Il volo più alto

di

Anna Ventura Massignan


Anna Ventura Massignan - Il volo più alto
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Narrativa
14x20,5 - pp. 204 - Euro 14,50
ISBN 978-88-6037-8729

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Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’autrice è finalista nel concorso letterario J. Prévert 2009


In copertina e all’interno illustrazioni di Carla Brambilla


Un’intrepida ragazzina viene scelta dal destino per sciogliere un mistero apparentemente ignorato da tutti…

L’inspiegabile presenza di una farfalla sudamericana in Valle d’Aosta sembra infatti essere legata ad un efferato duplice omicidio rimasto irrisolto…

In una corsa spietata contro il tempo, Virginia – affiancata da un gruppetto di adolescenti altrettanto temerari e da un aitante ‘supernonno’ – si troverà ad affrontare le inevitabili ostilità di un mondo retto da regole non sempre corrette…


Prefazione

La scrittura di Anna Ventura Massignan è un continuo “volo” tra la fantasia e l’immaginario ai limiti del fiabesco, intingendosi, ogni tanto, di un alone misterioso che rende avvincente la lettura. Proprio questa capacità immaginifica, unita all’estro creativo, sono la forza dominante di questo raffinato romanzo.
Le possibili verità, il mondo dell’invisibile, il coraggio e l’amicizia di alcuni ragazzi, la bramosia di denaro dell’Uomo, le apparenze che spesso sono ingannevoli e, come se non bastasse, una prodigiosa farfalla e un duplice omicidio fino a quel momento irrisolto, sono gli ingredienti che contribuiscono a creare una miscela narrativa ammaliante.
Le vicende raccontate diventano segni tangibili per una lettura della vita stessa.
Tutto ha inizio con la giovane Virginia che vuole fotografare una bellissima farfalla con due piccoli cuori rosa sulle ali, ma, sorprendentemente, l’immagine della farfalla non viene impressa nella foto. Virginia cerca allora di saperne di più su quella farfalla magica e, insieme alla zia e ai cugini, si recano al Museo di Scienze naturali per scoprire a quale specie appartiene.
Si renderanno conto che la farfalla è depositaria di uno straordinario segreto e possiede la capacità di suscitare emozioni profonde. Virginia vedrà apparire magicamente, davanti a sé, la figura di una ragazzina con una straziante angoscia negli occhi e, in quella irreale visione, le racconterà di chiamarsi Mariolina, di essere prigioniera di un incantesimo, di avere bisogno del suo aiuto e di avere solo sette giorni per portare a termine il suo compito: far sapere la verità.
Virginia scoprirà che, poco tempo prima, in un piccolo paese in Valle d’Aosta, era accaduto un tragico fatto di cronaca con un duplice omicidio che aveva visto la madre e la figlia uccise da uno sconosciuto. La giovane figlia si chiamava anche lei Mariolina ed aveva visto l’assassino.
L’intraprendente Virginia, anche grazie all’aiuto di un greppetto di audaci adolescenti, scoprirà una serie di coincidenze, nonché la presenza di una figura misteriosa che si era aggirata vicino al luogo del duplice omicidio. Si renderà conto che vi sono numerose anomalie e sono successi eventi misteriosi dal momento in cui Mariolina aveva deciso di fare una ricerca sulle farfalle insieme alla sua amica Francesca.
La farfalla preferita, e subito prescelta, era stata la Heliconius Erato, proveniente dall’Ecuador e, per approfondire la sua ricerca, Mariolina era andata al Museo di Scienze naturali prima ancora dell’annuale mostra sulle farfalle che si svolgeva durante l’estate. In quella occasione aveva conosciuto un collaboratore del museo, fratello più giovane di un famoso entomologo e collezionista di lepidotteri, che si occupava dell’organizzazione della mostra itinerante delle farfalle provenienti da numerosi paesi interessati all’esposizione.
In un continuo susseguirsi di colpi di scena, di eventi inaspettati magistralmente raccontati dall’autrice, viene svelato l’enigma su questa misteriosa e magica farfalla, grazie ad una sorta di trappola ben architettata, nonché ad una mirabolante “Operazione Lepidottero” che permetterà di fare luce sulla verità.
Il romanzo di Anna Ventura Massignan è costruito in modo da esaltare le stupefacenti evasioni fantastiche, eppure è strettamente ancorato alla crudele realtà. Sulla trama di fondo, si staglia la giovane protagonista Virginia, affiancata da altri personaggi che regalano vivacità alla tessitura narrativa e che, nel vivo dell’avventura, si alternano in un continuo crescendo. L’intero romanzo è ammantato di una leggerezza espressiva, come se la storia seguisse un delizioso “volo” di farfalla ed anche un terribile ricordo conducesse ad un “volo” finalmente libero.
La leggenda di una farfalla meravigliosa, la ricerca della verità, il gioco letterario di Anna Ventura Massignan, accompagnato da una scrittura pervasa da sottile ironia, esaltano il soave tocco femminile che sa essere seducente.

Massimo Barile


Il volo più alto

a Luigia


Prologo

Cloto non sapeva più come fare per placare le sue due sorelle. “Calmatevi, dobbiamo continuare a lavorare, non ci possiamo fermare… succederà il finimondo e lo sapete… Lachesi, Atropo! Smettetela ora!”
“Tu dovevi dare a Mariolina una possibilità… hai tagliato il filo troppo in fretta e hai così intralciato il mio lavoro…”
“Ho fatto solo il mio dovere… e poi era in compagnia della sua mamma…” cercò di difendersi Atropo.
“Sì, ma quella non era l’esatta misura che io avevo stabilito… tu dovevi tenerne conto! Non capisci… sei sempre oltremodo risoluta… lei sapeva ed era cosciente, voleva pronunciare un nome e tu non glielo hai permesso!”
“Per favore Lachesi, ora la devi proprio smettere, sai perfettamente che quello era il punto giusto!” esclamò seria Atropo sventolando per un attimo le lunghe forbici affilate dall’aspetto decisamente inesorabile.
“Ah… forse dovresti farti controllare la vista, stai proprio peggiorando! Lei stava per dire qualcosa d’importante… io la conoscevo bene…” ed istintivamente l’esile vecchina guardò l’altra sorella che, preoccupata, continuava a filare. “Cloto! Ti ricordi quando è nata? Era tanto facile da tessere…”
“Sì… come non potrei? Era morbida… liscia… innocente!”
“Oh, cara… aiutami, fai qualcosa! Ti prego! Non può finire in tal modo…”
Cloto rivolse uno sguardo di clemenza all’ostinata Atropo, la quale, prontamente e con un certo rammarico, rispose: “Sì, ma io ho già tagliato il filo… ormai non può più stare sulla Terra!”
“Forse potresti trovare una soluzione… diciamo… temporanea… forse qualcosa si potrebbe ancora fare per dare un senso alla morte della sua giovane vita…” aggiunse Cloto staccando ancora per un attimo gli occhi dal suo lavoro, “Suvvia, Atropo… sii comprensiva… una possibilità… piccolina…

…piccolina…


Il Mistero

1

“Guarda Leo, ancora lei! Com’è bella! Attento… non devi spaventarla! Sss!!! Lasciala posare… voglio farle una foto!” E così dicendo Virginia si avvicinò piano all’albero della rosa canina sul quale la farfalla si era appena adagiata. Sforzandosi di rimanere in equilibrio sul terreno leggermente scosceso, cercò di trovare la posizione migliore per poterla riprendere. Era veramente un esemplare bellissimo: le sue ali, di un blu delicato ravvivato da due chiazze color rosa confetto, in controluce sembravano quasi trasparenti e le donavano nel complesso un aspetto molto dolce e fragile.
“Ecco fatto” disse, e nel mentre l’insetto volò via. “Ho scattato due foto consecutive, per sicurezza… vediamo come sono venute!” E si mise con molta destrezza a pigiare i bottoncini della fotocamera digitale.
“Leo! Leo… dove sei?! Vieni presto, è… è incredibile!”
“Ma cosa succede?! Stai gridando come una pazza e poi dici a me di far piano! Mi hai quasi spaventato!”
“Non c’è, Leo, non c’è! Dov’è finita?! Io sono sicura…”
“Calmati, se ne sarà andata, ma tornerà, tornerà… era qui anche l’altro ieri se è per questo. Ormai è di casa!”
“Vieni a vedere lo schermo! È qui che non c’è e io l’ho fotografata! Guarda… c’è solo il cespuglio!”
Leonardo si avvicinò con andatura decisa: “Già… e un alone più chiaro proprio nel centro! Lo vedi? Forse non hai impostato bene il diaframma o… non ti è per caso scattato il flash?!”
“Ma per favore… nessuno meglio di me sa usare questo aggeggio! E poi anche nella seconda foto non appare impressa… credimi, sono sicura di averla ripresa!”
“Andiamo! Probabilmente sei un po’ stanca e hai la vista affaticata… io non mi preoccuperei troppo se fossi in te!” disse il fratello in modo talmente determinato da lasciar trasparire, agli occhi della ragazza, una velata e sfuggente esitazione.
“C’è qualcosa di strano, Leo… lo percepisco… è… è indescrivibile… sì, sì… ma lo sento! Anche tu hai notato il suo singolare comportamento e non puoi negare…”
Da lontano una voce riportò i ragazzi alla realtà.
“Ci stanno chiamando Virginia… la cena è pronta! Su, non fare quella faccia, fotograferemo di nuovo la tua farfalla, chissà… magari domani! Certo non c’erano le giuste condizioni… e tu sai com’è sensibile questo apparecchio!”.
Così dicendo Leonardo pose affettuosamente un braccio intorno spalle della sorella ed insieme si incamminarono verso la casa.
“Che buon profumino, zia Marisa! Cos’hai cucinato?” chiese il nipote chiudendo la porta.
“Una specialità Valdostana! Forza… tutti a tavola! Stefano spegni la tele!”
“Sì, Ma’… arrivo!”
“Mamma posso avere quel pezzo di pane, per favore?”
“Piano Irene… stai composta… tieni! Ne vuoi anche tu Silvio?”
“Sì, sì, grazie!”
E, com’era consuetudine, davanti all’invitante tavola imbandita calò all’improvviso un breve silenzio interrotto soltanto dal tintinnio frenetico di posate e bicchieri.
“Cos’hai Virginia? Non hai appetito?” chiese la zia preoccupata vedendo la nipote pensierosa davanti al suo pranzo ancora intatto.
Leonardo si trovò in dovere di raccontare lo strano episodio.
“Sarà una farfalla magica, Titti!” si affrettò a commentare il piccolo Silvio.
“Ma sta’ zitto! Farfalla magica! Era una farfalla vera e non aveva proprio nulla di anormale!” borbottò il fratello.
Virginia si limitò a rivolgere loro uno sguardo inquietante.
“Forse appartiene ad una specie rara o poco conosciuta!” suggerì la zia sorridendo al nipotino un po’ abbattuto. Poi, visto il malumore generale, aggiunse prontamente: “Sapete cosa faremo domani, miei cari genietti? Vi porterò al castello di Saint-Pierre dove c’è il Museo di Scienze Naturali. Lì troveremo sicuramente il tipo di farfalla che avete visto in giardino e così ne sapremo qualcosa in più. Beh, intendo il suo nome o… che so… magari la sua famiglia d’appartenenza!”


L’Incantesimo

2

L’indomani mattina zia e nipoti si alzarono di buonora e, per loro fortuna, giunsero al museo poco prima di una chiassosa comitiva di turisti americani. Dopo aver studiato velocemente la cartina del castello appesa nell’ufficio informazioni, i ragazzi salirono direttamente al secondo piano alla ricerca della Sala IX, interamente dedicata alla classe degli Insetti.
“Che strano! Ma qui non ci sono farfalle!” esclamò Virginia.
“Ehi! Venite da questa parte!” urlò Leonardo, “nella Sala VIII…”
“Chissà perché ne avranno cambiato la disposizione…” osservò stupita la ragazza dopo aver varcato la bassa porticina che immetteva nel locale. “Leo,” sussurrò poi guardandosi intorno, “ma questa stanza è decisamente più piccola!“. Subito la sua attenzione fu attratta da una placca rettangolare posta vicino all’entrata. Si avvicinò e lesse ad alta voce:

SALA VIII

Mantiene un pregevole soffitto ligneo
originale ed un camino del XIX secolo.
Costituisce il nucleo più antico del castello

Per evitare perdite di tempo, i due fratelli decisero di non soffermarsi ad esaminare i primi tabelloni, nei quali le particolarità morfologiche e gli stadi di sviluppo dei vari esemplari erano ben evidenziati attraverso schemi esplicativi. Così, in men che non si dica, raggiunsero lo spazio espositivo dedicato ai lepidotteri del territorio valdostano. Con l’aiuto del cugino iniziarono ad esaminare scrupolosamente tutte le vetrine che, oltre a reperti autentici, ospitavano anche interessanti macrofotografie riguardanti gli ordini più conosciuti. Ma, con amara delusione, dovettero convenire che la ‘loro farfalla’ non era catalogata fra quelle esposte.
“Forse abbiamo a che fare con un ibrido o forse qui non sono presentate tutte le farfalle della zona…” commentò Stefano.
“O forse quella che abbiamo visto in giardino viene da lontano!” aggiunse Leonardo.
“Per me era una farfalla magica!” concluse Silvio deciso.
“Avete già controllato nelle teche vicino all’uscita? Là potrete trovare delle varietà colorate davvero stupende e molto particolari!” disse la zia passando accanto ai ragazzi.
“No… ma temo che quelle non siano tipiche di questa regione!” puntualizzò Virginia.
“Se fossi in voi andrei comunque a darvi una sbirciatina… essendo qui!”. Poi la zia si rivolse al nipote più piccolo: “Vieni, Silvio! Vieni con me! Ti voglio mostrare una cosa molto interessante!”
“Posso venire fra un attimo?” la supplicò il bimbo. “Prima vado con la Titti a vedere se c’è la nostra farfallina!”
“Ok, ti aspetto in quell’angolo allora!” Così dicendo, la zia si diresse verso una serra lunga e stretta contenente, oltre a dei bianchissimi bozzoli, dei voracissimi bruchi di diverse specie.
“Come pensavo, Leo. Queste sono farfalle tropicali! Guardane la provenienza: Brasile… Brasile… ”
“Vì!! Come sono grandi! Fammi vedere… uhm… appartengono alla famiglia dei ‘Ninfalidi’… e questa?! Non è bella? È della stesso tipo ma viene dalla Colombia!”
“E guarda qui Leo! Quest’altra ha un nome importante…” disse Virginia avvicinandosi alla vetrina, “‘Papipio… Ulysses telegonus’… dall’Indonesia… famiglia dei ‘Papilionidi’… il suo…”
“Titti… Titti! Ho trovato la farfalla che abita nel nostro prato! Sì, sì… è proprio lei!” gridò quasi a squarciagola Silvio, attirando così per un attimo l’attenzione di alcuni visitatori che lanciarono ai ragazzi una penetrante occhiata di rimprovero.
“Già”, decretò Stefano che si trovava lì accanto al cuginetto, “è uguale a quella che ho visto l’altro giorno!”
“Uhm… non direi proprio del tutto…” sentenziò seriamente Virginia osservando da vicino l’esemplare, “la screziatura sembra diversa… sì, la nostra farfalla ha delle chiazze color rosa – non arancione! – e con dei bordi molto più regolari!”
“‘Heliconius erato’… ‘L. s.sp. cyrbia’…” lesse Leonardo. “‘L. s. sp.’… cosa vorrà dire?! Fa parte del genere ‘Elicoidi’… mah! vediamo la famiglia… famiglia dei ‘Ninfalidi’! E no, scusate… questa viene dall’Ecuador! Non può essere!”
Un signore dall’aspetto distinto – che all’insaputa dei ragazzi già da una decina di minuti stava osservando il loro grande entusiasmo per ciò che era esposto nelle bacheche – non aveva potuto fare a meno di captare l’ultima parte della loro conversazione e ne fu alquanto colpito. Di conseguenza, senza pensarci troppo, egli si congedò rapidamente dalla persona con la quale stava esaminando delle mappe relative alla disposizione delle sale e si avvicinò incuriosito al gruppetto. “Siete appassionati a questi meravigliosi insetti vedo… la cosa mi lusinga molto, sapete? È raro vedere dei giovani interessarsi a qualcosa di così particolare come le farfalle…”
“Sì, ma quella bellissima che vive a casa nostra, qui, uguale, non c’è! Beh… perché lei è una farfalla magica, ma nessuno mi vuole credere!”
“Zitto Silvio! Non dire sciocchezze…” lo riprese la sorella.
“Ah davvero! Ma… dove abitate?” chiese l’uomo con un’intonazione intrigante a tal punto da suscitare una certa perplessità nei ragazzi che si guardarono un po’ stupiti. Nessuno di loro rispose. La zia, che da lontano aveva intravisto lo sconosciuto avvicinarsi ai nipoti, andò in loro soccorso. “Ehi, scienziati folli, dobbiamo andare… torneremo un’altra volta a visitare il reparto dedicato ai coleotteri che Stefano desiderava tanto vedere… si è fatto tardi, se non ci affrettiamo non troveremo più pane a Saint Nicolas!”
“Buongiorno signora, mi stavo complimentando con i suoi ragazzi così affascinati da questi insetti! Oh, mi scusi, sono Ludovico Versini, il direttore di questo museo…” disse l’uomo porgendo cordialmente la mano verso la giovane donna.
“Molto piacere, Marisa Galli, e… complimenti a lei per l’interessante collezione!”
“Avete già visitato la Sala del Trono al pianterreno? L’abbiamo appena risistemata e c’è una speciale mostra temporanea di ‘Coccinellidi’ che meriterebbe proprio di essere considerata!”
“Veramente eravamo interessati ai vari tipi di farfalle… ma … forse… forse lei ci potrebbe aiutare! I miei nipoti stanno cercando un tipo di…”. La zia si interruppe bruscamente a causa di strane smorfie che Leonardo le stava indirizzando da dietro le spalle del direttore. Non riuscendo a capirne la ragione, si riprese in fretta: “Com’è la farfalla che avete visto di recente su da noi, ragazzi?!”
“Quale ‘farfalla’ zia? Forse ti confondi…” si affrettò ad interromperla Virginia.
“Ma come! L’avete anche fotografata… ricordi? Quella con le due macchioline rosa sulle ali che sembravano proprio dei perfetti cuoricini!”
“Due… cuoricini rosa? Per… perfetti? Quella ‘farfalla’?! Ma… ma ne siete sicuri? Impossibile! E voi l’avete… fotografata?! No, no… non può essere!” esclamò Ludovico Versini con incredulità. Il gruppetto rimase, ancora una volta, senza parole.
Realizzando l’imbarazzo che involontariamente aveva provocato, l’uomo cercò di giustificare subito la sua eccessiva reazione: “Vedete… si tratta di una farfalla… probabilmente… ehm, ecco… ritenuta estinta!”. All’improvviso si bloccò di colpo e si scrutò intorno come se stesse cercando lo smilzo collaboratore dall’aspetto piuttosto trasandato col quale stava discutendo poco prima. Poi continuò distratto e con un tono di voce più basso: “Sarebbe valutata migliaia di euro… sì, milioni di vecchie lire …ma … potremmo…”
“Milioni?!” esclamò Stefano esterrefatto.
“Sì, infatti…” aggiunse pronto Leonardo approfittando dell’attimo di smarrimento che aveva appena colto nel direttore, “… abbiamo soltanto un piccolo problema: tu ti stai sbagliando zia! La farfalla con le due macchioline rosa l’abbiamo vista l’altra sera su quella rivista che lo zio ha portato dagli Stati Uniti! Sì, sì… stai proprio facendo un bel po’ di confusione! Mammamiaaa… guarda l’ora! Il panettiere chiuderà esattamente tra venti minuti e… chissà che traffico troveremo se non ci sbrighiamo!”
E si accomiatarono così, lasciando il povero signor Versini con un’espressione dubbiosa disegnata sul volto.
“Ragazzi, siete impazziti?” chiese la zia contrariata mentre rovistava nella sua grande borsa cercando disperatamente la chiave dell’auto. “Quello era il direttore, non uno qualunque! Il direttore del museo! E avrebbe potuto esservi d’aiuto, per giunta! Per non parlare di quella… di quella farfalla…”
Stefano alzò le sopracciglia in segno di approvazione, ma Leonardo intervenne deciso: “Appunto zia! Noi non vogliamo vedere la nostra farfalla infilzata con uno spillo in una di quelle asettiche e fredde bacheche…”
“Ma non penserete…”
“Certo che sì! Non hai visto come brillavano gli occhi del direttore quando tu hai parlato dei ‘cuoricini’ rosa?” aggiunse Virginia.
“Aspettatemi qui, vado a pagare il biglietto del parcheggio e torno subito…”

[continua]

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