I giorni della mia vita - poesie

di

Amedeo Millefiorini


Amedeo Millefiorini - I giorni della mia vita - poesie
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 140 - Euro 12,50
ISBN 9791259512260

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In copertina e a pag. 99: «Giardino Alberto Moravia (Milano) ex Parco Berna Ciclamini» fotografie di Cristian Luca Santi


Introduzione alla seconda edizione

A distanza di alcuni anni il successo della prima edizione ha spinto l’Autore a curarne una seconda insieme alla moglie Laura Fajella. Sono state apportate numerose correzioni e delle composizioni sono state riscritte completamente con sensibile miglioramento della forma poetica.
Amedeo Millefiorini ha amato le lettere fin da bambino, ma si è dedicato lungamente alla professione medica preferendo vivere per scrivere piuttosto che scrivere per vivere.
Questo libro rispecchia delle esperienze personali, che danno al lettore lo stimolo per delle riflessioni su tematiche e valori fondamentali. Non si tratta di un’autobiografia, ma i ricordi hanno ispirato molte pagine sicuramente indimenticabili, come quella della lirica “Per i tuoi quattordici anni”.
La poesia “Il viaggio della vita”, “Da giovani si sogna, / da vecchi si ricorda / con velato rimpianto / tutta la vita, / che è un viaggio difficile e stupendo, /che ognuno farebbe / con gioia immensa / di nuovo per intero / infinite volte”, racchiude li significato di quest’opera, che ripercorre alcuni momenti significativi della vita di Amedeo, legati a figure femminili che prendono forma dai ricordi e dalla fantasia.
Negli incontri menzionati, sempre coinvolgenti, si evidenzia frequentemente la ricerca di un sentimento profondo e duraturo. La faticosa ricerca di un’anima affine viene rievocata con intensità nella poesia “La mia libertà”: “Prima di conoscerti / dalle altre / sono stato illuso, / respinto, tradito, / abbandonato; / nessuna mi ha voluto / veramente bene”.
Molte poesie sono infine dedicate alla moglie Laura, che ha portato nella vita di Amedeo tenerezza e serenità; ricordiamo questi versi della lirica “A mia moglie”: “Ripenso/ a un mattino di aprile, / a quando eravamo fidanzati, / al nostro primo bacio, / alla primavera della nostra vita, /al tuo viso tanto bello, / ai tuoi occhi luminosi, / al tuo sorriso”.
“I giorni della mia vita” è in sostanza un’esaltazione dell’amore e del matrimonio, ritenuti basilari per il coronamento delle esigenze affettive dell’individuo.
Infine la fede in Dio e gli affetti più profondi mitigano la mestizia esistenziale della condizione umana, espressa il 7 giugno 1975 nella poesia “Capire”: “Un mondo senza dolore e senza tempo; / la certezza dell’amicizia e dell’amore, / sensazione di immutabile felicità. / Poi, pian piano,/ la realtà, / diversa, / ma da accettare; / camminare / vedendo già/ la fine della strada”.

Leandra Millefiorini


Prefazione alla prima edizione

Le poesie della silloge “I giorni della mia vita” di Amedeo Millefiorini raccolgono le esperienze vissute e le profonde considerazioni che nascono da una continua indagine del mondo interiore sempre capace di porre al centro della visione esistenziale, la propria concezione dell’amore che sottende a tutta la silloge come una continua espressione del profondo sentire lirico di Amedeo Millefiorini.
La rivisitazione parte dai ricordi dell’infanzia con i sogni d’un bambino, quando “il sole accarezzava” il viso e l’immagine d’un bambino che rideva felice “correndo nei prati”, che “credeva nelle cose più belle” e viveva in un mondo di “dolci illusioni” con la gioia dentro il proprio cuore.
E poi, il periodo della giovinezza quando, mano nella mano, passeggiava con la fanciulla innamorata e, dentro di sé, sentiva la “tempesta” sentimentale, la necessità vitale di amare, il desiderio di ricercare l’amore assoluto.
E ancora, attraversando i giorni della vita, ricordando gli affetti familiari, le amicizie e gli incontri densi di valori umani e sentimenti, ecco uscire in superficie le disillusioni, le ingenue speranze, le metamorfosi nel tempo e i cambiamenti delle persone, nonché la volontà di salvare i valori fondamentali che stanno alla base d’una vita in armonia ed equilibrio.
Nella strada percorsa, costellata da sogni e ferite, nel senso di solitudine che fa tornare alla mente i ricordi, nelle immagini del tempo andato, nell’amore per una donna, nel desiderio di vivere delle “semplici cose”, v’è tutta la profonda capacità di rivisitazione del proprio sentire che miscela, con onestà e limpidezza, gli incanti e gli entusiasmi, la tristezza e il senso di vuoto così difficile da “colmare”, le meravigliose emozioni e le malinconie fino ad elevare al massimo grado i sentimenti profondi che nascono dal cuore e sono un autentico “dono”.
Amedeo Millefiorini alimenta le parole delle sue poesie, vissute sulla propria pelle e profondamente sentite, con la consapevolezza d’un uomo che ha percorso il suo faticoso cammino, la sua avventura nelle innumerevoli situazioni della vita.
Ecco allora che, nell’ora della sera, quando la malinconia sottile scende nel cuore e porta al tempo perduto, ai sogni inseguiti, alle illusioni svanite, ai desideri che sono rimasti tali, alla visione d’una donna che possa incarnare la speranza d’un amore puro… tutto finisce con il fare i conti con la vita che sfugge, giorno dopo giorno, che conduce lo sguardo “oltre il buio della notte”, oltre il pianto e i sogni solo accarezzati, superando le pene d’amore nell’ultima primavera, le cadute così come la disperazione: e nella poesia “Veglia notturna”, Amedeo Millefiorini così scrive “Attendo l’alba / sognando ad occhi aperti / nel buio / il mio futuro”.
Nelle sue poesie, sovente, emerge questo senso di solitudine “Io sono solo sotto questo cielo/sono solo sopra questa terra… / solo a vivere la mia vita/una vita sempre uguale”: la condizione esistenziale è fortemente sentita e, in alcuni passaggi, appare quasi lacerante seppur v’è sempre lo spiraglio d’una consapevolezza che la vita possa offrire una visione positiva e permetta di desiderare “giorni migliori” perché “verrà anche il mio giorno. / Il sole si fermerà nei miei occhi / ed io entrerò nella luce”.
Ed infine, suona come constatazione inesorabile, la considerazione di Amedeo Millefiorini “Da giovani si sogna / da vecchi si ricorda / con velato rimpianto/tutta la vita”, dopo aver rivisitato le numerose esperienze della sua vita e dopo averne tratte le dovute conclusioni che hanno comunque implicato profonde riflessioni sulle proprie scelte ed errori, speranze ed illusioni, malinconie ed inquietudini: e, come in un’analisi finale che ha indagato il personale viaggio sicuramente difficile ma capace di offrire meraviglie e soddisfazioni, le sue poesie diventano il sigillo dopo “i giorni vissuti” così intensamente.

Massimo Barile


Introduzione alla prima edizione

Questa raccolta di poesie si legge facilmente e con piacere. È un’opera originale, una sorta di diario sentimentale che abbraccia un periodo della vita di mio fratello Amedeo di oltre quaranta anni.
A composizioni nate da voli della fantasia si affiancano e si susseguono poesie introspettive e di approfondimento interiore, che vanno dai turbamenti della pubertà ai sogni dell’adolescenza alle esperienze fondamentali della giovinezza e della maturità.
Il filo conduttore della raccolta e della vita di mio fratello è l’amore, vissuto sempre con profondo coinvolgimento. Si presentano così alcune figure femminili plasmate con la fantasia ed infine l’immagine della moglie adorata.
Amedeo ha cercato instancabilmente un amore immenso ed assoluto ed è riuscito infine a coronare il suo sogno.
Altre tematiche arricchiscono la raccolta: gli affetti familiari, sentimenti di amicizia, motivi religiosi, riflessioni sulla vita, la commozione di fronte al dolore e all’infelicità fisica, l’ammirazione per due personaggi famosi rispettivamente del mondo della musica leggera e dello sport, alcuni racconti.
Nella trattazione dei vari argomenti si avverte una forte tensione verso l’infinito e il trascendente, che culmina frequentemente nel pensiero della morte, desiderata come liberazione dai dolori della vita o accettata quale coronamento di quest’ultima.
Nell’ultima parte del volume vi sono due poesie di argomento sportivo che l’Autore ha scritto con la preziosa collaborazione della moglie Laura. Esse sono caratterizzate da originalità e simpatia.
È da notare che, fatta eccezione per Laura, Lavinia e Licina (nipoti dell’autore), Don Backy e Raffaele Palladino, non vi sono nel libro altri riferimenti precisi a persone esistenti o esistite. Infatti tutti gli altri nomi che compaiono nell’opera sono frutto di immaginazione.
Dalla prima all’ultima pagina di questa raccolta l’ispirazione è sempre viva, mentre lo stile espositivo si mantiene costantemente limpido e gradevole.
Nelle varie composizioni si celebrano i sentimenti, i ricordi e i sogni con l’esaltazione dei valori positivi della vita; il messaggio contenuto in questo libro supera così la sfera individuale per esprimere gli affetti più intensi degli esseri umani.

Leandra Millefiorini


I giorni della mia vita - poesie


Gli autori dedicano questo libro
alla sacra memoria del loro
Maestro di letteratura e di medicina
Chiarissimo Professore Vincenzo Colavolpe.


Una baracca piena di amore

Se penso alla nostra vita, piena
di lacrime e pianto, di sospiri amari,
capisco che anche per noi
c’è un poco di felicità.
Solo pane duro sull’umile desco,
ma a noi sembra buono,
perché sempre non ne abbiamo.
Un giorno intero vagando per la città
e quando poi torniamo a “casa”
tutto è triste, più triste che mai.
Umide notti passate a ricordare
i nostri giorni senza sorriso,
illuminati solo da vane speranze.
Interminabili notti trascorse
a volte anche ad amare,
dimenticando per un’ora
le tante avversità della vita.
Fuori piove ancora,
dentro fa freddo,
ancora di più adesso che
si è spento anche il fuoco.
Ti stringo a me,
tu tremi tutta;
ti bacio,
e stai piangendo.
Quando poi spunta il giorno
sento che ci amiamo perdutamente.
Non c’è più pane, non c’è più fuoco,
ma l’amore è per noi pane,
l’amore è per noi fuoco.
Abbiamo il sole,
abbiamo l’amore,
abbiamo Chi ci pensa in ogni istante.
Dimmi, che cos’altro possiamo volere?
Non piangere, questa è per ora
la nostra sorte.

Se pensi alla nostra vita, piena
di lacrime e pianto, di sospiri amari,
capisci che anche per noi
c’è un poco di felicità.
Forse però un giorno
qualcosa cambierà.

Estate 1966


Il canto della solitudine

Io sono solo sotto questo cielo,
sconsolato sopra la terra
che non mi sa amare,
a vivere la mia vita,
un’esistenza sempre uguale,
ma che in ogni modo finirà.
Il mondo non sa chi sono io
ed io non so che cosa è il mondo;
però quando viene la sera
cerco compagnia,
ma nessuna mi vuole.
Guardo queste stelle,
che sono mille soli
per mille e mille occhi
che non guardano mai me.
Stelle, per chi brillate?
Date anche a me un po’ di luce!
Io morirò solo come sono vissuto
e nessuno saprà
che anch’io ho amato questa vita
che mi sfugge inutilmente
fra le mani, giorno dopo giorno,
nell’attesa di un amore
che non verrà mai.

Estate 1966


I sogni dei bambini

Un tempo anch’io sono stato bambino.
Nelle buone giornate il sole mi accarezzava
e ridevo felice correndo nei prati;
allora credevo ancora nelle cose più belle
e mi lasciavo cullare da dolci illusioni.
Poi sono cresciuto e ho abbandonato
i libri di favole, i giochi e le speranze.
Adesso penso ai miei sogni
ormai lontani e velati di oblio;
essi sono ancora nei ricordi
anche se li credevo perduti per sempre.
Oggi qui nel parco è un mattino di sole,
ma io piango amaramente.
Dei bimbi in silenzio
mi stanno a guardare,
degli altri giocano sereni,
gli uccelli volano liberi nel cielo.
Non posso, non debbo distruggere
quello che un giorno fu
il mio giardino incantato,
perché mi ha dato tanta gioia
e lo ripenso spesso con nostalgia.
Ormai non mi appartiene più;
per questo debbo lasciarlo a chi
saprà amarlo anche per me,
così i desideri della mia infanzia
continueranno a vivere
in tutti i bambini del mondo
e io li rammenterò con tenerezza.

Estate 1966, 2008


Per lei

Un cielo che ha l’immagine sua,
rocce che hanno nel seno
due piccoli cuori,
monti dietro i quali sorgeva
il nostro astro d’amore.
Un paese da me molto amato,
le cui strade mi portano indietro,
in un mondo lontano,
dove vivevo, per lei;
strade che sanno il mio tempo,
un tempo che fu solo per lei.
Occhi che vedono in me
quel ragazzo che un giorno partì,
gente che ormai mi ha scordato;
ma tutto ancora è rimasto com’era
e tutto ancora mi parla di lei
come in quei giorni,
anche se ormai lei non c’è più.
Nella piccola strada
cerco la fanciulla
che ogni notte sognavo;
torno sulla strada
che va alla campagna,
dove ci trovava per mano
la brezza della sera.
Guardo questa gente
seduta sugli usci,
un mondo che l’ha conosciuta,
scruto queste stelle,
stelle che sanno il mio tempo,
un tempo che sarà solo per lei.

Ofena, settembre 1966


Pubertà

Il bisogno di avere
qualcuno da amare,
a cui riportare
infine ogni cosa.
Il desiderio di entrare
davvero nella vita,
ma non avere il coraggio
di voltare per sempre le spalle
a qualcosa che è ancor troppo vicino.
Avere nel cuore una grande tempesta,
e non sentirti lo stesso di prima,
senza sapere di essere cambiato.
Come statue di nebbia
al sorgere del sole
vedere distrutti gli idoli in cui
fino a ieri hai creduto.
Fuggire in un cielo di fragili sogni
cercando lontano
quel che il mondo non ha,
per poter dire poi
di averlo perduto.
E senza sapere
essere felice in quel piccolo nulla,
soltanto perché lei ti ha guardato.

Roma, febbraio 1967


Pianto sincero

Più della vita ha potuto la morte;
stringe quelle mani rigide e tese,
come ad afferrare la sua anima pura,
quelle mani che hanno creato per lui
tutto un mondo di amore
che ha disprezzato.
E le bagna di pianto.
Mamma, perdona quel figlio
che tanto ti ha amato
e non seppe mai dirlo;
guarda: è tornato.

Roma, febbraio 1967


Il padre

Nei suoi occhi di bimba
legge l’amore
per le cose più belle,
gli oggetti dei suoi desideri;
essi rappresentano il mondo
dove mai lei entrerà.
Ed è felice di vederla felice,
fissa quegli occhi,
che tutto possono volere,
anche se mai guarderanno
quelle povere mani
che lavorano per lei,
mani di padre.

Roma, febbraio 1967


Le due poesie che seguono nascono dalla passione sportiva di mia moglie Laura, che le ha scritte con la mia collaborazione; sono dedicate al calciatore
Raffaele Palladino


La nostra passione per Palladino

Al mattino con tanto amore
ti mando all’edicola a comprare
“Tuttosport” e “Hurrà Juventus”
con le ultime notizie su Raffaele Palladino.
In mattinata ti chiedo
di accompagnarmi a fare la spesa;
così parliamo immancabilmente di calcio
con i venditori, che sono informatissimi.
Nel pomeriggio mi aiuti
a scegliere e a stampare al computer
le foto di Raffaele, che inseriamo
con cura in album coloratissimi.
Poi inviamo a “Juventus Member” dei messaggi
che stampiamo e raccogliamo negli album.
Quindi ci sintonizziamo su “Juventus Channel”
per registrare le partite e i servizi con Raffaele.
Lui, che la madre da piccolo
aveva avviato alla danza,
nel gioco è veloce ed elegante,
nelle fasce o davanti alla rete,
salta l’uomo, serve i compagni,
segna in maniera esaltante.
È un pilastro della Juventus
e una promessa della Nazionale.
Tu per la tua età non sei male,
ma lui è tutt’altra cosa;
ha trent’anni meno di te, è snello
ed ha degli occhi grandi e profondi.
Ti amo perché non ti arrabbi
per questa mia passione,
ma la condividi e la alimenti,
regalandomi in varie occasioni
libri e gadget della Juventus,
che io conservo con tanto amore.


Il bambino più bello del mondo
(Raffaele Palladino)

Un bel giorno trovai nella posta
una lettera inaspettata
proveniente da Mugnano di Napoli.
Eri tu! Mi ringraziavi per la stima
manifestata nei tuoi confronti
e degli auguri inviati
con bigliettini scelti con zelo
nelle varie occasioni dell’anno.
Speravi che io
continuassi sempre a seguirti
con lo stesso entusiasmo.
Nell’estate si diffuse la notizia
che la Juventus ti aveva ceduto
in comproprietà al Genoa.
A me e a mio marito questo dispiacque,
ma ti seguimmo quali tifosi
della nuova squadra
e conoscendola
ci siamo affezionati ad essa
sempre di più.
Tu ti sei ambientato nel Genoa
ottenendo risultati eccellenti.
Così hai messo da parte
il tuo sogno di ragazzo, la Juventus,
almeno per un anno,
per seguirne un altro, il Genoa,
e continuare a lottare per la Nazionale.
Ora la vista del bel mare di Genova
mitiga la tua nostalgia
per quello di Napoli da te tanto amato.
Noi siamo sempre con te.
Come ti possiamo abbandonare?

Anche se ormai sei grande,
per noi sei sempre
il bambino più bello e bravo del mondo,
che giocava felice a pallone
in un campo di periferia
sognando la gloria
che era già nel suo destino.

[continua]


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