Antologia del Premio letterario Città di Monza 2008

di

Autori Vari


Autori Vari - Antologia del Premio letterario Città di Monza 2008
Collana "Le Schegge d'Oro" - Le Antologie dei Premi Letterari
15,5x21 - pp. 248 - Eur 18,00
ISBN 978-88-6037-7500

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Antologia del Premio letterario Città di Monza 2008


Alessandro Albertini

Grande mamma

Ella sta,
cerea in un sorriso compiaciuto.

Morbida nella sua durezza
col melato viso,
ritorna omaggi
a quanti l’onorano in silenziosa attesa
del sigillo imperituro,
dispensando pensieri e riflessioni.

Fiori adornano il suo altare,
in un acre effluvio di moria.

Grande mamma oramai perduta,
ma invero prossima,
permarrai in sempiterna apparenza
nei cuori a te cari
col vivido calore
nel ricordo del tuo amore.


Marilena Azzaroli

Sguardo di donna

Gli occhi neri di Anna corteccia cupa di inquietudine,
diventano d’oro la sera
quando si scontrano con la
quiete della tua casa.

Gli occhi d’oro di Anna diventano fiamme verdi
quando la tratti
da straniera nella tua vita
e Lei, muore un’ora al giorno.

Gli occhi verdi di Anna diventano rosa
quando carezza il gatto
e si acciambella come lui ai piedi della poltrona,
solo per ascoltare la tua voce.

Gli occhi rosa di Anna diventano d’argento
quando il canto della pioggia la sorprende,
e Lei ombra di luna danza l’onda di un sogno chiaro.

Gli occhi argento di Anna diventano blu acqua fonda di mare
quando la sfiori, mentre sbircia dietro la tenda
le voci acute del cortile.

Gli occhi neri, d’oro, rosa, argento, blu di Anna
sono uno scherzo della sua anima, Lei li trucca di indifferenza
ma chi la conosce sa
con quanti sguardi ti “ferisce” questa donna.


Daniela Baldini

Dedicato a te

Che cos’è questo Amore
che mi prende e sorprende
in questa stagione che muore.

È il calore delle tue parole
che mi avvolge e sconvolge
come calda coperta di lana
nelle notti fredde d’inverno
passate a guardare il soffitto.

Immaginare il futuro
attraverso una finestra chiusa
con le mani bagnate di pianto
vivendo e aspettando con ansia
che il cuore si plachi.


Agnese Belardi

Papaveri rossi

Papaveri rossi un giorno ho incontrato
in un prato lontano dove
l’amico di sempre mi ha portato.
Con gli occhi chiusi, incerti tra
sorriso e pianto, mano nella
mano sono andata.
Il cuore sussultava piano
sotto i piedi il timido campo risuonava
non c’è parola e i pensieri
volano come rondini lontano.
Il cielo fermo, indifferente,
lontano, eterno guarda
me, il prato e il mio
amico che ora ahimè, non c’è!

(A Paolo)


Renzo Bellissimo

Albero di Natale

Oggi mi sono vestito
Da albero di Natale.
Al posto dei variopinti palloncini
Bocce di vetro rovesciate
Al posto della neve
Lunghi tubicini
Di plastica trasparente
Al posto dei colori
Piccole farfalle
Al posto della musica
Tante speranze e
Tante preghiere.
Non vedo l’ora
Che arrivino i re magi.


Anna Maria Bianchi Bisaglia

Ti ricordi?

Ti ricordi?
Mi parlavi di Dio
mi chiedevi “esiste?”
Ora tu lo sai
E non puoi dirmelo.
Solamente nel dolore immane
di chi resta, lo trovi.
Egli ti afferra le mani
Ti rialza, ti sorregge
per il restante cammino.
Ti ricordi?
Mi parlavi di Dio
mi chiedevi “esiste?”
Si, l’aver percorso il Calvario
della tua sofferenza,
vedendo su di te il volto
di un Cristo dolente,
ora lo conosco anch’io.


Fabio Bossi

La fiamma dell’amore

La pioggia scende lenta lenta sul tuo viso,
è così romantico…
Accendi una candela, alimenti la fiamma,
sì la fiamma dell’amore.
Apri il tuo cuore all’amore, sogna ad occhi aperti…
Continua ad amare e ad alimentare la fiamma dell’amore.


Profumo di mare

Nell’immenso cielo azzurro,
le grandi nuvole bianche, si posano delicate sul mare.
Le onde del mare, baciano gli scogli e ti accarezzano il corpo.
La sua brezza ti fa volare come se fossi un gabbiano.
La sabbia, così fine e dorata, scivola sulla tua pelle di seta,
e tra i tuoi capelli, una farfalla che parla d’amore.


Pizza napoletana

La pizza è fantasia, fantasia di colori,
fantasia di profumi, fantasia di gusti.
La pizza è arte, è amore per questa arte,
è passione per questo amore.
La pizza è amore per il gusto, gusto per il sapore,
sapore per l’arte.


Francesco Campana

Riflusso metapoetico

Sono come noi nel farsi d’ogni giorno
le parole. Non prevale uomo su uomo
e così parola non prevale su parola.

E nel mentre in cui
lenta scorre
questa mano e penna
come fiume dell’eterno divenire
e nulla cristallizza
perché anch’essa muta
comprendo che:
l’uomo non può prevalere sulla parola
perché la poesia è vita, vera vita,
riflessa in versi
che cerca il tramite dentro di noi
(il conscio fluire di questa mia follia)
per approdare all’Universale.
Ma nessuno è degno.
Non è esistito mai alcun poeta,
se non il Verbo stesso.

E noi, navigatori contro natura,
che nulla possiamo, alziamo
il viso al cielo e la penna al foglio
(anche se dall’origine la siccità avanza,
più aspro il guardarsi dentro)
e immortaliamo come in un confuso fotogramma,
in questo profetico e pericoloso gioco,
l’ondata del tempo
che si fa spazio tra le piaghe incavate nella nostra pelle.

Io, per quello che mi è dato,
accolgo sul mio corpo goccia su goccia
fino a che l’acqua che scorre adesso
tra le mie mani
sarà da sorgente al mare.


Matilde Capelli

Nel mio cuore

Il tempo non passa…
e divento sempre più bassa.
Si vede in tutto…
sembro in lutto…

Per i pensieri
ce n’è uno solo:
la tua lontananza.

Ma nel mio immenso cuore
c’è solo il tuo nome:
stampato ovunque,
anche nella mia anima infinita.


I miei pensieri

I miei pensieri
sono una mareggiata
di fantasie…
bloccati da scogli
ricoperti di ragni
che ne attorcigliano i fili.

Il sole fa brillare
una enorme ragnatela.


Michele Cappetta

Ultimi versi

Che altro può dire il poeta morente
se non dichiararsi l’amante dell’arte.
Quell’arte regina dei mille suoi servi;
quell’arte sgualdrina nei letti dei folli.
Parole cullate fra mani pazienti,
fiorite nei calli di menti stupite
dal loro prezioso, sublime destino
dell’essere schiave d’un dono divino.
Pregiati pennelli intrisi d’azzurro,
del fulvo tramonto e bianchi sospiri;
colori fragranze di frasi scontate
dall’uomo innalzate a versi sinceri.
Ed ecco l’angoscia di tosse ed affanno,
si libra rapace, vorace di carne;
la mano abbandona adagio la penna
lasciando il finale per sempre incompiu


Dante Castellani

La secchia

Sembra non abbia peso ormai la vecchia secchia
Che se mi guardo dietro
Vedo ancora ciondolare in mano a nonna
In quel nascosto e abbandonato stare
Quante fonti hai visto e quanto abbeverare
In quel continuo tuo instancabile
E allora c’era il freddo dentro i muri
Ed al mattino
Respirando ci pareva di fumare
E quante volte in cima all’acqua c’era neve
Senza riguardo e senza ringraziare,
Di nascosto a nonna
Ti infilavo nella brace e tu…
Nel tuo continuo ed instancabile stare
Ho visto nel tuo grembo tante cose
Patate, grano, olio latte e vino
Una lavata e poi…
Eri già pronta per un nuovo pieno
Magari per la legna o scaricarla
nera dal camino
E ancora adesso che non c’è più nonna
Continua ed instancabile
Sei la culla… per il gelsomino.


Luca Domenico Cattafi

Angeli e Demoni
conducono una lunga e dura battaglia.
Spargimento di sangue infinito,
odio dilagante
e luce accecante su tutto
che all’istante rende immobili
perché finalmente ci si vede tra le proprie velleità.
Troppo, troppo forte l’odio,
che straripa come un fiume in piena
inquinando la luce.
Un odio che urla di ustioni
e ammutolisce squartato;
non riesce a contenere tutto se stesso,
nemmeno la luce.
Un’onda passa, lenisce con il suo sale ogni cosa,
la cristallizza in frammenti di conchiglia,
pronti per l’ammonimento dell’anima,
per ora di nuovo seppellita sotto la sabbia
con tutto il suo castello di rabbia.


Serena Ciabattoni

Salvami

Quanto effimera è la vita!
Credi di aver trovato la felicità,
no, non ti illudere
non esiste questa dolce sensazione.
E in un mentre
Tutto si fa buio.
Urla, rumore, torpore,
poi null’altro.
I sensi ti abbandonano
Ma tu non farlo,
lotta per loro,
per te,
per tornare a mirar le stelle.
Non meritavi
questo
o forse sì
chi può dirlo,
non io.
Uno strano brivido
mi percorre.
Intorno c’è solo silenzio.
Chissà a cosa pensi,
cosa sogni,
mentre dormi,
e così per sempre.
Il vuoto buio mi avvolge,
se mi puoi sentire,
salvami.


Umberto Ciuffi

Mamma

Ha novantadue anni il fiore più bello.
È cresciuto con radici solide
con poco concime, visti i tempi,
un fiore nato in un periodo di sofferenza generale
dove gli scoppi hanno massacrato
la terra nuda e incolpevole
resa arida da sentimenti purtroppo dimenticati
carni da macello che per niente facevano da nutrimento
al candore dei petali colorati
baionette spianate che contrastavano col vagito innocente
del nuovo seme appena germogliato.
Infanzia difficile, come difficile è crescere senza nutrimento
senza la grazia di una carezza
sotto i colpi di una potatura troppo eccessiva
che manteneva fresche le foglie, ma non permetteva
a quell’esplosione di colori di aprirsi verso il sole
e ispirare il dolce profumo che sarebbe uscito senza timore.
È difficile crescere, trascorrere l’adolescenza
senza il giardiniere che ti annaffia, che ti nutre, che ti assicura
quando di nuovo la terra viene violata,
in modo ancor più bestiale, circa cinque lustri dopo.
Hai preparato il terreno a nuove nascite
però tu le hai curate con quel poco di concime che avevi
fino a vederle diventare rigogliose per la gioia dei tuoi occhi
e soprattutto del tuo cuore.
Ora eccoti seduta accanto a me, frutto del tuo amore.
Sei invecchiata, hai le rughe, mi parli dei tuoi ricordi
e intorno a noi si emana, candidamente,
il profumo dei tuoi petali.


Carlo Collacchi

Cresce nella luce

Confondo lo spazio temporale
che ci divide
l’amaro calice ed un senso di vuoto
conducono mestamente
nel cliché quotidiano
mentre il pensiero
suggerisce al mio cuore
un’immagine felice
la bellezza dell’amore
intinta nella semplicità
di colei che forte nella pace
cresce nella luce


Giacomo Concetti

Luna

E giaci lassù, luna di cenere,
mentre il vespro s’imbruna,
e le tenere stelle novelle
e venere dalla candida pelle
t’ammirano con ira.

Così tonda e senza rughe,
con le tue fughe di luce
riluce la terra immonda
e gioconda deridi
la pazzia umana.

sei oltre l’infinito,
il dito che muove la marea,
dentro il vuoto, nel moto
del sangue che langue
in vene piene d’ardore
e prive d’onore

sei diversa, perversa, dispersa
nella polvere di un caotico silenzio
fuori dal tutto e dentro al nulla
magnanima culla di un felice lutto

o luna graziosa, invidiata dagli dei
perché sei tale e quale a lei?


Paola Confalonieri

Illusioni estive

Fuggire da una affollata città
in un pomeriggio caldo d’estate
lasciare l’afa, l’inquietudine,
il respirar malsano, lo smog,
lo strombazzar delle auto e
la vita frenetica con ritmi impossibili-

Piombare all’improvviso
su una montagna verde,
con boschi inesplorati,
pieni di misteri e di segreti.
Passare furtivamente tra il fogliame
e odorare l’aroma delle erbe selvatiche.

Ascoltare lo schiamazzar lieto
di uccelli gai e liberi,
lo stormire lieve delle foglie,
vedere uno scoiattolino tenero
che saltella a scatti
da un ramo all’altro.

Spinta da qualche vento prodigioso
trovarmi su un sentiero stretto,
a camminare con passo lento,
sentendo sulla pelle l’aria salubre e pungente
e raggiungere un paesino ridente
dove la gente ragione col cuore.


Maria Luisa Corini

Fiori azzurri

Ondivago
il vento
umilia l’erba,
la grandine la percuote…

I semi vivono sottoterra,
recano con sé
il profumo del cielo…

Da qui sbocceranno
fiori azzurri.


La meta

Ho camminato,
ho piagato i piedi:
sono giunta al mare…

L’infinito del cielo
bacia l’azzurro del mare…

Qui
alita il mio spirito.


Respiro

La mia casa
è uno scoglio…

Il mio mare
è profondo…

Qui,
respiro l’infinito.


Sergio Da Palma

Eclissi

Al richiamo di un desiderio,
le onde del cielo
si sciolgono dolcemente
per lasciarci
intimamente assaporare
il candido rossore
sulle gote della luna.


Ali di coccinella

Una gran confusione
di tuoni e lampi
prende il sopravvento,
una piccola barca
carica di vita
sopravvive a stento
al fragore delle onde
e si muove
fra mille timori
e incomprensioni.

Ma nel momento
in cui stavo
per essere travolto
una coccinella si posò
sulla mia mano
e aprendo gli occhi alla vita,
soffiai delicatamente per aiutarla
a riprendere il volo.


Lorenzo Dassi

Beatamente ristorarsi

Vibrazioni che arrivano
repentinamente scendono
irradiano l’aria intorno
le percezioni delle cose

della gente

quello che normalmente è fermo

stantio

improvvisamente si muove

rotea.

Le sensazioni si amplificano
con leggiadria si dilatano
si sommano ad altre sensazioni

emozioni

ed il tutto perde la consueta dimensione
una piccola ma graziosa isola emerge dalle acque
intorno i movimenti sono lenti

dissonanti

la normale collocazione viene vanificata
c’è da aprire le porte
spalancare le finestre
allungarsi e
beatamente bere

ristorarsi.


Francesco De Gaetano

Attimi

Attimi di pace,
quando tutto tace.
Sei solo con te stesso
Tutto si riordina, adesso.

Lampi di ricordi ritornano,
immagini di un tempo affiorano,
visi perduti, voci silenti
ricordi brucianti di quei momenti.

La mente rivive attimi passati,
istanti vissuti e dimenticati.
Gioie e tristezze rivivono allora
Le stesse emozioni riaffiorano ora.

Attimi di vita vissuta e scordata,
esperienza acquisita e ricordata.
Lezioni impresse sulla mia pelle,
ricordi d’amore e di anime belle.

Fermatevi attimi, non andate via
Si strugge il cuore e vola via
Al ricordo di un attimo passato
Che finalmente ho ritrovato.


Pietro De Giambattista

Opera 9^ classificata Sezione Giovani

Viandante

Viandante, se giungi per questa via
ferma il tuo cammino, bussa
alla porta accarezzata dal sole
del primo mattino e chiedi di entrare.

Siedi a tavola, sfregati le mani e
porta il calore del tuo cuore di viaggiatore
poiché in questa casa è sceso il grande
freddo e di duro sasso e non di sentimento è scolpita.

Ascolta il suono delle lacrime e racconta
una storia d’amore, parole che sazino
il dolore che gela l’anima.
Scaldati al piccolo focolare e
asciuga il ghiaccio di quegli sventurati,
perché hanno scordato la semplicità di una carezza e
la bontà di un sincero abbraccio.

Ricordalo tu, viandante, che non c’è pugno
più forte per un pugile di quello di sua
madre, che il freddo più grande
è quello del cuore, tu
che viaggi con il vento della notte
rimembra la mia preghiera,
poiché il mio cuore
è un solo viaggiatore
e tu sei il mio bastone.


Antonella Del Beato

La Stazione

Le luci della stazione
della vita
si sono accese.

Ed eccomi ferma,
all’impiedi,
che aspetto…


Mare

Qui
persa
tra le pieghe dell’essere
con angoscia
cerco il porto d’arrivo;
quel luogo sognato e santo
dove
il riflesso
di questa mia immagine ferma,
possa rivelarmi,
almeno
in un fioco bagliore,
l’essere mio…


Eternità

È questo cuore
che mi fa sentire
così piccolo e timido
da sotto questo mio petto…
mentre le
acque
che hanno già rotto gli argini
mi affogano
di dolcezza…

E un’immensità
si espande
dove la tua presenza
ancora odorosa di muschi
mi rincorre e mi chiama…

Ed io mi assiso
con te,
in un’eternità
senza tempo…


Anna Maria Ferrari

Miracoli dinanzi a te

I cieli sopra il Libano
raccontano la gloria di Dio
e l’Everest ruggisce
la sua prepotente maestà
mentre l’aquila,
superba amica,
con il movimento delle sue ali
avvolge
ad ogni istante
un soffio di eternità
in un abbraccio.
Anche dalla roccia
Dio
sa trarre fiori,
così ama vincere Lui.


Ivan Napoleone Fichera

èMorte Amor

La Morte è l’Amore finale,
l’amore che viene e non riesce a far male,
un tenero bacio “è ora di andare”,
un bacio di madre prima di andare a dormire,
un bacio tranquillo, senza lussuria, innocente,
un bacio d’affetto che ti prepara al niente,
un bacio che fa così tanta paura
perché ci atterrisce la sorte insicura.
Come me, che non ne son capace,
a molti l’ossessione del bacio non dà pace
che nessuno sa, prima di averlo provato,
com’è che un bacio vada dato,
in una estenuante ansiosa galera
si aspetta con tormentata atmosfera:
un bacio è Amore, come La Morte
che verso un nuovo universo apre le porte.


Luisa Foddai

A Mio Padre

Occhi smarriti e velati
da dolci e struggenti nostalgie
scrutano orizzonti infiniti

Cercano là… dove un Tempo
avaro e crudele negò acque vitali
a ignari boccioli protesi alla vita

Resi inermi dall’antico Dolore
strappati all’innocente incanto,
aggrappati a brandelli di infanti giochi,
con muto lamento sfidano il Sole

Nutriti da stelle brillanti, piogge dorate
e note armoniose, danzano inni festosi
in giardini restituiti alla vita

Ma malinconie infinite
avvolgono la sera
togliendo respiri…

Petali vinti, tristi, appassiti ti cercano…
e Tu stendendoli a terra a formare soavi tappeti
compari leggiadro Stella tra le stelle

Rinnovando in eterno magici palcoscenici per la Vita,
che da lì… come per dolce incanto o divino riscatto,
ogni giorno rinasce con i suoi inebrianti profumi
e melodiosi canti.


Fenice Rita Francalanci Tognetti

Terra di notte che incontri la viaggiatrice
con passo affiorante
chiedi qualcosa di stellato
e la luna esitante osserva

La viaggiatrice non si ferma
non si stanca
non rallenta
Ogni riposo è nel suo passo
ogni distanza percorsa
in un insieme di passi
è qualcosa di vissuto

Viaggiatrice che percorri
i mari dei sentimenti
siediti
e parlami
dei sentieri di gioia


Iride Enza Funari

Vita in piena

S’abbarbica inquieta città
tra le ginocchia.
Il mento
offerto
allo spettro della notte.
Il naviglio
s’estende tra le dita
scorre in nude note
voce di stagno.
Il rumore
all’olfatto
inceppa
in estasi di sogni,
fiori evaporano giovani pupilli,
civette
con braccia distese
alla balaustra.
I cortili
ormeggiano nel sonno
oltre Milano pullula
di vita in piena.


Amoricordo

Sbadiglio di sole
in azzurro cielo,
verde culla
il mare.
La metafora
sale in corpo sabbia
prigioniera d’amoricordo.
In bocca avventura,
fermaglio di oniriche visioni
nel respiro
che recide parole.
Anfratto
di nidi aperti
che indugiano nettare di brina
per spiccare il volo.


Cheikh Tidiane Gaye

In memoria a Dante Alighieri

Portami il sole nella mia stanza buia,
la luce, le ali per volare nella memoria
delle tue melodie e canti
e illuminarsi con le tue conchiglie
appese davanti al tempio del verbo:
il firmamento che traduce i tuoi versi
pronta a dipingere il letto della luna.

Hai cantato il silenzio nelle penombre
seduto in mezzo nel tuo prato:
hai pitturato l’anima del deserto
nelle tue opere, l’impasto delle tue armonie
che al tramonto rinfresca le bocche orfane
senza voce e senza fiato.
Tra la luna e il sole
sei il filo sottile dell’immortalità
e nelle albe secolari seducenti
il tuo nome che rinverdirà i ricordi.

Se i tuoi brani fulminano come il braciere,
la tua lingua di calore fruscia il cuore – il dominio che hai sempre custodito
con la freschezza delle tue lettere
appese come cornice nei confini della terra.

Tra l’antico canto dei cantori
e i dolci alveari delle api nelle alpi.
Tra la ragnatela come lo specchio della tua arte
e il fulmine delle assonanze sciolto nelle consonanti
strapperò la tua stimata piuma
per pitturare il tuo nome.
Dimmi solo in sogno dove sforni i tuoi canti
per fingere, figliare le mie strofe.


Giriano

Lo spessore delle parole

Niuno ha mai visto passar parole
pur belle o aspre, assieme o sole.
Par siano fatte d’etereo sentimento
nate dal pensier e poi commento.

Di lor son piene riviste e giornali,
il lor uso antico, senza uguali.
C’è chi ne è scarso, chi abbondanza,
ma mai uomo ha potuto far senza.

Alcune hanno il peso del macigno,
tanto da schiacciare chi ti è compagno.
Altre son violente come lo schiaffo,
d’aprir il cuore come fondo graffio.

Così l’uomo continuerà a sentirle,
col cuor apprezzarle oppur gettarle;
dette dal rozzo o dal professore,
ma tutti d’accordo del loro spessore.


Patrizia Gori

Tie/ni/mi/con/te

È qui

che passeggio

su forti mura.
Mute e altere difendono campanili severi
issati a bandiera su chiese di fede perduta.
Sono cento, con orgoglio si racconta.

È qui

che riposo

sulla panchina solitaria
terrazze fiorite a rimirare.
Risuonano,
vociare di mamme
cuori fuggitivi che non conoscono resa.

È qui

che cerco

complicità e sorrisi
ove ragazzi senza tempo si baciano generosi.
Occhi negli occhi che intorno
niente importa.

È qui

che ritorno

dopo ogni litigio.
Sedotta dai tuoi vicoli antichi
accetto il bello e il brutto
e il garbo

che non trovo.


Carla Leonard

Il bacio

Il bacio è una carezza del cuore,
magia di dolce sensazione,
attimo che respira con le labbra
mentre i minuti proiettano al tuo cuore
l’aria di battiti dolce e decisi.
È un gesto d’amore,
è un gesto fraterno
dal sapore naturale.
I baci sono parole non dette
Che ci uniscono e ci comprendono,
ci svelano i nostri segreti.
I baci sono gioie di momenti
Che desideriamo sempre avverarsi,
sono sorrisi eterni ed intensi
che volano, reprimono altri gesti,
si gettano inconsapevoli,
ti donano calore e corpo
e con un piccolo gesto di labbra
effondi la tua anima ad altri.
Il bacio è solo un’essenza pura
Di profumo d’amore.


Claudio Limoncini

Ali di bimbo

Sono salito fino al cielo
per tessere
una coperta di stelle
a riscaldare
il suo cuore.

La tacita
argentea luna
rispecchiava
un lembo di cielo
appeso al filo, d’un aquilone
e il mio pensiero, volava
su un arcobaleno d’amore
il 31 dicembre è nato
NICOLAS.

LICLA


Pasquale Lombardo

Sentimento

Ali si librano nell’aria,
mani si alzano al cielo,
sguardi oltre l’orizzonte,
le foglie sui rami si abbarbicano
con tenacia e fora;
agita le membra nell’infinito
dei colori dell’iride.
Nell’intimo delle tue viscere
squarcia il rimescolare dei sentimenti
più profondi e colora
i bianchi muri dell’indifferenza.
Sole raggiante di luce accecante,
luna splendente d’argento cocente,
monti animati di verde brillante,
corpo vibrante di elettriche visioni.
50 e… tutto il resto per l’eternità!!


Gioia!!

Vette innevate,
puntellate di verdi
macchie, che s’innalzano
nell’azzurro splendente
di giallo, accecante
agli occhi cerulei
sotto fili corvini cascanti
su fronti rugose, rosee,
di visi ilari e gote arrossate…
da una gioia… divina!!


Sensi

Valli sconfinate
nell’eternità del tempo.
La mente vola
nella fantasia eterea.
La realtà si ferma a mirare
la bellezza del creato!


Francesco Madonna

Bianco su tela

Piedi scalzi non possono mentire,
l’alba scaldare i nostri occhi assorti
ed il vento muovere l’estate tra i ghiacci,

tra mille volti ed un unico orizzonte
sfondi bianchi volutamente abbagliare
e poi arrenderci alla marea;

già segnati nel domani o in apnea
danziamo lenti nel presente,
come attimi gravosi alla deriva.

Ululati di vita non squarciano il cielo
poiché esso uccide il mare,
come un bacio dipinto tra la sabbia

così il volo di un gabbiano
taglia il mondo a metà;
noi godere ad indovinarci,

e poi discioglierci invano,
gelati tra l’inferno ed un sorriso.
Controsenso come il silenzio

Fissiamo la metro sfrecciare,
veloce più delle lacrime
porgerci il mattino sui polsi…

Più bianco…


Andrea Masotti

Opera 9^ classificata Sezione Adulti

San Pietroburgo

Sotto una volta tersa
mi guarda l’occhio azzurro della notte
scivola il battello su promesse
dimenticate
mani salutano dai ponti
poi l’estuario ci ingoia
si arrampica un sorriso
su campanili d’oro che trafiggono
poemi di silenzio
promesse nuove increspano le acque
le liceali additano felici il loro specchio:
la Fontanka verde.

Non so quando ti ammalasti
città che mia non sei mai stata
se nel desiderio di una notte
bianca di luce ed allegria
che non sa di finire
hai salutato un battello che scivola e va senza ritorno
o nel giorno più tetro
quando il cuore è un’ancora di ferro
e lo scheletro appare ai polsi
tardi conosci il moto delle stelle
le gomene già stringono l’ormeggio.


Giulia Matteoli

Opera 3^ classificata Sezione Giovani

Cielo e inferno

Là, dove l’erba ha smesso di crescere,
quando sorge il sole
l’arida terra brucia
e il cielo‘è rosso fuoco.

Qua, dove morte e vita coesistono,
piove, mentre cammino
per i campi e gli alberi in fiore
dove un cielo nascosto
da nuvole grigie
fa trapassare appena
l’ultima luce del giorno.

Qua, a metà tra inferno

e paradiso

cerco di scorgere il cielo
e di respirare
tutta la natura,
il nostro punto di partenza,
la nostra origine,
dove un’onda
ha fatto sbocciare
un rosa fiore di loto e
ci ha fatto nascere.

Dove diventeremo
Il verde bagnato dell’erba
E un battito d’ali.


Antonino Mento

Opera 5^ classificata Sezione Adulti

Silenzi

Scorrevano, nello spazio inerte,
sorgenti, fili di luce,
come tracce di ricordi
perduti nella sera
Una parabola, di prostrazione muta,
espone ombre, scevri degli ozi
di madri orfane di ottusa innocenza.
Silenzi, riflessi in specchi,
sprovvisti di piaghe, cercano invano
una perpetua allegria.
Percorsi affamati, come acqua assordante,
inseguono vizi in labirinti di coscienza.
Ritorna il buio
che lacera il tramonto sprovvisto di carezze,
momenti di oblio,
nel movimento di un intimo dolore.


Maria Rita Moi

A mio figlio

Dolce ubriacatura di sole, rumori e sospiri
tra le onde ventose verdeoro del porto, sulla
scia dei bianchi traghetti che veleggiano

col loro grande ventre carico di sogni finiti
ripartono, salutati dai gabbiani che veloci
come i sogni scaduti, solcano l’aria fiondati

e sospinti dalla dolce brezza di mare vestita,
inanellando giochi nell’azzurro denso e
luminoso intriso d’aria antica e fresca,

la stessa che ridente ci spettina i capelli
mescolandoli a questa dorata luce in una
bella mattina di fine estate, e i grigi portici

eleganti e un tantino tristi, riportano le
vestigia del nobile passato, e dove i nostri
passi si fermano stanchi, con i tuoi

begli anni di gioventù freschi e la mia
strada ora già a metà, insieme ci vede
passeggiare tra le storiche botteghe e

antiche chiese. Forse domani ricorderai
il tuo broncio ma serberai nel cuore questi
dolci nostri momenti, che il prossimo tempo

si porterà con sé, avvolgendoli d’un aura di
tristezza. Ci sorride nel suo splendente e
assolato sguardo la bella faccia colorata di

questa cagliari ciarliera e un po’ bohemien,
che di quest’umido mio guardare velato
di malinconia, orgogliosa si pasce.


Lisa Nicoli

Segreti

Amo la vita
nel confuso turbinio delle passioni,
nella pace perfetta dell’Amore,
nella corsa tutta umana del tempo.
Amo la vita
nella gioia liberata dalla danza,
nell’aridità impietosa del dolore,
nelle lucciole di maggio.
Amo la vita
nelle promesse dell’alba nascosta,
nelle frustrazioni del ramo spezzato,
negli occhi, attenti o distratti, degli altri.
Oggi
le mie radici
si fanno più profonde
a regalarmi
ciò di cui ho bisogno.
Sono grata.
Come il vento
che tutto abbraccia.


Fiamma Pagliari

Le scarpe sbagliate

Cammino a lungo,
raccatto pezzi di me ovunque
in ogni luogo un morso di vita.
Voci dalle finestre delle case sulla strada
altri avvenimenti umani.
Non m’interessa ascoltare,
già troppo pesante la testa di me.
Disperdo le penultime forze nella passeggiata
un piede avanti l’altro, concentrata.
Cammino a lungo
sbando e inciampo
guardo su, quasi piove
prendo una buca, quasi cado.
Procedo raccogliendo cucchiaiate d’errori e fatalità e amori
grandi amori!
Avanzo ancora – stanca – e rifletto:
forse ho solo indossato le scarpe sbagliate.


Maria Carmela Palmeri

Emozioni

Chiaro di luna
Mi sorprende
E una stella nell’immenso.
Un ciuffo di nebbia,
silenzio.
Tronchi anneriti,
al tramonto, diventare
grappoli di luce.
Un ricordo,
il pensiero di te,
solitudine amara.
Un soffio caldo
Al cuore,
mi sento una candela
struggersi d’Amore.


Eleonora Paoletti

Il nulla nell’abisso dell’immensità

Disparati precipizi
Disperati silenzi
Corrose speranze
Corrotte essenze.

Corpi nei corpi
Intrecci di anime.
Instabili mani
cercano il tremore del mio essere.
Disparati precipizi.

Gemi silenzioso.
Occhi frementi
squarciano il mio essere
bramosi di me.
Grida la tua mano libertà
Te la concedo, saziati.
Disperati silenzi.

Sangue nel sangue
Disperata solitudine.
Vai nel nulla adesso?
Bevesti il mio nettare,
mani che si schiudono
fiori che marciscono.
Corrose speranze.

Cade pioggia nel dolore
assente nell’assenza.
Mordi le labbra
nulla dell’addio.
Sangue nel sangue
nettare divino.
Tu, mia fede.
Io, mio epilogo.
Corrotte essenze.


Sara Paron

La cioccolata

Quando penso alla cioccolata
ho pensieri liquidi
di una schiuma soffice e morbida
che mi coccola in un mare di sogni
golosi e ciccioni


La Luna

La Luna abbracciata
dall’oscurità della notte
si riflette sul mare
con uno sguardo limpido e splendente
ma… solo chi crede nei sogni.
Acchiappa dolcemente i bambini
coccolandoli su di sè.


Danilo Passeri

Costante essenza leggiadra di pena,
si dimena in grembo e accresce di voluttà,
serpeggia inibendo ogni nuova apparente meta
infantilmente attesa e in sangue raggiunta.

Copro io di vergogna la bugiarda stirpe
che al tempo concesse gli onori dei vili fendenti,
ingannandone le divine origini
ed ornandosi di infami vesti.

Lo spazio racchiuso nel mondo
è semplice materia esaurita,
così che si scava a nude mani
e nel putrido suolo si smania per la promessa terra.

Dio mi donò forse la mortalità precoce,
ch’io non mi colmi di sangue gli occhi
in un’esistenza di suicida autolesionismo.

Dio mi donò forse il sogno di un orizzonte nuovo
dove campi di beatitudine ci attendono in suggestivo silenzio.

Dio mi donò forse la facoltà di immaginare incredulo
di correre nel sole, confondermi alle nuvole
e respirare di eternità.

Forse.

Dio mi donò a suo modo la consapevolezza di un prossimo capolinea,
mi elargì la comprensione dell’effimera consistenza dei miei sogni,
fece di me uno degli ultimi uomini.

Nel grigiore di un giorno qualunque,
nello sguardo ad un nascosto lembo dell’infinito,
sono compagno di frustrazione nelle lacrime di un compianto Padre.


Paola Perego

Noi

Restammo distesi in silenzio
mentre il vento
scolpiva i nostri corpi.

Attraversammo gli sguardi,
con tutto l’amore
che sprigiona il cuore.

Improvvisa,
la complessità
di ogni singolo minuto,

la fluidità del tempo
(che fugge via)
la frenesia della vita…

riempirono
quell’attimo eterno.

Che scivolando,
trasforma il niente
rivestendolo di novità.


Lida Pierallini

Letto di foglie

Ho visto cadere la neve oggi, tornando a casa,
una neve di foglie,
dai caldi colori dell’autunno pieno.
Era una vera e propria burrasca,
improvvisa e violenta.
Una nevicata stupenda!
Senza fiocchi bianchi,
ma con foglie rosse e rosa
e marroni e beige…
Il vento le mescolava con furore…
e loro danzavano nell’aria rincorrendosi
e mi facevano venir voglia di cantare,
di correre a braccia spalancate, col viso in su,
per toccarne il più possibile,
o meglio, per farmi sfiorare da loro,
per non interromperne il gioco.
Con la loro danza furiosa
Mi hanno offerto uno spettacolo meraviglioso
Inquietante anche,
per certi versi, se si vuole.
Mi ha, per un attimo, dato la strana sensazione
di essere in un deserto da sola,
di sentirmi schiaffeggiata, colpita, calpestata
ma anche, subito dopo,
la consapevolezza di essere forte,
di saper accettare e vincere…
le avrei volute tutte!
Avrei voluto fermarmi
e portarle con me,
farne un letto e…
con estrema dolcezza,
delicatamente,
affidarmi al loro abbraccio
e… sognare.


Marzia Pirastru

Opera 4^ classificata Sezione Adulti

More di Rovo

Preziosi ed inutili fiati,
tempestati di canditi e gioie,
marinati nell’ansia
del tempo che attende,
dell’ipotetico in avvenire dispotico.
Fiati interrotti
dalla sospensione dell’essere
in attesa d’un torrido avere.
More di rovo
raccolte di vespro,
tra sangue e succoso sciroppo;
suggendo dalle dita l’asprezza
di un respiro non colto,
strappato ad ombre e colori;
di un frutto
assaporato d’un fiato,
tra ondate di gustoso piacere
e disdicevoli amarezze.
Un estenuante rifuggire le ascese
dagli inferi agli infermi picchi
di una gustosa leccornia
che s’esaurisce consumandoci.
E rimpiangere
di non essere,
volgendo al termine,
trascurando che siamo,
per chi gode di noi
in ogni presa d’ossigeno,
un frutto dolcissimo,
un fiato infinito.


Gennaro Piscitelli

Il tempo

L’affettuosità,
la saggezza recepita,
produce l’amore che rimane nei cuori di
chi ti ha conosciuto,
di chi ha creduto in te.

Passa il tempo,
ma quelli che ti hanno capito,
quelli che ti hanno amato,
hanno di te l’eredità del cuore,
che li accompagna nella vita.

Quelli poi,
che non hanno compreso la benevolenza,
le parole provenienti dalla saggezza,
vivono nel dolore, con l’animo inquieto.

È palese il loro patimento,
non hanno lacrime di gioia
ma quelle di amarezza.

Forse non hanno assimilato
Dallo sguardo di umiltà,
né indicazione per migliorare nel volto,
né sistema di vita.

Per un orgoglio che non personalizza,
hanno nel cuore una sofferenza;
ciò che potrebbe liberarli da un incubo,
è esternare la verità.

La scarsa concentrazione per capire se stessi,
non porta il bene,
bisogna riflettere e guardarsi dentro perché
c’è luce per tutti.


Antonio Pistillo

Opera 2^ classificata Sezione Adulti

Viaggio nel luogo natale

Anche stanotte c’è vento qui a Marsala
di quello forte e insistente che ti confonde
salgo nel silenzio salmastro la scala
entro e ripercorro l’adolescenza alla fonte
apro la porta di casa e quatto mi infilo
evito a memoria sponde e antichi spigoli
la poltrona e di traverso l’asse da stiro
in cucina la frutta buona e i ninnoli ridicoli
per terra le scomposte scarpe di mio padre
lo sgocciolio del rubinetto che non sa stringere mia madre
le orme tra i mobili di coniugali latrati striduli
tragitti di passato e psicanalitici tristi vicoli
sulla tavola a fette l’insuperabile pane locale
per cui può venire il dubbio di tornare
i tubi fuori le mura in bagno per risparmiare
la doccia rotta da tanto da parere normale
la sensazione del vento e il suo sibilante respirare
nel vortice di polvere, foglie, sale e pensieri
e nel naso il gusto del mare che chiama all’altare
fante, cavallo, l’insoddisfazione e i suoi cortigiani neri
e per miracolo la raminga voglia di accettare
di bruciarli con gelsomino, scorze d’arancia e rose
e la vampa, fresca e piana e i misteri
i sorrisi più veri, i benvenuti perdoni forestieri,
e la folgorazione che improvvisa non propose
ma pose
l’amore
su tutte le cose.


Vincenza Prada

Poesia… ancora

Lievito nascosto
nella realtà dei giorni,
fugge ai più, non colto,
celato in luoghi, paesaggi
strani istanti e nelle sparse parole.
Rivelato sentimento
nei sogni e nei desideri
per divenir palpito di vita
nel fascinoso mistero di Bellezza
ed annientar il banale quotidiano.
Poesia…
penetri nel misterioso inconscio
e repentina sveli
parte vitale dell’intimo cuore
non ancora mostrato.
Poesia…
alimenti
sentimenti, emozioni e timori
della nostra vita.


Sogno

Silenzi impenetrabili…
Illuminano i miei occhi
l’insonnia di notti ambigue
e assetate di sogni
rincorsi sulla scia della vita.
Nell’oscurità, coltre dei miei sentimenti,
scudo e riparo dalle vanità del mondo,
sfilano desideri delusi,
voluti.
Si spandono nei solchi del tempo,
parole ancora taciute,
mille modi per raggiungerti, parlarti
e col sogno colmare la mia ferita
invisibile.


Elisabetta Preti

A mio nonno Silvio

Con la fronte solcata dalla fatica e dal tempo,
la schiena temprata dal peso della vita,
la mano indurita dalle angosce della Terra,
il cuore forgiato dal dolore della guerra

Incedi, Fiero e Orgoglioso,
a passo sicuro,
con la falce sulle spalle
Sorridente,
Imponente in Umiltà,
Maestro nel buon Senso,
Virtuoso in Altruismo,
Faro nella notte
che disperde e confonde
ciò che un tempo bramato
è oggi compatito,
Soffocato, piegato da inganni ed insidie.

Erede impavida,
Incurante,
Forte e Salda nel tuo Sangue
inseguo e solco le tue orme
alla ricerca della Terra,
Madre Vittoriosa,
Nobile Custode,
Umile Dimora
di quello che ora, celato,
con orgoglio, tra le mani,
diverrà
il Seme fruttifero del tuo Messaggio d’Amore.


Paola Quilici

Guerra

Se potessimo ascoltare
le parole di quelle madri
private dei loro mariti
costretti a non voltarsi indietro.
Se potessimo ascoltare
le voci di quei bambini
scossi dalle bombe
simili a tanti fuochi d’artificio.
Ma forse loro
non hanno voglia di parlare:
il loro silenzio è saggezza
che sovrasta la guerra,
l’odio, la morte,
ogni ingiusto potere.


Rita Risoli

Uomo ombra

Di soppiatto ti guardo
ed una folla di ricordi dolci
mi assale: ora vivi ed intensi,
ora sfocati e lontani.

Tu sei, come sempre uguale;
solo i capelli un po’ più bianchi
e il passo che si fa
incerto e stanco.
La tua voce è la stessa
che cullò a me bambina
tante ninne nanne.

Ma un uragano devastante
sconvolse la tua vecchiaia,
senza pietà cancellando
gran parte di te.
E la tua mente generosa e sensibile
rattrappì in una morsa di ghiaccio.

Ora è come tu fossi
l’ombra di te stesso.

La mia anima piange in silenzio,
piena di amara tristezza,
perché… non lo ricordi più
ma eri e sei mio padre.


Alberto Rovelli

… inseguendo un sogno…*

Cos’è l’amore?

L’amore è una dolcissima illusione,
una magica convinzione del cuore.

… con un tuo gesto,
una tua parola,
un tuo sorriso,
mi sono illuso…

… ma io vivo
per questa illusione,
credo nell’incantesimo dell’amore e,
sogno di arrivare,
un giorno,
nel tuo cuore…

… e un dì,
me ne andrò,
sapendo,
di aver inseguito invano
il mio sogno,
ma avrò la certezza,
di aver cercato,
il tuo amore…


Mattia Sacchi

L’occasione

Porto sepolta l’ansia dell’universale,
in cerca di vani tumulti di nulla,
e nell’abisso affondo del divino
inconscio, che di me fu parte,
e di ignoti spaesamenti, indomiti
torpori di indecifrabili assenze,
entro gli intensi e magmatici umori
dell’enigmatico talamo, e nuziale
temperanza, e dell’unione viscerale
di caste acque e meste terre vivo
e mi nutro consapevole e muoio,
respirando l’oblio degli spasmi,
esalando gli ultimi e imi sospiri,
lasciando la vita al gioco dei dadi,
l’altra vita alla certa esecuzione,
mormorando in folli e vacue parole
ciò che ero o sono o fui, adducendo
al terso suono un fremente frastuono:
il rimpianto teso-repentino dei “forse”
o il coro imperante dei “se” e dei “ma”,
l’occasione perduta del “sarei stato”
o l’incerto grido dell’”avrei potuto essere”.


Luisa Sala

Dell’onesto respiro

Mani celestiali
che abbracciano l’amore
profuso nel tempo,
vissuto nello spazio,
che accarezzano l’inverno
di arbusti denudati dalla loro casta veste,
dipingendo tele di sazietà sapienziale,
nel vissuto cronico
di creature che non hanno
conoscenza.
Mani celestiali
che illuminano teste canute,
accarezzando di lieve
visi scolpiti dal tempo
e donando letizia
nelle scabre
mani
di chi ha vissuto
dell’onesto respiro.


Flavio Nicolò Sale

Ho rinunciato a te

Ho rinunciato a te
non è stato affatto facile
ma ora che sono libero
canto la mia libertà

Non sono più legato a te
è una sensazione leggera
e come un’antilope cieca
mi aggiro cercando una meta

Ho rinunciato a te
esco dalla tua vita
e come feto rinasco
pronto a rivivere ancora
Senza timore nel vuoto
come un intrepido eroe
alla deriva del tempo
alla deriva del sogno

Ho rinunciato a te
un tuffo nel mare più scuro
tra schiume di viscidi flutti
riemergo e, come Giona, rinasco
solingo per liti inviolati
alla ricerca di cose
alla ricerca di tutto ciò
che ho perduto con te

Ho rinunciato a te
difficile come morire
difficile come partire
e non tornare mai più


Gabriella Salerno

Incontro con un violinista

Mio violinista – adesso che scoccata è l’ora – raggio d’oro di ruota è il nostro incontro.

Al giovane diaspro del tuo sguardo
mentre mi allontano
goccia vorrei donare del mio incanto – luce dorata del mio volto afferrata in uno specchio breve
al margine del tempo –

Non so
se questo incontro
foglia d’acanto sarà su tempio antico – parlare lento eterno di ruscello – o tremolio breve di lampada
sul mare
che marinaio spegne al salir del giorno.

Prometto.
Non prenderò al tuo violino il ritmo
Né delle tue note salirò le scale.
Mi contenterò
di accostarmi – lieve – al tuo spartito.
Ho un pianerottolo dove canta una fontana antica.
Là siederò.
Vicina al tuo violino.
Al mormorio dell’acqua.
Di certo mi sentirò come luna – a mezzodì – in fronte al sole.
Spezzerò – dunque – il fiato.
Tratterrò il respiro.

Finché il sole
alla luna regali
un po’ del suo azzurro.
Del tuo ormai lontano incanto.


Paola Salvatori

L’alba di una vita

In una lontana sera di primavera,
tra il casolare e il verde colle
scorgevo l’erto albero della vita
estendere i suoi rami spirati dalla brezza.

Nel silenzio della notte
un cantico d’amore,
una carezza suadente
mi destavano al cuor gioioso.

Tra le fronde
una folta chioma ad ombrello
si schiudeva maestosamente alla vita
con invito.

A passo di danza,
nel grembo materno,
sfoggiavi da abbozzo
nel sentiero in passerella
come un fiore all’occhiello.

Nel trascorrere dei mesi
ti nutrivi
della linfa del mio amore,
mi plasmavi l’indole
con il buon umore.

Agli albori,
con i primi gemiti del vento
sbocciasti nel dipinto di luce
con la bellezza della vita
e il sorriso di un nuovo giorno.


Monica Sambo

Al Cesare psicologo

Psicologando nel simposio dei pensieri
la mente annota

sui suoi emisferi

l’amplesso organico delle parole
fra cervellotiche
ventiquattr’ore
e complesse logiche

di concezione.

Dal pensatoio di riflessione
qui si contempla

un oratore

per crampi d’animo da analizzare:
mia anatomia delle emozioni

dalla veduta

d’una seduta
batte la mente e pensa il cuore.


Achille Schiavone

Similitudine della vita

D’un tratto all’improvviso
attonito rimane il mio viso
per caso come d’incanto
da lontano mi giunge un canto.

Sembra triste melodia
che fa rima con l’anima mia
come una voce senza fiato
grida al vento disperato.

Mi fermo ad ascoltare
la tenebrosa voce del mare
è un canto di disperazione
senza alcuna intonazione.

Le onde che si ammazzano
sugli scogli che li aspettano
con i loro violenti sprazzi
generano echi di schiamazzi.

È una musica che non ha fine
e alla vita è molto affine
gli uomini sono tanto sicuri
come gli scogli così duri.

Non capiscono che la vita
non dice mai che è finita
come marosi lentamente li consuma
ogni giorno con la sua spuma.


Mariagrazia Scoda

Tramonto

Sono chiusa qui dentro
a guardare fuori
la bellezza del giorno che muore
muore e io vorrei fermare quel rosso
che spegnendosi fa il cielo più blu
fa la prima stella più splendente
fa che ogni cosa con i suoi contorni
diventi lo sfondo di una fiaba
vorrei fermare il tempo
che apre il cancello alla notte
vorrei fermare la notte
che apre il baratro alla disperazione
unica fedele compagna di questa prigione.


Roberto Segala Negrini

Una serie di cose

Sento l’informità
che ascolto
da un terreno
macchiato di furia
e ciò che corre
velocemente
marca il monologo
fra le nostre ferite
con la fretta
di un’accantonatura
o la timida risorsa
del travestimento.
E allora l’inciampo
la caduta
il tracollo
fintamente persuasi
di una mia trascolorata
riproduzione di senso
sensato
una tribologia
di chimera
un’allegria
un contratto
di dolore
veramente spalmato
sullo sciacquo
non più arrabbiato
di un fiume terminato
dilagato dove non c’è
che piena differenza.


Veronica Speronello

Sola

C’è una sola cosa che mi chiedo
in questi momenti.
Perché esiste?
Perché fa così male?
È lei che comanda
in un silenzio così freddo
che taglia, ferisce.
È lei che regna
è lei che divora
anime e corpi deboli.
Quando attacca
non riesci più a toglierla
e vieni circondato da
quel freddo che non è fuori;
è dentro e lacera;
lacera come una lancia appena affilata
come una lama mai usata prima di ora.
È lei che ti ferisce,
e nessun rimorso ferirà lei.
La regina del male è lei;
la solitudine.


Paola Testi

Cavallerizza

I pensieri cavalcano
nella penombra del bosco
in quel sentiero segnato
dalle foglie cadute
e bagnate che odorano
di umido e lo colorano
di infinite tonalità di
giallo e marrone.
Nel loro galoppare…
dietro,
i rami degli alberi
vibrano in una danza ritmata
e danzando
creano giochi di luce
e colori
e i raggi del sole,
a tratti,
si insinuano… filtrando
la loro luminosità e
originando scintillanti
luccichii
che abbagliano gli occhi
della mia fantasia.
E affascinata
da questo gioco di luce e colori
cavalco anch’io
in compagnia dei miei
pensieri seguendo il sentiero
fino all’orizzonte
dove in essi mi disperdo
ed ivi si disperdono.


Danilo Torrito

Il dono

La mano ha donato
una rosa appassita
il freddo ha invecchiato
le fragili dita.

I petali sparsi
sul bianco selciato
ai più sono apparsi
un disegno del fato

La chioma dell’uomo
che accanto giaceva
fu scossa da un suono
mentre il cielo piangeva

Li fiocchi danzando
scandirono il tempo
fu subito incanto
e l’attimo intenso

La rosa è riapparsa
sul verde selciato
la mano è scomparsa
rimane il commiato


Gianfranco Tozzi

Tarda a venir la calda stagione,
e l’animo mio si tinge del colore
della noia e dell’indifferenza.
Si rincorrono le nubi umide e presaghe
di pioggia;
raro il sole s’affaccia ad intenerir
e alleviar il turbamento dei miei pensieri.
Muto e solingo seguo il soffice rumor
dei miei passi e covo l’illusione
di sfiorare la tua mano;
rimembro allor le dolci passioni,
le risa e la spensieratezza di un tempo,
amore mio.
Io son certo, anche se tardo a venir,
sentirai il morso del dubbio;
ed allor col pensiero tornerai a quelle
dolci passioni, a quella spensieratezza
che illuminava il volto tuo;
mai braccia io terrò si allargate e forti
a sostener di te ogni slancio,
soffocherò il tuo cuore ed ogni anelito
e desiderio.
Stanno correndo i miei sogni con gli occhi
fissi fra quelle nuvole, ora biancastre,
che si muovono così veloci da trascinar
queste mie pallide illusioni.


Petra Trivilino

Salpêtrière

Il Cristo si è dissolto
negli occhi di mia madre.
Io sono nato da lì
da un paio di buchi
che guardano nel vuoto,
con le orecchie schiacciate
fra le mani.
Un canale d’acqua sporca
che guardo spesso, dove vivo,
e penso a Lei.
Dietro un cancello a sbarre alte
si osserva una tigre al circo
muoversi in cerca di libertà
e la vedi confusa… e potente.
Mia madre, invece, è
un gatto impazzito,
è ingabbiata nella follia.
Eppure, io non riesco ad odiarla.
È proprio mentre cammino
per strada che è come
se mi stesse chiamando.
Non voglio rispondere,
ma non vorrei sottrarmi.
Io sono nato da quegli occhi vuoti…
Nessuno può sapere
quanto vorrei essere pazzo anch’io:
se lo fossi, almeno,
avrei qualcosa da dirLe.
Inutile guardare a terra.
Iddio lo sa…
che mi manca mia madre.


Laura Uboldi

Gioia

La mano scorre
sul rigo e ascolta l’idea,
tanti versi, colori, suoni,
movimento ritmato di note e dittonghi…
Un sussurro di impeto,
l’anima si libera e scrivo,
non c’è spazio e troppa disciplina
in questo andare della penna,
blu rossi e neri i tratti e le linee ferme.
Un inno alla gioia,
al librarsi in aria della vita
che dentro pulsa
e che sta uscendo!!
Sillabe, emozioni,
parole, toni acuti e forti,
uno scintillio di versi
diversi e solenni,
grande ardore nel comunicare
queste gesta del cuore.
La luna incalza
nel pieno della notte
e la mano non si ferma,
dedita a coglierne
le sue sfumature.
Ti osservo, luna,
e di te ora parlo,
delle tue curve gialle,
della tua celata metà,
dei tuoi misteri,
dei tuoi andirivieni.
Tu protagonista
del cielo infinito,
con le stelle che ti sorridono.
Danzate insieme,
e regalate festosi sospiri
a chi vi sta a guardare…


Giovanni Vanni

Il massacro

Il grigio orologio della torre rosa
rifletteva la luna.
Un’ombra triste veniva a fiotti
a consumare il colore della notte.
Il vento portava stendardi e vicende
ad occhi di pietra e delirio.

L’uccello nero si posò sul portale
e furono fermi gli orologi.
Vino e latte acido schizzarono
la loro paura,
da giare rotte l’olio invase le strade,
il panico portò vomito nella piazza
e nei cuori urla di tamburo.
Ossessione di vita nelle menti attonite.

I fucili suonarono litanie di morte
e facce spente attraversarono
la galleria del silenzio
in un rigurgito nitrico dell’aria.
Dai tetti impotenti si levò un canto triste.
Un silenzio complice verniciato a lutto
invase le strade.

Ora, volti chiusi, voci scucite sfollano il paese
e vanno verso la terra.
Dai davanzali vuoti
pupille senza luce osservano la scena.
Cumuli di vergogna nascondono la faccia
sotto tuniche di sacco e cenere.

L’epoca è finita, c’è del nuovo nell’aria.
L’uomo spacca lo specchio
e si trastulla.


Antonio Zannino

Un amico nel cuore

Avevo un amico… che non stava a guardare,
quand’avevi bisogno si dava molto da fare.
A volte era duro, scontroso, ribelle,
un po’ presuntuoso, ne dicevan di quelle…
nel nostro ambiente era un po’ come un faro,
amava la vita, scherzava col fuoco, disprezzava il danaro.
Sognava dei viaggi lassù tra le stelle, in luoghi un po’ strani,
ieri era ieri, oggi per oggi, si vedrà per domani.
Quand’eri depresso, un po’ triste, ti dava coraggio,
diceva che tanto siam qui di passaggio.
Aveva dei dubbi e talvolta timore,
ma capace di darti sostegno e calore.
Per qualche contrasto ti faceva l’offeso,
uno sguardo, due scuse e si era già arreso.
Se avevi nemici li guardava di fronte,
non girava le spalle… un leone, un bisonte!
Avevo un amico… ci penso ogni tanto,
a volte lo cerco, con qualche rimpianto.
Non ricordo il suo viso e neppure il suo nome,
dove l’ho conosciuto, né quando né come.
Ricordo soltanto, mi viene alla mente
che se avevo bisogno lui era presente.
Forse è qui dentro, la mia parte migliore,
è sempre in ascolto, nel profondo del cuore.
Con calma mi dice, se mi lascio un po’ andare:
«Mettiamoci grinta, stringiamo un po’ i denti,
guardiamoci intorno… c’è tanto da fare!»


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