Racconto premiato di Angelo Passera


Con questo racconto è risultato 6° classificato – Sezione narrativa alla VII Edizione del Premio di Scrittura Creativa dedicato a Lella Razza 2011


Una patina di peccato

E pensare, che non più tardi di dieci anni fa, il prevosto non voleva nemmeno battezzarle perché diceva che non riusciva nemmeno a trovarle.
Adesso, la parrocchia è entrata di prepotenza nel nuovo millennio, dal momento che al vecchio prevosto, che sta andando sempre più in là con gli anni e con la testa non è che ci stia, poi, più tanto, è stato affiancato il nuovo coadiutore, Don Estasi.
Vista la cronica carenza di vocazioni autoctone, sono andati a pescarlo fino in Messico.
“Occhiali rayban,
un accenno di mosca sul mento,
un incarnato che pare un’abbronzatura perenne,
abito trendy su camiciola Calvin Klein,
scarpe puma,
braccialetto d’oro al polso destro,
collarino bianco giusto per la celebrazione delle sacre funzioni”.
E’ stato lui, il Don Estasi, a introdurre una rivoluzione copernicana nella parrocchia.
Una rivoluzione, che ha introdotto quello che lui stesso ha definito con un neologismo coniato ad hoc:
“Il Marketing ad usum parrocchiale”
E’ un dato di fatto, difficilmente confutabile, che ormai all’oratorio, il sabato e la domenica pomeriggio, “ ien restadi duma chi quàter fiùleti” a tirar calci al pallone, per cui il trend tendenziale, aggravato dal noto calo demografico in atto, sta inesorabilmente imboccando un punto di non ritorno.
Il fatto è che “a chi quàter fiùleti”, che tirano calci al pallone il sabato e la domenica pomeriggio, appena incomincia ad aggiustarsi la voce, non ne vogliono più sapere di andare all’oratorio e
“tùti riùnidi in grumi de fiùleti e fiùlete” se ne vanno al bar e il sabato e la domenica in discoteca.
E’ a questo punto che, in omaggio al vecchio adagio, per cui se la montagna non va da Maometto è Maometto che va alla montagna, che il Don Estasi decide di andarci su quella benedetta montagna,
e allora,
“prima che i bar e le discoteche costringano l’oratorio alla chiusura perché non trovare una valida alternativa?
Già, ma come?
Gli portiamo noi un’ondata di aria fresca in oratorio a chi quàter fiùleti prima che le loro voci cambino tonalità .
E poi, per fare le cose proprio per bene, mica che si dica in giro che , “a lé propi la cumpagnia de l’uratori”, ci diamo anche una patina, ma giusto solo una patina di proibito a questo locale. Se non c’è quel briciolo di proibito, deve essersi chiesto il Don Estasi, che gusto c’è mai ad andare in quei locali.
Solo che non è mica come dire, per un prete, sia pure al passo coi tempi ,come il Don Estasi, ad andare a scovare quel pizzico di profano da collocare nell’ambiente.
Un prete, il peccato deve combatterlo, mica deve fabbricarselo, e d’altronde per una patina di peccato non è proprio il caso di rivolgersi alle betoniche, che girano sempre in parrocchia.
Ma è già scritto nelle stelle e la patina di peccato si presenta, puntuale, in un pomeriggio di fine novembre nelle forme, e che forme, di una ragazza.
“Pioggerella noiosa, che imperversa da giorni e ti entra nelle ossa e quel fatidico pomeriggio, sotto quella pioggerella insistente, il Don Estasi non ti si va a bucare la gomma.
Apre il cofano, tira fuori il martinetto, il crick e la pioggerella continua a venir giù implacabile. Una giovane senza far niente di trascendentale, è proprio lì, è semplicemente lì col suo ombrello multicolore. Capello ricciolino di un improbabile biondo platino, che pare l’arcangelo Gabriele, che guarda giù dalla volta celeste, stivalone rosso sadomaso, con tacco a spillo su microgonna con spacco inguinale, che lascia intravedere, insomma roba che solo a raccontarla da molto da pensare.
Il fatto è che la giovane, convinta, per deformazione professionale, di trovarsi di fronte al potenziale cliente, mentre il Don Estasi è tutto preso nella sostituzione del pneumatico, prima lo ripara con l’ombrello e poi, si sa com’è, il Don Estasi non vuole mostrarsi scortese e instaura con lei una breve conversazione, finchè la giovane, venuta a conoscenza della sua vera identità, finisce per lasciarsi andare tra le lacrime sulla vita agra e grama a cui è stata costretta da oltre un anno da quel balordo che, con la promessa di farle fare l’estetista, l’ha messa in strada.
Il Don Estasi a stò punto non se la sente di lasciare la pecorella smarrita sotto la pioggerella, per cui, quando lei gli chiede un passaggio, perché ormai si è fatta l’ora di smontare, lui, pur paonazzo fino alla punta dei capelli, con forzata naturalezza, le apre la portiera. Durante il viaggio la giovane si comporta con l’innocenza di una educanda continuando a tirarsi la microgonna nel patetico, quanto vano tentativo, di coprirsi. In breve tutti vengono a sapere dell’incredibile vicenda successa a Don Estasi e ancor più incredibile è la conseguenza che ne deriva.
Don Estasi viene preso come esempio di umanità e tolleranza verso il prossimo. La Chiesa esalta come una soluzione concreta all’annoso problema del come togliere quelle povere sciagurate dalla strada.
Il Don Estasi, che incomincia anche lui ad avere i suoi annetti e somiglia sempre più al Clooney, che tutte le ragazzine, e non solo, impazziscono per lui e gli mandano, pure, gli sms, galvanizza tutte le sere il suo sempre più folto uditorio. Ha trovato il modo di farci entrare anche la messa on line, che si può seguire in diretta non stop da comodi postazioni video.
La giovane, ormai “tornata sulla retta via”, non ci mette molto a carpire pure il piglio dei lumbard. Grazie all’aiuto di Don Estasi, pensa bene di dar vita a un’attività commerciale, che provvede alla fornitura di prodotti di ogni genere e tipo ai negozi di estetista in tutta Italia. Ma la giovane, cuore d’oro, pensa anche a fare, a modo suo, della beneficenza. Non potendo dimenticare le ex compagne dell’anno passato, pensa anche all’indotto, dando vita, con i contributi agevolati per la neo imprenditoria femminile, quote rosa, ad una fabbrichetta, che da lavoro alle sue ex compagne. Giù coi libri le brasiliane, ma in nero ovviamente, ci si perdoni il gioco di parole non voluto, quelle della Nigeria e del Senegal perché va bene tutto così. Ma se li tieni tutti in regola, al giorno d’oggi, finisce che il fisco ti strangola e ti trovi a lavorare per quelli di Roma ladrona. Una fabbrichetta si diceva, che produce tutta una serie di oggettistica tipo bigiotteria, articoli promozionali ed accessori moda: ”ESTASI MODA”.
Ritornando al Don Estasi, che è diventato nel frattempo monsignore, l’han voluto a tutti i costi a Roma perché si occupi delle problematiche giovanili con una rubrica tutta sua, che va in onda a notte fonda dai microfoni di radio vaticano( e bisogna vedere che dati di audience fra i latini al di qua e al di là dell’oceano!!!). E’ ormai quella che si dice un’icona vivente.
Nelle ovattate stanze vaticane corre voce, meglio dire si sussurra, non si sa con quanto fondamento, che alla sua dipartita, che, peraltro tutti si augurano il più lontano possibile, se non altro per i quotidiani dati di auditel, ci sia un progettino per dar vita ad un processo lampo di beatificazione, Santo subito!, nella veste di : “Il santo delle pecorelle smarrite”.
Categoria che, perlomeno a tutt’oggi, risulta ancora scoperta in materia di santo protettore.

Passera Angelo



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