Opere di

Andrea Violi


FERRAGOSTO

Giorno di bambagia,
frenetiche cicale
rimpiazzano auto frenetiche,
un sole deciso
ma non irriverente,
la rada brezza
spezza il torpore
con preannunci settembrini.
Silenzioso, immobile,
ho tutto il tempo
per rimuginare un dolore.


ATTUALITA’

Di fiori e diamanti non parlo,
chè vivo di scarichi industriali,
fumi e automobili in colonna,
a perdita d’occhio.
Usignoli non sento,
unicorni non vedo,
lo posso giurare.
Colpi di sciabola,
bastioni, torrette,
cingolati, stiletti negli stipi,
strette di mano, scariche
di negativa energia.
Prati di margherite non ricordo,
maree nere, gabbiani nel pantano sì.
Soprattutto ebeti sorrisi
di gente inquadrata
per un attimo in TV.


FEBBRAIO

Resto
a spiare l’aiuola,
immaginando primule
nel denso
fogliame secco,
tra sterpi acciaccati,
e onde sgargianti
fantasticando vedo
su terra monotona e brulla.
Del mio forziere
stipato
di fotogrammi
vivo,
piccolo come
un ciuffo d’erba,
grande come
un ciuffo d’erba.


La solitudine
si nutre solo
di sé stessa.
S’avvolge all’anima
come la serpe al corpo,
e stringe le spire,
soffocando.
Raffredda l’orizzonte,
prosciuga le parole,
attenua
il colore del sangue.
Rapisce gli slanci,
diffonde i silenzi,
sigilla l’involucro
di lettere scadute.
Il tuo prezioso
discernimento
s’impaluda
come il tarabuso nel fango.
Non è infinita,
però.


HORROR VACUI

Ombre sulla Pietra
suonano il flicorno
nella notte novembrina
di luglio.
La poiana
del mio spirito
sorvola l’Appennino,
anime trascorse
appaiono
a corollario
dell’Orsa Maggiore.
E’
di un mistico sereno sguardo
il tutto.


AVISIO
(2002)

Nel torrente
che segna la valle
ci sarà un sasso
che ho gettato io.
L’acqua gelata
passerà
notte e giorno, lo farà rotolare,
scivolare,
scendere,
rimbalzare.
Che bella idea
aver lanciato
il sasso nel torrente,
che poca cosa
tutto il resto…


TABERNACOLO
Umbria 2006

Riflessi violacei, colline blu
tra due tempi di un gioco finale.
Un’altalena vuota
e già un carnet di memorie gentili
per le ondulate, poco abitate propaggini
di un mondo francescano e sereno.

Nuovi riflessi a colpire la fronte
da un rosone in technicolor,
e mille anfratti fortunati
per il visitatore.

Poeticamente inevitabile
il tramonto;
tra Cimabue e Giotto
i nostri piccoli occhi.

Clitunno
è il nome dell’armonia.

Rocche murate fra i sapori
tramandano pietre e gusti
con pari iattanza.

Il furto del tempo
non perde il calore
del sole sul selciato,
di uno sguardo,
del ricordo.


LARIO
(note di un breve viaggio)

Amici di varie impressioni
nella villa prospiciente il lago,
un piccolo incerto aereo
sorvola le ultime acque.

Folate di aria svizzera
sul battello traversante;
dal promontorio
accoglienti giardini liberty.

Prelibata cena
con nettare di Galilea,
silenzioso ritorno
nella fresca sera blu.

Un mandala
di poche ore rubate,
serene
come i tuoi occhi.


PRIMI FIOCCHI DI NEVE DEL 2008

Nella notte tra 2 e 3 gennaio,
alle 2.51,
rinserrando finestre,
vedo scendere
un coriandolo bianco
dimenticato
da un futuro carnevale.
Eternamente
ondeggia ironico
prima di sfiorare
il filo d’erba
che silenzioso
lo assorbirà.
Un suo compare
lo segue presto,
facendo finta
di capitare
come l’ultima gocciolina spessa
gettata da un secchio
invisibile.
Il tenebroso freddore
appena s’inchina,
appena s’inarca,
e senza solco
questo pensiero presente
di acqua e cristallo.


Scritte tra il 2001 e il 2008.


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