Angela Agovino
Vita appesa al muro
Seduta qui, ho riso, ho pianto
poche lacrime per regalarti il cielo.
Dimenticare il ricordo d’una mancata felicità
di quella giovane donna
che intravedo dallo specchio.
I tuoi occhi azzurri,
le tue grandi trecce bionde
avvolte dietro al capo da due fermagli d’osso.
Il tuo vestito azzurro.
Il tuo sguardo è lì da tempo
appeso al muro,
mi è sembrato fossi ad aspettarmi
e volessi parlarmi.
Eri solo mia madre.
Enrico Bonfiglio
Donne perse
Donne ferme al rosso di un semaforo che non cambierà colore,
perse nei fari di auto di uomini indifferenti,
sguardi rivolti verso un sole nero che non scalda.
Donne nascoste sulla faccia oscura della luna.
E paura …
Paura di raccogliere semi d’amore,
mani rivolte verso stelle avvitate come lampadine al proprio cuore
che nessuno riuscirà più ad illuminare.
Occhi ciechi che non brilleranno più accecati dal riflesso falso della gioia.
Donne perse che continueranno a camminare senza accorgersi di calpestare
fiori nuovi sotto i loro tacchi.
Vincenzo Filannino
Una lacrima
Un tavolino
intimo per due,
tovaglia bianco candido
una rosa dentro il vaso
rossa come il fuoco,
fuoco di passione.
Una candela accesa
che brucia come
la fiamma d’amore
che crescendo
diventa foresta in fiamme
e poi…
Quel no! Freddo,
freddo come la neve
alla mia proposta
di unire le nostre vite
e fonderle
in una unica anima.
Il silenzio imbarazzante
la tua testa, scrollata
in modo dissenziente
non vedo più nessuno
intorno a noi.
Improvvisamente
mi rendo conto
di esser solo,
non odo voci
né rumori.
Solo silenzio
e una lacrima
che scende.
Stefy Fiorin
Uomini
C’è chi dorme in microcicli e non è mai stanco.
C’è chi dorme in macrocicli ma si trascina e sbadiglia.
C’è chi si sveglia un paio di volte e: – Non ho chiuso occhio.
C’è chi russa e: – Dormito niente.
C’è chi attraversa senza paura notti illuminate solo da stelle.
C’è chi ha l’ansia di cambiare spostandosi in là di qualche metro.
C’è chi parte dall’altro capo del mondo per vedere lei cinque minuti.
C’è chi è a qualche chilometro, lontano per incontrarla cinque minuti.
C’è chi si lamenta perché non ha lavoro.
C’è chi si lamenta perché lavora troppo.
C’è chi vorrebbe poter essere attivo oltre gli ottant’anni.
C’è chi a trenta parla di quando andrà in pensione.
C’è chi vuole regali ma non sa fare un dono.
C’è chi con una mano fa un dono e con l’altra lo prende.
C’è chi grida: – Io vado! – ma resta.
C’è chi dice: – Io resto! – ma non è mai stato.
C’è chi promette “per sempre”.
C’è chi sempre promette.
C’è chi ama e ne parla.
C’è chi ne parla.
C’è chi ama con le parole.
C’è chi di parole non ne dice, ama e basta.
Elio Lunghi
Sgomento
Questa maschera di catrame l’ho costruita
per fare del tuo viso uno strame.
La tua pelle cola con il sangue sulla terra
che subito si colora di morte.
Le tue ossa si sciolgono come gesso,
dipingendo un cerchio biancastro,
e bruciano sull’erba che un tempo abbelliva
i sentieri, ora infestati da inestricabili ammassi
di rovi e di robinie spinose.
I tuoi capelli si mutano in fumo che sale triste
e scompare nel cielo inorridito dalla prepotenza
omicida di un genere disperato e degenerato.
Ti amavo o forse fingevo o forse credevo di amarti;
cosa abbia armato la mia mano rimane un mistero.
Una risposta al mondo la devo. Ma so solo che
l’uomo è piegato, e, purtroppo questo è vero.
Vergogna, rabbia, paura, vuoto: questi sentimenti
e sensazioni ci lasciano sgomenti e ci offuscano
le menti.
Ci ritraiamo di fronte alle difficoltà della vita,
e vinti, procuriamo la morte a noi stessi e a chi
amavamo o forse fingevamo o credevamo di amare.
Salvatore Mascaro
Padre sulla via di Damasco
C’è voluto questo foglio da disegno e la tua mano incerta da bambino per ritrovarci uniti
Così vicini, noi tre, come da tempo non ci succede
Hai disegnato tua madre col pastello verde, tre linee corte per il corpo e le gambe
Niente braccia, niente mani, nessuna traccia di sorriso in bocca e negli occhi
Ed hai disegnato me col pennarello rosso, inchiodato a questa carta come una farfalla
Osservo le mie braccia lunghe, troppo, da cui partono due mani come due soli
Ma non sono raggi di sole quelli che hai tracciato per farmi le dita
Sono artigli d’aquila e mi graffiano dentro
E fanno male gli occhi che mi hai donato: due monete ferme ad ossidare sul marmo
No, figlio
È l’assenza di tua sorella sul foglio a farmi davvero male
Ma come fan presto i bambini a dimenticare!
Così m’incattivisco sul tuo disegno, ne stano gli errori come donnola in una collina di conigli
Questa brutta macchia azzurra in basso a destra non mi dirai che è cielo
E se è mare perché ti sei fermato? Sono nuovi i tuoi pastelli, colorano bene
Mi rispondi che è l’aquilone azzurro che ti ho comprato a dicembre, in fiera
Capisco allora che a sbagliare sono io
Io che chiudo gli occhi-moneta, che nascondo il volto e mi afferro la testa tra le dita-artigli
Per poi cadere da cavallo nel bel mezzo del cammino
Sì, figlio
Domani è primavera
Sono i giorni del tarassaco, della verbena, della piantaggine
Degli occhi di Maria e le borse del pastore
È tempo che mantenga la promessa fatta, che vi ho fatto a dicembre donandovi l’aquilone
Anche se non c’è il vento e non c’è tua sorella
Voleremo noi due soltanto, il tuo piccolo cuore ed il mio, graffiato dalla vita
Col vento o senza spiegheremo le vele, spezzeremo le catene e solcheremo i campi al risveglio
Nuove vite, eterni amori.
Angela Oliva
Anima mia
Anima mia
stesa all’occhio
del mondo
che va via…
Rientra anche lei
scossa dal vento
e dalla pietra percossa.
Le lacrime del mare
giocano, brillano,
rapiscono le stelle,
concertano la vita
al ritorno del sole.
E l’anima mia…
Ritrova la via.
Il sole che nasce
Quando sprofonda l’umano
e il nulla regna sovrano,
ahimè, perdi il sole nascente!
Vaghi in un mondo opprimente
che abbaglia che è spina
che travaglia che rovina.
Continua per salvarti l’opera
di quelli che furono e che sono ancora!
Non abbatterti di fronte alla meschinità!
Nel silenzio buio troverai tante lucciole
che insieme a te sogneranno
che insieme a te segneranno
una via di rose, stelle, neve e papaveri
in un mondo che non muore più d’amore,
in un mondo non solo che sale e che è sole.
Vanda Pirone
Il Lenzuolo
(ricordo di mia madre)
Lo guardo mentre stiro.
Tra le pieghe,
sento vibrare,
ancor le tue mani,
Madre Mia.
Il filo immacolato
disegna fiori d’amore,
arabeschi, sfilati e retini,
trame di speme.
Ricordi.
La stanza sulla strada
in via Carlo Rosselli,
il tavolo grande,
e,il pianoforte,
il ragù con la carne
la domenica,
il vino con la pesca
del nonno ferroviere,
e poi,
ancora il ricamo,
fin quando non cala
l’ultima fioca luce della sera.
All’alba,
riponi,
come tesoro,
nel baule dei sogni,
il tuo corredo.
Ora che non sei più con me,
il Lenzuolo mi avvolge,
in un abbraccio infinito,
e parla ancora di Te…
Giovanni Sardi
A mani vuote
Passerò i giorni
la vita che mi separa da te
a scrivere poesie, parlando di noi
nei ricordi che si perdono
negli intensi tuoi sorrisi.
Dipingo il percorso della nostra vita
nel tuo sorriso che scalderà
per sempre il mio cuore, ed è per te
che sei l’unica ragione della mia poesia,
che aspetterò la notte, e senza paura
abbraccerò la luce del tuo sorriso.
Vorrei attraversare quei maledetti silenzi
e guardare oltre la solitudine, oltre la malinconia,
far cadere quel muro di dolore che mi spacca dentro
per giungerti fino al cuore ed amarti nell’arcobaleno dei colori del tuo amore.
Ricordo i nostri sguardi che s’incrociavano..
E ogni giorno era un’emozione nuova nel cercare
vita nell’eternità di ogni tuo bacio, di ogni tuo ‘’ti amo’’,
nei brividi del cuore senza uguali.
Anni trascorsi ad amarci, vivere l’uno nell’altro..
Mai avevo pensato che potesse finire…
E ora penso a te, perso in quel che eravamo.
E alla fine è accaduto..
Tu che mi giuravi non mi avresti mai lasciato, e ora?
Resto qui da solo, a pensarti, e cercare di cancellare
quella parola di nome ‘‘morte’’ dalla mia mente
e, se mi cercherai, sarò qui ad aspettarti.
Ti prego parla al mio cuore, una sola volta, vivimi attraverso le mani, apri i tuoi occhi
e guardami ancora, regalami nel mio agitato sonno una carezza
per non farmi sentire solo.
Nelle notti avare di luce il mio pensiero è per te e ti cerco in questa vita come mia sposa.
Nel respiro dei miei silenzi non soffi più sulle ali dei miei sogni,
dal dolore del mio cuore traspare come nebbia la tua immagine.
Ora ti vedo dolce amore mio,
raccolgo le briciole del tuo viso,
le pongo nel cuore che, resta,
a mani vuote.
Luciana Scaglia Grenna
…Grande gioia…
Ecco papà
il mio dentino è in mano.
C’è una finestrella aperta
che vuole dire…
rimarrò aperta per poco
perchè tra breve
lo spazio vuoto sarà colmato
da un dente nuovo
che mi accompagnerà per lungo tempo
e diventerà solido e fermo
come spero di diventare io.
Enrico Trivoli
all’amico Ciro Molisso, napoletano di Westcliff – on – Sea. Inghilterra
Ah! I miei dardi
Ah! I miei dardi
viaggiano nella notte
Come pale impazzite le mie braccia
sospese sul mondo
vibrano col ritmo delle stelle
In questa notte di mistero
I miei dardi
come comete pazze illuminano il cielo
Vedo Orione e le Orse che mi respingono
Io coi miei dardi
penzoliamo sul mondo come pezzi di stelle
(I miei occhi di spavento
come fari
indagano
tra frammenti di stelle.)
a Hölderlin
Bastia
Perché così dolce
Bastia
ti adagi al fianco del mare?
al giorno tu ridi o delicata
alla sera le tue luci
come gemme incastonate su chiome sparse.
Werther Zabberoni
Rangiroa * (Cielo senza fine)
Un cielo senza fine
vedo nei tuoi occhi,
una gioia senza limiti
sta nascendo nel mio cuore.
Oltre l’orizzonte
un gabbiano vola,
con tutti i ricordi di una vita
ormai tutta vissuta.
I raggi del sole
baciano la laguna,
mentre le mie lacrime
accarezzano il tuo sorriso.
E questa sera
la luna e le stelle
illumineranno a giorno
questo “cielo senza fine”.
E il nostro amore
oltre orizzonti senza confini
volerà per sempre,
anche quando i nostri occhi
più non vedranno
l’incanto di questo paradiso.
- Rangiroa è una stupenda isola della Polinesia francese il cui nome in italiano significa “Cielo senza fine”