolari
Abbandonate dall’indifferenza della gente.


Abbandono

S’arvore rutu dae su ventu
ghettadu in cudda campagna, moriti totu solu.
Su vezzu abbatidu dae sos annos
si crocata in su lettu e moriti.
Totarduos han vidu calare su tempus
in cumpanzia
s’arvore dae sos zovanos chi insutta chircavan vriscura
cherennesi vene cun mannu amore
su vezzu prima crefidu vene dae sa mama e dae su babbu
poi dae sos fizos e nepodeddos.
Totarduos anapidu su matessi destinu.
Sunu mortos solos, chenza unu carignu, chenza amore
unu in sa campagna, s’ateru in su lettu.
Duas eliches de seculos
Lassadas solas dae sa noncuranzia de sa zente.


Adozione

Bambini in cerca d’amore
sfrecciano veloci in quei vagoni
corrono, corrono urlando la loro ingenuità
il loro grido non è di felicità
perché non hanno né mamma né papà
nessuno glieli dà
quei vagoni continuano a girare intorno
il capo stazione si è dimenticato di farli fermare
e quei bimbi continuano a cercare
crescendo senza l’amore di una famiglia
solo perché quel treno non si vuole arrestare.


Adozione

Pizinnos in cricca de amore
currene lestros in su trenu
currene, currene aeddanne a voche arta s’issoro pizinnia
sos orulos issoro non este de cuntentessa
ca no tenene ne mama ne babbu
niunu bi lir data
cuddu trenu zirada sempere a inghiriu
su cumanante de s’istazione si cheste immentricatu de lu achere virmare
e quddos pizinnos insistini a cricare
creschenne chenza s’amore de una vamilla
solu ca cuddu trenu non si cherete arressare.


Al mio amico

Ti ho conosciuto allegro e spensierato
il tuo accento Siciliano era calmo e sereno
amavi tutti, amici e nemici, eri sincero
se dicevi una bugia anche quella era a fin di bene.
Giuseppe! Che ti ha fatto la natura
ti ha regalato una sventura
rovinando in te il sorriso, l’allegria
la voglia di stare in compagnia
di giocare con i tuoi bimbi, d’amare e ballare.
Ti ha piegato, ti ha distrutto, senza darti possibilità
di continuare ad amare questa vita che fa soffrire
Giuseppe! Sei volato lontano senza che
sentissi per l’ultima volta la tua risata.
So solo che
dentro di me è rimasto un bel ricordo di te.


A s’amicu meu

Tapo connotu alligru e chenza pessamentu
su aeddare tuo de sa Sicilia iti calmu e tranquillu
cheriar vene a totu, amicos e nemicos, non narias aulas
si narias aulas cusa iti pro vene.
Zoseppe! Ite t’ha fattu sa natura
tata regaladu una disgrazia
achenneti perdere su sorrisu, sa gioia
sa gana de istare in cumpanzia
de jocare cun fizos tuos, de ponnere amore e de ballare.
Tata unchinadu, tata annientadu chenza ti dare sas orzas
de continuare a amare custa vida chi data sofferenzia.
Zoseppe! Sese annadu a innedda chenza
intennere pro surtima vorta su risu tuo.
Isco solu chi
in intro de meme beste abarradu unu bellu pessamentu de tene.


Amicizia

Capelli neri, occhi scuri, una grande amicizia
fatta di piccole cose.

Lei così solare sempre allegra
ti dà senza chiedere
un sorriso un consiglio te lo regala
nessuno mai potrà credere che esiste un’amicizia così:
io l’ho trovata.

Ho trovato quel tesoro che non ti fa ricco
ma ti regala la serenità quando sei triste
un problema lo fa sembrare più piccolo
si fa carico dei tuoi mali
grazie per avermi regalato la tua amicizia.


Amicizia

Pilos nigheddos, ocros iscuros, un’amicizia manna
atta de fesserias.
Iscia gai radiosa sempere alligra
ti data chenza pedire
unu sorrisu unu cossizu ti lu regalata
nemos mai ata credere chi beste un’amicizia gai
jeo l’appo accatada.
appo accatadu cuddu tesoro chi non ti achete riccu
ma ti regalata sa serenidade canno ser de malumore
una preocupazione lu achete cumparrere prur minore
si garrigata totu sos malos tuos
ti ringrazio ca masa regaladu s’amicizia tua.

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