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Antologia del Premio letterario Il Club dei Poeti 2013


Sommario

Prefazione a cura di Alessandra Crabbia – Albo d’Oro del Premio – Corrado Avallone – Sergio Baldeschi – Biagio Barbero – Mabi Barton – Liliana Bellia – Alessandra Benassi – Clara Bianchi – Sabrina Campeotto – Silvia Cipollina – Ilaria Cipriani – Alice Cislaghi – Cristiano Comelli – Mario CorbettaElena CrencaAlessandro De Giorgi – Mario De Rosa – Silvia Di Pasquale Paparozzi – Nina Esposito – Cecilia Falsini – Giovanna Faro – Luca Ferrari – Merville Ferrari – Luca Fiumara – Marise Gallo – Igor Gherdol – Sabrina Girgenti – Patrizia Grilli – Enrico Hasson – Alessandro Indelicato – Luciano Intilla – Leonarda Letterato – Silvana Licari – Michelangelo Lombardi – Giovanna Lugari – Maria Grazia Lupetti – Salvatore Macaluso – Stefania Magnifico – Chris Mao – Valentina MariucciLuca Marulli – Francesco Mauro – Giancarla Melecci – Ausilia Minasi – Federica Minozzi – Michele Monzani Vecchi – Alfonso Napoli – Jaqueline Nieder – Salvatore Oddo – Angela OlivaYasmina PaniGiancarlo PariniRocco Pedatella – Giulia Pellegrino – Carmine Perlingieri – Elisa Peruzzi – Roberto Piperno – Silvia Raffaelli – Serafino Randazzo – Daniele Rossi – Francesco Rossi – Giorgio Sabattini – Anna Santarelli – Laura Scanu – Salvatore Scialò – Antonella Sergi – Martina StaderoliEnzo Tommasone – Giulia Vannucchi – Silvia Verdoliva – Giuseppe Voarino – Giancarla Zoppetti


Prefazione

Ciò che ha di estatico la poesia, è che la sua universalità acrobatica, viscerale, stupita quasi dalle sue stesse parole, diventa immediatezza emotiva e visiva del sentire, capacità di volo rapido e ineffabile, intensità policromatica del cuore.
Voler spiegarne il testo con categorie razionali, cercare di fornirne un significato critico, volerla chiudere nelle consuete gabbie intellettuali, è l’equivalente di rubarne l’anima pulsante, lo slancio dorato e brutale, il furor cieco che la anima e la rende così misteriosa, altera, e al tempo stesso pudica.
La fede dei poeti è come il credo dei taoisti, il tao, la via, ciò che non può esser spiegato, ciò che non può esser decifrato con la mente, ma solo con la quintessenza di ciò che l’uomo ha di più interiore e spirituale.
La verità della poesia è racchiusa in se stessa: il suo territorio sacro non può essere analizzato con criteri mondani, né calpestato impunemente senza che la sua evanescente bellezza scompaia d’improvviso, oscurata dai calcoli e dalle intelligenze algebriche.
La sua è un’essenza divina, come sostenevano Saffo e Dante, che può diventare anche rude, grossolana e ironica, come in Cecco Angiolieri, Trilussa, Prèvert stesso, ma mai riesce a perdere quest’afflato che pare arrivare dalle regioni più ancestrali e remote della psiche, dai primi graffiti sulle pietre alle raffinatezze sublimi di Leopardi o Neruda o Alberti.
Nella brutalità terrena dell’odio e delle guerre, delle ingiustizie, delle carcerazioni, degli amori morti, la poesia è stata la salvezza di uomini e donne che anelavano a un mondo giusto, a una dimensione di libertà inafferrabile, alla protesta contro la tirannia, l’esecrabile male che pervade ogni esistenza, che vive d’attimi miracolosi, tristemente cosciente dell’impermanenza del proprio stato e della propria fine.
Abbiamo raccolto in quest’antologia non solo versi, ma le lacrime, le grida, i voli spezzati, gli amori sbiaditi, le consapevolezze, le crudezze e le passioni ineffabili di questi poeti, esseri di luce sempre in lotta con le tenebre del mondo e dei casi assurdi della vita, attenti a ogni dispiegamento del proprio destino, a volte sconfitti, ma mai interamente vinti, spesso in ginocchio, ma con gli occhi verso il cielo, nella speranza di una beatitudine che forse non è mai appartenuta all’essere umano, che vive di continuo tra cielo e terra, nella speranza platonica di ricongiungersi con l’universalità di un amore.
Quell’amore totale che solo i poeti riescono a scorgere tra le brume della bieca quotidianità che tutto uccide, tra le nebbie della volgarità sociale sempre più vincente in una società che ha smarrito la sua naturale identità, sconvolta, frantumata da un’intelligenza troppo tecnologica o da una stupidità che si perde nella vacuità del mito negativo del successo.
Forse pochi tra questi poeti sono riconosciuti, pochi famosi, ma sono ugualmente notevoli come quelli riconosciuti, poiché la fama è solo la somma sì di talento, ma anche di eventi fortunati, di epoca, di caso, di destino e contingenze.
Quasi mai il successo arride ai migliori, la storia dell’arte l’ha dimostrato ampiamente, e ho sempre creduto che i migliori spesso sono ancora sconosciuti, perché l’arte ha bisogno di un mercato, e la poesia è l’arte meno vendibile: lo stesso magnetico mistero che l’avvolge tiene a distanza i mediocri, gli insolenti, e gli inconsapevoli di cui è pieno ahimè il mondo.
Si fatica persino a premiare una poesia invece che un’altra, perché in ognuna di queste liriche c’è una dinamica che ritrae squisitamente realtà diverse ed eteriche, perse nell’idillio con la natura, con gli archetipi artistici della fantasia, con i simboli quasi tangibili, esuberanti e carnali del cuore.
Ogni poesia è un mondo a sé, un universo privato dell’autore, reso a noi accessibile in poche righe, nelle quali la pienezza di significato esplode come una fioritura improvvisa: è questo il miracolo, un miracolo vivido e brillante come una stella morente, che esplode prima di essere riassorbita nell’infinito trasmutare della bellezza, splendente ed effimera.
È questo il dono soave e violento dei poeti, tristi e sagaci viandanti delle celesti, invisibili traiettorie dell’amore.

Alessandra Crabbia
Presidente della Giuria del Premio Sezione Poesia


Albo d’oro della diciassettesima edizione del Premio Il Club dei Poeti 2013

La Giuria della XVII Edizione del Premio di Poesia Il Club dei Poeti 2013, presieduta da Alessandra Crabbia per la poesia ha decretato la seguente classifica:

  • Opera 1^ classificata: «Urlo» di Alessandro Indelicato, Vedano Olona (MI).
    Questa la motivazione della Giuria: «Un grido di disperato e accorato desiderio di speranza si leva da questa poesia, nitida, nuda, concreta, possente e semplice come solo la verità più dura può esserlo.
    Il poeta grida e proclama la sua ansia di esistere nella vasta pienezza dell’esistenza, e urla invocando la vita, perché faccia sentire il suo splendore e il suo bagliore.
    Anche una parvenza menzognera basterebbe, qualsiasi cosa che illumini l’oscurità.
    E in questa straziante supplica c’è una sorta di preghiera triste, audace, brutale, che spezza la trama dei sogni e trasforma l’affannosa ricerca del poeta in una corale compassione per la condizione umana, così lontana dalle stelle e dalla felicità. Non bastano le lacrime, non basta una maschera, non bastano l’ansia e l’affanno: solo un grido può spezzare l’incantesimo stregato del male di vivere. Se un giorno tornerà la gioia, a noi non è dato sapere.
    Bellissima». Alessandra Crabbia
  • Opera 2^ classificata: «Me and the paper moon, only» di Silvia Raffaelli, Milano.
    Questa la motivazione della Giuria: «Una sera attonita di pioggia, in una periferia grigia, nella quale la poetessa cammina in un concatenarsi doloroso di passi e pensieri, e una passione feroce oscilla tragica e inespressa come una lunga e drammaticamente consueta abitudine.
    E intanto i suoi occhi, immersi nell’oscurità e nella pioggia, scorgono l’umanità dolente di un ubriaco, la sua miseria “accartocciata”, la sua coscienza scomparsa mille anni prima.
    In un’inesorabile e lucida introspezione interiore, con placida crudeltà analizza la sua assenza d’amore, e spietatamente desidera l’amato che l’afferri alla nuca come la pioggia, per fiorirle “ tra osso e osso”. Incisiva, rapida e carnale, la poetessa ci dona un brano mistico e magnetico della sua bruciante tristezza.Bravissima». Alessandra Crabbia
  • Opera 3^ classificata: «Foresta urbana» di Elisa Peruzzi, Romano di Lombardia (BG).
    Questa la motivazione della Giuria: «Un’umanità ubriaca, disorientata dalle illusioni indotte, si muove nella foresta urbana, anonima, grigia, marcia, impassibile e violenta.
    L’uomo appare qui in tutta la sua forzata miseria d’essere, nudo di speranza, spoglio di pietà.
    Abbandonato dalle correnti avverse di una giungla pietrificata e inconsapevole delle sue origini.
    E la desolazione è grande, quasi ieratica, trasudando dalla forza immaginifica delle “cravatte strozzate… dal profondo della città che sussulta…”. E infine, in un ritorno alle ataviche radici umane, resta solo la notte, e il silenzio, in una visione epifanica. Resta solo “Odor di bosco e fiume”. Poesia piena di forza espressiva, che in un volo planare si allontana in un universo arcano». Alessandra Crabbia
  • Opera 4^ classificata: «Spagna fratello assassino 13-10-1975» di Mario Corbetta, Novate Milanese (MI).
    Questa la motivazione della Giuria: «Poesia che ha artigli graffianti, nella quale il poeta contrappone la staticità del paesaggio alla memoria della morte violenta. Ecco che il sole, in questo cieco tormento, è “ fermo e caldo”, lo sciacquio del mare agita come sempre le bianche conchiglie.
    Tutto il contesto impassibile assiste all’invocazione di una disperata partecipazione al dolore invisibile dell’animo.
    Che si spenga il sole, che il mare si prosciughi, che il fratello assassino non nasca ancora, che qualcosa cambi sotto il cielo indifferente alla sofferenza.
    È un grido silente e appassionato che non avrà risposta, se non nella stessa voce che si alza e poi tace, sconfitta.
    Questa è la bellezza oscura di una poesia dolente». Alessandra Crabbia
  • Opera 5^ classificata: «Anno di sole» di Luca Ferrari, Fontevivo (PR).
    Questa la motivazione della Giuria: «Il poeta, sperduto in una sera “vergine”, in un paesaggio montano che pare illuminato di gioia, esamina il suo passato con un rapido squarcio di vita. Eppure, “il sole, non guarda in faccia nessuno…”, e nell’anima, “un lupo appena nato nel cuore…”, sono espressioni di un bilancio esistenziale nel quale il non senso appare nella sua interezza.
    Ecco che la giovinezza diventa una crisi di pigrizia, e il sale sa di zucchero, perché tutto si vanifica, e ogni cosa appare uguale all’altra.
    Il senso dell’estraneità e della solitudine esistenziale pervadono questi versi struggenti. Il pasto è scotto.
    Tutto appare nella sua vanità e nella sua vacuità, anche la vita stessa, persa in un fondo amaro di caffè». Alessandra Crabbia
  • Opera 6^ classificata: «La viaggiatrice» di Ilaria Cipriani, Pietrasanta (LU).
    Questa la motivazione della Giuria: «L’amarezza della solitudine è qui rappresentata come una viaggiatrice, che giunge a destinazione dopo un viaggio in treno.
    L’immagine nera e “subdola” ricorda l’archetipo della morte. Perché la solitudine è una morte non iniziatica, ma morale, ed è in questa poesia una persecutrice accanita e vischiosa, un’ospite indesiderata, che annulla ogni condivisione con la sua sola presenza, a tavola, a letto, nel profondo delle notti e dei giorni.
    Cammina lenta, a piedi nudi, in silenzio, ma quando giunge resta ancorata al poeta come un amore maledetto.
    Nulla la scaccia. Non resta che capire chi sia veramente, la nera signora, dai passi sicuri e sapienti». Alessandra Crabbia
  • Opera 7^ classificata : «Il silenzio» di Giuseppe Voarino, Cuneo.
    Questa la motivazione della Giuria: «In un lento e continuo fondersi tra passato e futuro, tra memoria e realtà presente, il poeta associa l’autunno all’inevitabile declino della vita.
    Con pacata armonia, lascia fluire con incanto soave le illusioni dorate della giovinezza, rumorosa e vivida, per ritrovare i ricordi che hanno reso la vita degna d’esser vissuta,” scoprendo tracce di strade dissolte”.
    L’impermanenza delle stagioni, delle età, delle aspirazioni trovano una illuminazione anche se “ la vista imperfetta esplora le nostre paure reali o astratte”. La conclusione è che nessuna vita è vana, ogni tempo ha una sua precisa e misteriosa necessità, che si eleva sopra al cielo e alla terra, in un mistico abbraccio alchemico». Alessandra Crabbia
  • Opera 8^ classificata: «Saint Michael» di Laura Scanu, Roma.
    Questa la motivazione della Giuria: «La libertà, la condivisione spontanea e senza remore o sentimenti forzati, volano in questa poesia, la cui purezza e tenerezza è espressa con candore abbagliante.
    Un amore senza nodi, lacci, nitido come una luna piena, che vive la sua passione, le sue tristezze e le sue gioie senza aspettative né condizionamenti, che si libra nell’aria come un angelo, “senza essere amanti, senza essere sposi, senza essere frutto né albero”.
    L’incondizionata devozione, slegata dal mondo e dalla terra, diventa divina, perché gli ultimi magnifici versi dicono che “…mancando di tutto, non ci siamo negati niente”». Alessandra Crabbia
  • Opera 9^ classificata: «Nel mazzo di cuori» di Sergio Baldeschi, Montecerboli (PI).
    Questa la motivazione della Giuria: «Non è possibile ormai identificarsi con una società mercificata e piena d’ideologie morte e contorte nelle quali siamo numeri, o semplicemente semi di un mazzo di carte falsificate.
    Non saremo mai esseri burocratizzati, chiusi nelle gabbie di asettici doveri precostituiti, che logorano il cuore e ci tolgono la nostra estasi interiore.
    “La casualità delle regole” che mina la nostra interiorità, i nostri slanci, non può essere soffocata da chi si erge a controllare le nostre vite.
    Noi siamo angeli decaduti, e sapremo sfuggire “ all’agone dei verdetti”.
    Solo l’amore ci rende liberi.
    Solo l’amore ci salva.
    Bellissima lirica piena di consapevole speranza». Alessandra Crabbia
  • Opera 10^ classificata: «I quasi adatti» di Anna Santarelli, Rieti.
    Questa la motivazione della Giuria: «I quasi adatti sono i poeti, nomadi e al tempo stesso estranei a un mondo di falsi miti, di false premesse.
    La loro linea di confine “ è tracciata dentro al cuore.
    I poeti sono immersi nell’indecifrabile mistero che avvolge l’universo intero, e pur non conoscendo nulla, vivono nel “ divenire del mondo”, con la fragilità di anime che devono mascherarsi per non sentirsi sole.
    I poeti contemplano la vita assorti, restando sulla riva a interiorizzare le proprie incertezze, le deboli speranze.
    Poiché “ i cerchi d’acqua” diventano “sogni senza luce”.
    La tristezza dei poeti è sacrale, perché proviene da mondi lontanissimi, da azzurri paradisi perduti». Alessandra Crabbia


Opere Segnalate dalla Giuria con Attestato di Merito:

  • «I diversi» di Silvia Di Pasquale Paparozzi, Roma.
    Questa la motivazione della Giuria: «La separazione dall’essere amato, l’amaro constatare del mutare dell’esistenza, l’impossibilità di raggiungere l’irraggiungibile, la coscienza della propria impotenza a superare i confini: questa poesia attraversa i neri cancelli della morte per conquistare il proprio sé immortale». Alessandra Crabbia
  • «Gli anni» di Rocco Pedatella, Trezzano sul Naviglio (MI).
    Questa la motivazione della Giuria: «Il poeta s’inoltra a ritroso negli anni trascorsi, e ne coglie le ferite, il coraggio, le delusioni, le carezzevoli lusinghe.
    Come un coguaro, come un puma, fiuta i ricordi lontani, e di ognuno rammenta l’aroma, aspro o dolce.
    Ma nessun anno è stato vano, nulla è andato perduto: ogni attimo di vita è impresso indelebilmente nel cuore, ognuno con la sua amara fragranza». Alessandra Crabbia
  • «Persistenze. Attese» di Giorgio Sabattini, Bagnacavallo (RA).
    Questa la motivazione della Giuria: «Le attese sono magici attimi persistenti, pur nella loro precarietà.
    Lentamente, anche “ l’acacia si agita nell’intreccio dei rami, cresciuti malfermi”.
    Nessuna parvenza è perfetta.
    L’istante dell’attesa ha un sapore di eternità». Alessandra Crabbia
  • «Aspettare la luce del sole» di Emanuele Tagliafichi, Piacenza.
    Questa la motivazione della Giuria: «Ogni amore vive attimi di oscurità e smarrimento, e aspetta, attende con ansia rapita che torni la luce, che l’amore stesso riprenda il suo appassionato percorso.
    “È un omicida seriale, l’amore.…” e non bada alle nostre illusioni. Procede violento, si ritrae, e a volte, torna». Alessandra Crabbia
  • «L’eterna crisalide» di Enzo Tommasone, Faeto (FG).
    Questa la motivazione della Giuria: «Un amore finito come un fiore reciso, la solitudine buia del poeta, che tuttavia vive ancora di questo struggersi, e lo porterà con sé come un dono prezioso: ecco la trama delicata di questi versi, che trovano il significato intenso del sentimento anche nella sua infinita continuità». Alessandra Crabbia


Antologia del Premio letterario Il Club dei Poeti 2013


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