Opere di

Antonella De Marco

Frammenti d’ombra

In tiepido ascolto siedo
davanti a molte vite
trame sfilacciate
da radici troppo nodose
che lascio scorrere
sul perimetro della mia pelle.
Ed imparo – non vista –
l’arte sottile di intrecciare fili
ricomporre cerchi di sassi
varcare porte lungo una moltitudine
di eterni smarrimenti.
Ancora e ancora percorro
i passaggi di sempre
che sempre sanno stupirmi
mentre cammino solitaria
tra numerose braccia sconosciute.

(tratta da: AA.VV., “Pensieri d’inchiostro”, Giulio Perrone Editore, Roma, 2007)


Mantra

Un sibilo
gira su se stesso
ritmico pulsare di gola
ipnotico ronzio
che poi si svolge
come un filo
libera spirali
dal diaframma al ventre
ritorna all’origine
diventa soffio.

(tratta da: AA.VV., “Io scrivo”, Giulio Perrone Editore, Roma, 2007)


Chiaroscuro

Non navigo più
nel mare cupo
dei tuoi orizzonti.
Ora abito
metamorfosi
di sguardi,
scuoto radici
di primavera
nei capelli.
Allontano visi
che solcano penombre.

(tratta da “Antologia delle più belle poesie del Premio Il Club dei Poeti 2008” ed. Montedit)


A ritroso

A ritroso vacillo
nella giungla di cuori e cervelli
parola muta che s’infrange
ricadendo sotto il peso
di molte lunghe sere.

Sere dense
di pozzanghere fangose
e umori liquefatti
in un abbraccio infinito.

Tu mi guardi e, piano, sussurri – di traverso dilegua la vita – “Dove corre il futuro, stella,
che più lo insegui
e più ti lascia indietro?”

E ancora ci sospinge la notte
e sempre vaghiamo incerti
oltre sentieri sconsiderati.
Ci prendiamo.

(tratta da: AA.VV., “Amore – I grandi temi della poesia”, Giulio Perrone Editore, Roma, 2008)


Accenni

Sentirsi indistinti,
obliqui negli anni
e fuggenti.
Più e più volte insieme – essendo soli –
visitati rumorosi crocevia
mantenersi sul bordo del tempo,
solo un poco al di qua del vuoto.

(tratta da: AA.VV., “Tempo – I grandi temi della poesia”, Giulio Perrone Editore, Roma, 2008)


Riflessi

Sei arrivato nel buio di gennaio
portato da un vento di luna
che scompigliava i pensieri
e mi disorientava.
In bilico, per dimenticare
quegli attimi di pietra
ho smarrito emozioni,
gettato ricordi in un pozzo,
a decantare
silenziosi e pesanti
in attesa di poterli, un giorno, sfogliare – pagine preziose – con mani lievi e serene:
fotogrammi di vita,
memorie fragili
in cui riconosco
parte di te, che sei parte di me.

(tratta da: AA.VV., “La vita che vorrei”, Giulio Perrone Editore, Roma, 2008)


War

Sono gli sguardi di pietra
a segnare la via del giorno
di un sole abortito ad ogni alba
mentre si piangono
gli abbandoni della notte.

Sono i passi violati
a raccogliere la pioggia
degli addii che strisciano lenti
fin dove la terra
odora di buio.

Restano i sogni disabitati,
agitati dal vento
per scacciare le ombre.


Gioco di specchi

Umile guerriero sei
sui versanti del mio cuore,
a guardia di porte chiuse
e musiche dissidenti.
Agiti la spada – inconsapevole –
sottosopra universi bizzarri
che credevo perduti.
Affondi gesti ed io
mi nutro del tuo seme
liquido d’onda che si espande
che si fa mio, e tu con lui.
Scivolo via, dove tu recidi vertici
di appigli inconsistenti
nell’inseguire paradossi.
In te stano i miei limiti
e la chimica di possibilità inaudite.
Tra le stanze in fiore
ancora ti amo e ti bacio
in ripido gioco di specchi
dove siamo riflesso mutevole
dentro i miei occhi incompiuti.


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