Antologia del Premio letterario Città di Melegnano 2020

di

Autori Vari


Autori Vari - Antologia del Premio letterario Città di Melegnano 2020
Collana "Le Schegge d'Oro" - Le Antologie dei Premi Letterari
15,5x21 - pp. 50 - Euro 12,00
ISBN 979-1259510433

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Antologia delle più belle poesie del Premio letterario Città di Melegnano 2020



In copertina: Tramonto in Lombardia – pHoto Pietro Scorletti – info@photoscorletti.it


Antologia del Premio letterario Città di Melegnano 2020



Giulia Maria Barbarulo


Il vento non sa leggere


A Matteo


Siamo tutti passeggeri provvisori,
viandanti impermanenti
sulla terra.
Germina così al di là
il desiderio d’infinito.
Su altre stelle o anche solo
sul suolo lunare inciderò
il tuo nome.
Sulla sabbia o sulla roccia
lo scriverò.
Non vi calerà l’oblio.
Tra le bianche valli del cielo
non danzare, vento del cosmo.
Non alitare, non buffare.
Non sciogliere nodi sia pure
di imperfetti, provvisori amori.
Non cancellare nomi e messaggi.
Non offuscare la scintillante luna
in diaspro nero.
Non impazzare, non infuriare.
Fingi,vento, messaggero del tempo,
di non vedere,
di non saper leggere.
Al fascino struggente
di un amore,
alla forza di un sogno,
colórati d’eterno, vento.




Angelo Cicatelli


Aria di gennaio

L’aria di gennaio era bianca come neve mai caduta,
farinosa sulle elastiche strutture di lampioni dalla luce fioca
tutto intorno svolazzavano i fogli di un quaderno prezioso,
il racconto della mia vita nel piacere della bufera…
Parole che si coricano sfinite sopra pellicole di pensieri,
mentre il poeta preso dall’agitazione perché ormai è giunto il momento de descriverci
la nostra storia,che cos’è?
Cambiarono stagioni,
connobbi venti sconosciuti,brezze dei miei sospiri quando mi facevi penare
e i tuoi sguardi mi facevano sentire l’allegria,
si sforzavano per irrompere alla resistenza della mia apatia…
La mia carezza era un velo di cristallo,custodita come un gioiello sulla tua pelle
scattante come occhi impauriti di un animale selvatico,
ma il mese di giugno porta i colori e poco rimane di un dolore d’acciaio
nulla può ripetersi e poco rimane del mio grigio vestito,
da poco bruciato sul mio cuore ferito…




Riccardo Del Sole


Nodo

Il suono d’un mantice
Squillo continuo
Sopra ginocchia alide
Vagella al presente
D’un viaggio in discesa
Senza segni
Salvo all’uscita
Dopo cenacoli ritmici
Di sordi intellettuali
Graditi a spiaggianti umani
Dotati di festa e farina
Addormentati sul treno
Senza fermate




Profluvio

Parole che si perdono sull’erba
Esclamazioni e salti d’acqua
Sotto antiche case
Non placano
Vibrazioni correnti
Sterilmente attraversate
Da larghi moniti imbevuti di realtà
Rabbrividiscono le gambe e la voce
Quando la via dolcemente abbaia
Nel mare che si calma
Al ritorno del sovrano




Umberto Di Giacomo


26 dicembre


E mi stringesti la mano
come a voler rivivere
le immagini chiare
di una vita passata
che libera cantava felice.


Ma un’ombra sottile
velava i tuoi occhi
e insieme
offuscava i ricordi
e tu,
aumentando la stretta,
scacciavi quell’ombra nemica
diventata ormai troppo insistente.


E mi stringesti sul petto
a cercare calore
a dire parole
che solo leggevo
da labbra ormai spente.


Ma l’ombra ti vinse
e si mise fra noi.


Te ne andasti così
scivolando dal mio abbraccio
con un rantolo cupo
mentre io ancor oggi
continuo a serrare
il corpo ormai vuoto
ormai privo di Eugenio.




Arianna Donola


L’amore volante


Argento tra i capelli
Tempo andato
Tempo immutato
Quanto ti ho amato


Abbondanza di forme
Materna accoglienza
Contadina saggezza
Quanto ti ho amato


Mani operose
Braccia generose
Occhi ridenti
Quanto ti ho amato


Parole mai pronunciate
Silenzi parlanti
Intesa nei nostri sguardi
Quanto ti amo


Lenti i passi ormai
Ti osservo, ti fisso nella mente
Bella oggi come allora
Quanto ti amo


Dammi adesso la mano
Ce ne andremo lontano
In volo leggeri partiamo
Quanto ti amo




Nunzio Galvagno


Flagello epidemico


«Se accade agli altri, noi siamo lontani»
«Nulla nel tempo, sarà mai come prima»
L’Umanità trema: supplizio e morte
Si annida silenzioso… e appesta a catena
Al morbo… la scienza non ha antidoto
È sciagura planetaria, è pandemia
Il mondo è sconvolto e senza cura
«L’Umanità, è a rischio estinzione»
Distanza Sociale-Sanità-Protezione
Le strade piombano nel silenzio
Ritornano i suoni perduti
Le sirene, corrono a soccorrere
Il mondo è devastato: focolai e decessi
Tragedia e bare – Strage degli anziani
Morti in solitudine, e soli, ai crematoi
Democrazie e fosse comuni: memoria atroce
Medici e ospedalieri nel sacrificio
Divampano i continenti – Errori politici
L’organismo virale: scuote e abbatte i potenti
L’arroganza, la viltà, le dittature infami
Il fondamentalismo l’oscurantismo
Il cancro del crimine organizzato
L’opulenza e l’economia: nella miseria
L’Europa senza anima… e senza costituzione
L’evidenza della catastrofe ecologica
Ecosistema-Ecosfera-Deforestazione
Nel giorno della Terra depredata
La voce del Pontefice – La speranza
Mercati, topi e pipistrelli – L’usanza ancestrale
Nel filo del ritardo l’ombra del laboratorio
Dai comportamenti paura e nuovi contagi
Nel pianto per tutte le vittime
L’incubo terribile, del virus distorto.


Divina Onnipotenza, dove sta il motivo?
Quest’uomo senza amore, dove porta l’Umanità.




Aurora Nocentini


Io e il mio tempo


Nelle mie lunghe notti insonni,
nascosta nella semioscurità,
ora, che non ho più vent’anni,
sento tutta la mia fragilità,
di fronte alla certezza
che la vita scorre troppo in fretta.
Ma in questa notte tormentata,
in posizione fetale rannicchiata,
con la luce della lampada abbassata,
dal bagliore della luna vengo illuminata.
E del sommo Dante,
alla mia mente,
ritorna:
‘Pensa che questo dì
mai non raggiorna!’
Altri pensieri d’antica sapienza,
affiorano alla mia coscienza
e, all’alba del nuovo giorno,
desidero guardarmi intorno;
ricercare il tempo perduto,
ricucire la trama del mio vissuto;
allentare questa diabolica morsa,
rallentare questa frenetica corsa;
fermarmi sotto un cielo stellato,
davanti ad un fiore sbocciato.
Errando in questo mio nuovo tempo,
sento la continuità
fra la transitorietà
della mia temporale esistenza
e l’universalità dell’infinita essenza.




Monica Elisabetta Pacquola


Tu sei la promessa


Ti auguro di avere quel nome
con cui gli amanti si chiamano
e che non ti farà sentire solo.
E non conta se sarà la mia voce a pronunciarlo.
Ti auguro di rincorrermi
e non raggiungermi ogni volta che sentirai bisogno di me.
Perché tu scopra di non avere bisogno di me,
ma semplicemente di amarmi.
E se ti allontenerai,
mi auguro di reincontrarti una domenica mattina,
mentre passeggio con la noia
e gli occhi piccoli perché non sapranno più andare lontano.
Mi auguro che tu abbia tempo di fermarti a chiacchierare con me
e di non darti troppo peso con la mia sete di ricordare…
scoprirai che sarò invecchiata se non ti avrò avuto accanto.
Mi auguro in ogni caso
di non occupare mai il tuo pensiero
tanto a lungo da sovrastare il tuo respiro.
Mi auguro che mi venga donato il tempo per promettere. 
Perché promettere è difendere…
E tu sei la promessa che vorrei fare.




Franco Tagliati


Opera Segnalata dalla Giuria


Inferno


Coltre scura
questa insicurezza
penetra ovunque
demoni cacciatori
guidano schiere
di avidi cani
schiacciano vite
sotto debiti
false promesse
e sbranano
speranze di pace
l’inferno
dell’ignoranza
ingoia sogni
e invia messaggeri di morte
a massacrare gli innocenti
sotto nere bandiere
Cerco disperatamente
di salvare i giorni
su altre rive
con la paura
di diventare Caronte
Inventerò nuove ali
per la speranza
con lei assaporerò l’invisibile
toccherò l’intangibile
per immergerminell’impossibile.



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