Il carretto del cielo

di

Anna Liverani


Anna Liverani - Il carretto del cielo
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 72 - Euro 9,00
ISBN 979-1259510860

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Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’opera è finalista nel concorso letterario Jacques Prévert 2021


In copertina: fotografia dell’autrice


Prefazione

Un filo sottile tiene insieme una silloge apparentemente frammentata in tematiche disparate: la domanda sul senso della vita si affaccia nitidamente per poi ritrarsi fino a sparire dietro argomentazioni più urgenti di ordine quotidiano che coinvolgono il sociale e il vivere nel mondo multiverso della multiculturalità. L’osservare il dispiegamento del potere come forma di comunicazione autoritaria sembra a tratti prendere la guida. In realtà lo sguardo dell’autrice si immerge in una scena talvolta caleidoscopica perché in continuo movimento e sempre mutevole, in cui anche l’aspetto paesaggistico induce emozioni e riflessioni fluttuanti, quasi una pausa preparatoria per il mito che a volte irrompe in un presente dilaniato da sofferenza e contraddizioni per portare una luce antica e più veritiera.
Le sfaccettature culturali derivate dai nuovi eventi sono una fragile via di fuga verso la libertà e coglierne il senso è un modo di interrogarsi sulla contemporaneità.
La riconciliazione del presente attraverso il passato per un nuovo futuro: l’importante è non perdere la rotta affidandosi a un altro timoniere.


Il carretto del cielo


Notte

La rampa celeste
delle stelle si disegna
nella notte azzurro-gas
delle megalopoli:
galassie
accartocciate sui
muri si avviano
verso l’ultimo
destino
lungo viali
tappezzati di carta
e senza alberi
sempre al centro
di un vortice
infinito.
Voci vibranti
parlano di progresso,
il deserto
della rinuncia
sempre in agguato.
Legno fossile
sotto la cenere del
desiderio
la città si espande,
arrampicandosi
sui crinali
si specchia
nel mare
in un fremito di
luci,
immagine diafana
arma del poeta.


Paris: la ville

Parigi è un ricordo
lontano:
la grand ville
appare tra gli
alberi
di un percorso
antico
cancellato dal
fragore incessante
della fuga di volti
rapiti sulle sei
corsie. Un ponte è
un invito a entrare
in città:
l’incertezza tra
la Defense, i molli
caffè di
Montparnasse
il Quartiere Latino
e
le sue piazze, la
varia umanità e le
girandole di colori
…il pavè…
le lotte incorniciate
in un ciak senza
fine, la libertà
ferita volata dalla
finestra e finita in
Place S. Germane
confusa tra la folla
questuante che
forse non sa ma
chiede amore in
cento lingue
diverse.
E poi la sera a
onde, “en foule” sui
boulevards in
cerca di
vento estivo lungo
la Senna tra
spettacoli
improvvisati e
acrobati di strada
…i fiammiferi di
legno che si
spengono
lentamente fra le
dita.


Montmartre

La scalinata di
“Montmartre” salita in
un soffio, la cupola
del “S. Coeur” bianca
nella notte come un
tempietto indiano
le mani di Rubinstein
sulla tastiera avorio e
nera del pianoforte in
un angolo della
“cave” e poi suoni,
rumori altre voci di
strada pittori al
cavalletto a servizio
di turisti distratti,
profili di gesso e
guazzi di “Pigalle”.
Impressioni di
madreperla al museo
delle cere, infine fuga
precipitosa verso il
centro da un atollo
consacrato all’arte e
galleggiante su un
mare di luci. Ritorno
sommesso sulla scia
di Hemingway in
direzione di
“Montparnasse” al
“Negro di Tolosa”.
Sorpresa, silenzio di
lunghi viali alberati e
poi di nuovo chiasso,
rumore, “brasserie”
aperte fino all’alba,
quando la
notte affonda in un
“cafè au lait” mentre
il giorno si rischiara
nell’attesa di un
tiepido croissant.
Snodo di romanità,
tenue ricordo di
geometrie perfette
nella bruma del
tramonto e struggente
desiderio di umanità,
di quell’ineffabile
senso dei rapporti
umani per troppo
tempo sacrificati
alla Storia.


Alba

Parole taglienti
come
lame d’acqua sui sassi
affioranti,
tra la terra rossa mai
calpestata, nuove
onde che si
accavallano sulla riva
sotto un medesimo
cielo.
Parole echeggianti
tra foglie lucide di
pioggia nella foresta,
tra i pagliai della
pianura mentre il
fuoco della sera
asciuga le ferite e
losanghe di camicie
sfidano la sorte.
L’anima della terra
ormai si rivolta,
custode silenziosa
della vita
tra sibilanti saette di
fuoco, roccia grigia
delle caverne e
terreno battuto intorno
fino
all’alba.


Volo

Rinascerai dal mare
quando l’esistenza
sarà come pietra
e il sogno si
allontanerà
sulla linea tesa del
crepuscolo: non
inseguire la speranza,
non l’hai mai
conosciuta,
tu respiri e vivi anche
se hai dentro
un dolore profondo.
Verrà la notte e il
pianto delle stelle
la sola panacea del
sonno riparatore.
Un risveglio in riva al
mare, il volo dei
gabbiani nell’aria
del mattino
sferzeranno il tuo
sguardo
di nuovi preludi e
allora ancora fiero
sarà il tuo passo.


Cadre

Gli amanti del Pont
Neuf sorridono al
pittore degli
innamorati,
gli chiedono il perché
di quella chioma
fiammeggiante sotto il
ponte.
Lui risponde in tono
vago… senza
gallicismi.
Il ponte, il fiume e
tutto
il resto è sotto
un’assurda luce blu,
una fitta cortina
azzurra.
È il pandemonio
della luna.


Il seminatore

Il piantatore di mais
procede sempre
in linea retta
ma semina “storto”:
così non saprà mai
quanti uccelli ha
sfamato.
Come nell’identica
metà di un seme
alato
è lo stesso
per la parola
e per ciò che
ha suscitato
senza ombra di
ripensamento.


Sospensioni

Avventurarsi in una
grotta marina
scorrendo
tra i suoi meandri
prima scoscesi e poi
tondeggianti,
accarezzare il ventre
della terra-madre
e avvertire
appena il tonfo profondo
di un sasso tra gli abissi.
Dimensione ancestrale,
regolata soltanto da
segrete simmetrie
delle maree, dal canto
delle balene e dal
rollio di una prua che
si insinua nel blu
sfiorando le rocce.
Culla nascosta, antico
rifugio ed ultimo
baluardo contro i
balenieri
l’ombra nera che
soffia ti affida
il suo destino.


Litorale

“Fegina” di sera
incorniciata dalla
luna,
baia delle stelle e
delle sirene pensanti
raccogli le onde
ai piedi del Gigante,
mentre ordini ai
venti
di ripiegare le vele
quando il mare si
accende di luci
di lampare come
ad Hong Kong o
in altri punti del
pianeta e
intanto
ostenti
la tua prua
di pietra.


Polvere lunare

Il tempo nel deserto
è solo spazio aperto
crinali di sabbia,
sequenze di dune
perfette spostate
dal vento,
aride piantine
misurano il
cammino
con tralci lunari
come lunghi
tentacoli che
ne saggiano
la sorte.
Piccole architetture
vegetali di forma
umana
ricordano di quel passo
rimasto impresso
in un sasso
prima che le mani
dei Tuareg
lo posassero in circolo
per farne un focolare…
scintille di sterpi
sciamanti sotto la luna
senza posa
cammelli addossati
nel riposo:
nel deserto non c’è
massa ritmica.


[continua]

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