Opere di

Andrea Asti


LUCREZIA

Stringere la vita con le unghie e con i denti,
ridere di gusto con occhi cangianti,
sussurrando poesie e squarciando silenzi.
Chiudere gli occhi un’ultima volta,
fra il respiro del mare e un raggio di sole,
fra ombre e colori e una canzone lontana.

Un soffio di vita,
leggero, leggero,
che urla, canta, colpisce e travolge,
un inno al coraggio, un sorso di grazia.
Come passaggio silente e discreto,
vento gentile dipinge vallate,
goccia incessante scolpisce montagne.

Vivere,
vivere ancora in ricordi senzienti
e nel ricordo di una forza bruciante.

Correre forte sostenuta dal vento,
volare in alto con ali di luce,
il sole ti scalda senza bruciarti.
Gridare forte, ora, su prati innevati,
la voce sottile ammutolisce commossa,
nulla è più bello, nulla più grande.

Come cuore che batte impazzito di gioia,
giusto il riposo dopo lunga battaglia,
folle la festa dopo maestosa vittoria.

Trono dorato ti accoglie lucente,
piccola stella per anime erranti.


PRIMA NEBBIA AD EST

Prima nebbia ad est.
Un pallido sole risveglia la mia coscienza,
a fatica gli permetto di ferirmi occhi e sensi.
Umidi campi come muri di nulla,
come strada in un buio che conduce al senziente.

Dovrei capire, forse,
ma la musica è assordante.
Dovrei fermarmi, forse,
ma il silenzio spaventa.

Prima nebbia ad est.
Guido sicuro, dannato e distante,
guido e la luce combatte orgogliosa.
Un bavero alzato a difesa dal freddo,
non da pensieri brucianti e fendenti.
E’ la danza dei colori a tenere in vita,
è una lama di sole attraverso l’inconscio.

Alveoli imploranti chiedono aria.
Supplicano, piangono: “non darti per vinto”,
respiro avido acqua gassosa,
mi faccio del male e ne vale la pena.

Prima nebbia ad est.
Iridescenti germogli sepolti dal nulla,
come rabbia annegata in un mare di sogni.


SHANGHAI

L’acqua si cheta, forse è il momento
Accarezza, concilia, custodisce, un battito leggero si affaccia
Massacrando il cuore, l’anima si interroga
Odo, in lontananza, pare un’idea
Roboante come mille tempeste, come mille urli silenziosi
Eri in controluce, disegnata dal sole

Come un pensiero libero, fra le pieghe della poesia
Ancora un giorno solo, lo farò bastare
Neve e fango convivono, elementi di un’unica realtà
Calore e rabbia, uno per controllare l’altra
Eliche di petali, l’inverno si assopisce
Lampi di consapevolezza in un mare di noia
Lambisci il mio sorriso, con sguardo di ghiaccio
Ardo per bruciare vita, polpa da assaporare, fino all’ultimo morso

Il giorno dei giorni, apoteosi di un sussulto

Piove da giorni, ormai, ma è asciutto, è tutto asciutto
Esuli figli di Eva, a te ricorriamo
Cementati in un unico destino, senza possibilità di fuga
Coriandoli di polvere, su terreni spirati e aridi
Amaro e violento, come sangue rappreso in gola
Tizzoni di un passato perduto implorano vita
Infine la risposta, all’inizio di ogni cosa



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