Antologia del premio letterario Ottavio Nipoti Ferrera Erbognone 2009

di

Autori Vari


Autori Vari - Antologia del premio letterario Ottavio Nipoti Ferrera Erbognone 2009
Collana "Le Schegge d'Oro" - Le Antologie dei Premi Letterari
15,5x21 - pp. 48 - Euro 10,00
ISBN 978-88-6587-0167

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Antologia delle più belle poesie del premio letterario Ottavio Nipoti Ferrera Erbognone 2009


Antologia del premio letterario Ottavio Nipoti Ferrera Erbognone 2009


Antonio Balia

Allor Ti confondo col vento
Signore:
hai trasformato la mia vita.
Ti sei messo in mezzo sbarrandomi la via
e soprattutto:
farmi conoscer vita senza tempo
mai più pensando a l’or che arriverà
ma a pianger rimpiangendo quel passato
anche se di più sento l’angusto.
Con la carne dissolta
dall’intervento Santo
mi ritrovo in altra guerra
comandato da Te:
Padre universale
creatore e dominatore incontrastato
del cielo e della terra.
Ma:
le Tue assenze
i Tuoi silenzi
dove Ti cerco
dove Ti sento
“Essere strano e forse pur crudele”.
Allor Ti vedo senza cuore
allor Ti confondo col vento
vivo anelando e pregustando amore
vivo piangendo e nulla dentro sento.
La solitudine emerge potente
nell’angoscia sempre più m’addentro
le grida mi sconvolgono la mente
paura stritolante sento dentro.
Nell’ora o nel domani
con la morte per compagna
che:
se all’improvviso arriverà
chissà
chissà come
come mi sorprenderà.


Anna Maria Ferrari

Opera 7^ classificata

Il cielo con le dita

Folate di vento
depositano polvere
sui miei anni stanchi
mentre lo specchio
rimanda un volto
quasi sconosciuto.
Signore
fammi toccare il cielo
con le dita.
Mi assopisco
e mi ritrovo bambina.
Ecco, così è più facile
toccare il cielo
con le dita.
Ingarbugliata nella vita,
smarrita nei labirinti del male
com’è difficile ora
trovare l’uscita.
Ma se imparo a guardare,
ad andare oltre
l’amaro quotidiano,
ecco che il volo maestoso dell’aquila
mi attende
sulla vetta dell’altopiano.
Signore,
ogni qualvolta
mi ritrovo a terra
tu rialzami
e fammi toccare di nuovo
il cielo con le dita,
così saprò
che nonostante tutto,
a dispetto di ogni male,
la mia vita
non sarà mai finita.


Antonino Frattagli

Solitudine di fine estate

Noccioli d’albicocche e di susine
nel piatto vuoto, abbandonati al nulla
un bicchiere di vino mezzo vuoto
una mosca che va tra le molliche.

I tovaglioli spinti dal grecale
tendono a volar via dalla cerata
il fumo di un sigaro mal fumato
la cenere nella tazza di caffé.

Il mese d’agosto volge alla fine
non c’è quel caldo di cui si temeva
il pergolato e il gelsomino azzurro
danno un senso di fresco assai gradito.

Attorno l’ombra; il sole è più lontano
non ho voglia d’alzarmi dalla sedia
lascio alla penna di scrivere per me
con la mano tengo la stanca fronte

Il gomito poggiato la sorregge
nessuno c’è con cui scambiar parola
attorno sedie vuote e un gran silenzio
le palpebre si chiudon per il sonno.

Dorme Zaira ai piedi della sedia
tante lotte per poi restare solo
chi se n’è andato per non tornare più
chi non si vede pur s’è rimasto qui.

Tace pure il telefono: non squilla
prendo il gelato dal frigorifero
lascio al vento di rinfrescarmi il viso
al tempo chiedo di non correre più.


Rosanna Gabellone

Opera 10^ classificata

Le ragioni del cuore
Omaggio ai soldati italiani caduti a Kabul

Hai donato la tua vita, o Soldato,
all’abbraccio profondo della terra.
Ed ora, il tuo fiero ardire, ha cancellato
i diamanti dagli occhi dei tuoi bimbi.
Era tua l’eco lacerante
del cuore che fremeva
colpito dalla furia dell’uomo.
Tu, che per amore lasciasti
la tua casa, sarai per sempre
scrigno prezioso d’inestimabili valori.
Meravigliosa aurora
nel crepuscolo della sera.
Fulcro dell’esistenza
e delle fragilità umane.
Accogli o pietosa madre terra,
le lacrime cremisi della sua sposa,
come perle di rugiada
adagiate su un prato,
fino al suo struggente
ultimo respiro.
Possa il suo dolore annegare
nell’infinita Misericordia divina
toccando il fremito della preghiera.
Tu, che donandoti, o Soldato,
hai elevato il tuo spirito al sublime,
allevia i gemiti e scaccia l’inquietudine.
Tu, patrio orgoglio, accendi un faro
nei freddi e tenebrosi sentieri
dei nostri cuori spezzati.
Straordinaria creatura in balia
di un mortale sortilegio,
di cui una massa impetuosa,
ha fatto del tuo sacrificio
coriandoli di cristallo.


Elio Lunghi

Dove si incontrano le montagne

le nubi sono sovrane,
questa mattina sono bianche e
nascondono il verde degli abeti
fitti sulle creste taglienti che
discendono e si nascondono dove
imprende un altro monte.

Sullo sfondo virente si intravede
una chiesetta con il campanile aguzzo.
A noi non giunge il suono delle campane
perché l’immagine è troppo lontana.
Siamo, tuttavia, contenti di aver goduto
di questa visione anche per un solo istante.


Rosalba Romano

Specchio d’acqua

Io sono la roccia corrosa dall’acqua che scava,
s’insinua s’infiltra giù in fondo scorrendo copiosa
o a goccia silente scavando meandri nel corpo e nel cuore.

Io sono e non trovo che sponde di mare
dall’umido e del ricordo di(s)fatto
i tuoi anni in un sasso di fiume
il rumore sordo della pioggia d’autunno
e il mio cadere mansueto a fontana le voglie

mi guardo natura, cascata a rimbombo su fianchi tremanti,
sorretti da mani che chiedono ancora liquido caldo che
piano t’invade attraversa le vene irrorando pensieri

che il sole ti asciughi il sudore sugli occhi
al chiodo dei giorni contati d’inverno
con l’ombra riflessa di Grimilde matrigna
e guardo uno specchio infranto di luglio
quei mesi in cui humus è un momento di niente/ e pazienza

ed eccomi calma, ruscello che canta che inneggia l’amore,
la pace raggiunta, il sonno che culla la carne appagata
e gli occhi già chiusi in un dolce dormire.

Io sono perché in me ho l’altrove
che la mano nasconde alla schiena, distante di riva
o di porti perduti sinonimi a chiglia
di circe o sirena, di letto, pianura il dosso accigliato

e ritrovo tempesta se il cuore è in tumulto
ma piatta bonaccia se l’anima tace.
Eolo non correre, oggi riposa, soffia leggero, né tanto né poco.
Io sono l’acqua, rugiada leggera su pelle di seta,
l’odore si spande, pervade la mente.

è l’ora, riposa.


Luisa Sala

Gli invisibili

Mani di cartone,
confricanti tra loro,
per mitigar l’inclemente freddo,
alla ricerca
di verità inascoltate.
Follia, demenza,
le sue compagne,
là attigue ai binari,
strade del cosmo.
Un sorso di vino
e
la mano scabra,
a nettar
labbra malconce,
che
non rimembran più
di un bacio, il profumo.
Mentre cerca
con ansito
e
tale angustia,
le proprie verità,
lì tra buste di plastica
naviganti nel mar afroso.
Intanto
là fuori,
il mondo
alle spalle.
Corre altrove.


Alfonso Sammarco

A te, arcobaleno nel bosco d’autunno

Se dovessi riflettermi
in uno specchio
cercherei la tua immagine alle spalle,
se cominciassi
a piangere
vorrei che tu
con il tuo meraviglioso sorriso
facessi svanire ogni goccia.
Ora a quest’ora
della notte,
in cui le stelle
seppur lontane tra loro
a noi appaiono vicine,
avverto una carezza
è la tua
semplice ma grande bellezza.
Corre con affanno
il mio cuore,
troverà pace solo
quando la tua mano stringerà la mia
e
con fiducia farà di me
angelo per ogni tuo istante,
e
tu sarai luce dei miei occhi sempre.
Custodisci queste parole
a te dedicate
per farne tesoro,
tu che puoi creare
di ogni stupendo sogno
meravigliosa realtà,
a te che meriti
eterna gioia,
sublime amore
e
ogni genere di felicità.


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