Opere di

Anna Maria Li Mandri


Esulti

Sono tornata!
Esulto e reggo incredula il
fardello della vittoria,
dopo lacrime inutili versate,
dopo le tante liriche dettate.

Sono tornata!
E mi sento riempire le mani.
E non v‘è più traccia alcuna
del precedente vuoto.
E inseguo il mio eco sui monti
e mi specchio nel mare dell’infanzia…
Non son più forestiera, ed
ebbro di gioia il mio cuore vola,
come fan l’api da fiore in fiore.

Palermo, 10 novembre 2006


La tela

Un pezzo di cielo
su tela tingevo
e del suo cobalto
che ne risplendeva,
nel sogno indugiavo
nel resto del bianco,
su segni lasciati
d’una matita esitante…
Un viandante, un paesaggio
e qualcosa d’altro,
qualunque ch’abbia
ad armonizzar con l’alto

Palermo, 2003


Amore coraggio

Un panino solo e un raggio di sole,
la tristezza nel cuore e
nutrirsi d’amore…
la villa, l’immenso, le strade,
l’azzurro…
tutto ciò che è profondo a
contrastar con l’onta.
E coraggiosi viviam e timor non abbiam.

Palermo, 2001


Sotto il cielo

Il mio tetto è il cielo.
Il mio vestito il verde d’intorno.
Ho per tappeto il suolo terriccio
d’un monte.
Non v‘è rumore alcuno; s’ode di tanto
un lieve fruscio di lucertole mansuete:
gioco con esse e
colgo l’affetto
dei fiori selvaggi dei fichi d’India.
Mi disseto della benefica aria
del monte
e mi assopisco all’ombra delle fronde.

Mi sveglierò dicendomi:
non è tutto ciò dunque il paradiso?

16 agosto 2005


Palermo amore mio

Chilometri d’asfalto per arrivare a te,
ventiquattromesi d’agonia lontan da te,
ma tu Palermo amore mio sei sempre qui per me.

Torno e ritorno, qualcosa è cambiato,
più gente, più caos più smog.
Smog, adorabile smog che prima cacciavo e che mi disturbava,
adesso ti adoro e conto le ore che vivo con te.
Mi fermo un istante, vertigini intorno… mi fisso sui piè:
che strano! quest’oggi Palermo è con me,
ma domani dov‘è?

Lo sguardo mio s’allarga,
strade e stradelle vicoli blu
crocevia e piazze, tante piazze che cantano
la loro storia.

Oltrepasso con la mente i portoni
dei palazzi degli antichi Borboni
e rivivo con loro la storia,
e poi ancora vicoletti e umidi androni,
portoni screpolati e nicchie, nicchie d’amore
che alleviano il cuore, scalette che van su e giù
dal passamano arrugginito,
antiche finestre dai cornicioni decorati,
a volte screpolati…
Palermo cara quanto bella sei tu!

1998


Stradina di periferia

Strade, quante strade da viaggiare
per raggiungerti o stradina
tu che sei in periferia,
per baciare l’aria di casa mia.

Pochi metri quadrati baciati dal cuore,
e accarezzo la muffa bianca
mentre ti attraverso con le fredde suole,
per salutare il tuo giardino
grande quanto un fazzolettino;
e mieto l’erba e bevo sole,
e qui ci trovo pane e sole,
pochi metri quadrati baciati dal cuore,
e mangio il frutto che ho seminato
e bevo l’aria di casa mia,
e mieto l’erba
e colgo miele.


Un bisogno di te

In un giorno di pioggia sei arrivato,
scaturito da una tempesta, e
ti sei posato,
come un angelo fulmineo,
sulla mia spalla bisognosa tanto di
conforto.
Quasi non ci credevo!
Dopo aver tanto pregato.
Quasi non ci credevo!
Dopo aver tanto invocato.
E t’ho chiamato: amico mio.
Tu che per m non eri niente ancora.
E ho lasciato che parlasse al posto mio
il cuore. – Occuparmi di te – Mi hai detto,
non mi costa affatto… anzi…!
... Nei tuoi disagi che adesso
son tanti, prometto che io farò per te,
molto e ancor di più.
Non avevo più fiducia in quelli intorno
a me, con la ragione che
c‘è l’avevano con me, e
aspettavo una persona come te,
che mettesse a posto le cose per me.
Come un angelo desiderato
ti sei soffermato,
in un giorno di pioggia, e mi hai consolata,
ero all’estremo e mi hai trasformata,
in una splendida rosa odorosa
di primavera.

Dedicata all’Avvocato G. Cascio di Palermo
11 febbraio 2006


Villa Niscemi

Non è tanto il tempo in cui angelo mio,
per i vialetti scoscesi cantavo, e
al salice piangente la mano allungavo
mentre il cane fedele all’ombra del viale
il suo codin scodinzolava…
Caldi tramonti d’estate tra le panchine
in legno ed in cemento a rimirar cos‘è
la vita, dove i fidanzatini distanti,
fermi a osservar lo specchio d’acqua
con i pesci rossi scambiavano sacre
promesse, formulando col pensiero che
“il desiderio s’avveri”, gettando il
sassolino che a fondo se ne andò
tra rosei petali profumati e
verde galleggiante
sull’acqua stagnante.

Angelo senz’ali! Quanto conforto davi!
Mentre andavi alla fontana, e insieme
a far la fila coi passanti per assaggiare
la frizzante acqua della fontanella e
dopo con pazienza pensavi alla riserva
e i boccali capienti forzavi d’acqua pura,
io stavo lì a osservar la collinetta
orlata di bordure verdi che una mano santa
avea disegnato con tanta cura, e
in mezzo a quella il rigoglioso Ficus
stropicciava al Pino
con le vette alte
quasi a sfiorare il cielo
dello storico Pellegrino
dove casa trovò “santuzza” venerata.

Andavo… e ci tornavo anche di sera
a meditare, mentre la luna tra l’alte palme
s’annaspava e la cicala cantava
ma d’ansia non tremavo, perché tu
figlio benedetto quanto conforto davi!

Dedicata a mio figlio Gabriele
1998


Il mare

Quest’oggi ti guardo e non sei calmo o mare!
Maestose e rabbiose si sollevan l’acque
sugl’ignari scogli.
Spumeggianti s’inseguon l’onde, assuefandosi
al grigio turchino, e l’ora fresca sulla pelle
ci confonde ché settembre.

E’ l’agosto camuffato, perché d’afa ci h
stancati, è la brezza frescura sulla spiaggia
spogliata, dove manca il bagnante, ma che
accoglie il passante.
Chi t’osserva o mare, della sua rabbia scoppia,
confusi sentimenti d’amore e di dolore, e
viene posto a te, a intenderne il perché.

O mare, col tuo fragor richiami la mente a
sapientare e il cuore fai sognare!

Poesia premiata al 3° posto – concorso Felice Bisazza – marzo 2000


Io ti faccio sognare!

L’odore dell’estate aleggia sulla pelle.
Casuale impatto con foxtrot e sloo
sul finir d’un gentil concerto, all’aperto,
al cospetto della tardiva sera.

Scarso giunge al piano il frastuono
della marea;
più alta è la nota che invita
a ballare.

Un quadrato smaltato è un’idea per provare:
corpi leggiadri come farfalle si muovono
a un tempo come volando;
passi scorrevoli, vogliosi e fieri
improvvisati nell’atmosfera. Che dire RINA?
Ma è poi tutto vero?
Ferma lo spazio! E’ un richiamo a sognare!

Poesia dedicata all’amica Rina Vizzì di Palermo – 8 agosto 2006


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